STAMPA, CUNEO, pag.10
E' il poeta del Grande Torino. Bruno Giulietti, torinese, abita a Cuneo dal '63. Segue i granata dall'eta' di 7 anni quando andava con gli amici al "FILADELFIA". "Stavamo insieme, torinisti, Rubentini, anche quelli dell'Ambrosiana: era lo STADIO di tutti" racconta. Da una decina d'anni mette in versi le sue emozioni. "Non sono un poeta vero, non ho l'ambizione di esserlo. Scrivo cio' che sento". E lo fa bene. Vide "costruire" il Grande Torino ("Ricordo gli ingaggi di Borel, Gabetto, poi tutti gli altri chiamati dal formidabile talent-scout Novo"). Seguiva anche gli allenamenti: "I giocatori arrivavano a piedi o in bici, erano pochissimi a viaggiare in auto". E' molto amico di Sauro Toma', sopravvissuto alla tragedia: "Lo salvo' un ginocchio gonfio, non parti'". E parla di quel 4 maggio: "Si trattava di andare a Lisbona per l'addio al calcio di Ferreira. Il presidente Novo avrebbe dato il permesso al viaggio se il suo Toro non avesse perso con l'Inter. Fini' 0- 0, il nerazzurro Amadei falli' un gol gia' fatto: quanto mi parlo' di quell'errore e del destino". Ha vinto il premio per la "mascotte" del Torino Calcio, e la societa' l'ha autorizzato a usare lo pseudonimo "Valentin". Ed e' cosi' che firma le sue "passionali" poesie in rima, oltre duecento, nella raccolta "Grandi e Leggendari. La fede granata esige lealta' e dedizione. Gli eroi di Superga insegnano". Alla lapide di Superga (lui che nel '49 segui' su un albero tutto il funerale) nella celebrazione di martedi' leggera' "4 maggio' 49". E' questa: "Cinquanta, e' proprio vero dal di' del "Grande pianto" di Voi io vado fiero e ancor vi penso tanto. Vissuto ho questi anni nel vostro bel ricordo avevo diciott'anni quel tempo non lo scordo. Ho scritto tante rime di "Etica Granata". Saggezza in Voi sublime dal Fato rovinata. Il campo si' glorioso di gioie tricolori il tempo l'ha corroso ma non nei nostri cuori. Cinquanta volte "Amici" quassu' noi siam tornati e' qui che abbiam radici e' qui che "siamo nati! Ciao Ragazzi! Ed ecco un altro stralcio, da "Dal '38 ti porto nel Cuore". "Quanti anni di "storia esemplare" del Torino io tengo nel cuore, nel '38.... ho iniziato a tifare senza mai avvertire dolore. Qualche volta l'ammetto son triste ma poi passa alla prima vittoria sento il Cuore Granata che insiste "Chi non molla ritrova la gloria". E' durata purtroppo pochino... quella squadra con su' il "tricolore" una sera uggiosa... il destino ha colpito con "vile furore". Troppi anni purtroppo passati da "quel giorno" penoso per noi ci troviam pero' sempre legati a quel gruppo di autentici eroi. Passa il tempo ed e' sempre un "pivello" dimostrar d'esser forti si deve il mio " dir" non e' certo un tranello ve lo dice chi in testa ha la neve!
E' il poeta del Grande Torino. Bruno Giulietti, torinese, abita a Cuneo dal '63. Segue i granata dall'eta' di 7 anni quando andava con gli amici al "FILADELFIA". "Stavamo insieme, torinisti, Rubentini, anche quelli dell'Ambrosiana: era lo STADIO di tutti" racconta. Da una decina d'anni mette in versi le sue emozioni. "Non sono un poeta vero, non ho l'ambizione di esserlo. Scrivo cio' che sento". E lo fa bene. Vide "costruire" il Grande Torino ("Ricordo gli ingaggi di Borel, Gabetto, poi tutti gli altri chiamati dal formidabile talent-scout Novo"). Seguiva anche gli allenamenti: "I giocatori arrivavano a piedi o in bici, erano pochissimi a viaggiare in auto". E' molto amico di Sauro Toma', sopravvissuto alla tragedia: "Lo salvo' un ginocchio gonfio, non parti'". E parla di quel 4 maggio: "Si trattava di andare a Lisbona per l'addio al calcio di Ferreira. Il presidente Novo avrebbe dato il permesso al viaggio se il suo Toro non avesse perso con l'Inter. Fini' 0- 0, il nerazzurro Amadei falli' un gol gia' fatto: quanto mi parlo' di quell'errore e del destino". Ha vinto il premio per la "mascotte" del Torino Calcio, e la societa' l'ha autorizzato a usare lo pseudonimo "Valentin". Ed e' cosi' che firma le sue "passionali" poesie in rima, oltre duecento, nella raccolta "Grandi e Leggendari. La fede granata esige lealta' e dedizione. Gli eroi di Superga insegnano". Alla lapide di Superga (lui che nel '49 segui' su un albero tutto il funerale) nella celebrazione di martedi' leggera' "4 maggio' 49". E' questa: "Cinquanta, e' proprio vero dal di' del "Grande pianto" di Voi io vado fiero e ancor vi penso tanto. Vissuto ho questi anni nel vostro bel ricordo avevo diciott'anni quel tempo non lo scordo. Ho scritto tante rime di "Etica Granata". Saggezza in Voi sublime dal Fato rovinata. Il campo si' glorioso di gioie tricolori il tempo l'ha corroso ma non nei nostri cuori. Cinquanta volte "Amici" quassu' noi siam tornati e' qui che abbiam radici e' qui che "siamo nati! Ciao Ragazzi! Ed ecco un altro stralcio, da "Dal '38 ti porto nel Cuore". "Quanti anni di "storia esemplare" del Torino io tengo nel cuore, nel '38.... ho iniziato a tifare senza mai avvertire dolore. Qualche volta l'ammetto son triste ma poi passa alla prima vittoria sento il Cuore Granata che insiste "Chi non molla ritrova la gloria". E' durata purtroppo pochino... quella squadra con su' il "tricolore" una sera uggiosa... il destino ha colpito con "vile furore". Troppi anni purtroppo passati da "quel giorno" penoso per noi ci troviam pero' sempre legati a quel gruppo di autentici eroi. Passa il tempo ed e' sempre un "pivello" dimostrar d'esser forti si deve il mio " dir" non e' certo un tranello ve lo dice chi in testa ha la neve!
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