di Davide Martini
(www.alexpiccini.it) Per i tifosi del Toro meno giovani è la vera causa dei disastri degli ultimi vent’anni, per coloro cui i padri o i nonni hanno tramandato storie di tremendismo granata è[...]
Per i tifosi del Toro meno giovani è la vera causa dei disastri degli ultimi vent’anni, per coloro cui i padri o i nonni hanno tramandato storie di tremendismo granata è fonte di rabbia, per qualcun’altro è uno specchio del popolo granata, attaccato ad un passato che non torna, a simboli vetusti.
Lo Stadio Filadelfia è stato la culla della storia del Toro, il teatro delle imprese del Grande Torino, il campo d’allenamento in altre stagioni da ricordare, è stato per molti neo-granata una palestra di vita dove hanno
imparato la storia del Toro ma anche dove hanno saputo diventare uomini prima che calciatori.
Oggi il Filadelfia è uno dei più grandi scandali taciuti del paese: una discarica a cielo aperto, seriamente pericolosa anche per l’ambiente, non solo per i cuori affranti dei tifosi del Toro. Vent’anni di ipocrisie, di tentativi misteriosamente falliti, di amministrazioni comunali che attendono invano soldi privati per sistemare quello che in realtà dovrebbe essere un patrimonio di tutta la città e che come tale dovrebbe interessare eccome le istituzioni. Il tutto sulla pelle dei tifosi, increduli, che neppure per il Centenario del Toro hanno potuto rivedere il Teatro degli Eroi: così si è arrivati alla situazione di lunedì, quando un gruppo di tifosi ha prima pesantemente contestato il sindaco Chiamparino, accusato di scarso interesse verso il problema e poi quasi aggredito Diego Novelli, ex sindaco e promotore in passato di una Fondazione poi abortita.
No, le aggressioni e le minacce non hanno senso di esistere tanto più in situazioni come queste perchè il tifoso del Toro ha ragione a chiedere certezze, ma ha molto meno ragione quando sostiene che non c’è Toro senza Filadelfia: purtroppo le esigenze della squadra oggi sono ben altre ed occorre subito smettere di illudersi, anche se il mitico stadio tornasse a vivere il tremendismo di un tempo, la magia che sprigionava una volta e che immediatamente si trasmetteva ai giocatori non esisterebbe più, i tempi ed il Toro sono cambiati. Di certo il presidente che riuscirà nell’impresa attesa da oltre vent’anni entrerà di diritto nella storia, ma la realtà impone lo stop al romanticismo.
Edificato per volontà del presidente Conte Enrico Marone di Cinzano, il Fila fu inaugurato il 17 ottobre 1926. Il nome veniva ovviamente dalla sua ubicazione, in Via Filadelfia 36, la capienza era inizialmente di 15.000 posti. Furono i primi successi della squadra a dare lustro allo stadio che grazie al Grande Torino divenne un mito, una fortezza inespugnabile: cento vittorie consecutive fecero da corollario ai trionfi di Valentino Mazzola e compagni ma proprio come per la squadra degli Invincibili anche per il Filadelfia la guerra spezzò tutti i sogni. Lo stadio subì gravi bombardamenti e fu per anni inagibile. Si fa strada l’idea di demolirlo, anche la squadra lo abbandona a partire dalla stagione 1957-’58 ma in quell’anno arrivò la prima retrocessione in B e così l’anno dopo si tornò a Casa, solo però fino al 1963 quando il Comunale divenne la casa definitiva del Toro. Il Fila non cessò di esistere divenendo la sede degli allenamenti, sempre frequentata da tifosi vecchi e giovani che vi respiravano aria granata ma da quella data la vita del Filadelfia non è stata più la stessa, quasi tutti i presidenti che si sono succeduti hanno provato a ridargli vita ma dal 1979 ha anche cessato di essere la sede degli allenamenti. L’abbandono dell’impianto portò alla sua lenta distruzione: gli anni ottanta segnarono il triste decadimento, il crollo di parte delle strutture e la crescita a vista d’occhio dell’erba.
Il Filadelfia è ormai diventato un caso diplomatico: se ne sono interessati politici, ci furono persino interrogazioni parlamentari (Mario Borghezio ne presentò una nel 1993), ogni tentativo dei presidenti di turno di ridare vita al Teatro del Mito sbatte inevitabilmente contro paletti irremovibili. Oltre vent’anni fa, sotto la presidenza Sergio Rossi, furono fatti passi importanti con la ricostruzione di parte delle tribune. Nel 1995 sembra arrivata la luce in fondo al tunnel ma l’iniziativa dell’ex sindaco Diego Novelli e del primo cittadino in carica, Valentino Castellani, che crearono una Fondazione e pensarono a tutto per far rinascere il Fila con un museo e la nuova sede cadde misteriosamente nel vuoto tra continui rinvii ed il 10 aprile 1998 divenne una giornata triste per il popolo granata, inferiore per drammaticità solo al giorno della Tragedia di Superga o della morte di Gigi Meroni: il Filadelfia venne demolito.
Poi la farsa di Cimminelli con la presentazione di un progetto che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2004 e poi naufragato in prossimità delle elezioni comunali (toh, la politica…). Intanto in città ci si spartisce gli stadi, alla Juve va il Delle Alpi, al Toro il piccolo Comunale con il benestare di Cimminell. Ed il Fila? Dalla farsa si passa alla vergogna con il permesso di costruire nella zona adiacente allo stadio supermercati ed un parcheggio: oggi il Fila è un ammasso di sterpaglie, ma i supermercati ci sono eccome. Il terreno passa dalla Sis, società di Cimminelli che controlla il Torino, allo stesso Torino Calcio con una manovra assai poco trasparente.
Quindi il fallimento ed i tristi balletti odierni con Cairo che ridà vita alla società ma non vuole accollarsi anche il Fila, per il quale è disposto solo a collaborare, il Comune offre sette milioni ma il contributo del presidente non arriva mai, e chissà se mai arriverà.
Oggi chi passa da Via Filadelfia capisce molte cose: perchè se non è vero che non ci sarà Toro senza Fila, lo è che il degrado dello Stadio degli Eroi è lo specchio più fedele del triste Toro degli ultimi vent’anni.
http://guide.supereva.it/torino_fc/interventi/2009/05/filadelfia-il-teatro-della-vergogna
(www.alexpiccini.it) Per i tifosi del Toro meno giovani è la vera causa dei disastri degli ultimi vent’anni, per coloro cui i padri o i nonni hanno tramandato storie di tremendismo granata è[...]
Per i tifosi del Toro meno giovani è la vera causa dei disastri degli ultimi vent’anni, per coloro cui i padri o i nonni hanno tramandato storie di tremendismo granata è fonte di rabbia, per qualcun’altro è uno specchio del popolo granata, attaccato ad un passato che non torna, a simboli vetusti.
Lo Stadio Filadelfia è stato la culla della storia del Toro, il teatro delle imprese del Grande Torino, il campo d’allenamento in altre stagioni da ricordare, è stato per molti neo-granata una palestra di vita dove hanno
imparato la storia del Toro ma anche dove hanno saputo diventare uomini prima che calciatori.
Oggi il Filadelfia è uno dei più grandi scandali taciuti del paese: una discarica a cielo aperto, seriamente pericolosa anche per l’ambiente, non solo per i cuori affranti dei tifosi del Toro. Vent’anni di ipocrisie, di tentativi misteriosamente falliti, di amministrazioni comunali che attendono invano soldi privati per sistemare quello che in realtà dovrebbe essere un patrimonio di tutta la città e che come tale dovrebbe interessare eccome le istituzioni. Il tutto sulla pelle dei tifosi, increduli, che neppure per il Centenario del Toro hanno potuto rivedere il Teatro degli Eroi: così si è arrivati alla situazione di lunedì, quando un gruppo di tifosi ha prima pesantemente contestato il sindaco Chiamparino, accusato di scarso interesse verso il problema e poi quasi aggredito Diego Novelli, ex sindaco e promotore in passato di una Fondazione poi abortita.
No, le aggressioni e le minacce non hanno senso di esistere tanto più in situazioni come queste perchè il tifoso del Toro ha ragione a chiedere certezze, ma ha molto meno ragione quando sostiene che non c’è Toro senza Filadelfia: purtroppo le esigenze della squadra oggi sono ben altre ed occorre subito smettere di illudersi, anche se il mitico stadio tornasse a vivere il tremendismo di un tempo, la magia che sprigionava una volta e che immediatamente si trasmetteva ai giocatori non esisterebbe più, i tempi ed il Toro sono cambiati. Di certo il presidente che riuscirà nell’impresa attesa da oltre vent’anni entrerà di diritto nella storia, ma la realtà impone lo stop al romanticismo.
Edificato per volontà del presidente Conte Enrico Marone di Cinzano, il Fila fu inaugurato il 17 ottobre 1926. Il nome veniva ovviamente dalla sua ubicazione, in Via Filadelfia 36, la capienza era inizialmente di 15.000 posti. Furono i primi successi della squadra a dare lustro allo stadio che grazie al Grande Torino divenne un mito, una fortezza inespugnabile: cento vittorie consecutive fecero da corollario ai trionfi di Valentino Mazzola e compagni ma proprio come per la squadra degli Invincibili anche per il Filadelfia la guerra spezzò tutti i sogni. Lo stadio subì gravi bombardamenti e fu per anni inagibile. Si fa strada l’idea di demolirlo, anche la squadra lo abbandona a partire dalla stagione 1957-’58 ma in quell’anno arrivò la prima retrocessione in B e così l’anno dopo si tornò a Casa, solo però fino al 1963 quando il Comunale divenne la casa definitiva del Toro. Il Fila non cessò di esistere divenendo la sede degli allenamenti, sempre frequentata da tifosi vecchi e giovani che vi respiravano aria granata ma da quella data la vita del Filadelfia non è stata più la stessa, quasi tutti i presidenti che si sono succeduti hanno provato a ridargli vita ma dal 1979 ha anche cessato di essere la sede degli allenamenti. L’abbandono dell’impianto portò alla sua lenta distruzione: gli anni ottanta segnarono il triste decadimento, il crollo di parte delle strutture e la crescita a vista d’occhio dell’erba.
Il Filadelfia è ormai diventato un caso diplomatico: se ne sono interessati politici, ci furono persino interrogazioni parlamentari (Mario Borghezio ne presentò una nel 1993), ogni tentativo dei presidenti di turno di ridare vita al Teatro del Mito sbatte inevitabilmente contro paletti irremovibili. Oltre vent’anni fa, sotto la presidenza Sergio Rossi, furono fatti passi importanti con la ricostruzione di parte delle tribune. Nel 1995 sembra arrivata la luce in fondo al tunnel ma l’iniziativa dell’ex sindaco Diego Novelli e del primo cittadino in carica, Valentino Castellani, che crearono una Fondazione e pensarono a tutto per far rinascere il Fila con un museo e la nuova sede cadde misteriosamente nel vuoto tra continui rinvii ed il 10 aprile 1998 divenne una giornata triste per il popolo granata, inferiore per drammaticità solo al giorno della Tragedia di Superga o della morte di Gigi Meroni: il Filadelfia venne demolito.
Poi la farsa di Cimminelli con la presentazione di un progetto che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2004 e poi naufragato in prossimità delle elezioni comunali (toh, la politica…). Intanto in città ci si spartisce gli stadi, alla Juve va il Delle Alpi, al Toro il piccolo Comunale con il benestare di Cimminell. Ed il Fila? Dalla farsa si passa alla vergogna con il permesso di costruire nella zona adiacente allo stadio supermercati ed un parcheggio: oggi il Fila è un ammasso di sterpaglie, ma i supermercati ci sono eccome. Il terreno passa dalla Sis, società di Cimminelli che controlla il Torino, allo stesso Torino Calcio con una manovra assai poco trasparente.
Quindi il fallimento ed i tristi balletti odierni con Cairo che ridà vita alla società ma non vuole accollarsi anche il Fila, per il quale è disposto solo a collaborare, il Comune offre sette milioni ma il contributo del presidente non arriva mai, e chissà se mai arriverà.
Oggi chi passa da Via Filadelfia capisce molte cose: perchè se non è vero che non ci sarà Toro senza Fila, lo è che il degrado dello Stadio degli Eroi è lo specchio più fedele del triste Toro degli ultimi vent’anni.
http://guide.supereva.it/torino_fc/interventi/2009/05/filadelfia-il-teatro-della-vergogna
Nessun commento:
Posta un commento