venerdì 22 maggio 2009

22/05/09 - «Al Fila per il Fila e il Toro»

TS - sez.B2

Domenica alle 10 manifestazione nell’impianto da ricostruire, poi il Genoa

Abbiamo sentito due storiche anime del tifo granata
«Giornata decisiva per il nostro futuro e i nostri valori»

Montiglio e “Margaro” in coro: «Invitiamo tutti a unirsi per quello che è più di un sogno: la rinascita del Filadelfia. Così tornerà Toro vero»

ALBERTO MANASSERO


TORINO. Nell’ultimo decennio, la prestabilita e progressiva disintegrazione del Torino ha inevitabilmente lacerato la sua tifoseria, spesso divisa ad arte ma poi sempre capace di ricompattarsi forte come un pugno nei tanti momenti topici: uno per tutti, la Marcia dell’Orgoglio Granata del 2003.
Adesso si sta vivendo uno di quei momenti, che può essere quello della definitiva rinascita. Il popolo del Toro ha deciso di riprendere la propria storia dall’inizio della fine, dal punto in cui notissimi ignoti cominciarono ad assassinarla: la distruzione del Filadelfia, per ricostruirlo.
Domenica, in contemporanea all’ennesimo bivio tra la progressione e la retrocessione rappresentato da Torino-Genoa, la gente granata si dà appuntamento al Filadelfia: ore 10. Il programma: trovarsi, parlarsi, ascoltarsi per farsi ascoltare, condividere la passione per il Toro e poi riversarla tutti assieme in un corteo per raggiungere il vicino stadio Olimpico. Un momento ancor più decisivo alla luce dell’ultima svolta dettata da Cairo, coinvolto e spinto dai tifosi fino alla decisione fondamentale di annunciare: «Caro sindaco, il Comune liberi il Fila dalle ipoteche, poi lo dia al Toro: ci penseremo noi a ricostruirlo ». Per aiutare a capire l’importanza di partecipare al prepartita al Filadelfia (allo stadio sono previsti 25 mila spettatori, chi ama il Toro un passaggio al Fila deve farlo), abbiamo sentito due leggende del tifo, due nomi davanti ai quali, chi abbia frequentato la Maratona negli ultimi trent’anni si alza in piedi. Marco Montiglio e Giovanni Crivello (il mitico Margaro). Per intenderci, il Ferrini e il Pulici della curva più bella d’Italia.

Nell’aria c’è profumo di nuova passione, c’è la sensazione che il tifoso del Toro stia ritrovando la voglia di vivere, malgrado tutto e tutti.
«Che per noi tifosi e per il Toro stesso si sia alla resa dei conti è ormai un dato di fatto. Questo da solo dovrebbe essere il motivo sufficiente a spingere la gente granata a ricompattarsi per difendere i propri valori, cioè quanto le è più caro».

E il Fila è al primo posto.
«Esatto,tra questi valori è probabilmente il più importante. I nostri sforzi, il lavoro di sensibilizzazione di queste settimane, sembra aver minato lo stallo che lo attanagliava. Non possiamo però sentirci sicuri che tutto sia a posto, memori delle prese in giro degli ultimi anni. Ora è decisivo continuare, non mollare la presa, trasformare i nostri sentimenti in nuova forza propulsiva, mirata a ottenere la cosa che più ci sta a cuore: la rinascita del Filadelfia».

Qual è il nemico?
«In una città come Torino il peso dei poteri forti non è soltanto una sensazione vaga che aleggia o viene fatta aleggiare su ogni situazione complicata da risolvere. Nella nostra città queste forze “occulte” sono molto reali e da sempre indirizzano le scelte politiche, economiche e sociali. Per sconfiggere, o almeno contrastare questi poteri, è necessario che i tifosi/cittadini siano uniti. Vecchi e giovani, donne e uomini, nello sforzo di raggiungere l’obiettivo comune. La società stessa in cui viviamo va verso una mediocrità sempre più spinta, valori che consideriamo pregnanti come lealtà, correttezza (non solo sportiva), rispetto della storia, sono sempre più accantonati. Questa situazione non può essere trascurata, è necessario che chi ancora conserva questi valori si adoperi per alimentarli e diffonderli».

Il Fila come simbolo dei valori granata e non solo granata.
«Sì. Il Fila e la nostra battaglia potrebbero rappresentare un simbolo per tutti coloro che non vogliono accettare questa corsa verso un anestetico conformismo. Non necessariamente tifosi del Toro, ma cittadini di quell’Italia che voglia rimboccarsi le maniche, come faceva il nostro Valentino, e ribellarsi il gioco perverso che spinge tutti ad appiattirsi, ad esempio nel calcio, sulle tre squadre a strisce».

Una sfida etica, giusta, ma difficile: come si può vincere?
«La strada da seguire è quella della condivisione di valori, della ricerca di unione e rispetto reciproco, per diventare una comunità forte e coesa, capace di rappresentare se stessa e i propri interessi, anche se in contrasto con quel potere trasversale che ha permesso la demolizione di un monumento di valore globale».

Perché per un tifoso il Fila dovrebbe essere così importante? Non è meglio comprare un fuoriclasse?
«Per l’auspicata rinascita di un Toro vero e forte, il Fila è la prima pietra, dev’essere la scuola di Toro, dall’asilo all’università. E per l’altrettanto auspicata unità della tifoseria, che superi le diverse anime che fisiologicamente la compongono, il Fila deve tornare il punto di aggregazione dove tutti si riconoscono, si rispettano e imparano a camminare sulla stessa strada, pur nella diversità di punti di vista, ma condividendo lo stesso nucleo di valori fondanti.
Un luogo che sia, non solo a parole,la casa di tutti i granata. E’ dunque il momento che la gente, i cittadini di Torino nel loro complesso, si rendano conto dell’importanza, non solo sportiva, della ricostruzione del Filadelfia, della sua valenza storica e sociale.
Solo con la messa a disposizione delle aree del Filadelfia e dell’Olimpico alla parte granata della Città, potrebbe ristabilirsi quel minimo di parità amministrativa alla quale i torinesi hanno diritto. Non dimenticando le conseguenze virtuose che deriverebbero della riqualificazione dell’area».

Domenica alle 10: un granata deve esserci per quale motivo?
«Innanzitutto perché il tifoso del Toro è nato per non mollare. Invitiamo la nostra gente e chi abbia a cuore la Città e il quartiere a partecipare all’incontro di domenica mattina al Fila. Un incontro che aiuti i tifosi a non dimenticare e che serva a tutti per ricordare che noi non dimentichiamo. Che ci batteremo per coronare quello che ormai è qualcosa più del nostro sogno».

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