TS - pag.1
ALBERTO MANASSERO
Ridateci il Filadelfia ripulito dalle ipoteche e poi ci penso io a ricostruirlo»: quest’accelerazione a sorpresa ha scombussolato le letargiche carte comunali e valso a Cairo l’intasamento del telefonino. Da una vita, infatti, i tifosi - che continuano questa battaglia e domenica alle 10 si ritroveranno proprio al Fila - aspettavano questo gesto dai presidenti granata, perché soltanto il Torino può garantire che il Fila rinasca e rinasca per il Torino. L’euforia dunque non è stata contenibile, benché non manchi scetticismo. Si teme la mossa propagandistica. Ebbene, Cairo stavolta ha preso un impegno solenne. Su questo si gioca tutto, e secondo noi non ha puntato bene: ha puntato benissimo. Giacché fare il Fila è un affare nel vero senso della parola e in tutti i sensi: mediatico, sociale, morale ed economico. I primi tre sono palesi, ci soffermiamo sul più prosaico quarto.
Sappiamo che un serio progetto, rispettoso delle necessità tecniche d’uso e delle esigenze tutelari dei ruderi esistenti, ha un costo previsto tra i 12 e i 13 milioni di euro. Cinque/ sei per la parte prettamente sportiva, il resto perl’area commerciale (sede del club, museo, negozi, ristorante e via dicendo). Se il Toro dovesse finanziare l’intera cifra attraverso l’agevolante Credito Sportivo con mutuo ventennale, pagherebbe una rata annuale attorno al milione di euro. Se gli impegni presi sono tali, tra Comune, Provincia, Regione, 5/6 milioni sarebbero già disponibili. Perciò, già senza prevedere probabili sponsorizzazioni e interventi di fondazioni bancarie, con l’esborso stagionale per una riserva (poco più di 500 mila euro l’anno) per due decadi, il Fila è fatto. Sottraiamo l’attuale spesa di affitto per sede e Sisport (valutabile attorno ai 200 mila euro a campionato): il costo diventa irrisorio. Irrisorio per entrare nella storia dalla porta principale e dotare il Torino di un patrimonio (che alla cessione della società peserà eccome sul prezzo). I nostri conti della serva sono a spanne, ovviamente, ma quelli di Cairo no e non crediamo che saranno molto diversi. Perciò, adesso, non resta che “pulire” l’area dalle ipoteche e purtroppo deve farlo il bradicardico Comune. Tocca insomma sperare in Chiamparino. E’ dura? Mannò, chiunque può ravvedersi e riscattarsi. Persino un sindaco di Torino.
ALBERTO MANASSERO
Ridateci il Filadelfia ripulito dalle ipoteche e poi ci penso io a ricostruirlo»: quest’accelerazione a sorpresa ha scombussolato le letargiche carte comunali e valso a Cairo l’intasamento del telefonino. Da una vita, infatti, i tifosi - che continuano questa battaglia e domenica alle 10 si ritroveranno proprio al Fila - aspettavano questo gesto dai presidenti granata, perché soltanto il Torino può garantire che il Fila rinasca e rinasca per il Torino. L’euforia dunque non è stata contenibile, benché non manchi scetticismo. Si teme la mossa propagandistica. Ebbene, Cairo stavolta ha preso un impegno solenne. Su questo si gioca tutto, e secondo noi non ha puntato bene: ha puntato benissimo. Giacché fare il Fila è un affare nel vero senso della parola e in tutti i sensi: mediatico, sociale, morale ed economico. I primi tre sono palesi, ci soffermiamo sul più prosaico quarto.
Sappiamo che un serio progetto, rispettoso delle necessità tecniche d’uso e delle esigenze tutelari dei ruderi esistenti, ha un costo previsto tra i 12 e i 13 milioni di euro. Cinque/ sei per la parte prettamente sportiva, il resto perl’area commerciale (sede del club, museo, negozi, ristorante e via dicendo). Se il Toro dovesse finanziare l’intera cifra attraverso l’agevolante Credito Sportivo con mutuo ventennale, pagherebbe una rata annuale attorno al milione di euro. Se gli impegni presi sono tali, tra Comune, Provincia, Regione, 5/6 milioni sarebbero già disponibili. Perciò, già senza prevedere probabili sponsorizzazioni e interventi di fondazioni bancarie, con l’esborso stagionale per una riserva (poco più di 500 mila euro l’anno) per due decadi, il Fila è fatto. Sottraiamo l’attuale spesa di affitto per sede e Sisport (valutabile attorno ai 200 mila euro a campionato): il costo diventa irrisorio. Irrisorio per entrare nella storia dalla porta principale e dotare il Torino di un patrimonio (che alla cessione della società peserà eccome sul prezzo). I nostri conti della serva sono a spanne, ovviamente, ma quelli di Cairo no e non crediamo che saranno molto diversi. Perciò, adesso, non resta che “pulire” l’area dalle ipoteche e purtroppo deve farlo il bradicardico Comune. Tocca insomma sperare in Chiamparino. E’ dura? Mannò, chiunque può ravvedersi e riscattarsi. Persino un sindaco di Torino.
21/05/09 TUTTOSPORT Toro. Cairo: il cuore mi ordina di rifare il Fila - Manassero Alberto
http://rassegnastampa.comune.torino.it/orazionet/Rassegne/COMUNE%20TORINO/05/94671697.pdf
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