STAMPA, NAZIONALE, pag.30
TORINO. BEN sapendo cosa la gente del calcio vuole toccare, palpare, pomiciare, possedere, il Torino inteso come squadra ha provveduto ieri, vincendo sul Pescara, a fare ai suoi tifosi un altro regalo di Natale, dopo i due - ancora cartacei, ma davvero sembra carta che canta - che si chiamano STADIO FILADELFIA e centro di Borgaro. Lo spacchettamento di questo regalo "da campo", il quarto consecutivo - e tre volte per 1 a 0 - in quattro giornate di campionato, con impressionante risalita di classifica, e' stato meno sofferto di quello dei precedenti. L'ipotesi di un pareggio pescarese contro i granata in profondo rosso fisico ha occupato quasi esclusivamente i dieci minuti finali. Contro l'Empoli occupo' tutto il secondo tempo, contro il Cagliari tutti gli 81 minuti fra il gol di Schwoch e il fischio finale, contro il Ravenna tutta la partita, se si pensa che la squadra romagnola era arrivata a Torino a pezzi, persino piu' del Pescara di ieri, e subito il Torino le aveva balbettato contro. Insomma, va sempre meglio, o meno peggio. Ieri Bucci non e' stato chiamato ad interventi salvifici in extremis, e Schwoch alla fine e' parso meno asfissiato che nel match precedente, e qualcuno dopo 90' e passa correva ancora, e Camolese ha fatto infatti un solo innesto fresco (Tricarico) prima del secondo minuto di recupero, quando ha offerto la comparsata a Cudini. Si soffre insomma sempre di meno, si spera sempre di piu', si vede un gioco in grosso miglioramento sia nei fondamentali che nelle chicche. Tutto cio' e' assai poco "granata oggi", visto che sofferenza e visione di pessimo gioco erano ormai diventate situazioni fisiologiche della tifoseria. Intanto che e' assai poco granata la presenza di una proprieta' con forti mezzi economici. Gli adepti del soffrire, gli asceti della sfiga dovrebbero essere addirittura preoccupati, e forse lo sono. Nell'ultima settimana e' diventato persino possibile pensare ad un Toro che sale in A e ci resta intanto che le ruspe e poi le gru gli danno lo STADIO piu' moderno e interessante d'Italia e il centro giovanile piu' utile e intelligente. Francamente troppo, la pausa del campionato e la pausa anche un po' delle notizie arriva al momento giusto per non far affogare il popolo granata in un ottimismo che storicamente non gli puo' ne' deve appartenere, che fisiologicamente non puo' ne' deve permettersi. Perche' poi le mazzate arrivano, si batte la testa contro un vetro, la palla sbatte contro un palo (due volte, ieri), il comune vieta il FILADELFIA perche' i portaceneri non sono a norma... Tutto il balordo del mondo puo' accadere al Toro, anzi e' gia' accaduto e puo' accadere di nuovo. La tentazione, guardando la classifica e anche il gioco, guardando la squadra e anche (soprattutto) la societa', di fare due o tre esercizi di ottimismo e' forte, ma bisogna stare attenti, stare calmi. Quello di domani non e' un buon Natale, e' un non brutto Natale. Per chi sa di cose granata, la constatazione e' bellissima.
Gian Paolo Ormezzano
TORINO. BEN sapendo cosa la gente del calcio vuole toccare, palpare, pomiciare, possedere, il Torino inteso come squadra ha provveduto ieri, vincendo sul Pescara, a fare ai suoi tifosi un altro regalo di Natale, dopo i due - ancora cartacei, ma davvero sembra carta che canta - che si chiamano STADIO FILADELFIA e centro di Borgaro. Lo spacchettamento di questo regalo "da campo", il quarto consecutivo - e tre volte per 1 a 0 - in quattro giornate di campionato, con impressionante risalita di classifica, e' stato meno sofferto di quello dei precedenti. L'ipotesi di un pareggio pescarese contro i granata in profondo rosso fisico ha occupato quasi esclusivamente i dieci minuti finali. Contro l'Empoli occupo' tutto il secondo tempo, contro il Cagliari tutti gli 81 minuti fra il gol di Schwoch e il fischio finale, contro il Ravenna tutta la partita, se si pensa che la squadra romagnola era arrivata a Torino a pezzi, persino piu' del Pescara di ieri, e subito il Torino le aveva balbettato contro. Insomma, va sempre meglio, o meno peggio. Ieri Bucci non e' stato chiamato ad interventi salvifici in extremis, e Schwoch alla fine e' parso meno asfissiato che nel match precedente, e qualcuno dopo 90' e passa correva ancora, e Camolese ha fatto infatti un solo innesto fresco (Tricarico) prima del secondo minuto di recupero, quando ha offerto la comparsata a Cudini. Si soffre insomma sempre di meno, si spera sempre di piu', si vede un gioco in grosso miglioramento sia nei fondamentali che nelle chicche. Tutto cio' e' assai poco "granata oggi", visto che sofferenza e visione di pessimo gioco erano ormai diventate situazioni fisiologiche della tifoseria. Intanto che e' assai poco granata la presenza di una proprieta' con forti mezzi economici. Gli adepti del soffrire, gli asceti della sfiga dovrebbero essere addirittura preoccupati, e forse lo sono. Nell'ultima settimana e' diventato persino possibile pensare ad un Toro che sale in A e ci resta intanto che le ruspe e poi le gru gli danno lo STADIO piu' moderno e interessante d'Italia e il centro giovanile piu' utile e intelligente. Francamente troppo, la pausa del campionato e la pausa anche un po' delle notizie arriva al momento giusto per non far affogare il popolo granata in un ottimismo che storicamente non gli puo' ne' deve appartenere, che fisiologicamente non puo' ne' deve permettersi. Perche' poi le mazzate arrivano, si batte la testa contro un vetro, la palla sbatte contro un palo (due volte, ieri), il comune vieta il FILADELFIA perche' i portaceneri non sono a norma... Tutto il balordo del mondo puo' accadere al Toro, anzi e' gia' accaduto e puo' accadere di nuovo. La tentazione, guardando la classifica e anche il gioco, guardando la squadra e anche (soprattutto) la societa', di fare due o tre esercizi di ottimismo e' forte, ma bisogna stare attenti, stare calmi. Quello di domani non e' un buon Natale, e' un non brutto Natale. Per chi sa di cose granata, la constatazione e' bellissima.
Gian Paolo Ormezzano
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