STAMPA, NAZIONALE, pag.30
UN'ORA e mezzo di confronto, a tratti anche duro, per tutto quanto il presidente del Torino, Massimo Vidulich, e Giuseppe Aghemo, l'imprenditore che guida la cordata dei possibili acquirenti, non avevano mai trovato modo di dirsi in faccia. Si sono lasciati con una stretta di mano che forse e' stata soltanto un gesto di cortesia ma potrebbe diventare qualcosa di piu', magari per il futuro del «FILADELFIA». Un'ora e mezzo di botta e risposta, senza che fossero necessarie troppe domande a stimolarli, ciascuno pronto ad esibire i documenti in possesso: si sono confrontati sulla vicenda delle trattative, sulla questione dello STADIO, sugli acquisti. Oltre ai due «contendenti», e' intervenuto nel Forum l'amministratore delegato del Torino, Davide Palazzetti. Nel testo, che proponiamo nell'indispensabile sintesi, si citano tra gli altri Franco Cimminelli, industriale e uomo forte della cordata Aghemo; il presidente della Fondazione FILADELFIA, Diego Novelli, e i legali cui si sono affidate le parti. LA STAMPA. E' l'occasione buona per fare chiarezza, nell'interesse della citta' e dei tifosi granata. VIDULICH. Il Torino e' l'unica societa' continuamente messa in discussione, qualunque sia il presidente e il risultato ottenuto. Purtroppo, pare che questo sia il destino di chi guida il Toro: lavorare sempre fra le difficolta', pensando a cose che distolgono tempo, attenzione ed energie da quella che e' la gestione del club. AGHEMO. Questa e' l'occasione per un chiarimento definitivo. Confermo che c'e' stata una trattativa per acquistare la societa' granata, poi le due parti hanno convenuto in lettere scambiate da illustri professionisti che non c'erano le condizioni per dare la spallata finale ai colloqui. Ma di qui a dire che non c'e' stata trattativa ne passa. VIDULICH. Ci e' stato chiesto se era possibile aprire un tavolo di discussione. Noi abbiamo indicato il nome del nostro legale, senza aver manifestato l'intenzione di cedere. C'e' stato uno scambio di informazioni, ma non si e' mai arrivati a un'offerta. Se lei ha un'offerta scritta me la faccia vedere, perche' non l'abbiamo mai ricevuta. Sui giornali lei ha parlato di un'offerta di 70 miliardi che non esiste. Vi siete fermati a un'esplorazione, non ci siamo mai seduti a un tavolo. LA STAMPA. Aghemo, perche' tanta insistenza nel voler acquistare il Torino? E' un affare? AGHEMO. Io non sono diventato calciatore del Toro perche' non so giocare, ma quando ho contattato alcuni imprenditori ho visto l'opportunita' di realizzare il sogno della mia vita: diventare presidente. Ci siamo proposti come una cordata di imprenditori seri in alternativa a questa gestione, e lo diciamo ai tifosi. Rispettiamo i proprietari: Vidulich e' liberissimo di dire no ma credo che, come c'e' una disponibilita' a non vendere, ci sia anche la giusta ambizione di chi vuole comprare. Forse se la nostra offerta fosse stata piu' alta, la risposta sarebbe stata diversa. Presidente, se lei mi dice oggi che il Torino assolutamente non e' in vendita, noi ci ritiriamo in buon ordine. VIDULICH. Nessuno vi nega il diritto di venire ad esplorare in modo riservato, come abbiamo sempre chiesto. Uno puo' dire no, si', mi sta bene, sediamoci, and iamo avanti. Ma se si dice no, e' finita. Non e' che il giorno dopo si va sui giornali a dire: avevo 80 miliardi per la Coppa Uefa, 70 miliardi li ho offerti per la societa'. Io e' li' che l'accuso di cose non vere. AGHEMO. Se vuole, l'assegno glielo portiamo domattina. VIDULICH. Le ho gia' detto che le trattative le conduco in un altro modo. Abbiamo comprato in 4 mesi il Torino e nessuno sapeva nulla perche' avevamo degli interlocutori seri. LA STAMPA. Vidulich, di fronte a un interlocutore e a una trattativa seria, sarebbe disponibile e perche'? VIDULICH. Noi abbiamo un progetto e lo vogliamo portare avanti. Se qualcuno ha intenzione di far meglio di noi, di accelerare determinate cose, venga in modo serio. Se poi invece e' il tentativo di far stancare Vidulich e di portarlo a vendere a qualche soldo di meno, allora il discorso e' diverso. Io sto andando avanti tranquillamente in linea con i miei obiettivi sportivi, quindi non ho alcun tipo di problema. Lecitamente una cordata ha voglia di comprare il Torino. Benissimo. Contatti il mio legale, veda i numeri, faccia un'offerta. Ma qui non si e' arrivati alla spallata finale. AGHEMO. La cordata che rappresento e' sempre piu' forte, sia dal punto di vista finanziario che per la passione. Anche se il gruppo Ergom si e' ritirato, ho appena ricevuto una lettera in cui il dottor Francesco Cimminelli riconferma il suo sostegno personale. VIDULICH. Comunque chi decide sul Toro e' seduto qui, anche se lei una volta disse di aver incontrato due «simpatici indonesiani» a Londra. AGHEMO. E allora, lo dica chiaramente: vuole vendere? VIDULICH. Non ne ho alcuna intenzione, alle condizioni e con le modalita' vostre. LA STAMPA. Un chiarimento: Cimminelli si era ritirato dalla trattativa, ma e' cambiato qualcosa in questi giorni? AGHEMO. C'e' un sostegno personale di Cimminelli nei miei confronti, sotto tutti i punti di vista. Si', effettivamente e' cambiato qualcosa. Non c'era ancora questa lettera. LA STAMPA. Questo tiramolla che dura da mesi ha influito sui programmi della societa'? VIDULICH. Si e' lavorato con meno tranquillita'. Credo che noi abbiamo ottenuto i risultati, abbiamo cambiato molte cose, abbiamo dato di nuovo dignita' a questo marchio. Il danno creato e' all'immagine della societa'; e' la confusione nei tifosi, che mi sembra stiano reagendo nel migliore dei modi. La voglia e' di andare avanti, con la forza degli obiettivi che ci prefiggiamo: quotazioni in Borsa, discorso STADIO, e via discorrendo. E portare a Torino una squadra che conta nel campionato italiano. LA STAMPA. Presidente, tuttavia la sensazione e' che la vostra scalata difficilmente possa continuare. VIDULICH. Non capisco da quali informazioni nasca questa idea. Abbiamo una squadra che due settimane fa era considerata da Uefa, e adesso rischierebbe la retrocessione. E' un mondo isterico nel giudicare. E' ovvio che c'e' l'obiettivo di rafforzarla e puntare a mete piu' importanti nel secondo anno in A. In due anni di B sono stati investiti oltre 50 miliardi, tirati fuori, spesi. Pero' nonostante questo da un anno siamo quelli che sbagliano e che vendono i giocatori, che poi sono due mezzi giovani. LA STAMPA. Presidente, una volta per tutte: di chi e' il Toro? VIDULICH. E' un discorso vecchio a cui abbiamo gia' risposto il primo giorno che ci siamo presentati.
UN'ORA e mezzo di confronto, a tratti anche duro, per tutto quanto il presidente del Torino, Massimo Vidulich, e Giuseppe Aghemo, l'imprenditore che guida la cordata dei possibili acquirenti, non avevano mai trovato modo di dirsi in faccia. Si sono lasciati con una stretta di mano che forse e' stata soltanto un gesto di cortesia ma potrebbe diventare qualcosa di piu', magari per il futuro del «FILADELFIA». Un'ora e mezzo di botta e risposta, senza che fossero necessarie troppe domande a stimolarli, ciascuno pronto ad esibire i documenti in possesso: si sono confrontati sulla vicenda delle trattative, sulla questione dello STADIO, sugli acquisti. Oltre ai due «contendenti», e' intervenuto nel Forum l'amministratore delegato del Torino, Davide Palazzetti. Nel testo, che proponiamo nell'indispensabile sintesi, si citano tra gli altri Franco Cimminelli, industriale e uomo forte della cordata Aghemo; il presidente della Fondazione FILADELFIA, Diego Novelli, e i legali cui si sono affidate le parti. LA STAMPA. E' l'occasione buona per fare chiarezza, nell'interesse della citta' e dei tifosi granata. VIDULICH. Il Torino e' l'unica societa' continuamente messa in discussione, qualunque sia il presidente e il risultato ottenuto. Purtroppo, pare che questo sia il destino di chi guida il Toro: lavorare sempre fra le difficolta', pensando a cose che distolgono tempo, attenzione ed energie da quella che e' la gestione del club. AGHEMO. Questa e' l'occasione per un chiarimento definitivo. Confermo che c'e' stata una trattativa per acquistare la societa' granata, poi le due parti hanno convenuto in lettere scambiate da illustri professionisti che non c'erano le condizioni per dare la spallata finale ai colloqui. Ma di qui a dire che non c'e' stata trattativa ne passa. VIDULICH. Ci e' stato chiesto se era possibile aprire un tavolo di discussione. Noi abbiamo indicato il nome del nostro legale, senza aver manifestato l'intenzione di cedere. C'e' stato uno scambio di informazioni, ma non si e' mai arrivati a un'offerta. Se lei ha un'offerta scritta me la faccia vedere, perche' non l'abbiamo mai ricevuta. Sui giornali lei ha parlato di un'offerta di 70 miliardi che non esiste. Vi siete fermati a un'esplorazione, non ci siamo mai seduti a un tavolo. LA STAMPA. Aghemo, perche' tanta insistenza nel voler acquistare il Torino? E' un affare? AGHEMO. Io non sono diventato calciatore del Toro perche' non so giocare, ma quando ho contattato alcuni imprenditori ho visto l'opportunita' di realizzare il sogno della mia vita: diventare presidente. Ci siamo proposti come una cordata di imprenditori seri in alternativa a questa gestione, e lo diciamo ai tifosi. Rispettiamo i proprietari: Vidulich e' liberissimo di dire no ma credo che, come c'e' una disponibilita' a non vendere, ci sia anche la giusta ambizione di chi vuole comprare. Forse se la nostra offerta fosse stata piu' alta, la risposta sarebbe stata diversa. Presidente, se lei mi dice oggi che il Torino assolutamente non e' in vendita, noi ci ritiriamo in buon ordine. VIDULICH. Nessuno vi nega il diritto di venire ad esplorare in modo riservato, come abbiamo sempre chiesto. Uno puo' dire no, si', mi sta bene, sediamoci, and iamo avanti. Ma se si dice no, e' finita. Non e' che il giorno dopo si va sui giornali a dire: avevo 80 miliardi per la Coppa Uefa, 70 miliardi li ho offerti per la societa'. Io e' li' che l'accuso di cose non vere. AGHEMO. Se vuole, l'assegno glielo portiamo domattina. VIDULICH. Le ho gia' detto che le trattative le conduco in un altro modo. Abbiamo comprato in 4 mesi il Torino e nessuno sapeva nulla perche' avevamo degli interlocutori seri. LA STAMPA. Vidulich, di fronte a un interlocutore e a una trattativa seria, sarebbe disponibile e perche'? VIDULICH. Noi abbiamo un progetto e lo vogliamo portare avanti. Se qualcuno ha intenzione di far meglio di noi, di accelerare determinate cose, venga in modo serio. Se poi invece e' il tentativo di far stancare Vidulich e di portarlo a vendere a qualche soldo di meno, allora il discorso e' diverso. Io sto andando avanti tranquillamente in linea con i miei obiettivi sportivi, quindi non ho alcun tipo di problema. Lecitamente una cordata ha voglia di comprare il Torino. Benissimo. Contatti il mio legale, veda i numeri, faccia un'offerta. Ma qui non si e' arrivati alla spallata finale. AGHEMO. La cordata che rappresento e' sempre piu' forte, sia dal punto di vista finanziario che per la passione. Anche se il gruppo Ergom si e' ritirato, ho appena ricevuto una lettera in cui il dottor Francesco Cimminelli riconferma il suo sostegno personale. VIDULICH. Comunque chi decide sul Toro e' seduto qui, anche se lei una volta disse di aver incontrato due «simpatici indonesiani» a Londra. AGHEMO. E allora, lo dica chiaramente: vuole vendere? VIDULICH. Non ne ho alcuna intenzione, alle condizioni e con le modalita' vostre. LA STAMPA. Un chiarimento: Cimminelli si era ritirato dalla trattativa, ma e' cambiato qualcosa in questi giorni? AGHEMO. C'e' un sostegno personale di Cimminelli nei miei confronti, sotto tutti i punti di vista. Si', effettivamente e' cambiato qualcosa. Non c'era ancora questa lettera. LA STAMPA. Questo tiramolla che dura da mesi ha influito sui programmi della societa'? VIDULICH. Si e' lavorato con meno tranquillita'. Credo che noi abbiamo ottenuto i risultati, abbiamo cambiato molte cose, abbiamo dato di nuovo dignita' a questo marchio. Il danno creato e' all'immagine della societa'; e' la confusione nei tifosi, che mi sembra stiano reagendo nel migliore dei modi. La voglia e' di andare avanti, con la forza degli obiettivi che ci prefiggiamo: quotazioni in Borsa, discorso STADIO, e via discorrendo. E portare a Torino una squadra che conta nel campionato italiano. LA STAMPA. Presidente, tuttavia la sensazione e' che la vostra scalata difficilmente possa continuare. VIDULICH. Non capisco da quali informazioni nasca questa idea. Abbiamo una squadra che due settimane fa era considerata da Uefa, e adesso rischierebbe la retrocessione. E' un mondo isterico nel giudicare. E' ovvio che c'e' l'obiettivo di rafforzarla e puntare a mete piu' importanti nel secondo anno in A. In due anni di B sono stati investiti oltre 50 miliardi, tirati fuori, spesi. Pero' nonostante questo da un anno siamo quelli che sbagliano e che vendono i giocatori, che poi sono due mezzi giovani. LA STAMPA. Presidente, una volta per tutte: di chi e' il Toro? VIDULICH. E' un discorso vecchio a cui abbiamo gia' risposto il primo giorno che ci siamo presentati.
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