domenica 31 maggio 2009

21-04-2001, Chiamparino «Il Filadelfia per Torino 2006»

STAMPA, TORINO, pag.41

«Cimminelli puo' stare tranquillo: la prossima amministrazione puo' recuperare il tempo perso sul FILADELFIA, uno STADIO importante per il suo valore storico, ma anche come sede di gara delle Olimpiadi del 2006». A infondere speranze ai tifosi granata sul destino del FILADELFIA e', ancora una volta, il candidato sindaco dell'Ulivo Sergio Chiamparino che ieri mattina, al circolo Esperia ha illustrato il suo punto di vista in tema di «Sfida olimpica». Attorno al suo tavolo, il sindaco uscente Valentino Castellani, presidente del Toroc (Comitato organizzatore delle Olimpiadi torinesi), il vice-presidente del Toroc Rinaldo Bontempi, la vice-presidente vicaria Evelina Christillin e la presidente della Provincia di Torino Mercedes Bresso. Chiamparino ha colto l'occasione per ribadire anche il desiderio, qualora venisse eletto sindaco, di creare un assessorato specifico che si occupi di Olimpiadi: «Servirebbe a coordinare le opere che riguardano la macchina comunale e a creare un interlocutore politico preciso per gli altri enti coinvolti». Il candidato dell'Ulivo ha infine auspicato che, nella realizzazione delle opere «vengano valorizzate le professionalita' torinesi, pur nel rispetto della massima apertura al mercato. Cio' consentirebbe tempi piu' certi nei lavori, scongiurando il rischio di una colonizzazione economica della citta'». Sempre per avvicinare il piu' possibile l'evento-Olimpiadi ai cittadini, Chiamparino si e' detto favorevole alla nascita di piccoli «urban-center» che consentano ai torinesi di seguire da vicino l'evoluzione dei lavori e dell'organizzazione dell'appuntamento olimpico. Sul tema a cinque cerchi e' intervenuto nel pomeriggio anche il candidato sindaco della lista Bonino Silvio Viale, con un comunicato dal titolo «Giochi invernali, si' ma senza sprechi e pacchi». Viale avverte: «Bisognera' definire in anticipo e con realismo le destinazioni successive, la proprieta' e la gestione degli impianti sportivi e delle opere per evitare di ripetere gli sprechi di Italia '61 o l'odissea del Delle Alpi. Anche la questione intrecciata degli stadi non rimane confusa. La speranza e' che, conclusa la pausa elettorale, si riaffermi il buon senso».
E_MIN

31-05-2001, LETTERA DEL SINDACO - Una sfida da vincere insieme

STAMPA, TORINO, pag.35

MARTEDI', tornando in aereo da Roma, per la prima volta ho sorvolato la mia citta' da sindaco. Dapprima ho provato un moto di orgoglio per quel panorama bellissimo sotto i miei occhi. Poi ho pensato alle persone la' sotto, con le loro storie e i loro problemi. Cittadini di cui - mi abbiano votato oppure no - voglio essere il Sindaco. In campagna elettorale sono stato a stretto contatto con la gente, nei mercati e nelle piazze. Tornero' tra i cittadini per ringraziarli, ma soprattutto perche' sono convinto che solo attraverso l'ascolto e il dialogo, solo condividendo i problemi, le ansie ed i bisogni della vita di tutti i giorni sara' davvero possibile governare la nostra citta'. Facendo crescere ancora l'orgoglio di appartenere ad una comunita' che ha davanti a se' sfide decisive per il proprio futuro, come ha opportunamente sottolineato ieri Giuseppe Berta su La Stampa. Nei fatidici primi cento giorni la scelta piu' urgente e' quella di portare all'approvazione la delibera sui siti olimpici (compresa la variante per la ricostruzione dello STADIO FILADELFIA, se il patron Francesco Cimminelli manterra' gli impegni presi) che potra' realisticamente avvenire nella prima decade di luglio. Poi l'assunzione di 100 nuovi vigili urbani da avviare, dopo un opportuno corso di formazione, all'incarico di vigile di quartiere. Inoltre, voglio accelerare l'apertura dei cantieri per i progetti di riqualificazione delle periferie gia' predisposti e finanziati dalla amministrazione Castellani. Entro cento giorni vorrei poi definire modalita' di gestione del patrimonio del Comune tali da accrescerne significativamente la redditivita'. Da questo punto discende, fra le altre cose, la possibilita' di ridurre l'Ici sulla prima casa. Devono anche partire i lavori per la costruzione del parcheggio sotterraneo di piazza Vittorio Veneto, con l'eliminazione dei posti auto in superficie. In questo modo sara' restituita alla citta' una delle piu' belle piazze d'Europa. Naturalmente queste scelte procederanno di pari passo con altre opere fondamentali gia' in via di realizzazione: la linea 1 di metropolitana e il passante ferroviario.

Sergio Chiamparino

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12/02/07 - CHIAMPARINO: "...TANTO NON MI SERVONO PIU'!!! "

Intervento del sindaco al Consiglio Comunale, durante la discussione sulla delibera-scandalo del Delle Alpi
(
http://www.comune.torino.it/consigliocgi/consiglio/sedute/storiaAtto.cgi?txtNumDoc=2007-00741/009 ) ...
Facendo sgomberare dall'aula i tifosi del TORO presenti, dice : " Vai vai... TANTO NON MI SERVONO PIU'!!! "... ridacchiando...




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04/04/07 - Referendum contro il sindaco

Chiamparino in difficoltà per una registrazione galeotta diffusa su Internet

La gente granata vuole abrogare la delibera che consente il rifacimento del Delle Alpi
Nato un comitato di cittadini, indignati perché l’atto comunale consentirà alla gi**e di chiedere 120 milioni di prestito a tasso zero
Intanto spopola sul web la voce di Chiamparino che in Consiglio liquida i tifosi del Torino e i loro voti: «Tanto non mi servono più»

MARCO BONETTO
TORINO. Il succo in poche parole? Eccolo: i tifosi del Toro mi contestano e non mi daranno più i loro voti? E chi se ne importa, tanto non mi servono più. Musica di Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, manco a dirlo tifoso del Toro. Con l’aggiunta: rido, io. E infatti si sente il sindaco ridacchiare eccome, dopo aver sibilato, mentre i vigili accompagnano alla porta un tifoso granata (ma c’è chi dice due) che stava disturbando i lavori del Consiglio comunale.
Non è proprio quel che si dice un comportamento irreprensibile quello del sindaco. Politicamente corretto. Rispettoso degli elettori. Traduciamo il senso di quelle frasi shock? L’impatto sull’ascoltatore può assomigliare a questa sintesi: mi avete votato, ho conservato la poltrona, per cui chissenefrega di voi, ora. Applausi. Ma Chiamparino da qualche parte si candiderà, prima o poi, pur ricordando che un terzo mandato da primo cittadino non è possibile.
Prendete nota di questo indirizzo Internet, è uno degli ultimi must, da qualche giorno i tifosi granata fanno la fila per ascoltare il file audio. Se ci andate, non impiegherete tanto per arrivare al passaggio incriminato:
http://www.youtube.com/watch? v=52uXoVRavE4 ( NDR: il file è sparito in fretta da youtube )
Il retroscena è facilmente riassumibile. Siamo nel Consiglio comunale dello scorso 12 febbraio, chiamato ad approvare il nuovo protocollo tra la Città e la giu***tus sulla revisione degli impegni relativi alla ristrutturazione del Delle Alpi. Protocollo contestato, che mille e una polemica ha sollevato anche nel­la maggioranza, non solo nell’opposizione. Nonché nell’opinione pubblica. Protocollo che ha fatto infuriare alla grande anche il presidente Cairo, giacché nei fatti rappresenta anche un’au­tostrada comunale creata affin­ché la giu***tus possa ottenere un prestito di 120 milioni di eu­ro dal Credito sportivo, restitui­bile in 20 anni a tasso zero. E la ristrutturazione del Delle Alpi prevede anche la creazione di un business straordinario, con atti­vità commerciali spalmabili su circa 40 mila metri quadrati («Dieci volte tanto l’area che po­trebbe avere il Toro al Comuna­le », ha più volte denunciato Cai­ro). Ma torniamo al Consiglio co­munale. Vi prende parte tra gli spettatori anche un gruppo di tifosi del Toro: nulla di strano, è lecito. Non è lecito, invece, prendere la parola, interrompere. E così, a seguito di domande rivolte a voce alta e intemperanze, il presidente del Consiglio decide di far accompagnare fuori dalla sala chi disturba. «Vergogna, vergogna», si sente gridare a Chiamparino. Al che il sindaco sbotta: «Vai, vai...», è il suo primo commento, che certamente esprime un bel godimento. Im­maginate la scena: i vigili stan­no intanto conducendo fuori dal­la sala il grande sovversivo (gra­nata) del Terzo Millennio. Ed è sempre quel tifoso a urlare, nel­la concitazione, qualcosa del ti­po: «Lei ha preso dei... (segue una parola abbastanza incom­prensibile, ndr) col Toro». E a quel punto Chiamparino scivola su una buccia di banana grande così: «Tanto non mi servono più». Ma non gli basta. Ridacchia con fare sinistro, come le streghe della favole: hi, hi, hi...

Il sindaco non ha ritenuto opportuno esprimere commenti, ieri. «Bisogna riportare le frasi del primo cittadino nel contesto e tener conto non solo di ciò che è stato captato dal microfono del sindaco», ha dichiarato Riccardo Caldara, il portavoce di Chiamparino. Dal Comune confermano che la reazione del sindaco è stata originata da «altrui provo­cazioni », ma sono anche preoccupatissimi di puntualizzare come il soggetto sottinteso della frase incriminata («Tanto non mi servono più») non siano “i tifosi del Toro”, bensì “i voti dei tifosi del Toro”. Aggiungono, sempre dal Municipio: «Nella registrazione si sente benissimo la parola voti, pronunciata da un tifoso un attimo prima della re­plica di Chiamparino». Puntua­lizzazione volta a contestare l’in­terpretazione già data da altri su un forum sempre in Rete (e sempre di tifosi granata). A Pa­lazzo di Città si ritiene, eviden­temente, che sia meglio sostene­re la tesi di un sindaco che se ne frega dei voti e dell’opinione de­gli elettori, una volta incassate le preferenze, piuttosto che quel­la di un primo cittadino che use­rebbe in chissà quali modi i tifo­si (o meglio: li avrebbe usati, ma ora non gli servirebbero più). Tifosi che, intanto, ribattono evi­denziando come sarebbe stato il sindaco a provocare per primo, «col dito puntato verso di noi, che quel giorno eravamo spettatori », contestando un volantino distribuito tempo prima dai tifosi stessi («Ascoltate tutta la registrazione, la dinamica dei fatti è chiara»). Al di là di tutto, questa nuova polemica rende ancor più virulenti i rapporti tra il popolo granata e Chiamparino, attorno alla vicenda stadi Comunale, Delle Alpi e Filadel­fia. Con un sindaco che già a lun­go è stato duramente attaccato da Cairo, dall’estate in avanti. E, per l’appunto, con la piaga del Fila spalancata e purulenta (una discarica a cielo aperto da 10 anni). Ma non basta.
Chissà come la prenderà il sindaco, infatti, quando scoprirà che è anche appena nato un comitato di «cittadini indignati», “ Credito zero”, che ha intenzione di percorrere l’iter burocratico volto a indire un referendum cittadino abrogativo giust’appunto della delibera comunale di quel 12 febbraio. E chissà come la prenderà anche la Ruben­tus. Rischia di saltare in aria, di andare in fumo un business colossale. Rischiano di evaporare proprio quei 120 milioni a tasso zero, in un inedito derby a colpi di voti. Ma dimenticavamo: tan­to al sindaco non servono più.



04/04/07 TUTTOSPORT Referendum contro il sindaco - Bonetto Marco
http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/04/58433326.pdf

sabato 30 maggio 2009

26/05/09

Ci vediamo al Filadelfia

Scritto da Camelot - 22/01/2009

...Nel silenzio che scendeva in stanza riecheggiavano, dapprima piano, poi in un crescendo ordinato le voci degli altri spettatori che con un festoso trambusto prendevano posto sugli spalti...

Per salire sugli spalti della mia fantasia non bisognava pagare il biglietto. L’unico prezzo era il rimbrotto che mia madre indirizzava a mio padre, perché, benché fossi cresciutello, volevo che fosse lui a portarmi a dormire.
C’erano motivi profondi in questo rituale serale, motivazioni che lei riconduceva a ingiustificabili immaturità, ma invece, c’era un perchè serio che noi sapevamo bene e gelosamente custodivamo. Appena mi stendevo nel letto, mi stringevo alle lenzuola e quasi contemporaneamente il colore bianco delle stesse stingeva verso il verde. Di bianco restavano solo le strisce che delimitavano l’area del campo da giuoco.
Nel silenzio che scendeva in stanza riecheggiavano, dapprima piano, poi in un crescendo ordinato le voci degli altri spettatori che con un festoso trambusto prendevano posto sugli spalti.
Non rimaneva neanche un centimetro vuoto in quello stadio, ogni sera c’era lo stesso venticello che accarezzava l’erba piegandola, disegnando dei ricami ordinati e accurati che dal centrocampo degradavano verso l’area di rigore. Di quell’immagine conservo persino l’odore, e intorno vedevo omini grigi e seri che sistemavano le bandierine del calcio d’angolo e intanto la gente impaziente cominciava a battere le mani, voleva lo spettacolo.
Uomini austeri come il cielo che sapevo copriva le città del nord, perdevano la loro serietà, svestivano il cappello, e diventavano irrequieti come bambini nell’aspettare i loro preferiti, i loro “ragazzi” che da un momento all’altro sarebbero sbucati dal sottopassaggio, o arrivati da uno dei cancelli laterali, e avrebbero calcato quell’erba, fatto rotolare il pallone in un disegno di rette, di geometrie divine, di passaggi, finte, dribbling, cross, il tutto in un crogiuolo in cui il campo di gioco, la calce delle strisce, il sudore dei calciatori, gli applausi, le speranze, le emozioni, le lacrime e l’ entusiasmo avrebbero avuto un solo nome e un solo grido. Nello stesso momento saremmo stati tutti causa ed effetto della stessa situazione, ognuno di noi era la bandiera e la bandiera era per tutti noi , sebbene ancora in trepida attesa, eravamo già orgogliosi di essere “il Grande Torino”.
Nel tramutarsi della camera da letto da stanza a curva, papà cominciava a snocciolare con calma, con voce calda, ogni volta sempre emozionata, i nomi.
La formazione era fatta, oh si, già dal pomeriggio, ero sicuro che mentre finivo di giocare tra le viuzze in discesa della collinetta su cui la mia casa era arroccata insieme alle altre, da qualche parte qualcuno stava stirando le maglie granata da dare, una per una, profumata e piagata a quelli che Lievesley aveva individuato, sapientemente, facendo alchimie con motivazione, stanchezza, forma fisica e un pizzico di fortuna per metter in campo “gli invincibili”.
Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola.
Eccolo lì Mazzola è il primo ad entrare in campo, porta in mano dei fiori, ci sono sempre delle belle donne a dare fiori al capitano prima dell’incontro. È una giornata calda, ma ha le maniche abbassate, dietro di lui Valerio Bacigalupo, detto il baciga, corre sgambettando, calcia un pallone marrone che fa rimbalzare a terra e poi afferra con quelle mani enormi che un altro destino avrebbe voluto da farmacista. I suoi capelli lasciano cadere un ciuffo sugli occhi, cosa vuoi, un portiere deve chiudere dentro se sempre un pizzico di follia.
Qui non si tratta di far gol, o inventare un passaggio, magari nell’ultimo spicchio di campo, di illuminare pomeriggi che si stanno arrendendo alla noia con una gioccata che lascerà il segno sullo “sport illustrato”, qui si tratta di volare da un palo all’altro, di uscire rovinosamente tra i piedi di un attaccante lanciato in gol a mille all’ora e poi di rialzarsi, risistemare il ciuffo e rinviare.
Tutto qui, dietro di se il baratro, lui la diga a cui il Toro è arpionato. Come è successo l’ultima domenica in Italia, a Milano contro l’Inter, in uno zero a zero che porta la sua firma, sia sul risultato, sia sul quinto scudetto.
Per essere baciga bisogna avere coraggio, ma anche disprezzo del pericolo, devi essere un po’ matto e un po’ artista.
Segue Ballarin, c’è anche suo fratello da qualche parte nello stadio e dietro di lui il conte.
Gabetto, ah si Gabetto ha giocato anche nella Juve. È un signore elegante i suoi capelli sono tirati a lucido, li potresti contare uno a uno.
Quando gioca è una armonia, è profondamente scaramantico, ripete minuziosamente tutti i gesti che ha fatto l’ultima volta che ha giocato e vinto.
Si veste nello stesso modo, ripete piccole e private cabale, poi entra in campo con la sua maglia numero 9 e si mette ad aspettare ogni pallone che Menti da una parte e Mazzola dall’altra fanno piovere in area.
E questo è il suo mondo, l’area di rigore, questi sedici metri che vanno tra due linee bianche che rappresentano una fascia che viene scrutata da tutto il pubblico col fiato tirato, gli occhi spalancati, con l’anima in gola pronta ad urlare quella parola talmente dolce, che non la sprechi per non dire che l’hai usata quando non ti serviva.
In quell’area Gabetto è il terminale di tutti i nostri sogni, e lo vedo girare la testa, scrutare a 360 gradi il campo, cercare, nelle pause, il volto di qualche persona amica, di quelli che al bar lo incontrano e lo chiamano affettuosamente Guglielmo e lui risponde, in quella Torino che aspetta qualche raggio di sole alla domenica per correre allo stadio di Via Filadelfia a veder giocare il TORO.
Perché Gabetto e tutti gli altri sono uomini normali, usciti dalla guerra, hanno due paia di scarpe, uno per andare in giro e uno per giocare al calcio, il giorno finiti gli allenamenti vanno a casa in tram.
Sono una squadra, sono gli invincibili, sono un gruppo di amici, tra essi è Martelli, Danilo godeva di tale considerazione da parte dei suoi compagni, che quando il Toro ebbe necessità di vendere qualcuno per riassestare le proprie finanze, e aveva pensato di cedere Martelli, nuovo astro nascente e appetito da molte squadre, i suoi compagni organizzarono una specie di autotassazione per arrivare alla metà della cifra che l'avrebbero pagato le altre squadre, pur di farlo rimanere granata. Dettagli di rapporti umani irripetibili o una storia comune? Forse una storia comune, eppure così lontana, così affascinante, così densa di tanti altri significati. Basta pensare che questo amore lo consegnò alla memoria di tutti.

Ma adesso sono in campo, in questa interminabile partita che si svolge nella mia mente, in cui il Torino sta perdendo, ha preso un gol!!!
No non era fuorigioco, a nessuno è venuto il sospetto che fosse irregolare, ma quale moviola, ma quali commentatori bene informati, gli avversari hanno segnato.
Stiamo perdendo. Gli invincibili non cercano nel fondo delle tazze i motivi della loro rovina, gli invincibili giocano a calcio, giocano il calcio.
Gli avversari hanno segnato, potrebbe essere chiunque quel giocatore avversario che ha fatto gol. Ha la maglia dell’Inter, anzi della Juve (l’ex squadra di Gabetto) o del Milan.
Ecco, ecco quello che ha segnato e del Milan, Milan 1 Torino 0. Non si può vincere sempre dieci a zero come è successo contro l’Alessandria. Questa volta bisogna rimontare.
Perché si può rimontare, ma non vedo la giusta grinta oggi, forse qualcosa non va, forse mister Lievesley non ha detto le cose giuste a questi uomini del Torino a cui noi tutti adesso affidiamo il nostro orgoglio.
Lo stadio è in piedi, tutti applaudono, battono i piedi a terra, invocano TORO, TORO, nessuno li ha organizzati, è la nostra passione.
Sento tutto, gli applausi, le urla, immagino un signore davanti a me che si gira e mi dice, in un dialetto che non capisco, qualcosa che intuisco essere più o meno “oggi non è giornata”. Ma dietro di me papà mi riassicura.
Vedrai è solo il primo tempo è già successo con la Roma, andare sotto di un gol, ci può stare. Una volta perdeva uno a zero poi vinse sette a uno.
Si ma come si fa?
Intanto il ferroviere, “il Bolmida”, si è alzato.
La gente intorno ha fatto silenzio, tutti lo guardano ammirati, è il suo momento. Ci vuole tutta la grinta adesso, è ora di diventare grandi, GRANDE TORINO.
Bolmida tira fuori la tromba e suona la carica.
Quella di cavalleria, mentre suona lo stadio tace, i giocatori rallentano il gioco, osservano con rispetto qualche attimo di tributo al loro tifoso che li sta invocando, che sta ricordando loro che siamo qui per vederli essere quella perfetta macchina da gioco, costruita con amore da Ferruccio Novo e consegnata non agli sponsor, non alle TV, non alla borsa, ma alla gente che ha diritto a novanta minuti di gioco come solo gli invincibili del Torino sanno fare.
La carica finisce, un lungo applauso, Valentino Mazzola si rimbocca le maniche è la liturgia della domenica granata, il prossimo passo è trasformare lo stadio in arena dove il Toro vince. Esperimento di tauromachia universale, da animale sacrificale ad ara del calcio.
E così è ogni notte. I passaggi di Loik, la geometria di Castigliano, l’impareggiabile grinta di Rigamonti, la velocità di Menti, nomi consacrati dal destino ad essere toponomastica delle domeniche alla radio.
Tutti i loro nomi sono diventati quello di uno stadio.
Li immagino aspettarsi, alla fine di una giornata di allenamento, voci nei corridoi, asciugamani in cui avvolgono la testa bagnata prima di impomatarla come è degno dell’epoca.
Dopo la partita ci si trova in centro, Rigamonti (il riga se non è in campo è scappato in moto), Bacigalupo (il bacia) e Martelli sono il trio Nizza.
Abitavano lì nei primi giorni da giocatori del Toro, in una pensione.
Nel cortile dello stadio Filadelfia, le maglie ad asciugare, sudari collettivi di un mondo che vuole ricominciare a vivere e lo fa giocando.
Il Torino è l’Italia, il granata è l’azzurro, il capitano è sempre lo stesso e non lo piegano supposizioni, illazioni, il fastidio di una vita privata che viene già deviata verso la morbosità pubblica.
Valentino è di tutti, come il Torino, come il sogno degli invincibili. La partita continua, il Toro attacca, a testa bassa, sbuffa, ma è elegante.
Guardo Rigamonti intercettare il cross che sarebbe destinato alla punta milanista. Palla a terra guarda avanti Mario, davanti è la vita, davanti è la gloria, davanti c’è il gol. La palla è del Toro, il pubblico tace, riprende fiato. A centrocampo Casigliano si è liberato raggiunge il pallone e adesso fa passettini verso la linea di mediana. Intanto Menti si apre a destra, mentre Loik, che ha già ricevuto il pallone, immagina dove può essere il suo capitano.
La loro è una intesa che viene da lontano, da Venezia dove sono diventati uomini insieme, Loik a Mazzola, Mazzola a Loik, lungo per Menti, palla in area, Ossola fa il velo per l’accorrente Gabetto, colpo di testa e gol, anzi no!! Traversa, perché a segnare subito non c’è gusto, perché è nella difficoltà che si tempra il carattere, perché questo gol me lo voglio sognare bene e poi Gabetto deve segnare il gol della vittoria, quindi palla a Mazzola che apre a sinistra, c’è Grezar in corsa, piatto di sinistro angolato e pubblico è in piedi, il Toro pareggia.
È ancora Toro, palla avanti, li vedi scendere sulle fasce, guardali agili nella loro casacca aderenti, cucite in lana su cui lo scudetto (sempre lo stesso da 4 anni) è attaccato dalla sarta, non è griffato.
Il Toro gioca e vince, come vinceva nella realtà degli anni quaranta, non ci sono coppe europee, ma la sua fama è mondiale, una tournè sudamericana, il brasile e addirittura in dieci granata su undici contro i maestri inglesi.
Sfida colossale, sconfitta onorevole dinanzi agli spietati leoni di Inghilterra, e loro i granata/azzurri di Vittorio Pozzo, ansimanti e sconfitti persero la gara, ma vinsero il cuore di tutti gli italiani, non solo quelli di parte granata.
Chi poteva contro gli invincibili? Nessuno, il campionato del 1949 si va concludendo e sebbene non è stato un anno da record come quello appena passato, gli invincibili saranno presto Campioni d’Italia per la quinta volta.
Quella coppa che viene consegnata al capitano dei campioni d’Italia, grande come il cuore d’Italia, che conterrà il cuore di tutta l’Italia, Valentino non la vide per la quinta volta e a Pozzo, che sarebbe arrivato a festeggiare i suoi ragazzi, toccò l’ingrato compito di capire da un particolare chi fosse l’irriconoscibile maschera di morte che in un pomeriggio di maggio, bagnato da un cielo cieco e sordo all’amore di tutti, restava sotto un muro della basilica di Superga.
Perché il racconto delle mie sere di bambino parla di un viaggio in Portogallo, dove un amico aspettava per celebrare l’addio al calcio.
Francisco Ferriera, nazionale lusitano e grande giocatore del Benefica, ha invitato il Toro al suo addio all’attività agonistica.
Una festa che avrebbe avuto senso solo se ci fosse stato in campo la vedette dello sport mondiale.
Valentino volò a Lisbona con tutto il Toro, giocò e perse, anzi gioco, perse ma vinse!!!
Uscì dal campo come sempre, la gente era in piedi, il calcio aveva vinto, lo sport aveva vinto, il Torino aveva giocato in quello stadio e come sempre aveva vinto, quantomeno perché tutti erano felici perché gli invincibili erano stati lì.
Il racconto continua col rumore di un aereo in volo tra nuvole basse che sfiorano le cupole di Superga. Torino è grigia, è maggio ma piove, fa freddo non si vede a pochi metri.
Nessuno ancora ha deposto sciarpe e cappelli, sembra che oggi Dio abbia dimenticato di colorare il mondo, vuole destinare a questa giornata solo scene in bianco e nero.
Poi un rumore, ma per me è la sveglia.
Mi alzo, non sono più un bambino, mio padre non c’è, vado a lavorare, ma stasera, come faccio da trenta anni, tornerò nel mio letto a ricordare una voce, chiuderò gli occhi e senza fare altro li vedrò spuntare dal sottopassaggio, lo stadio è già pieno, siamo tutti in attesa, forza Valentino, comincia a giocare, gli invincibili sono immortali.

09/2007 - Discussione sul Filadelfia

Puntata di "Orgoglio granata" (GRP) dedicata allo stadio Filadelfia.

venerdì 29 maggio 2009

17/05/09 - FILADELFIA, MAGIA E MISTERO DI UNO STADIO DA LEGGENDA

Scritto da : libellus1
Nel numero 1 della raccolta “Torino, il mito e i campioni” [editoria - 41] si può apprezzare lo splendido articolo di Gian Paolo Ormezzano sul Filadelfia, che ho deciso di inserire perché, senza voler fare pedante retorica sulle antiche gesta, nessun simbolo di “granatismo” è più azzeccato del vecchio “Fila”, e perché ogni testimonianza di esso, nobile o umile che sia, serve a comprendere come davvero questo luogo fosse speciale in assoluto. Oramai, in attesa di tempi migliori, l’unico sforzo possibile è descriverlo a chi personalmente non l’ha frequentato. Ricordo altri brani sull’argomento contenuti in questo blog: “A tre passi dalla rete (postato il 1° ottobre 2008, che potrete trovare in archivio)”, di Giovanni Arpino, e “Rosato (postato il 28.12.2008)” di Vladimiro Caminiti, oltre a diverse immagini dell’album Cartoline I (molte, purtroppo, al momento sono solo riproduzioni). Altri scorci dello stadio si intravedono in alcune figurine. Bella in particolare quella di Beniamino Santos, con la tribunetta in legno sullo sfondo.

“Il caso del Filadelfia – della persistenza più che resistenza dello stadio di così tanta leggenda nei riguardi del divenire del calcio moderno, della sopravvivenza di un mito che di taluni intride la vita ben più che venire da essa intriso – è molto singolare: perché trattasi soprattutto di un caso di fortissima tradizione orale, supportato da poca documentazione visiva, e con documentazione scritta così sempre eguale a se stessa che potrebbe risultare noiosa. Adesso poi non c’è neppure la possibilità di mettere in programma la visita al monumento. Lo stadio, chiamato Filadelfia dal nome della via su cui sta o anzi stava la sua entrata principale non esiste più se non per alcuni monconi comandati dalla memoria architettonica. La sua gente, quella strana tribù di poeti da campo che rinfrescavano narrandole le gesta dei loro campioni, non avendo più il posto dove riunirsi, si è sparpagliata chissà come per la città, e probabilmente senza possibilità di nuova agglomerazione, e fisiologicamente sotto condanna di invecchiamento e fine fisica. Manca la possibilità, prima comoda, di agganciare un ricordo ad un pezzo di casa, tipo: <<>>.

Eppure la leggenda del Filadelfia continua, è bella spessa, bella intensa, bella forte, bella calda, persino bella fideistica. L’idea della sua ricostruzione è dopante, per i tifosi granata, molto più dell’idea dell’ingaggio dei migliori calciatori del mondo. L’ipotesi della ricostruzione basta da sola fra i tifosi granata a svecchiare gli anziani e a far maturi i giovani.

Ogni leggenda porta con sé un bel po’ di mistero, ma questa del Filadelfia di mistero è fatta, nutrita, conservata, cresciuta.

Si dice, con assoluta serietà, che giocare di nuovo al Filadelfia significherà, per il Toro prossimo venturo, partire con un vantaggio di 10 punti a campionato. Già questo dovrebbe bastare ad enunciare la forte quota di mistero, e ad esimere nei riguardi di esso da una esplorazione che potrebbe risultare blasfema. In fondo, al mistero si era arreso anche un pragmatico, un praticoide come Nereo Rocco, che quando allenava il Torino parlava di fantasmi volitanti sul presente, con le ombre del passato a condizionare tutto, ad oscurare anche l’eventuale bello, che comunque non poteva essere più bello del bello di prima”.

“Un calciatore quasi gracile, Giuliano Giovetti, che aveva giocato nel Modena e nel Como ed era arrivato al Toro quando rovente era ancora la memoria del Grande Torino, un centravanti di buone doti tecniche ma di nessun tremendismo fisico, ha detto che spesso, giocando al Filadelfia, gli accadeva di segnare senza accorgersene, come risucchiato in porta dalla voglia di gol della gente granata. Il momento della partita era per lui e i suoi compagni di squadra come il terminale della lunga seduta medianica tenuta con quelli di Superga, negli allenamenti pestando la loro stessa erba, nell’antistadio frequentando la gente che li aveva frequentati.

Il Filadelfia come posto di misteri dovrebbe per dogma funzionare anche nell’algido football attuale: di questo non esiste il minimo dubbio nei cuori e nei cervelli della gente granata antica e anche di quella nuova. Vogliosi di esoteria di massa (non c’è contraddizione fra i due termini, basti pensare al proliferare di maghi, se non di magie), i giovani ultras di oggi chiedono la restituzione del Filadelfia come si chiede quella di una reliquia enorme, da abitare e non solo da mettere in bacheca. L’industrializzazione del calcio moderno, i suoi criteri spinti di operatività assoluta, fanno per contrasto nascere questa vogliosità di mistero che risolve i problemi ed accorcia le strade.

I giovani non sanno che il Filadelfia era uno stadio tanto caro quanto decrepito, a cominciare dalla lignea tribuna che sembrava cascarti addosso, e che una delle sue caratteristiche principali, cioè il permettere l’esodo della gente, nell’intervallo, da una curva all’altra per andare dietro al portiere avversario e vedere perciò meglio i gol della propria squadra, nella fattispecie quella granata, adesso non potrebbe essere conservata, per le cosiddette ragioni di sicurezza. Le reti di allora dovrebbero essere rinforzate e disumanizzate, erano da giardino e dovrebbero diventare (e diventeranno?) da penitenziario nel nuovo calcio dai grandi interessi e perciò – dicono – delle grandi passioni.

Sì, gran parte del fascino del Filadelfia dipende secondo noi proprio dal mistero, che implica la irripetibilità, e dunque la unicità. Dipende dalla tradizione orale, che si orpella sempre più, contrariamente a quella scritta e adesso anche elettronica che si cristallizza, si fissa, si fossilizza nella sua stessa algida perfezione documentaristica. Dipende da noi che di questa tradizione siamo sherpa ma soprattutto giardinieri. Dipende dai nostri sospiri che sono sempre più sospiri. Bisogna fare in fretta a ricostruirlo, perché si possano istruire in tempo i figli ed i nipoti. La magia di certi posti non finisce mai, ma sempre più difficile è narrarla, anche per gelosia nei riguardi di essa e rabbia nei riguardi del resto”.

Gian Paolo Ormezzano.

24/05/09



21/05/09 - Sull'ex stadio Filadelfia

Comunicato stampa

E' ormai il caso di dire:" Chiamparino se ci sei batti un colpo!"
La vicenda tragicomica dell'ex Stadio Filadelfia, ci regala ogni giorno nuove sconcertanti verità.
Il sindaco Chiamparino, più volte smentito dai suoi stessi assessori (Viano e Montabone), ha impegnato la sua giunta per una cifra di poco superiore al milione di euro in relazione alla ricostruzione del campo del Grande Torino.
Ora come tutti sanno la cifra che il Comune di Torino dovrebbe stanziare è ben superiore: almeno sei milioni di euro. Somma che si ricava dal milione garantito dalla BENNET (delibera del 25/05/2006), più tre milioni sempre a carico della BENNET per oneri di urbanizzazione e inoltre tre milioni derivanti dalle ipoteche della precedente proprietà.
Ora mentre lo scontro fra l'Agenzia delle Entrate e il Comune di Torino prosegue con una lentezza da bradipo si è fatta viva anche la FIAT per richiedere una fetta della torta (500.000 euro)"eredità" di Cimminelli.
Tutto ciò nel silenzio imbarazzato della maggioranza comunale. Ora che il presidente Urbano Cairo ha confermato la sua intenzione di essere parte trainante nella ricostruzione dello storico campo Filadelfia, questo nella riunione del 19 maggio davanti alle commissioni competenti, ponendo come unica condizione la pulizia dei debiti erariali pregressi, ebbene ci si chiede cosa aspetti il sindaco Chiamparino ad esprimersi ed impegnarsi, con CHIAREZZA, una volta per tutte.
La Fiamma Tricolore seguirà questa incredibile e ormai vetusta vicenda con molta attenzione.
Terminetor-Novelli e l'indeciso a tutto Chiamparino ci diano a noi, ma soprattutto ai cittadini torinesi delle risposte concrete ognuno per la sua sfera di competenza.
per la Fiamma Tricolore Torino
Roberto Rigon e Stefania Gemelli


http://fiammatorino.blogattivi.com/MSFT-b1/Sull-ex-stadio-Filadelfia-b1-p52.htm

24/05/09 - ore 11,30



giovedì 28 maggio 2009

31/05/09 - SE DOMENICA SARA' B DOVRA' ESSERE AL FILA

Luogo: STADIO FILADELFIA
Indirizzo: Filadelfia, 38
Città/Paese: Torino, Italy

Ora: 14.30 - 18.00



Descrizione

Troviamoci al Fila, soffriamo insieme, abbracciamoci, guardiamoci, teniamoci per mano.

Al Fila per non morire e per non farlo morire.

Al Fila perchè diventi il simbolo della nostra rinascita.

Al Fila in granata, con le nostre bandiere, con il nostro orgoglio, con i nostri bimbi e i nostri nonni.


Al Fila perchè

IL TORO SIAMO NOI!


http://www.facebook.com/event.php?eid=83641659937

28/05/09 - L'addio a Ercole Rabitti

di Marina Beccuti

Il Torino Fc piange la scomparsa di Ercole Rabitti, grande maestro di calcio ed indimenticabile colonna della storia del club.
Ercole Rabitti era nato a Torino il 24 agosto del 1921. Come calciatore esordì in Serie A con la Juventus il 26 maggio 1940 nell'incontro di campionato Juventus-Napoli, finito 2-1. Con la maglia bianconera collezionò solo 6 presenze con un gol, poi proseguì la sua carriera in altre squadre, in particolare nel Como.
Come allenatore ha guidato il Savona nel Campionato di Serie B 1966-1967, conclusosi con la retrocessione dei liguri e successivamente la Juventus nella stagione 1969-1970, subentrando a Luis Carniglia nell'ottobre 1969. Allenò anche il Torino prima squadra nelle stagioni 1979-1980, dove sostituì Gigi Radice e condusse la squadra granata alla finale di Coppa Italia, persa contro la Roma. Cominciò la stagione successiva, ma fu poi sostituito nel corso del campionato da Romano Cazzaniga. (Dati Wikipedia)
Rabitti divenne famoso e importante nella vita granata perchè fu un grande scopritore di talenti e fu l'anima, nonchè responsabile, di quel settore giovanile che aveva il suo fulcro nel mitico stadio Filadelfia. Rabitti non solo allenò la Primavera con successo, ma fu un vero maestro di calcio per tutti, anche per i giocatori già professiionisti che qualche volta andavano a "ripetizione" dal maestro per affinare la loro tecnica. Se ne va un vecchio pezzo di quel Filadelfia che è rimasto vivo nell'immaginario umano per i grandi successi che in passato hanno accompagnato la virtuosa storia granata.
Scrisse anche un libro: Ercole Rabitti, "Le Fatiche di Ercole" Un lungo viaggio dal Comunale al Filadelfia. - A cura di Renato Tavella - Torino : Piemonte in Bancarella, 2000. Sulle regole esposte in questo libro hanno studiato a Coverciano tutti gli allenatori attualmente in servizio. Un vero maestro di calcio.


http://www.torinogranata.it/index.php?action=read&idnotizia=6508

Stadio Filadelfia



http://www.youtube.com/watch?v=eLqkC2dKoa4

vecchie foto dello stadio Filadelfia
Inserito da: pettuboy

24/05/09 - ore 11,30




mercoledì 27 maggio 2009

27/05/09 - «Soffriamo insieme al Fila»

TS - sez. B2

Lanciata su Facebook una nuova iniziativa per seguire Roma-Torino

L’appello dei tifosi: «Ritroviamoci uniti come mai in quello che sarà il simbolo della nostra rinascita»

STEFANO LANZO
TORINO. «Troviamoci al Fila, soffriamo insieme, abbracciamoci, guardiamoci, teniamoci per mano. Al Fila per non morire e per non farlo morire. Al Fila perché diventi simbolo della nostra rinascita. Al Fila in granata, con le nostre bandiere, con il nostro orgoglio, con i nostri bimbi e i nostri nonni. Al Fila perché il Toro siamo noi!», è l’appello lanciato dalle pagine web di Facebook dai tifosi granata. Perché al Toro domenica servirà un miracolo e l’unico posto dove può avvenire è il Filadelfia. E allora tutti al Tempio perché «se il destino dirà che dovrà essere serie B, almeno sia al Filadelfia dove tutti insieme potremo farci forza». Il tam tam prosegue su internet, sui forum: riempire nuovamente il Filadelfia, riportarlo in vita, provare a ricreare l’atmosfera del passato, ridonare allo stadio dei trionfi del Grande Torino il ruolo centrale di “tana” dei tifosi. In attesa che il Filadelfia ritorni a tutti gli effetti la casa del Toro come chiede incessantemente, da anni, il popolo granata. E allora, con la radiolina attaccata a un orecchio e il pensiero all’Olimpico di Roma, l’appuntamento è per domenica dal primo pomeriggio fino a sera: «Comunque andrà a finire, che sia serie B o serie A, stiamo insieme uniti e non dimentichiamoci mai del Fila». Già, i tifosi ricordano bene tutto. E spingono compatti affinché non cali l’attenzione: non può essere vero Toro senza il Filadelfia. Lo ripetono da tempo, lo ricordano con forza al presidente Cairo e all’amministrazione comunale, le due forze in campo che possono/devono ricostruire il Tempio perduto.

INVESTIMENTO Destino/ problemi della squadra e questione Filadelfia sono discorsi separati. Cairo, da imprenditore abile ed esperto, dovrebbe sapere che il Fila, al di là di discorsi romantici, è un affare. Un investimento, non soldi buttati via. E allora è il momento di gettare al vento gli indugi e prendere in mano, in prima persona, la questione. Senza aspettare le mosse di qualcun altro. Il Filadelfia, peraltro, non deve essere utilizzato come “paravento”: ricostruendo il Filadelfia e non solo tirando fuori l’argomento quando ci sono situazioni di squadra scomode, il presidente dimostrerà di avere davvero a cuore, come ha sempre sostenuto,
le sorti del Torino.

IMPASSE DA ROMPERE - E poi c’è il Comune. Balla la questione ipoteche. E i giorni scorrono inesorabili. Ancora si attende la perizia sul valore dell’area. «Entro la fine di maggio», si dice in Municipio. Le rassicurazioni dell’assessore all’urbanistica Viano lasciano il tempo che trovano.
Bisogna trovare l’accordo con l’Uniriscossioni per liberare finalmente l’area
dalle ipoteche una volta per tutte. Così Cairo non avrà più scuse. Però il Comune deve rompere l’impasse. Ancora si attende il piano di ricostruzione che era stato promesso entro la fine di febbraio e sul quale Viano ha rigirato la frittata in maniera surreale, in barba a documenti scritti («deve pensarci la Fondazione » che nemmeno esiste).
Senza parlare dei soldi per il Fila che non si sa dove siano finiti. Anni di promesse mai mantenute. Ma i tifosi non si arrendono: anche per questo saranno in tanti domenica. Per sostenere il Toro nella buona e nella cattiva sorte. E per far rivivere la magia del Filadelfia ancora una volta: dev’essere il simbolo della rinascita.

24/05/09 - ore 11,15




martedì 26 maggio 2009

1999 - Quando il FILA era la Casa dei Campioni

Guerin Sportivo
1949 - 1999 Speciale Torino


24/05/09

11/05/09 - Nessuna risposta per il FILA

Però Torino, anno III numero 7 (24) - http://www.perotorino.it/

MANIFESTAZIONE - Almeno 500 irriducibili tifosi granata hanno espresso il proprio disappunto per il disinteresse dell’amministrazione nei confronti del Filadelfia. Ma, soprattutto, perché ci sono dei soldi pubblici che andavano spesi per rifare lo stadio e non si sa come siano stati utilizzati.
Chiamparino (nella foto a destra intento ad arrampicarsi) di tutto ciò, se ne infischia.

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Chiamparino irride i tifosi che gli chiedono del futuro dello storico stadio granata. Però non dice dove sono andati a finire i 2,3 milioni che Bennet ha versato come oneri d'urbanizzazione e che andavano usati per la ricostruzione. Nessuna risposta da Novelli circa i denari della Fondazione Filadelfia: ricordate la vendita dei mattoni?
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Il sindaco Sergio Chiamparino adocchia con disgusto la lettera dei tifosi, ridacchia con un collaboratore, infila il foglio sotto un plico di altre carte. Poi guarda i fan granata, che sono appollaiati sulla balconata riservata al pubblico della Sala Rossa in Consiglio comunale. Quindi rivolge loro il classico gesto con la mano: “andatevene”. Quello stesso gesto che Totti, suscitando infinite polemiche di stampa, indirizzò agli juventini dopo il quattro a zero di qualche anno fa. Il tema del contendere? Lo Stadio Filadelfia, abbattuto da Diego Novelli e mai ricostruito, malgrado il Comune abbia incassato 2,3 milioni già versati al Comune dalla Bennet per la costruzione dell’adiacente supermercato, milioni che dovevano proprio servire a riedificare lo stadio. C’è nelle delibere comunali, nero su bianco.

Ma le contestazioni dei tifosi-cittadini, hanno riguardato anche altri passaggi di questa brutta pagina amministrativa del Comune. Erano quasi in cinquecento lunedì 11 maggio, per manifestare il proprio sdegno nei confronti del Comune. Cori da stadio, qualche “Sei come Moggi”, ma niente di più, di fronte al Municipio. Gli ultrà inferociti sono un’altra cosa e, probabilmente, otterrebbero maggiore attenzione dai nostri amministratori.
Del resto, il primo cittadino non era manco andato al dibattito che si è tenuto il primo Maggio a Grugliasco, al quale era stato invitato per fare chiarezza sulla questione. Passi, di certo aveva da commemorare altro, quel giorno. Ma perché, chiedono i tifosi, non sono ancora state escusse le ipoteche iscritte su beni Ergom che ammontano a 4,3 milioni di Euro, secondo il valore di mercato stimato dagli stessi tecnici comunali?

Dove sono finiti i soldi raccolti da Diego Novelli, il demolitore del Filadelfia, presidente della Fondazione che doveva provvedere alla ristrutturazione dello Stadio, già dal lontano 1994?
Queste ed altre domande sono state poste al Sergio Cittadino, tutte sono rimaste prive di risposta. Per la verità, gli assistenti del sindaco hanno manifestato un certo dispetto per la manifestazione di popolo: anziani, tanti, donne di mezz’età, impiegati in giacca e cravatta, qualche bimbo, pure un cagnolino. Volevano solo risposte alle domande che stanno ponendo da mesi (via mail, comunicati affidati ai media, lettere) al Sindaco e agli Assessori Viano e Montabone.

E, oltre i soldi volatilizzatisi, perché non si risolve il problema delle ipoteche iscritte sul diritto di superficie del Fila da Uniriscossioni, per conto di Agenzia delle Entrate, ipoteche accese a seguito dei debiti derivanti da mancati pagamenti di tasse da parte di Cimminelli? Perchè si continua a omettere, disinformare, posticipare? Perchè il Sindaco continua a ribadire che NON ci sono soldi e ad invocare l'intervento dei privati? Per sfruttare i 4000 mq di superficie commerciale nuovamente inseriti con delibera dell' Assessore Viano su di una porzione del terreno dello Stadio (guarda caso, l’unica area libera da ipoteche)? Queste le domande ribadite più e più volte dagli oratori della manifestazione. Domande che non hanno nuovamente avuto risposta, poiché il Sindaco non ha ritenuto di presentarsi alla piazza da quei tifosi, “abituati alla violenza”.
Tensione quando una salva di fischi ha accolto l’ex sindaco, nonché presidente della vecchia Fondazione, Diego Novelli, che è spuntato sotto i portici che costeggiano il Municipio. È passato sereno con le mani in tasca, nel bel mezzo della manifestazione. E quando in Sala Rossa, tramite i consiglieri Mario Carossa e Antonello Angeleri (Lega), è stata fatta pervenire al Sindaco la lettera, i tifosi sono stati invitati a sloggiare con il segno sprezzante della manina. Del resto, Chiamparino pare essere tifoso soltanto in campagna elettorale. Poi le sue radici interiste sembrano riaffiorare prepotentemente all’atto pratico.
Alla fine, il Filadelfia resta un cumulo di macerie. I tifosi che si allontanano dalla Sala Rossa vengono fermati dai vigili, identificati e trattenuti per quasi due ore in Comune, senza alcuna spiegazione. Il Sindaco definisce i tifosi “delinquenti”, consiglieri della Lega che prendono le loro difese e vengono espulsi dall’aula.
Tifosi che appena è stato permesso loro di uscire, si sono recati alla caserma di via Valfrè, per fornire la loro versione dei fatti e tutelarsi da eventuali “rappresaglie”.

24/05/09




24/05/09 - Urbano Cairo parla del Fila




http://www.youtube.com/watch?v=mGU4KiLoJGk

24 MAGGIO 2009
Il presidente Cairo al Fila parla del futuro dello stadio degli Invincibili, prima di Toro Genoa

Inserito da: kabajoloco

25/05/09 - Resoconto Interpellanza 2009/02320/002 - "A CHE PUNTO E' IL PIANO PER LA RICOSTRUZIONE DEL FILADELFIA?" - Ravello/Ghiglia

.
Vedi: http://purple66.blogspot.com/2009/05/230409-interpellanza-200902330-che.html
e http://purple66.blogspot.com/2009/06/250509-interpellanza-20090232002.html


Tratto dal forum ForzaToro...

Chissà come mai ha scritto :

2) Filadelfia: viano ha risposto ( faccio un breve sunto spero il più corretto possibile) il progetto lo farà la fondazione che verrà costituita dopo la purgazione delle ipoteche.
Il perito nominato dal tribunale darà l'esito della valutazione entro la fine di maggio (tra pochi giorni quindi) da notizie preliminari ci dovrà essere una piccola integrazione da parte del comune oltre ai 500.000 euro dati dalla curatela fallimentare.
Per quello che riguarda il famoso mattone per il fila viano si scusa per non aver reperito notizie.

ravello: non ho trovato neanche io notizie sui fondi dati a novelli per questo chiedevo a voi. volevo quindi sapere dopo 14 anni quanto i tifosi e non solo loro hanno dato e se questi soldi sono stati usati per un progetto reale.
volevo sapere oggi quanto è stato dato e dove sono finiti?
per il progetto di ricostruzione una cosa non torna a gennaio l'ufficio stampa del comune ha dichiarato che a febbraio ci sarebbe stata la presentazione del progetto, ad oggi non viè stato nulla di tutto ciò.
Inoltre se ben ricordo l'impegno a ricostruire era del comune non della fondazione quindi mi chiedo perchè ci sia questo rallentamento?
piccola provocazione non vorreri che si perdesse tempo per arrivare a presentare il progetto in un momento elettorale più favorevole con gli elettori, come le elezioni comunali prossime.

replica viano x il progetto: controllerò con gli uffici competenti la notizia della presentazione da parte del comune, a me risulta che lo farà la fondazione perchè cosi si era deciso per venire incontro alle esigenze di tutte le parti interessate. Verificheremo quello che è stato detto con gli uffici.
per quanto riguarda mattoni x il fila posso provare a chiedere a novelli ma ricordo che l'inziaitiva non era del comune ma di un privato quindi non è per noi reperibilefacilmente come informazione se non chiedendo direttamente a lui.

ps. questo è per sommi capi quello che è stato detto ma non è la trascrizione parola per parola. Per quella aspettate i verbali. Spero di non aver fatto troppi errori nel riportare quanto detto.

Inviato: lun mag 25, 2009 6:28 pm

26/05/09 - Ennesimo autogol del Comune

TS - sez.B1

CASO FILADELFIA.

TORINO. Ennesimo autogol del Comune sul caso Filadelfia. Ieri, durante il consiglio, è stato chiesto all’assessore Viano il perché non sia stato presentato il piano per la ricostruzione del Filadelfia, dato che era previsto per fine febbraio.
La risposta di Viano è incomprensibile: «E’ un compito che spetta alla Fondazione». Le perplessità sono due: come può presentare un piano di ricostruzione una fondazione che nemmeno è stata istituita ufficialmente?
E poi, durante la V Commissione in data 5 dicembre 2008 come si legge nel comunicato, era stato stabilito che «a febbraio 2009 verrà redatto il piano per la ricostruzione dello storico impianto sportivo, destinato a diventare la “casa” della squadra del Torino ».
Alla commissione erano presenti sia Viano sia l’assessore allo sport Montabone. I documenti smentiscono a chiare lettere le parole di Viano. L’assessore inciampa pure su un’altra questione. In consiglio è stato chiesto al Comune dove sia finito il denaro della raccolta dei mattoni. «Non è di competenza del Comune, si tratta di privati », la replica dell’assessore.
Peccato che ci siano 600 milioni di lire stanziati dal Comune come da delibera del 2 agosto ’95 che non si sa dove siano finiti.
S.L.

24/05/09 - ore 11,15




26/05/09 - L’importanza del Filadelfia e del settore giovanile

TS - pag.11

......
PER IL FILA Infine, ultimo ma prioritario, il Filadelfia e l’ulteriore sforzo per ricreare un grande settore giovanile. Anziché essere a rimorchio delle mosse altrui, Cairo si faccia subito promotore della ricostruzione del Filadelfia: diventando il capofila di questa iniziativa, una volta purgate le ipoteche. Il Fila non è spesa: è investimento. Come sicuramente darà frutti l’aver reperito il centro sportivo del Nizza per riunire l’attività di tutto il vivaio. Non sarà mai vero Toro senza Filadelfia e un importante settore giovanile: la gente granata non aspetta un mecenate, non vuole un magnate che spenda e spanda i suoi denari. Gli basta un presidente appassionato e lungimirante: che faccia ciò che può, ma soprattutto che dica sempre la verità ai propri tifosi.
P.VEN.

13/05/09 - Filadelfia, soluzione in vista per le ipoteche

Anno 3, n°89 (498)

Atteso tra qualche settimana l’esito del contenzioso giudiziario sulla legittimità delle ipoteche sull’area Filadelfia. Vincoli che, fino ad oggi, hanno impedito la cessione del diritto di superficie alla Fondazione. E’ quanto emerso ieri dalla riunione delle commissioni consiliari Patrimonio, Urbanistica, Sport e Controllo di Gestione, che in una nota hanno anche condannano le “gravi intimidazioni pronunciate contro il sindaco”, atti che “rischiano di strumentalizzare tutti i cittadini tifosi del Torino che vogliono, quanto l’Amministrazione comunale, la risoluzione di questa annosa vicenda.”

Palazzo civico - attraverso una nota diffusa nella giornata di ieri dalle commissioni consiliari Patrimonio, Urbanistica, Sport e Controllo di gestione, riunite per discutere dello stadio Filadelfia - ha stigmatizzato il comportamento di alcuni sostenitori della squadra granata che, lunedì pomeriggio davanti al Municipio, hanno partecipato a una manifestazione di protesta legata alla ricostruzione dello stadio Filadelfia. Tifosi che hanno espresso a gran voce il loro disappunto insultando gli amministratori pubblici e le forze dell’ordine. Ma se fin qui si è trattato della solita cattiva abitudine del tifo organizzato di casa nostra (un vizio, quello del turpiloquio, censurabile certo, ma catalogabile come, per l’appunto, cattiva abitudine), più grave è ciò che è accaduto all’interno di Palazzo di Città dove, durante la seduta dell’assemblea municipale, dalla tribuna della Sala Rossa alcuni tifosi hanno rivolto all’indirizzo del sindaco Chiamparino, oltre a parole pesanti, anche minacce personali. Quest’ultimo fatto, in particolare, ha provocato la reazione dei consiglieri comunali e dell’assessore Montabone, presente anch’egli ieri mattina alla seduta della commissione consiliare convocata per fare il punto sul progetto di ricostruzione dello storico impianto calcistico, che hanno condannato non certo il sacrosanto diritto alla protesta, ma l’intollerabile aggressione verbale di cui è stato fatto oggetto il primo cittadino.
“Le commissioni Controllo di gestione, Edilizia pubblica e Sport – si legge nel documento redatto al termine della seduta - condannano unanimemente le gravi minacce pronunciate dalle tribune del Consiglio comunale e gli insulti da parte di alcuni partecipanti alla mobilitazione svoltasi nel pomeriggio dell’ 11 maggio in piazza Palazzo di Città. Le gravi intimidazioni pronunciate contro il Sindaco – prosegue la nota - rischiano di strumentalizzare tutti i cittadini tifosi del Torino che vogliono, quanto l’Amministrazione comunale, la risoluzione di questa annosa vicenda.” Vicenda che potrebbe vedere una svolta importante tra poche settimane, quando arriverà la sentenza del Tribunale sul contenzioso tra Comune di Torino e Agenzia delle Entrate in merito alla legittimità dei vincoli ipotecari posti sull’area (è bene ricordare che il fallimento dell’ex presidente del Torino, Cimminelli, ha lasciato in eredità anche debiti con gli uffici del fisco e conseguenti ipoteche sull’area del Fila e dello stadio Comunale, provvedimenti illegittimi sia per il curatore fallimentare che per il Comune di Torino) e, in caso di pronunciamento favorevole alla Città o attraverso una “purgazione” delle ipoteche (rimozione del vincolo attraverso il pagamento di una somma relativa al valore stimato da un perito riconosciuto da entrambe le parti, stima che sarà anch’essa resa nota tra qualche giorno) si potrà procedere alla concessione del diritto di superficie alla Fondazione Stadio Filadelfia.
Sulla cifra che Palazzo civico destinerà alla ricostruzione dell’impianto calcistico, l’assessore Montabone ha ricordo quanto contenuto nella deliberazione del Consiglio comunale che, nel febbraio del 2008, ha approvato la costituzione della Fondazione Stadio Filadelfia, e cioè che – si legge testualmente nel documento - “ritenendo che la Fondazione, senza scopo di lucro, sia il soggetto più idoneo al reperimento di capitali pubblici e privati, la Città parteciperà al Patrimonio, con il (…) diritto di superficie di cui sarà stimato il valore di imputazione alla Fondazione, prevedendo, inoltre, un ulteriore conferimento di 3 milioni e 500mila euro, da finanziare nei tempi e nei modi che saranno successivamente determinati. La spesa sarà inserita nel bilancio pluriennale 2008/2010, anno 2009, e verrà erogata dalla Città ad avanzato stato dei lavori.”

Riccardo Caldara
Mauro Gentile

lunedì 25 maggio 2009

24/05/09




25/05/09 - Filadelfia ancora in alto mare il Pdl oggi chiede conto a Viano


25/05/09 E POLIS TORINO Filadelfia ancora in alto mare il Pdl oggi chiede conto a Viano
http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/05/94885926.pdf

25/05/09 - «Il Fila resta una priorità»

TS - sez. B2

La manifestazione

Duemila tifosi chiedono a Cairo impegno e certezze: almeno sul vecchio stadio

Il presidente: «Confermo quanto ho già detto in Comune. Al Filadelfia tengo e lo dimostrerò»

STEFANO LANZO
TORINO. Una giornata di passione e speranza, cominciata all’insegna della fiducia e del desiderio e terminata con la delusione e lo spettro sempre più sinistro e incombente della serie B. Ma le difficoltà del Torino prescindono e devono rimanere slegate dal discorso Filadelfia. Ieri il Tempio è tornato a rivivere, animato dall’amore e dal via vai di un fiume di gente (circa duemila le persone transitate): un segnale forte, al di là dei problemi della squadra e non solo. La gente granata vuole riavere il Filadelfia: lo ha ribadito con orgoglio ieri all’interno di quello che fu il teatro dei trionfi del Grande Torino, lo ha gridato a squarciagola durante il corteo, lungo le strade della città, dal Fila fino all’Olimpico, dove il Toro ha compromesso le speranze di salvezza capitolando per mano del Genoa.

ITER TORMENTATO Ma il Fila è un discorso a parte. Importante, anzi fondamentale. Soprattutto per il popolo granata che continuerà a mantenere alta l’attenzione e a pungolare chi può, deve concretamente accollarsi la responsabilità di ridare al Torino la sua casa. Il Comune, certo, che è proprietario del terreno. Perché l’area deve essere liberata dalle ipoteche e l’amministrazione non sta certo accelerando i tempi affinché l’eterno stallo venga superato. Ma la chiave di volta deve essere Urbano Cairo. E’ al presidente che i tifosi chiedono non solamente un impegno formale. Perché è Cairo ad avere la possibilità di prendere in mano la situazione Filadelfia una volta per tutte. Con o senza aiuti esterni. Ed è Cairo a poter “mettere pressione” a Chiamparino affinché agevoli il tormentato iter burocratico.

QUELLA SCIARPA ROSSOBLU’ Ieri il presidente non ha perso l’occasione per incontrare in mattinata i tifosi al Fila, fare il pieno di applausi, sorrisi, strette di mano e cori di incitamento. E ha, più o meno, confermato al microfono l’impegno già espresso durante la commissione in Comune di martedì scorso: «Io tengo molto alla questione Filadelfia e ribadisco quanto ho già affermato in Municipio. Una volta purgate queste ipoteche, e speriamo che sia una bella purga definitiva, se il Comune deciderà di affidare non a me, ma al Torino Fc, il terreno del Filadelfia, sono sicuro che la situazione potrà sbloccarsi, con un progetto pronto e serio. Ho già parlato con la Regione, poi sentiremo la Provincia e il Comune stesso, se ci saranno questi contributi sono convinto che le cose potranno mettersi per il meglio. E’ dal 2006 che c’è questo tavolo per il Fila, ma mi sembra che abbia le gambe un po’ corte... Io un giorno dissi che quando, in un futuro mi auguro più lontano possibile, lascerò la presidenza del Toro, prima farò in modo che il Toro ritrovi il suo Filadelfia». E poi è lo stesso presidente a caricare la folla e a lanciare il coro «Torino è stata e resterà granata»: applausi, pacche sulle spalle, fotografie, anche un tifoso del Genoa che appoggia sulle spalle di Cairo una sciarpa rossoblù (visto il risultato della partita, che sia stato di cattivo auspicio?). Uscita di scena in grande stile per il patron prima di recarsi a Leinì, per caricare la squadra, rituale che stavolta non ha portato risultati. Belle parole, però adesso la gente granata si aspetta fatti dopo anni di promesse mai mantenute. E il Filadelfia esula da qualsiasi ragionamento sulle questioni prettamente calcistiche.

GEMELLATI? La marcia ha poi preso piede davanti al Fila per scorrere via lungo le strade cittadine: «Torino siamo noi», il coro più gettonato assieme a quelli “anti- Champarino”. Atmosfera di amicizia assoluta con i genoani che però si è rotta allo stadio, alla faccia del gemellaggio. Al gol decisivo di Milito, l’esultanza tutt’altro che contenuta del settore ospite ha infiammato specialmente distinti e curva Primavera, tanto che l’Olimpico intero ha gridato: «Voi siete come la Juve!», insulto ferale nell’immaginario granata. Una tensione, pur se non equiparabile a quella dei giocatori in campo, che pareva mettere addirittura in pericolo i rapporti tra le due tifoserie. In serata pare che ci sia stato un chiarimento e che l’antico gemellaggio non sia in discussione.

25/05/09 - Oggi in Municipio - Se ne parla in consiglio comunale

TS - sez. B2

TORINO. E’ vero che Cairo è la persona che può e deve prendere in mano la situazione Filadelfia, ma è altrettanto evidente che l’immobilismo del Comune resta un ostacolo non da poco. In attesa della sentenza del Tribunale sul contenzioso con l’Agenzia delle Entrate per le ipoteche, oggi dalle ore 15 si parlerà di Filadelfia in consiglio comunale. Appuntamento in Municipio, dunque, perché tra le interpellanze all’ordine del giorno ne è prevista una specifica dal titolo “A che punto è il piano per la ricostruzione del Filadelfia?”: è la richiesta che i consiglieri porgeranno all’assessore all’urbanistica e al patrimonio Mario Viano. Difficile pensare che possano emergere delle novità decisive, però anche solo il fatto che si tenga viva la discussione è certamente importante.

domenica 24 maggio 2009

24/05/09





24/05/09 - Mattinata al Fila

Cairo su Rosina: ''Fategli i cori, lui vi farà i gol''

di E. Blandino e A. Salvatico

Stamattina al Fila, alle 10 circa, si è ritrovato il popolo granata. Il sole cocente non ha fermato i supporter del Toro che hanno partecipato a una delle tante iniziative per riavere il proprio stadio, quello che tante gioie ha dato in passato. C’è stata una grandissima partecipazione di tifosi granata, ma si sono scorti anche i colori rossoblu dei genoani, proprio a simboleggiare più che mai il gemellaggio tra le due tifoserie. È intervenuto anche il Presidente alla manifestazione che ha parlato dagli spalti. Il patron granata, accolto da grandissimi applausi, ha reso nota di quanto avvenuto in settimana in comune, spiegando come lui abbia fatto il massimo ora e da adesso in poi tocca al Comune muoversi. Il presidente si è impegnato a ricostruire il centro sportivo Filadelfia, chiedendo alla città di Torino di purgare le ipoteche ed affidare il diritto di superficie al Torino Fc. Così facendo lui potrà poi investire soldi per rimettere a nuovo lo stadio. Cairo ha poi concluso parlando della gara di oggi: «Chiedo a tutti di sostenere la squadra e sostenere il capitano perché se voi gli fate i cori lui vi fa i gol». Detto ciò si è poi lasciato andare nel più classico dei cori da stadio, seguito a ruota da tutti i tifosi: « Torino è stata e resterà granata!».

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23/05/09 - Kostina Granata al FILA - 1^ edizione

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