lunedì 6 aprile 2009

31-10-1997, Il vecchio stadio non c'e' piu': restano i ricordi Filadelfia addio

STAMPA, TORINO, pag.75

I bambini di Melfi che hanno scritto del Torino sono fortunati: non hanno mai visto il vecchio STADIO della grandezza granata, il campo chiamato FILADELFIA dal nome di una delle vie che lo serrano. Serrano il campo, non piu' lo STADIO, perche' le gradinate sono state abbattute, in vista di uno STADIO nuovo per il 1999, quando sara' mezzo secolo da che il Grande Torino e' sparito. La fortuna e' quella di non avere, per godersi gli stadi di oggi, i templi del calcio di adesso, quel tremendo splendido termine di paragone che e', che e' stato appunto il FILADELFIA. E' come andare a messa in una bella grande chiesa moderna e non sapere nulla delle splendide chiesette antiche che stanno andando in rovina. Si crede che in quella moderna chiesa li' l'incenso abbia il migliore profumo del mondo, le preghiere riescano in maniera ottimale, e si frequentino persino piccoli anticipi di paradiso. Ma se si e' visto il FILADELFIA, se si e' vissuto calcio al FILADELFIA, ogni altro STADIO e' un algido hangar per il tifo volgare, ogni altro impianto calcistico e' un prefabbricato senza anima, ogni altra tribuna e' un riparo dalla pioggia, un non tetto di stelle. Il perche' non esiste, o meglio e' un "perche' si'". Noi che al FILADELFIA abbiamo visto tutte le partite del Grande Torino, cioe' il miglior calcio del mondo e di ogni tempo del mondo, ben sappiamo che al teatro si doveva molto della grandezza della recita. Teatro in cui noi tutti, i tifosi granata, eravamo attori, mica spettatori. Ai bambini di Melfi e a tutti i bambini che sanno, oltre che scrivere, anche leggere, raccontiamo soltanto una cosina di quel teatro: nell'intervallo noi ipertifosi granata raggrumati nella gradinata dietro al portiere della squadra avversaria, per meglio vedere i sicuri molti gol dei nostri, ci spostavamo nell'altra curva (quando ovviamente non c'era il pienone), e non piu' per goderci i gol, perche' di solito il Grande Torino andava al riposo gia' con la partita bene in pugno, ma per dialogare con il povero portierino. E mica gli lanciavamo insulti, come si farebbe adesso, semplicemente gli dicevamo che il nostro Toro era troppo forte per lui, e che la domenica successiva, contro un'altra squadra, qualunque essa fosse, le cose gli sarebbero andate meglio. Lo salutavamo e lui ci salutava. Questa e' fiaba pura per chi frequenta gli stadi di adesso. Pero' al FILADELFIA ogni fiaba diventava realta', comodamente, diremmo automaticamente. E qualcosa di quel mondo fiabesco ancora aleggia, se i bambini di Melfi, chiamati a immaginare cosa era il Toro, scrivono un libro come questo. Coraggio, speriamo.

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