martedì 30 novembre 2010

29/11/10 - Trasmissione Orgoglio Granata - Stadio Filadelfia

" Domani ( oggi - ndr ) doveva esserci un appuntamento dove la Regione Piemonte avrebbe dato un annuncio importante, era un appuntamento sul FILA.... ebbene questo appuntamento è stato rinviato per la disposizione del Presidente Cota, però la Regione Piemonte in questa conferenza, ristretta agli organi di stampa , avrebbe dichiarato quanti soldi metteva per il FILA, quindi la Regione Piemonte entra a piedi uniti veramente nel FILA, per la costruzione del FILA... quindi metterà del denaro.
Non essendoci Cota che era indisponibile, la riunione è stata rinviata e quindi domani non saremo lì, ma vi terremo informati di quello che succederà in questa conferenza stampa "
( cit. Pregnolato )

Come era...

domenica 28 novembre 2010

28/11/10 - FALSA RACCOLTA FIRME PER LO STADIO FILADELFIA

Come se non bastassero i 13 anni di oblìo che pesano come macigni dopo la vicenda della demolizione dello Stadio Filadelfia, da qualche tempo uno stormo di avvoltoi scorrettamente politicizzati sta cercando di oscurare il cielo sopra il Tempio del calcio torinese. Su Facebook è nato il fantomatico gruppo "Raccogliamo Firme per Ristrutturare Lo Storico Stadio Filadelfia Di Torino", che ricorda nella forma e nel contenuto lo stile di un noto personaggio della politica torinese, un certo Renzo Rabellino per non fare nomi e cognomi (se siete curiosi di sapere chi è cliccate il link di seguito http://www.polisblog.it/post/7080/renzo-rabellino-il-fenomeno-delle-liste-civetta ). Costui, in tempi di campagna elettorale, è solito piazzare nei pressi dello Stadio Olimpico un banchetto, proprio con l'intento di raccogliere firme: una settimana per la ricostruzione del Filadelfia, la settimana dopo per la restituzione degli scudetti revocati alla Juventus nell'ambito di Calciopoli. Nobili intenti o bieco opportunismo? Opterei per la seconda, visti i suoi trascorsi, basti sapere che le firme finiscono magicamente in un unico calderone e foraggiano liste civetta dai nomi improbabili, che puntualmente costellano le schede elettorali torinesi.
Ovviamente anche questo pseudo-grupppo è retto da un amministratore "fantasma" che dichiara di risiedere in Ohio e ha amicizie virtuali su ambedue le sponde calcistiche del Po, così come l'unica frequentatrice fissa: costei dissemina degli invariabili "Forza Toro!!!" su tutti i post del gruppo, salvo poi dichiarare sulla propria pagina il proprio apprezzamento per la Rubentus e per Claudio Marchisio.
Naturalmente ambedue le pagine personali sono piene di informazioni quanto meno sospette, è lecito pensare che si tratti di account clonati, ma da chi? A chi ha letto lasciamo la libertà di farsi un'idea in proposito, noi la nostra ce l'abbiamo ed è ben precisa... Si invitano tutti i lettori (sia gobbi che granata) di diffidare da questi millantatori e di ribaltare eventuali tavolini banditi di carte falsate e penne sporche, in grado di produrre firme utili non alle cause della sottoscrizione, ma bensì ad una falsa campagna elettorale.

Paolo La Bella e Simone Stara

http://www.ultrasblog.biz/2010/11/falsa-raccolta-firme-per-lo-stadio.html

28/11/10 - FILA innevato stamattina...

by Nicola M.

sabato 27 novembre 2010

26/11/10 - VATTA: ''Il Toro? Ormai è la terza squadra di Milano''

Sergio Vatta a tutto tondo: "Il segreto era Il Filadelfia"

di Ivana Crocifisso

Non ha bisogno di presentazioni Sergio Vatta, figura storica granata, anima del Settore giovanile del Toro tra il 1977 e il 1991, con qualche presenza sulla panchina della Prima squadra come ‘traghettatore’ prima dell’avvento di Fascetti. Il ‘mago’ Vatta era uno degli ospiti più attesi della serata organizzata ieri dal Toro Club ‘I Civich’. Ha, come sempre, raccontato tanti aneddoti e non si è tirato indietro quando gli è stato chiesto qualcosa riguardante il presente.

“Il Toro? Al momento è la terza squadra di Milano e sta perdendo la parte più nobile”. Senza peli sulla lingua, Vatta (qui in un'immagine d'archivio) racconta i segreti delle giovanili del Toro, da cui sono passati giocatori del calibro di Cravero, Lentini, Fuser, Cois, Vieri, per citarne solo alcuni. “Innanzitutto il segreto era il Filadelfia stesso. Ci allenavamo lì, tutti quanti, e c’era una sorta di promiscuità positiva. I ragazzi della Primavera e quelli della Prima squadra si conoscevano, gli spogliatoi erano a fianco e spesso i giocatori della Prima squadra si fermavano a parlare con i più giovani, venivano da me e segnalavano qualcuno che secondo loro meritava, e azzeccavano sempre. Non c’era timore da parte di questi ragazzi di giocare con i più esperti, non si trovavano catapultati in una realtà sconosciuta, al contrario, si sentivano in famiglia. Poi arrivo qualcuno e mise le barriere, per entrare dovevamo passare accanto alle caldaie”.

Poi racconta di Cois e del suo arrivo a Torino. ”Se una società aveva un ragazzino emergente, bravo, su cui puntare, lo dava a noi, non alle altre, anche se dal Toro riceveva la metà dei soldi. Questo perché sapeva che lo avremmo cresciuto bene. Cois, ad esempio, era stato promesso alla Juventus, era già fatta. Io ho detto a quei signori che avrei dato loro la metà, ma poi, in caso di esordio di Cois in A avrebbero ricevuto 240 milioni. Erano increduli, ma è andata proprio così, Cois ha esordito e loro hanno avuto i soldi”. Ma c’è anche un aneddotto che riguarda Bresciani, classe ’69 :”Il ragazzo aveva esordito con la Prima squadra, e iniziato il nuovo anno il padre venne e mi disse che il figlio era ormai un professionista, che non si sarebbe iscritto a scuola. Io dissi che allora poteva riportarlo a casa. Il padre si stupì, andò da Borsano e disse di fare come avevo detto io, di andare a casa. Il giorno dopo si presentò, iscritto a scuola, e quell’anno prese il diploma. Un Settore giovanile non cresce solo giocatori, ma uomini”.

Sergio Vatta risponde anche alle domande sul giovane Gianmario Comi: ”Ho sentito tante polemiche, quello che posso dire io è che ai miei tempi venivano convocati tanti ragazzi della Primavera, e poi finivano in tribuna e non dicevano nulla, come infatti ha fatto anche Comi”. Ma portarlo a giocare il derby con la Primavera, una volta saputo dell’esclusione? ”Bisogna considerare l’aspetto psicologico. Un ragazzo che fino a poco prima i sarebbe aspettato un esordio con la Prima squadra, con che animo avrebbe affrontato la gara della Primavera, seppur un derby? A me capitava spesso di dover motivare i giocatori che tornavano da queste situazioni: ero durissimo con loro, lavoravo proprio sull’aspetto psicologico. A quell’età è la cosa fondamentale”.

http://www.toronews.net/?action=article&ID=19391



Torino FD: una serata particolare

Primo invito per il Toro FD alla serata del Club "I Civich"

Alcune serate si ricordano perché si è stati bene, altre perché ci si è divertiti e altre ancora per il buon cibo o per una bella commedia a teatro. Ci sono momenti, invece, dove il cuore si riempie di gioia solo perché l’ambiente dove stiamo condivide i nostri valori forti e ci fa sentire parte di esso. È stata un’emozione per il Torino FD essere invitati all’evento dei Civich, non per il fatto in sé, ma per la fortissima aria granata che si respirava. È fantastico sentire parlare di Toro e capire che i sentimenti che i ragazzi diversamente abili mettono in campo corrispondono a quell’energia granata che ha stregato campioni e tifosi.

Le parole di Sergio Vatta sono state come un abbraccio per i rappresentanti della squadra il mister Paolo Barucco e il Bomber Toni Romeo, che si sono sentiti toccati dalle belle parole sul Fila e sullo spirito Toro: «Quando sono arrivato a Torino, - dice Vatta - anche se non ero ancora allenatore del Toro, sapevo che un giorno l’avrei allenato. C’era un’attenzione particolare per l’uomo prima che per il giocatore e questo permetteva ai ragazzini di crescere con una certa mentalità.Il Fila è crollato quando hanno messo un sipario tra lo spogliatoio della prima squadra e quello delle giovanili; prima c’era un continuo scambio di passione tra giovani e vecchi, un continuo trasmettere ciò che era il Toro e cosa rappresentava».

È esattamente ciò che stanno imparando i ragazzi dell’F.D. e l’attenzione sul singolo è la prerogativa per ottenere quella carica che mettono in campo ad ogni partita.

Anche Claudio Sala è intervenuto, parlando apertamente della squadra dello scudetto: «È stato Radice a creare un gruppo unito e solido. La sera dopo la partita andavamo tutti a mangiare nello stesso ristorante con le nostre famiglie». Le stesse idee le mette in pratica il Torino FD che cerca di creare un gruppo che sia unito non dagli schemi di gioco, ma da valori comuni e dal reciproco aiuto in ogni circostanza, nella vita come in campo.

Il Torino FD ha chiesto di poter visitare con tutta la squadra il Museo del Torino, in modo da sentirsi sempre più parte del mondo granata e la domanda è stata subito accolta dal presidente Domenico Beccaria. L’importante non è stata la serata, ma la condivisione di sentimenti profondi e di quello che si vorrebbe dalla prima squadra. Sentimenti perfettamente incarnati dal gruppo del Torino F.D.

http://www.toronews.net/?action=article&ID=19394

La fortuna di aver calcato l'erba del Fila con la maglia granata.

( cit. Marcos Bertoglio )


http://purple66.blogspot.com/2009/03/marcos-raul-una-persona-speciale.html

giovedì 25 novembre 2010

24/11/10 - Gruppo su FB "Raccogliamo Firme Per Ristrutturare Lo Storico Stadio Filadelfia Di Torino"

COMPLIMENTI a chi amministra la pagina su Facebook :

http://www.facebook.com/pages/Raccogliamo-Firme-Per-Ristrutturare-Lo-Storico-Stadio-Filadelfia-Di-Torino/151080038259184

Invece di CANCELLARE la domanda: "CHI raccoglie le firme e come mai usate come immagine del profilo,il logo di un movimento POLITICO??" perchè non rispondete? :-\




Su questo lascio i nomi in chiaro, perchè tanto NOI NON ABBIAMO NIENTE DA NASCONDERE!!!




11/12/10 - La storia continua...

venerdì 12 novembre 2010

11/11/10 - TuttoDerby su VideoGruppo - CAIRO - STADIO FILADELFIA


Maggio 2007 - Cairo:

"Vi dico che io voglio rimanere al Toro almeno fino a quando il FILADELFIA sarà ricostruito!"
:-\

martedì 9 novembre 2010

08/11/10 - MONDONICO: ''Amsterdam ritornerà. Il calcio è una ruota che gira''

" Una volta c'era il Filadelfia, una volta c'era soprattutto la gente del Filadelfia, i cosiddetti pensionati che ti facevano capire subito che cosa voleva dire essere del TORO...... Diciamo che quando sento parlare dei figli del Filadelfia, è chiaro che era importante proprio questo impatto, questo contatto con la gente che era lì fuori, che ti aspettava, che chiaramente ti dava consigli, che ti rimproverava, ma che ti faceva capire da subito che eri arrivato in una dimensione nettamente diversa da quella di tutte le altre. Adesso è chiaro, non essendoci più questo grande insegnamento che il Filadelfia dava, bisogna cercare di far capire che il TORO nel calcio è un qualcosa di diverso da tutti gli altri. "
( cit. Emiliano MONDONICO )

Mondonico a 'Toro News': ''Giocare contro il Toro è un privilegio. I miei giocatori devono capirlo''

Nella trasmissione serale del Lunedì "Toro News" (su Rete 7, visibile sul canale Sky 846) interviene telefonicamente Emiliano Mondonico, storica figura granata e attuale mister dell'AlbinoLeffe, futura avversaria del Toro. Da sempre, a questi colori l'allenatore è rimasto legato, e non lo nasconde neanche in questa occasione: "Domani porterò i miei ragazzi a vedere il Museo della Memoria Storica Granata, di cui conosco bene e ammiro chi cura gli interessi. Non si può non conoscere la storia del Toro, anche perchè solo in questa maniera i giocatori potranno capire che occasione è giocare contro una società del genere. Personalmente sono emozionatissimo, come sempre, di giocare contro il Toro. Le mie 1050 panchine non si sentono, in questo caso".

Una carriera che dura da più di 40anni, eppure il mister non vuole smettere: "Ogni fine stagione penso di lasciare il calcio e dedicarmi alla mia cascina, ai ragazzi meno fortunati ai quali regolarmente alleno. Eppure, dopo quindici giorni di lontananza, ci ricasco sempre. A Bergamo, poi, ho degli stimoli particolari: l'AlbinoLeffe vive nella più totale indifferenza. Pensiamo all'ultima partita con soli 92 paganti. Questa è la vera morte del calcio, non le contestazioni. Ed è per questo che ho ancora più stimoli a fare bene, qui. Detto ciò, però, vorrei precisare che ci sono squadre che non possono morire: il Toro è una di queste, e i tifosi devono tenere duro, come è nel loro DNA".

La sopportazione è però al limite, e spesso i tifosi vorrebbero ritornare alle emozioni di Amsterdam, anche se la finale è poi coincisa con una sconfitta per gli uomini di Mondonico. Così l'allenatore: "Dicevo che la gente deve tenere duro. e lo ribadisco. Il Torino sta passando una fase, ma il calcio è un gioco ciclico, e la ruota tornerà a girare per il verso giusto. Certo, una volta c'era la gente del Fila, ora, purtroppo, il Filadelfia non c'è più, ma il tifoso resta. E sosterrà questa squadra, che, a mio parere, ha un grande attacco, e potrà sicuramente tornare protagonista insieme con Atalanta e Siena. I tre punti fanno in modo che la classifica non sia più un ostacolo insormontabile. E poi il Toro ha Lerda, che con me non ha mai avuto niente a che fare, ma che ho sempre stimato tantissimo e al quale anche l'anno scorso dissi che aveva qualcosa in più, rispetto agli altri. Ripeto, tengano duro i tifosi. Il Toro non morirà mai e sono sicuro che in un futuro tornerà ad avere le soddisfazioni che merita".


http://www.toronews.net/?action=article&ID=19111

lunedì 8 novembre 2010

08/11/1976 - 08/11/2010...Ciao GIORGIO



Giorgio Ferrini, capitano del Torino, 18 Agosto 1939 - 8 Nov.1976

by cienfuegos

Caro Giorgio, è bello parlare con te, pensare che tu sia ancora tra noi, perché tu sei qua, oggi son 34 anni che ci hai lasciato, ma sei ancora nei nostri cuori, vivi nella maratona, dentro al colore di ogni bandiera granata.
Voglio chiederti cosa pensi di questo toro.
Lo so, la tua alzata di spalle, prelude a una risposta evasiva; è il calcio-sistema, questo calcio moderno, che non ti piace più! Questo calcio senz’ anima e senza cuore.
Ecco, il cuore, il cuore-toro, quello che ti batteva in petto e che ci ha contraddistinto per cento anni, non c’è più.
Fagocitato dai soldi, dagli interessi, dal business. Il calcio delle veline, dei contratti miliardari e mercenari, non avrebbe fatto per te.
Per te che nemmeno così spesso, ti aggiravi tra i gobbi sferrando calci nei garretti e sulle ginocchia. Con quell’aria da incazzuso di chi dice “ooohhh, e chi cazzo ti credi di essere, guarda che sono piccolo ma non ho paura di te e della prepotenza eh?”.
No, Giorgio, ti saresti trovato male, tu in questo mondo, per te contavano i valori veri, l’amicizia, la fedeltà, la generosità.
Ti sarebbe mancato il Fila.
Quell’aria che si respirava, e che forgiava i campioni come te, che nonostante l’egemonia gobba, finivano anche in nazionale.
Non ti chiedo, mio capitano dagli occhi di ghiaccio della mia figurina Panini, quella da tenere nel diario delle medie, di fare qualcosa per questo vecchio toro.
Solo, se t’è possibile, di far capire a quel vecchio galantuomo che è il tempo, che è ora che ci si prenda qualche rivincita.

Salutaci Gigi, quanti ci hanno lasciato, e gli invincibili.



8 NOVEMBRE: CIAO CAPITANO!

IL MIO RICORDO DEL NOSTRO CAPITANO:GIORGO FERRINI

(di oSKAr)

Ricordo quasi tutto di quei giorni. Era l’autunno del 1973. Ero piccolo, ancora più di adesso. Ero appassionato di calcio e passavo tutto il tempo libero dalla scuola, al "prato" di via brissogne a far partite e partite con altri bambini oppure davanti l’officina dove lavorava mio papà a calciare contro il muro. Proprio davanti all’officina un signore molto simpatico con una cartellina sottobraccio e lo sguardo rassicurante, mi tolse il pallone e urlò dentro l’officina a mio papà: "Franco, to fieul al a sempre il balun tai pè (mi scuso perché non so come si scrive, vuol dire che avevo sempre il pallone nei piedi..)", mi chiese quanti anni avevo e quando gli dissi 8 si rivolse ancora a mio papà dicendogli "Mandamelo a fare un provino". Quel signore era colui che leggeva i numeri del contatore Enel ma anche uno degli allenatori delle giovanili del Toro, il sig. Dalla Riva. Mio papà approfondì l’argomento e mi chiese se "volevo giocare nel Toro", figurarsi se non volevo.. il martedì seguente eravamo al campo Lancia di piazza Robilant, la mia categoria era allenata dal sig. Marchiò, quando dalla Riva mi presentò gli disse "si chiama Giammarinaro.." "Ah, come Tony, ma l’è parent?" chiese Marchiò riferendosi ad Antonio Giammarinaro, centrocampista granata delle giovanili impiegate dopo la tragedia di Superga "No" rispose Dalla Riva e Marchiò sorrise "beh, potrebbe essergli zio alla lontana.." dopo la partitella, il sig. Marchiò chiamò il mio nome "Giammarinaro.. ci vediamo venerdì e fammi parlare con tuo padre". Mi avevano preso. A quell’età il talento è ancora tutto da scoprire, ciò che conta è avere una certa padronanza del pallone e un po’ di personalità e ne avevo da vendere. Grazie al mio "tocco" di palla e soprattutto al mio cognome, diventai presto il capitano dei pulcini del Toro. Il sig. Marchiò affermava in giro che ero nipote di "quel" Giammarinaro e mio padre assentiva divertito.
Facevamo due o tre allenamenti alla settimana e spesso una partita il sabato e in primavera vari tornei. Eravamo troppo piccoli per fare campionato. Ci allenavamo 2 volte la settimana fisse al lancia e una poteva essere anche al Filadelfia. Allenarsi al fila era il momento più atteso da tutti noi pulcini. Nel "tempio" (ma allora ero troppo piccolo per considerarlo tale) si allenavano le categorie giovanili più grandi, la "beretti", la "primavera" e soprattutto la prima squadra!!. C’erano i tifosi, macchine belle all’interno del cortile che facevano scricchiolare la ghiaia ogni qual volta entravano dentro. Gli spogliatoi erano all’interno del campo "principale" e per andare al campo dei "giovani2 dovevamo attraversare tutti gli stanzoni e il cortile. Il rumore dei tacchetti era una costante e gli "incroci" con i giocatori delle varie categorie erano continui. Anche con i campioni della prima squadra. Il mio vicino di casa, massimo, allora quasi trentenne, mi accompagnava sempre volentieri, sia allo stadio in maratona con lui, che agli allenamenti, soprattutto se erano al Fila.
Avevo la mia maglia d’allenamento Fabra, la borsa e il rimborso di 3500 lire al mese che a noi piccini consegnava direttamente il sig. Borgis al campo in presenza dei nostri papà (mamme non ce n’erano quasi mai, ricordo solo la signora Daidola).
Sinceramente non ricordo bene tutti i miei "compagni" di squadra, ma tanti sì: il portiere era Morra, biondo e ultracorazzato con guanti e ginocchiere, il libero all’antica era Ripoli, alto e determinato, il terzino sinistro era Fossati, proprio il nipote di Natalino, poi ricordo l’ala destra Garra, il mio collega mezzala (lui a destra e io a sinistra) Anzil, il fuoriclasse (per l’età) Bicio Daidola e poi nessun altro. Nei mesi e anni a seguire, arrivarono campioncini come Bertoglio, Esposito, Albasini, Frara, falcone o gli incredibili Coppola e Comi. Ma nel mio periodo di "capitanato" la squadra pulcini era quella sopracitata. Al Filadelfia ci allenava spesso anche il sig. Naretto, oltre ai fondamentali ci spiegava un po’ di tattica, la famosa "treccia" che ci sembrava difficilissima da fare. I più grandicelli erano allenati dal sig. Dalla Riva oltre che da Naretto, tra loro c’erano Tosoni e Colapietro che scintillavano e di lì a poco Cravero diventò un "idolo" dei giovani granata.
La cosa più attesa e ambita quando eravamo al Fila era incontrare i calciatori della prima squadra. Quando si allenava il ’62, c’era sempre Sattolo che osservava le evoluzioni del figlio. Ma capitava regolarmente che altri "titolari" si fermassero a guardare dalla rete del "campetto". Per noi i calciatori erano dei veri e propri adulti, dei "signori". Ai calciatori si da sempre del "tu", ma se li incontri di persona e hai 8 anni le cose cambiano. I tifosi aspettavano sempre il mister Giagnoni che parlava con tutti. L’affetto sommergeva Pulici, arrivava sempre a piedi e c’era il "codazzo" dietro di lui all’arrivo e alla "partenza". Grazie alle figurine Panini, io riuscivo a riconoscere tutti i signori calciatori (allora la TV non trasmetteva tutto sto calcio come adesso e a fare il raccattapalle iniziai più grandicello). Massimo approfittava della mia presenza per mano per scambiare due chiacchiere con vari giocatori. I suoi favoriti erano Agroppi e Rampanti, perché facevano sempre commenti sulla partita della domenica molto volentieri.
Fra tutti i calciatori però, il più riverito e rispettato, colui che dava realmente più soggezione era il "capitano", Giorgio Ferrini. Io ero un gagnetto e vedermelo passare davanti alto, biondo e dallo sguardo sempre concentrato mi dava un senso di soggezione infinito e nel contempo di sicurezza. Per noi, il capitano Ferrini era capitano di tutto il Toro e quindi di tutte le squadre del toro, giovanili comprese. Quando anni prima chiesi a mio papà l’utilità del capitano lui mi rispose "è quello che può parlare con l’arbitro e che raddrizza chi fa il furbo dell’altra squadra e far correre i compagni quando non s’impegnano" " Ma può picchiare gli avversari?" chiesi "No, non deve farsi vedere dall’arbitro" "E come fa?" mio papà non trovava le parole giuste e semplificò "Come fa il nostro capitano Ferrini, guai a non impegnarsi o a fare i furbi con i giocatori del Toro, ci pensa lui!!". Io mi figuravo Ferrini proprio come poi lo vidi di persona. Enorme, forte e fiero, sicuro che non sorridesse mai che difendesse tutti i giocatori del Toro. Quando diventai capitano dei pulcini dissi al sig.Marchiò "Sig.Marchiò ma io dovrei fare come Ferrini?", "Come Ferrini non c’è nessuno" mi rispose con un’aria quasi sconsolata. Raccontai a mio papà e lui mi spiegò che ero piccolo e che ai pulcini non serviva un "condottiero" come era Ferrini, ma solo un bambino un po’ sveglio e con un po’ più di dialettica (semplifico i termini per raccontare, mio padre il termine "dialettica" non lo usava, ovviamente..). Almeno tre volte mi passò davanti e gli dissi "Buongiorno signor Ferrini" lui mi rispose una volta "Buongiorno" e le altre muovendo la testa.
Caso volle che nella primavera del 1974, facendo lo scemo con una bottiglietta, caddi e mi tagliai il tendine della gamba destra. Fu terribile. Venni operato e tutto questo proprio quando il Torino mi stava per dare in prestito d’uso le mie prime scarpe da calcio, fatte su misura dal calzolaio di "Pantofola d’oro". Io piangevo tanto e volevo comunque le scarpe. Mio papà telefonò al sig. Marchiò e chiese se poteva ritirarmele lo stesso, lui disse di andare al Fila (e non al Lancia), dove c’era il sig :Borgis che le aveva pronte in magazzino.Era un giovedì, mio padre mi teneva sollevato per non farmi toccare la ghiaia. Andammo da Borgis che mi diede le mie splendide scarpe nuove. E io non potevo provarle, avevo la gamba col gambaletto di cartone!! Mentre stavamo per uscire dal Fila, incrociammo lui, il capitano Ferrini. Aveva un bambino per mano anche lui. Ci guardò incuriosito e disse "Ma si è fatto male giocando?" "No, si è tagliato a fare al "fol" (lo scemo) con una bottiglietta" " Non bisogna giocare con i vetri, noi calciatori dobbiamo stare attenti a tutto sai?" "lo disse con un fare burbero e io pensai fosse davvero arrabbiato. Già temevo di non poter più giocare a calcio, le sue parole mi spaventarono e scoppiai a piangere.. "Sa, lui è il capitano dei pulcini.." cercò di calmierare mio papà, Ferrini, lasciò la mano del bimbo (credo fosse Amos), mi tirò su in alto sollevandomi dai fianchi e mi disse con un sorriso che da lui mai mi sarei aspettato: "Ehi piccolo, guarda che i capitani del Toro non piangono mai!!". "Atterrai" con la felicità che mi esplodeva dentro, mi passò ancora la mano sui capelli e riprese il suo bimbo per mano e disse guardando mio padre e strizzando l’occhio "Mi raccomando..".
Non mi rendevo conto di cosa avevo appena vissuto. Ora sì. Non servono altre parole.
A 30 anni dalla morte voglio ricordare il nostro capitano, unico capitano "di vita" della nostra storia insieme a Valentino.
Mi ritengo fortunato di averlo conosciuto di persona. Ciao sig. Ferrini.


http://ildiariostatuto.blogspot.com/2010/11/8-novembreciao-capitano.html


by http://www.giampaolomuliari.com/





Otto Novembre Millenovecentosettantasei

di Silvia Lachello

http://www.toronews.net/?action=article&ID=19079

Buongiorno Toro... trentaquattro anni passano in uno schiocco di dita.
L'8 novembre 1976 era un lunedì, anche quello del 2010 lo è.
Quel lunedì là, quello del 1976, era un lunedì normale, salvo per il fatto che si attendeva.
Tutti con il fiato sospeso, si attendeva che arrivasse la notizia della fine di una serie di battaglie.
E la notizia, a casa mia, arrivò con la “Stampa Sera”.
“Giorgio Ferrini non è più, scompare un simbolo”, diceva una crudele pagina.
In un'epoca in cui la combinazione alfanumerica F5 poteva rappresentare le coordinate di una partita a battaglia navale e null'altro, la voce fece il giro della città a suon di pagine di giornale aperte e poi richiuse con mestizia.
Teste chinate.
Strette al cuore.
Ancora lacrime, ancora.
Basta lacrime, basta.
Vi ripropongo un articolo dello scorso anno: parla del MIO Capitano.
E basta parole, per oggi (per quanto mi riguarda).

http://www.toronews.net/index.php?action=article&ID=14665

08 novembre 2009

Occhi azzurri...
... e cuore granata

di Silvia Lachello

Buongiorno Toro... e buona domenica.
Lui era il mio Capitano, era il mio Capitano quando ancora non sapevo che l'Uomo era ancora più grande di quello che portava la fascia al braccio.
Lui era il mio Capitano ed il suo nome veniva pronunciato tutto di un fiato, nome e cognome detti con orgoglio e legati in un'unica parola: giorgioferrini.
Lo scrivo minuscolo perché la grandezza è altro.
Lui era il mio Capitano anche quando il Capitano era diventato un altro.
Lui era il mio Capitano anche quando lo scudetto lo vinsero altri giocatori (e che giocatori...) e lui stava in panchina e non avrebbe più giocato.
Lui era il mio Capitano e quando se ne andò (era un lunedì) compresi il rumore del silenzio che già aveva invaso la città in un giorno di maggio ed in un giorno di metà ottobre di tanti/pochi anni prima.
Fu da allora che presi a leggere avidamente i giornali che giravano per casa. Fu da allora che capii qualcosa in più della morte.
Mi fu chiaro che non avrei dimenticato, mi fu spontaneo piangere per l'ingiustizia, mi fu normale entrare al Fila per mano a mamma per andare a rendere omaggio al mio Capitano.
Fu come varcare una soglia, quella che separa l'innocenza dalla consapevolezza.
Ognuno di noi sa qual è il momento preciso in cui gli si è conficcata nel cuore quella spina che sta lì a sottolineare continuamente la gioia ed il dolore che l'essere granata comportano.
Il mio momento fu quello.
Che cosa mi rimane di allora? Tutto. Compreso il far parte di qualcosa di talmente grande da non trovare le parole.
E quindi, a questo punto taccio, guardo in cielo, sospiro e ti ringrazio, Capitano.
E voi, mamme e papa granata, continuate a raccontare del triestino dagli occhi azzurri che tanto fece per farci volare: NOI, si sa, raccontiamo tante favole e - meraviglia - sono tutte tristemente ed orgogliosamente vere.
Grazie, Capitano, per sempre.













giovedì 4 novembre 2010

04/11/10 - Regione, due milioni alla Rube per il ritiro estivo in Piemonte

Cirio: siamo pronti a dare una mano anche al Toro

Pag. I La Repubblica ediz. TORINO

Cirio: un buon investimento per il turismo. E stasera i bianconeri in Europa League con tanti infortunati
Dalla Regione fondi alla Rube
Offerti due milioni per strappare il ritiro estivo al Trentino
DIEGO LONGHIN

L'impegno economico? Circa due milioni di euro. A tanto ammonterebbe lo sforzo in quattrini che la Regione si dovrebbe accollare, non da sola, per "sponsorizzare" e soprattutto convincere la Rubentus e riportare dentro i confini del Piemonte il ritiro estivo del club guidato da Andrea Agnelli.


Pag. II

E la trattativa è entrata nel vivo, anche perché l'obiettivo dell'assessore allo Sport, Turismo e Istruzione, Alberto Cirio, è di evitare che la società bianconera opti ancora per Pinzolo, nel Trentino che non ha intenzione di mollare ad altri la presenza bianconera (in lizza c'è pure Sestriere). "La Rubentus è un marchio importante - sottolinea Cirio - pensiamo ad una collaborazione su più livelli, a cominciare dai ritiri estivi, sia quello grande da 20 giorni sia quello piccolo da 5, in due località differenti e con ricadute turistiche importanti. E poi l'apertura al pubblico del nuovo stadio Juve dovrà essere visitabile come i grandi impianti europei: favorirà la promozione del Piemonte in occasione delle partite che si giocheranno all'estero". Cirio ha dato mandato a Finpiemonte di fare uno studio sulle ricadute economiche e turistiche del ritiro del club bianconero nel Trentino. Ma l'osservatorio provinciale del turismo del Turismo ha calcolato in 4,2 milioni il giro di affari prodotto nel solo 2009.

L'impegno economico è di quelli rilevanti, soprattutto in un periodo di vacche magre e di tagli. E Cirio ha iniziato a battere cassa. Alla fine la Regione potrebbe dare tra un milione e un milione e mezzo, il resto dovrebbe essere a carico delle Atl, dei Comuni coinvolti nell'operazione e, perché no, di Unioncamere Piemonte, l'associazione delle Camere di Commercio della regione guidata da Ferruccio Dardanello. E l'assessore Cirio ha chiesto proprio a Dardanello, cuneese, se l'ente può sostenere una parte della spesa per riportare il ritiro bianconero a casa. La risposta non è stata delle più promettenti: "Il progetto è stato considerato interessante, ma tutti devono fare i conti con i bilanci magri", spiega Cirio.

Ma l'assessore, fede calcistica a parte, non vuole lasciar perdere nemmeno il Torino Calcio e sta esaminando la pratica Filadelfia. Lo scopo sarebbe quello di partecipare nella Fondazione con una quota pari a quella del Comune di Torino, circa 3 milioni e mezzo, e accompagnare al ricostruzione del luogo simbolo del popolo granata. "Cosa si può fare? Ricostruire lo stadio oppure creare un monumento alla memoria? La giunta Cota - dice Cirio - al contrario di quello che è successo nei cinque anni precedenti vuole ricostruire un rapporto con le storiche società di calcio del Piemonte. Il presidente ha già parlato della questione con il sindaco Chiamparino".
Non è la prima volta che la Regione pensa e fa operazioni di questo tipo. Già nell'era Enzo Ghigo si era raggiunto un accordo con la campionessa di sci Stefania Belmondo, ma in un periodo di tagli indiscriminati, a partire dai quattrini necessari per pagare le borse di studio, è opportuno impegnare soldi in questi capitoli. "Ogni euro investito dovrà avere un ritorno certo in ambito turistico - sottolinea Cirio - altrimenti non proseguiremo con il progetto. E poi si tratta di un piano pluriennale, di ampio respiro"



Pag. 69 - La Stampa - Cronaca di Torino

Regione chiama Rube - “Il ritiro estivo torni in Piemonte”

Il Piemonte investe sulla Rube ma non trascura il Toro. La Regione punta (anche) sul calcio, seminando oggi quello che domani - sottoforma di ritorno economico e d’immagine - potrebbe essere raccolto. I progetti sono due: uno, il più importante perché il più avanzato, prevede di «convincere» i bianconeri a tornare in Piemonte per la preparazione estiva, a più di vent’anni dall’ultima apparizione a Villar Perosa. I dintorni di Stresa, sul Lago Maggiore, sono la località favorita, cui verrebbe abbinata una presenza a Sestriere.
Il secondo non dimentica l’altra metà del pallone cittadino: «Il governatore Cota sta parlando direttamente con Chiamparino - rivela l’assessore all’Istruzione, Sport e Turismo, Alberto Cirio - perché la Regione intende fare la sua parte, partecipando alla Fondazione Filadelfia, quale che sia il progetto scelto per il recupero della struttura».

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http://www.robertocota.it/news.php?id=633

... ‘Conoscendo bene lo sport e le sue dinamiche – conclude Cota – vorrei dire ai tifosi granata di stare tranquilli, perché la Regione Piemonte farà la sua parte nella Fondazione Filadelfia come detto nei mesi passati. Da Governatore penso infatti che il mio compito sia, al di là delle simpatie sportive, quello di promuovere in modo proficuo le due società calcistiche che di più hanno contribuito a far conoscere il nome di Torino e del Piemonte nel mondo. ...

martedì 2 novembre 2010

30/10/10





05/03/1981 - I tifosi sono stufi «Pianelli, vattene!»

Continua la contestazione al Toro

C'è stato un tempo — neppure troppo lontano — in cui lo stadio «Filadelfia» era chiamato «la fossa dei leoni». Il pubblico seguiva le partite assiepato dietro la rete di recinzione a pochi metri dai giocatori, faceva sentire Usuo alito caldo sulle loro schiene, formava un blocco unico con la squadra. E la trasferta al «Filadelfia» era un incubo per qualsiasi altra società. «Il pubblico è il dodicesimo uomo della squadra granata», scrivevano i giornali. Già trasferendosi — come del resto era inevitabile — allo stadio comunale questo sodalizio squadra-tifosi ha incominicato a perdere compattezza, ora rischia di sgretolarsi del tutto perché proprio il pubblico più fedele vuole disertare lo stadio. «Ne abbiamo passate tante insieme, noi e la squadra», dicono malinconicamente vecchi tifosi che ogni giorno, anche se nel Campetto di allenamento ci sono solo pòchi ragazzi che fanno ginnastica agli ordini di Giorgio Puja, ciondolano sotto le vecchie gradinate del «Filadelfia». «Ci siamo tirati fuori dalla tragedia di Superga, abbiamo stretto i denti in serie B, tutti insieme abbiamo lottato per non ritornarci. Ma sempre impegnandoci alla morte, noi, i giocatori e la società. Non abbiamo protestato quando per fare gol si aspettavano i colpi di testa di Ferrarlo o Invernizzi che erano due centromediani e venivano fatti giocare centroavanti: i soldi non c'erano e bisognava accontentarsi. Ma adesso basta. Siamo stufi di essere presi in giro da una persona che fa il presidente per sentirsi qualcuno o, peggio ancora, per strani interessi personali, e da una società che lo giustifica in ogni situazione». La tifoseria granata ha sullo stomaco parecchie cose e ha deciso di tirarle fuori tutte. « Prendiamo le ultime campagne acquisti», dicono. «Abbiamo vinto lo scudetto — e per questo certamente non manchiamo di ringraziare Pianelli —con un libero che era uno scarto del Bologna. L'anno dopo, però, il buon Caporale ha incominciato a rendere un po' meno ed è esploso il problema del libero. In estate arriva Onofri, già fisicamente mal ridotto, e dopo poche partite si fa di nuovo male. L'anno dopo è la volta di Carrera e la storia si ripete. Quest'anno ce la raccontano con Van de Korput: è l'erede di Krol, ci dicono, e noi facciamo fìnta di crederci. Passano i mesi, Van de Korput rimane un mistero e Krol va a far vincere il Napoli. Basta. Siamo stufi. Non ci sono i soldi? E la sede nuova che cos'è, allora? Non sarebbe stato meglio pensare prima alla squadra che ai saloni con la moquette? Per una società com'è il Torino adesso bastavano... due stanzette sopra il campo "Filadelfia"». Anche le lamentele di Bonetto sulla scarsa affluenza di pubblico vengono nettamente contestate. «Quando abbiamo preso lo scudetto o l'anno dei 50 punti, il pubblico andava allo stadio», si accalorano gli «aficionados» del Filadelfia. «Ma non possono sperare che noi si continui a portare loro i nostri soldi per vedere spettacoli penosi come quelli che il Torino offre adesso. La squadra deve tornare quella di una volta: se Pianelli e gli altri dirigenti non ce la fanno se ne vadano»..

g. d. s.