giovedì 23 aprile 2009

19-01-2000, Aghemo «conquista» il Filadelfia e un po' di Toro Tocchera' a lui costruire l'impianto

STAMPA, NAZIONALE, pag.32

TORINO
Il cantiere FILADELFIA verra' aperto, prima o poi, da Giuseppe Aghemo e non da Massimo Vidulich. Questa la svolta del 18 gennaio 2000. Secondo Aghemo, il Torino aveva tempo sino alla mezzanotte di ieri per presentare il suo progetto e la copertura finanziaria attinente alla ricostruzione dello STADIO, sottraendola alla Fondazione e alla Saf (societa' composta da Cimminelli per il 58 per cento, Faussone per il 40 e Aghemo per il 2) ma l'ha lasciato scadere. E Diego Novelli, presidente della Fondazione FILADELFIA, proprietaria dello STADIO abbattuto, ha spiegato che la Saf rilevera' l'impianto e diventera' socio di maggioranza. E cosi' da oggi la Saf, che aveva versato una fidejussione da 70 miliardi, si considera titolare dell'opera - che prevede anche un albergo annesso alla stessa area per un investimento complessivo di 200 miliardi - ma, per poterla realizzare, dovra' recarsi dal sindaco Castellani con l'ok del Torino circa l'affitto del campo. Una clausola impone infatti al gruppo Aghemo di affittare il FILADELFIA ad un prezzo inferiore a quello pagato attualmente per giocare al Delle Alpi ma il contenzioso e' ancora in atto. Bocciata senza appello da Vidulich la prima proposta, che prevedeva la gestione da parte della Saf del 10% sugli oltre 30 mila posti disponibili, ora ce n'e' un'altra in corso di valutazione. E Vidulich conferma: «Stiamo lavorando su un'ipotesi di affitto». Aghemo e' fiducioso sull'intesa e in giornata, o domani, l'avvocato Martini continuera' a trattare con i legali del Torino Calcio. Non sara' facile rimuovere tutti gli ostacoli. Vidulich ripete di non aver visto il piano FILADELFIA della Saf e, sino a quando la situazione non avra' contorni piu' chiari, il Torino non cambiera' atteggiamento. Senza l'accordo sul canone e senza il Torino, che senso avrebbe ricostruire lo STADIO, tempio del tifo granata e casa madre della squadra? Sicuramente sarebbe un controsenso, ma Aghemo e' deciso a riedificarlo: «Mi rifiuto di pensare che il Torino scelga altre soluzioni per giocare in campionato, ma se dovesse accadere, anche dopo l'esito negativo di un arbitrato, riprenderemo il vecchio progetto di uno STADIO da 6 mila posti. Lo STADIO, anche se piu' piccolo, risorgera' dalle macerie. Comunque». CAPITOLO SOCIETA' - STADIO e societa' sono temi separati tra di loro. Due trattative parallele ma non necessariamente convergenti, almeno in tempi brevi. Ritemprato nel fisico e nel morale, dopo aver ricevuto a casa le scuse dal suo aggressore - il calciatore Matteo Rossi, in lacrime, accompagnato dal presidente della Sestrese - Aghemo e' cautamente ottimista anche per l'acquisizione del pacchetto di maggioranza del Torino. In nome e per conto della sua cordata, l'imprenditore di Moncalieri sta lavorando al fine di diventare presidente della squadra di cui e' appassionato tifoso. Ma tra il sogno e la realta', ancora ne corre. Se, come sembra, i suoi legali potranno avere accesso ai libri contabili, Aghemo avra' una visione piu' chiara del valore patrimoniale e tecnico del Torino e, in base alla richiesta di Vidulich & C., potra' fare la sua offerta. La base di partenza, sui 30 miliardi, indicata dal gruppo Aghemo, non sarebbe sufficiente: ne occorrerebbero almeno il doppio ma sono voci che, al momento, nessuno conferma poiche' si cerca di mantenere il massimo riserbo attorno all'operazione.
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Bruno Bernardi

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