STAMPA, NAZIONALE, pag.34
La giornata di ieri a Torino, al Torino, potrebbe/potra', dovrebbe/dovra' diventare storica: verifica nel 2004, forse anche prima, nel nuovo STADIO della squadra che intanto dovra' essere tornata Toro. Adesso e' molto difficile, praticamente impossibile tornare indietro, sfoggiando ingenua improvvida follia o pavida perfida «saggezza»: e d'altronde Francesco Cimminelli ha tutte le intenzioni e tutti i soldi e tutte le esperienze di lavoro per andare avanti. La Fondazione FILADELFIA di Diego Novelli e di altri tifosi ricchi di fede e di idee ha trasmesso i suoi poteri sul terreno del vecchio STADIO al Torino, la palla per il calcio d'inizio e' passata al Comune, i lavori stanno davvero per cominciare. Potete conoscere altrove, su questa pagina, i connotati della creatura dalla base trivalente (erba, legno, ghiaccio). Ovviamente ci saranno polemiche: il nuovo FILADELFIA non sorge sul terreno del vecchio, ma appena piu' in la'. Non sara' un tempio di memorie (comunque il museo del Torino e' previsto a pochi metri), sara' un costoso complesso sportivo-commerciale che dovra' fra l'altro fruttar soldi, che sposera' innumeri esigenze della citta'. Cimminelli ha detto: «Ma si chiamera' FILADELFIA, non potrebbe essere altrimenti». I vecchi tifosi stenteranno a ritrovarsi, i piu' giovani dei vecchi obietteranno che. Ma noi ricordiamo che quando la Fondazione prese in mano la situazione, pagando poco piu' che simbolicamente il vecchio decrepito STADIO a Calleri, si parlava di campo di allenamento con intorno settemila posti, e a tutti andava bene. I posti saranno quadruplicati, il campo sara' di calcio soltanto quando avra' lo strato verde, ma e' chiaro che, trattandosi di amore pieno, dunque di sentimento assoluto al cui detentore non puo' andar bene nulla di relativo, qualsiasi soluzione sarebbe discussa. Se uno sceicco folle avesse offerto la ricostruzione integrale, precisissima, si direbbe di culto del passatismo. Se qualcuno avesse regalato i miliardoni per l'operazione, si direbbe di elemosina offensiva oppure (speculazione) pelosa. Se si fosse ripensato a una sottoscrizione popolare, ci sarebbe stata legittima diffidenza. Resta il fatto che ieri alla sede del Torino e' stato persino possibile frequentare, nelle fortunatamente spampanatissima ufficialita' della cerimonia, accanto all'emozione del momento l'emozione del passato e - massi' - del futuro. Molti gli occhi lucidi doc. Facile sentimentalare per Romero vecchio cuore granata, ma anche Cimminelli ci e' andato vicino, lui che si professa ancora rubentino pero' «con mutazione di pelle in pieno corso». L'estrema e persino spregiudicata modernita' della costruzione potrebbe stridere con il grumo sentimentale, la «pietra nera» del tifo fondamentalista granata, che il nuovo FILADELFIA terra' dentro di se', che sara' in ogni caso il suo cuore. Ma l'esperimento e' stimolante, oltre che inevitabile, necessario. E adesso bisogna decidere se continuare il sogno impossibile o svegliarci e vivere una realta' che al sogno puo' assomigliare abbastanza.
Gian Paolo Ormezzano
La giornata di ieri a Torino, al Torino, potrebbe/potra', dovrebbe/dovra' diventare storica: verifica nel 2004, forse anche prima, nel nuovo STADIO della squadra che intanto dovra' essere tornata Toro. Adesso e' molto difficile, praticamente impossibile tornare indietro, sfoggiando ingenua improvvida follia o pavida perfida «saggezza»: e d'altronde Francesco Cimminelli ha tutte le intenzioni e tutti i soldi e tutte le esperienze di lavoro per andare avanti. La Fondazione FILADELFIA di Diego Novelli e di altri tifosi ricchi di fede e di idee ha trasmesso i suoi poteri sul terreno del vecchio STADIO al Torino, la palla per il calcio d'inizio e' passata al Comune, i lavori stanno davvero per cominciare. Potete conoscere altrove, su questa pagina, i connotati della creatura dalla base trivalente (erba, legno, ghiaccio). Ovviamente ci saranno polemiche: il nuovo FILADELFIA non sorge sul terreno del vecchio, ma appena piu' in la'. Non sara' un tempio di memorie (comunque il museo del Torino e' previsto a pochi metri), sara' un costoso complesso sportivo-commerciale che dovra' fra l'altro fruttar soldi, che sposera' innumeri esigenze della citta'. Cimminelli ha detto: «Ma si chiamera' FILADELFIA, non potrebbe essere altrimenti». I vecchi tifosi stenteranno a ritrovarsi, i piu' giovani dei vecchi obietteranno che. Ma noi ricordiamo che quando la Fondazione prese in mano la situazione, pagando poco piu' che simbolicamente il vecchio decrepito STADIO a Calleri, si parlava di campo di allenamento con intorno settemila posti, e a tutti andava bene. I posti saranno quadruplicati, il campo sara' di calcio soltanto quando avra' lo strato verde, ma e' chiaro che, trattandosi di amore pieno, dunque di sentimento assoluto al cui detentore non puo' andar bene nulla di relativo, qualsiasi soluzione sarebbe discussa. Se uno sceicco folle avesse offerto la ricostruzione integrale, precisissima, si direbbe di culto del passatismo. Se qualcuno avesse regalato i miliardoni per l'operazione, si direbbe di elemosina offensiva oppure (speculazione) pelosa. Se si fosse ripensato a una sottoscrizione popolare, ci sarebbe stata legittima diffidenza. Resta il fatto che ieri alla sede del Torino e' stato persino possibile frequentare, nelle fortunatamente spampanatissima ufficialita' della cerimonia, accanto all'emozione del momento l'emozione del passato e - massi' - del futuro. Molti gli occhi lucidi doc. Facile sentimentalare per Romero vecchio cuore granata, ma anche Cimminelli ci e' andato vicino, lui che si professa ancora rubentino pero' «con mutazione di pelle in pieno corso». L'estrema e persino spregiudicata modernita' della costruzione potrebbe stridere con il grumo sentimentale, la «pietra nera» del tifo fondamentalista granata, che il nuovo FILADELFIA terra' dentro di se', che sara' in ogni caso il suo cuore. Ma l'esperimento e' stimolante, oltre che inevitabile, necessario. E adesso bisogna decidere se continuare il sogno impossibile o svegliarci e vivere una realta' che al sogno puo' assomigliare abbastanza.
Gian Paolo Ormezzano
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