STAMPA, TORINO, pag.1
GRANDE Torino, se questo cinquantesimo compleanno della tua morte avesse uno slogan, vorrei che fosse: "Grazie, abbiamo dato!". Perderti era stato gia' troppo e invece fu solo l'inizio. Imbattibili su quelli aerei, vantiamo anche una rispettabile tradizione di incidenti automobilistici (da Meroni, caduto, a Radice, sopravvissuto), tanto che, piu' che una squadra di calcio, il Toro sembra una scuderia di Formula Uno. La storia di ogni fede e' intessuta di morti precoci, ma nel nostro caso si e' esagerato. Un nome: Giorgio Ferrini. Se poi ci addentriamo nel terreno sportivo, sarebbe facile ricordare lo scudetto revocato per un tentativo di corruzione che oggi farebbe ridere, quello perso a 50 punti contro una Rube che non ci meritava, i pali di Amsterdam che ci negarono l'Uefa e tante altre sviste del destino. Da mezzo secolo il mondo del calcio ci considera un supermarket della sfiga. E per qualche oscura ragione che ha a che fare con l'orgoglio, noi ne siamo andati persino fieri. Adesso basta, pero'. Basta con la retorica del "poteva succedere solo a noi" e il culto disfattista dei morti. Basta con i piagnistei e la sensazione, spinta fino all'autocompiangimento, di essere dei perseguitati. Non so se questo adagiarsi all'ombra di una grande disgrazia abbia finito per attirarci addosso anche le altre. In ogni caso: basta. Grande Torino, d'ora in poi io voglio ricordarti da vivo. Non a Superga, la collina che ti uccise, ma al FILADELFIA, lo STADIO che ti rese eterno. E' tempo di alzarci le maniche, come faceva in campo capitan Valentino. Di ricostruire quello STADIO e, con esso, il futuro.
Massimo Gramellini
GRANDE Torino, se questo cinquantesimo compleanno della tua morte avesse uno slogan, vorrei che fosse: "Grazie, abbiamo dato!". Perderti era stato gia' troppo e invece fu solo l'inizio. Imbattibili su quelli aerei, vantiamo anche una rispettabile tradizione di incidenti automobilistici (da Meroni, caduto, a Radice, sopravvissuto), tanto che, piu' che una squadra di calcio, il Toro sembra una scuderia di Formula Uno. La storia di ogni fede e' intessuta di morti precoci, ma nel nostro caso si e' esagerato. Un nome: Giorgio Ferrini. Se poi ci addentriamo nel terreno sportivo, sarebbe facile ricordare lo scudetto revocato per un tentativo di corruzione che oggi farebbe ridere, quello perso a 50 punti contro una Rube che non ci meritava, i pali di Amsterdam che ci negarono l'Uefa e tante altre sviste del destino. Da mezzo secolo il mondo del calcio ci considera un supermarket della sfiga. E per qualche oscura ragione che ha a che fare con l'orgoglio, noi ne siamo andati persino fieri. Adesso basta, pero'. Basta con la retorica del "poteva succedere solo a noi" e il culto disfattista dei morti. Basta con i piagnistei e la sensazione, spinta fino all'autocompiangimento, di essere dei perseguitati. Non so se questo adagiarsi all'ombra di una grande disgrazia abbia finito per attirarci addosso anche le altre. In ogni caso: basta. Grande Torino, d'ora in poi io voglio ricordarti da vivo. Non a Superga, la collina che ti uccise, ma al FILADELFIA, lo STADIO che ti rese eterno. E' tempo di alzarci le maniche, come faceva in campo capitan Valentino. Di ricostruire quello STADIO e, con esso, il futuro.
Massimo Gramellini
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