sabato 16 maggio 2009

IL SOGNO DEL FILADELFIA


cienfuegos ha scritto:

La mattina del 4 maggio 2007 mi svegliai di buon umore..
Il ritorno al Fila lasciava presagire un’altra bella giornata, ricca di festeggiamenti come per il centenario.
Qualcosa di strano percepii già allorché mi avvicinavo in auto, alla zona.
Una strana luce intermittente promanava dall’area e le note assordanti di una musica festosa riempivano l’aria.
Ad un paio di isolati dal tempio, un uomo con una maglia granata con la scritta “servizio d’ordine” mi fermò.
Gentilmente mi disse che dovevamo immancabilmente posteggiare in quei paraggi poiché oltre sarebbe stato impossibile.
Domandai il perché, il motivo di quell’euforia che leggevo nei suoi occhi, di quell’aria festosa tutt’intorno.
Perché intuivo che qualcosa di straordinario avveniva, e non era solo la primavera di inizio maggio a rendere frizzante tutto, ma qualcosa di grandioso e spettacolare.
Il tipo mi disse che per ordini superiori non poteva parlare, ma che se non avessimo parcheggiato lì, a costo di una ventina di minuti a piedi, saremmo dovuti tornare indietro, perché poco avanti l’area era transennata.
Nel tratto di passeggiata che mi condusse al Fila, l’eco della festa si faceva sempre più intenso.
Quando giunsi a un mezzo kilometro, potevo scorgere una struttura illuminata come da luci al laser a singhiozzo e la musica era sempre più forte.
Scorsi Pato e Gabry che mi venivano incontro: con gli occhi lucidi e dopo avermi abbracciato, dissero qualche frase smozzicata, piena di commozione e gioia repressa: che dovevo vederlo oggi il Fila,…e che era come un sogno.
La loro euforia, pur non comprendendo, mi contagiò e salì ancora quando vidi altri forumisti e volti noti: le loro frasi sconnesse, un misto di ebbrezza e stupore, rendevano la mia curiosità ormai insopportabile.
Come l’anno prima incontrai Minivip, Chicca 64 e Giag, e li scongiurai di dirmi qualcosa.
“Svolta l’angolo e capirai”, fu la risposta.
Obbedii, imprecando per tanta misteriosa omertà, aggirando l’ultimo edificio che mi copriva la vista, e di colpo rimasi impietrito.
Nell’area del Fila sorgeva uno stadio, nuovo e lucente, tutto granata illuminato da laser che formavano giochi di luci.
Di pianta rettangolare, il nuovo Filadelfia sorgeva scintillante come un diamante in mezzo alla città grigia.
Enormi striscioni campeggiavano su ogni lato…BENVENUTI AL NUOVO FILADELFIA….BENVENUTI NELLA CASA DEL POPOLO GRANATA.
Stordito e stupefatto, semiparalizzato dall’emozione mi accinsi ad effettuare un giro completo attorno a quell’astronave granata e argentea, mentre sulle pareti esterne venivano proiettate gigantografie di Meroni, del vecchio Fila, di Gabetto e a turno, di tutti gli eroi.
Completata la circumnavigazione del Fila, in uno stato di quasi-allucinazione, entrai insieme ad un fiume di gente in tenuta granata, all’interno della struttura.
La prima cosa che non potei fare a meno di notare, era che i monconi della vergogna, i resti del Fila distrutto, erano stati conservati , e su di essi campeggiava una scritta bianca: PERCHE’ NESSUNO DIMENTICHI.
Tutto era fantastico e incredibile, anche perché lo stadio era si, moderno, ma conservava lo stesso stile vittoriano del Fila originale, e persino l’aria e i profumi che si respiravano erano gli stessi antichi odori di canfora e legno del Filadelfia.
C’erano le gradinate a picco sulle porte e già pregustavo l’urlo terrificante della maratona sul collo del portiere avversario.
Era all’inglese e a occhio poteva contenere 50 mila persone, forse più.
Coi seggiolini granata, ma non tutti: sui distinti formavano una scritta , FORZA VECCHIO CUORE, e il prato era tale che il gioco del taglio dell’erba formava un fighissimo toro stilizzato.
Completato il pellegrinaggio interno, quasi in trance, salii in maratona, la nuova maratona. Capiente, spaziosa, la visibilità era perfetta.
Raggiunsi un centinaio di fratelli che si abbracciavano, birre in mano e con gli occhi pieni di lacrime.
Mi sedetti al centro e da lì rimirai tutto, estasiato ed esterrefatto, e osservando con un giro di vista a 360 gradi quel muro granata tutto intorno alzai gli occhi al cielo e poi guardai Superga, e mentre la luna tramontava dietro la collina i miei occhi si inondarono di pianto, un pianto infrenabile e dirompente, la vista appannata.
Nella mia testa c’era il vuoto assoluto e non riuscivo manco a capire, a chiedermi il perché di tutto questo, come era stato possibile tutto questo, che avessero ricostruito il Fila senza che se ne fosse parlato in tv, sui giornali,… forse Dio e i caduti di Superga ci avevano fatto un regalo e forse l’umanità aveva smesso di soffrire, perché non poteva che essere un sogno, e tutto era successo di colpo, come appunto in un sogno.
E di quel sogno, questa mattina , alle sette della mattina, di vero, di reale , non è rimasta che una lacrima che percorreva una guancia e con un rumore ovattato, cadeva sul cuscino.
Ma oltre alla lacrima, di vero, rimane anche la speranza... la speranza che un giorno questo sogno si avveri, la speranza di tutti i granata…sempre più fievole, ma che non possiamo abbandonare.
il FILA e' la nostra casa.

Inviato: Sab Ott 21, 2006
Tratto dal forum ForzaToro...

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