STAMPA, NAZIONALE, pag.37
Una cena del nuovo patron con Moggi crea polemiche e amplifica le divergenze al vertice della societa' granata
TORINO Toro caos. O meglio, rivoluzione e controrivoluzione. Giuseppe Aghemo starebbe per stabilire un record assoluto: quello del presidente che, dopo aver impiegato piu' di un anno a lottare contro Vidulich & C. per salire sulla poltrona piu' prestigiosa, dura meno di tutti i suoi predecessori nella storia della societa'. E, al di la' delle smentite, ci sono fondati motivi per ritenere che - salvo accetti un ridimensionamento o una «promozione» a presidente onorario -, l'imprenditore di Moncalieri stia per uscire di scena. Ma non senza far rumore, com'e' nella natura del suo personaggio vulcanico. Un personaggio diventato troppo ingombrante nella parte di dirigente che deve maneggiare denaro altrui senza pero' potersi spingere oltre certi confini. Una cena di lavoro al «Cambio» tra Francesco Cimminelli e Luciano Moggi, assente Aghemo, ha subito scatenato una ridda di illazioni sul divorzio tra il nuovo «patron» granata e il suo presidente. All'origine della «rottura», sia la conferma di Mondonico, voluta da Cimminelli nonostante le perplessita' di Aghemo, sia lo slittamento dell'accordo con Carlo Regalia per le anticipazioni fatte dal presidente sul nome del piu' probabile candidato a diventare direttore sportivo del Toro. Lunedi' scorso, parlando con i giornalisti, Aghemo stesso annunciava che Mondonico aveva 80 probabilita' su cento di rimanere. Le restanti 20 lasciavano spazio ad altre soluzioni. Mancava, insomma, l'ufficialita' di una notizia che Aghemo aveva rinviato a meta' settimana, in attesa di controindicazioni. Su Regalia, invece, si era sbilanciato in ottimistiche previsioni verso un «si'», anche se c'era da superare lo scoglio del contratto che lega il ds al Bari ancora per una stagione. La notizia della cena, comparsa mercoledi' sera sul Televideo di Mediaset e corredata da commenti allarmati, ha fatto rapidamente il giro della citta', mettendo in agitazione la tifoseria che per domenica, al Delle Alpi, in occasione del congedo dalla serie A con il Piacenza, annuncia contestazioni sia contro Cimminelli, per le sue simpatie juventine, che contro Mondonico, per la retrocessione, e striscioni pro Aghemo, l'uomo che ha propiziato la svolta societaria e si e' battuto per la ricostruzione del FILADELFIA coinvolgendo il «re della plastica». Il presidente, in clinica per accertamenti, non fa commenti. Un silenzio parlante. Secondo il suo «entourage», si sente emarginato dalle decisioni piu' importanti: la scelta dell'allenatore, le trattative con il ds Regalia e quelle di calcio-mercato. Era ipotizzabile fosse difficile conciliare la forte personalita' di Cimminelli con quella di un presidente-tifoso, estroverso, passionale e «senza portafoglio» ma non si pensava si arrivasse ad una situazione che potrebbe avere sviluppi a dir poco clamorosi. Cimminelli smentisce: «Balle». Cosi' come smentisce seccamente di voler gia' vendere il Toro. E sull'incontro con Moggi aggiunge: «Vado a cena con chi mi pare e piace. E poi, sbaglio o Moggi ha una montagna di calciatori?». L'amministratore delegato Giorgio Marangio nega di essere tifoso bianconero: «Sono neutro e il virus granata e' contagioso, e in tempi brevi. La Juventus sara' sempre la nostra principale rivale sul piano sportivo, ma anche un club di primissimo piano con cui chi opera nel mondo del pallone deve avere a che fare. Da sole 4 settimane siamo approdati nel pianeta calcio e stiamo lavorando con impegno e serieta' per rimettere in sesto i conti della societa' e per programmare un futuro che, nell'arco di un anno, riporti la squadra in A». Il 22 maggio prossimo, Cimminelli illustrera' l'organigramma del Torino e presentera' il progetto avveniristico del nuovo STADIO FILADELFIA, con copertura totale e mobile. Uno STADIO da serie A, come lo sognava Aghemo.
Bruno Bernardi
Una cena del nuovo patron con Moggi crea polemiche e amplifica le divergenze al vertice della societa' granata
TORINO Toro caos. O meglio, rivoluzione e controrivoluzione. Giuseppe Aghemo starebbe per stabilire un record assoluto: quello del presidente che, dopo aver impiegato piu' di un anno a lottare contro Vidulich & C. per salire sulla poltrona piu' prestigiosa, dura meno di tutti i suoi predecessori nella storia della societa'. E, al di la' delle smentite, ci sono fondati motivi per ritenere che - salvo accetti un ridimensionamento o una «promozione» a presidente onorario -, l'imprenditore di Moncalieri stia per uscire di scena. Ma non senza far rumore, com'e' nella natura del suo personaggio vulcanico. Un personaggio diventato troppo ingombrante nella parte di dirigente che deve maneggiare denaro altrui senza pero' potersi spingere oltre certi confini. Una cena di lavoro al «Cambio» tra Francesco Cimminelli e Luciano Moggi, assente Aghemo, ha subito scatenato una ridda di illazioni sul divorzio tra il nuovo «patron» granata e il suo presidente. All'origine della «rottura», sia la conferma di Mondonico, voluta da Cimminelli nonostante le perplessita' di Aghemo, sia lo slittamento dell'accordo con Carlo Regalia per le anticipazioni fatte dal presidente sul nome del piu' probabile candidato a diventare direttore sportivo del Toro. Lunedi' scorso, parlando con i giornalisti, Aghemo stesso annunciava che Mondonico aveva 80 probabilita' su cento di rimanere. Le restanti 20 lasciavano spazio ad altre soluzioni. Mancava, insomma, l'ufficialita' di una notizia che Aghemo aveva rinviato a meta' settimana, in attesa di controindicazioni. Su Regalia, invece, si era sbilanciato in ottimistiche previsioni verso un «si'», anche se c'era da superare lo scoglio del contratto che lega il ds al Bari ancora per una stagione. La notizia della cena, comparsa mercoledi' sera sul Televideo di Mediaset e corredata da commenti allarmati, ha fatto rapidamente il giro della citta', mettendo in agitazione la tifoseria che per domenica, al Delle Alpi, in occasione del congedo dalla serie A con il Piacenza, annuncia contestazioni sia contro Cimminelli, per le sue simpatie juventine, che contro Mondonico, per la retrocessione, e striscioni pro Aghemo, l'uomo che ha propiziato la svolta societaria e si e' battuto per la ricostruzione del FILADELFIA coinvolgendo il «re della plastica». Il presidente, in clinica per accertamenti, non fa commenti. Un silenzio parlante. Secondo il suo «entourage», si sente emarginato dalle decisioni piu' importanti: la scelta dell'allenatore, le trattative con il ds Regalia e quelle di calcio-mercato. Era ipotizzabile fosse difficile conciliare la forte personalita' di Cimminelli con quella di un presidente-tifoso, estroverso, passionale e «senza portafoglio» ma non si pensava si arrivasse ad una situazione che potrebbe avere sviluppi a dir poco clamorosi. Cimminelli smentisce: «Balle». Cosi' come smentisce seccamente di voler gia' vendere il Toro. E sull'incontro con Moggi aggiunge: «Vado a cena con chi mi pare e piace. E poi, sbaglio o Moggi ha una montagna di calciatori?». L'amministratore delegato Giorgio Marangio nega di essere tifoso bianconero: «Sono neutro e il virus granata e' contagioso, e in tempi brevi. La Juventus sara' sempre la nostra principale rivale sul piano sportivo, ma anche un club di primissimo piano con cui chi opera nel mondo del pallone deve avere a che fare. Da sole 4 settimane siamo approdati nel pianeta calcio e stiamo lavorando con impegno e serieta' per rimettere in sesto i conti della societa' e per programmare un futuro che, nell'arco di un anno, riporti la squadra in A». Il 22 maggio prossimo, Cimminelli illustrera' l'organigramma del Torino e presentera' il progetto avveniristico del nuovo STADIO FILADELFIA, con copertura totale e mobile. Uno STADIO da serie A, come lo sognava Aghemo.
Bruno Bernardi
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