Mondonico frena gli entusiasmi e fa il conto alla rovescia, mentre tiene banco la vicenda societaria "Ci mancano 15 punti per essere in A"
TORINO. La prestazione non e' stata delle piu' esaltanti ma, nel calcio, a contare e' soprattutto il risultato. E il raggiungimento del secondo posto rende le critiche meno pesanti ed euforici un po' tutti. Mondonico, ad esempio, prende addirittura spunto dalla fase piu' sofferta da parte della sua squadra, cioe' quella iniziale, per tessere un aperto elogio dei granata. "La Lucchese e' partita bene andando molto presto in vantaggio. Un pizzico di scombussolamento, in circostanze simili, e' anche spiegabile. La squadra pero' ha saputo soffrire e alla fine ha avuto la meglio. Sono contento perche' ha dimostrato di aver capito la lezione". Il tecnico non crede tuttavia di aver esaurito il concetto con questo preambolo, e insiste: "Vorrei pero' far capire che non sempre tutte le colpe sono nostre se non vinciamo con tre o quattro reti di vantaggio: perche' in campo ci sono pure gli avversari, i quali spesso sanno battersi molto bene". Malgrado la vittoria, Mondonico non ritiene che la classifica sia cambiata in maniera sostanziale: "La situazione e' rimasta pressappoco inalterata e a noi mancano quindici punti per arrivare in serie A". Il dopo-partita, come si vedra', e' stato quasi completamente monopolizzato dai problemi societari ma prima di arrivarci mette conto di registrare la polemica battuta dell'allenatore lucchese Papadopulo, il quale riassume in questo modo le proprie impressioni. "Fa rabbia uscire dal campo del Torino con la sensazione di aver giocato bene almeno per un tempo, di essere stati condannati da un rigore concesso con grande generosita' e privati in compenso di un penalty che nel primo tempo ci sarebbe spettato a causa di un fallo di Bonomi ai danni di Colacone". Ed eccoci a Vidulich, pronto a cogliere l'occasione per replicare a certe dichiarazioni d'intenti fatte il giorno prima dal sindaco Castellani e dagli esponenti della cordata che avrebbe in animo di ricostruire lo STADIO FILADELFIA. Affermazioni che per ovvi motivi non sono risultate gradite all'attuale dirigenza granata che, in virtu' della concessione affidatale dalla fondazione, ha tempo fino al 23 giugno per far partire i lavori. "Due anni fa - dice dunque Vidulich - ci assumemmo l'impegno di rimettere in piedi lo STADIO e stranamente adesso saltano fuori un sacco di persone, senza titoli per farlo, che si dicono determinate a realizzare l'impresa. Nessuno si e' mai fatto vivo con noi, in compenso mi arrivano messaggi attraverso i giornali. Da una parte leggo frasi virgolettate secondo le quali il sindaco darebbe la disponibilita' gratuita di 70 miliardi, un'altra fonte riporta invece i progetti di Franzo Grande Stevens per il quale tale somma sarebbe ottenibile ma a condizioni ben diverse. Insomma, se qualcuno vuol mettersi in concorrenza con il Credito Sportivo ce lo faccia sapere". Nonostante gli ultimi sviluppi dell'affare-FILADELFIA siano discretamente clamorosi, Vidulich nega di aver provato gli effetti di una doccia fredda. "Non voglio assolutamente polemizzare ma se c'e' qualcuno disposto a regalare 70 miliardi al Torino lo accogliero' a braccia aperte". Nel valutare la situazione alla luce delle recenti novita' e' difficile non pensare che, dietro l'intervento per il FILADELFIA, si nascondano le mire per dare la scalata alla proprieta' del Torino. Vidulich, tuttavia, sembra voler fare spallucce: "Come vedete, non mi sto agitando per nulla. La squadra e' seconda, la serie A piu' vicina e la domenica e' filata via liscia. Aggiungo solo una cosa: se qualcuno vuol comprare, si faccia almeno sentire da chi dovrebbe vendere. Avverto pero' che nessuno e' intenzionato a far cio'. Mi si consenta allora di dire che sono certe forme di mecenatismo a rendermi perplesso. A parer mio, un vero mecenate prima costruirebbe lo STADIO e poi lo regalerebbe al Torino oppure glielo affitterebbe a prezzo simbolico. O sbaglio?".
Piercarlo Alfonsetti
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( 28 marzo 1999 ) Gazzetta dello Sport
Festa a Torino: rinasce il Filadelfia
L' industriale Giuseppe Aghemo ha messo a disposizione della Fondazione i 70 miliardi necessari per ricostruire l' impianto. La perplessita' dei dirigenti granata: "Avevamo raggiunto un accordo per diventare proprietari dello stadio"
Festa a Torino: rinasce il Filadelfia TORINO - Clamorosa svolta nella vicenda del Filadelfia: l' industriale Giuseppe Aghemo, presidente del Moncalieri e pretendente all' acquisto del pacchetto di maggioranza del Torino, ha messo a disposizione della Fondazione Filadelfia (societa' che e' titolare della proprieta' del suolo e dei - pochi - resti del leggendario stadio) 70 miliardi per la ricostruzione dell' impianto. Con questo atto Aghemo ha in pratica bloccato l' iter per la restituzione della proprieta' del vecchio Filadelfia al Torino, con conseguenze oggi non prevedibili. L' annuncio e' stato dato ieri da Diego Novelli, presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Filadelfia nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte anche il sindaco, Valentino Castellani e l' amministratore delegato del Torino, Davide Palazzetti. "Nei giorni scorsi - ha esordito Novelli, dopo aver fatto in sintesi la storia della Fondazione - abbiamo ricevuto una lettera in cui ci veniva comunicato che era stata data disposizione alla Cassa di Risparmio di Torino di costituire un affidamento di 70 miliardi di lire finalizzato al finanziamento della ricostruzione, da parte della Fondazione, del Filadelfia. Gli oneri (interessi e rimborso del capitale) sono a carico del gruppo facente capo al firmatario della lettera, l' industriale Giuseppe Aghemo. Un giorno dopo la banca ci confermava, tramite lettera, di aver deliberato la concessione dell' affidamento di 70 miliardi garantito dal gruppo Aghemo. Informato della nuova realta' , il consiglio dei fondatori ha approvato all' unanimita' la decisione di ricostruire il Filadelfia, decisione approvata poi anche dal consiglio d' amministrazione della stessa Fondazione (in cui entrerebbe a far parte anche Aghemo), con un solo voto contrario, quello del rappresentante del Torino, Palazzetti. Novelli ha precisato poi che l' accordo di dicembre non era vincolante, ed era subordinato comunque alla realizzazione di tre condizioni (progetto, concessioni edilizie e finanziamento) che finora non si sono materializzate. Il sindaco Castellani (il Comune fa parte della Fondazione) ha sottolineato come in questa decisione "ci sia una convergenza totale di interessi da parte della citta' , della Fondazione e del Torino". "La citta' , sorto il problema - ha continuato Castellani - si e' adoperata perche' le due societa' possano avere il proprio stadio. E quello del Torino, per ragioni storiche, non puo' essere che il Filadelfia. Ora ci sono le risorse per costruirlo. L' obiettivo del Torino e' quello di diventare proprietario dello stadio: mi auguro che, realizzata l' opera, si presenti un percorso che gliene consenta l' acquisizione. Sono contento, intanto, che ci siano dei torinesi disposti a investire a fondo perduto". Ora la Fondazione dovra' definire il progetto (da decidere la capienza dello stadio, da 23 a 30 mila posti comunque, certo invece che comprendera' sede sociale, museo storico, ristorante, birreria e negozi per il marchandising, ma non altri insediamenti commerciali) e avviare la fase esecutiva. L' amministratore del Torino, Davide Palazzetti, piuttosto contrariato, ha espresso le perplessita' della societa' . "Per il momento il mio no rispecchia - ha detto Palazzetti - una posizione attendista. Vogliamo capire la situazione. Noi in dicembre abbiamo chiuso con la Fondazione un accordo per diventare proprietari, dandoci appuntamento a giugno. Ora si prefigura una situazione concorrenziale, una turbativa. Mi colpisce comunque il nome dell' intestatario della prima lettera (Aghemo, ndr)". Come interpretare questa svolta e la sorpresa di Palazzetti? Semplice. Giuseppe Aghemo, 57 anni, ex sindacalista, ex presidente delle piccole imprese che ora rappresenta nell' Unione industriali, insieme con alcuni colleghi (fra cui ci sarebbero Ciminelli e Stola, entrambi fornitori di componenti alla Fiat), dopo aver tentato inutilmente di dare la scalata al Torino, ha scelto una via trasversale: ha bloccato, mettendo a disposizione della Fondazione i 70 miliardi, il ritorno al Torino del Filadelfia. La novita' complica i programmi di Vidulich e compagni che sull' acquisizione e la ricostruzione dello stadio e sulla quotazione in Borsa avevano impostato i loro programmi. In questo modo Aghemo spera di trovare interlocutori piu' deboli al momento di un nuovo tentativo di acquisire, coi suoi compagni di cordata, la societa' . Mentre il Torino lotta per la promozione, si preannuncia dunque una primavera calda anche sul fronte societario. Salvatore Lo Presti Ospitera' un museo sul Grande Torino TORINO - (m.p.) Non si e' parlato solo di stadio nell' assemblea della Fondazione. Sono state rese note anche due iniziative realizzate nell' ambito delle celebrazioni per il cinquantenario di Superga: un monumento in bronzo dello scultore Pippo Tarantino, che sara' collocato all' ingresso del Filadelfia e la ristampa dell' agenda granata. Nei locali dello stadio nascera' anche un museo dedicato al Grande Torino.
Lo Presti Salvatore
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