Repubblica — 28 aprile 1996 - pagina 40
TORINO - Gli amici di Domenico Luzzara saliranno sul solito pullmino col pranzo al sacco, si fermeranno al ponte sul Po, metteranno il sale sull' uovo sodo e se lo mangeranno per scaramanzia. Succede da vent' anni, non funziona quasi mai però sono felici. Poi, tutti allo stadio di Torino per vedere la Cremonese che va in B. Tutti meno lui, il presidente, che alla partita non può andare altrimenti il cuore comincia a battere come le ali di una farfalla, si chiama fibrillazione, a volte si muore. Rischi che il cuore di Gian Marco Calleri proprio non corre. Neppure lui va più alla partita, ma non su consiglio medico. E' che non gliene importa niente. Ci sono tanti modi di vivere e di retrocedere, di amare lo sport e fuggirne. Torino-Cremonese è un esempio perfetto, si passa dal drammone silenzioso alla festa paesana. I granata vivono male il loro mito incenerito da un uomo che col calcio ha fatto soprattutto affari, i suoi. I grigiorossi invece hanno tagliato salame e sopressa, hanno fatto cin cin con la schiuma della bonarda, già pensano alla festa di fine anno. Quando Luzzara dirà al suo cuore di battere piano, glielo chiederà per favore e poi distribuirà le medagliette ricordo. Il Torino è retrocesso come la città in cui vive. "Forse, qui due squadre di serie A sono troppe, c' è crisi strutturale, il pallone costa una fortuna" dice il sindaco Castellani. Invece a Cremona lavorano e vivono bene in 70mila, non solo torrone e violini ma agricoltura, meccanica, chimica. A Torino il basket si è autorecluso in B per mancanza di fondi, il volley è in A2 con il Cus e sono lontani gli anni degli scudetti di Klippan e RobediKappa. A Cremona, se fai un segno col compasso sulla carta geografica scopri che a meno di un' ora d' auto ci sono Milan, Inter, Parma, Atalanta e Piacenza, eppure il calcio non muore, riesce a non farsi stritolare. Non come a Torino, dove la Juventus e la Fiat sono una morsa ma anche un alibi per troppi. Calleri sta sempre a Montecarlo, roulette e belle donne. "Me ne vado, la città non mi merita". Ha chiuso il Filadelfia, ha fatto a pezzi il vivaio migliore d' Italia, ha cambiato quattro allenatori in un anno e mezzo, perde sempre. Anche Luzzara perde spesso, ma almeno fa e dice cose grandi: "I miei scudetti sono i sette anni della Cremonese in A, dove in fondo è sempre festa". Poi racconta la sua morale: "Saper credere, saper soffrire, saper amare". Anche Calleri ama, altre cose però. Il Torino è una squadra smontata come un Lego da un bambino agitato, sarà difficile ricomporre i pezzi in B. E' in vendita per 25 miliardi, troppi, infatti nessuno lo compra, si parla di una cordata veneta (Sanson? Luxottica?) e di misteriosi emiri, intanto non ci sono neppure i soldi per pagare il Delle Alpi. Invece la Cremonese è di Luzzara da 29 magnifici anni (lui ne ha 73), i tifosi cantano a Simoni ' non ci lasciare' e ' grazie ragazzi' . E sono in B, proprio come i superstiti della curva Maratona che oggi appenderanno il solito e unico lenzuolo, ' Calleri vattene' . "Fatica sprecata, me ne vado davvero". Il Toro è una squadra allenata da una vecchia gloria amatissima, Lido Vieri, che però nella vita fa un altro mestiere, preparatore dei portieri. Finora ha conquistato un punto in quattro partite. La Cremonese ha in panchina Gigi Simoni, ex granata: "Tre anni con Nereo Rocco al Filadelfia ti segnano per sempre, quello era un mondo sacro, adesso il nostro vecchio stadio è un dormitorio di poveracci, non lo andrò a vedere, non voglio soffrire". Forse lascerà Luzzara e finirà al Napoli, non ha mai avuto grandi occasioni e le avrebbe meritate. Non come quelli del Toro di oggi, che le hanno avute e sprecate tutte. Se il Piacenza batte il Padova, Toro e Cremonese vanno in B. Matematico. L' attesa è stata consumata in modo diverso: a Orbassano, nel centro sportivo Fiat dove si allenano i granata (ai tifosi, essere ospiti di Agnelli piace da matti), ieri c' erano due sostenitori, due di numero. Giocavano a biliardino. A Cremona il centro coordinamento ha preparato la trasferta e nessuno ha dubbi, quando l' arbitro fischierà la fine i giocatori grigiorossi andranno verso il loro pubblico, saluteranno con la mano e tireranno le maglie in curva. In quel momento, Luzzara sarà felice e Calleri non sarà niente.
- di MAURIZIO CROSETTI
TORINO - Gli amici di Domenico Luzzara saliranno sul solito pullmino col pranzo al sacco, si fermeranno al ponte sul Po, metteranno il sale sull' uovo sodo e se lo mangeranno per scaramanzia. Succede da vent' anni, non funziona quasi mai però sono felici. Poi, tutti allo stadio di Torino per vedere la Cremonese che va in B. Tutti meno lui, il presidente, che alla partita non può andare altrimenti il cuore comincia a battere come le ali di una farfalla, si chiama fibrillazione, a volte si muore. Rischi che il cuore di Gian Marco Calleri proprio non corre. Neppure lui va più alla partita, ma non su consiglio medico. E' che non gliene importa niente. Ci sono tanti modi di vivere e di retrocedere, di amare lo sport e fuggirne. Torino-Cremonese è un esempio perfetto, si passa dal drammone silenzioso alla festa paesana. I granata vivono male il loro mito incenerito da un uomo che col calcio ha fatto soprattutto affari, i suoi. I grigiorossi invece hanno tagliato salame e sopressa, hanno fatto cin cin con la schiuma della bonarda, già pensano alla festa di fine anno. Quando Luzzara dirà al suo cuore di battere piano, glielo chiederà per favore e poi distribuirà le medagliette ricordo. Il Torino è retrocesso come la città in cui vive. "Forse, qui due squadre di serie A sono troppe, c' è crisi strutturale, il pallone costa una fortuna" dice il sindaco Castellani. Invece a Cremona lavorano e vivono bene in 70mila, non solo torrone e violini ma agricoltura, meccanica, chimica. A Torino il basket si è autorecluso in B per mancanza di fondi, il volley è in A2 con il Cus e sono lontani gli anni degli scudetti di Klippan e RobediKappa. A Cremona, se fai un segno col compasso sulla carta geografica scopri che a meno di un' ora d' auto ci sono Milan, Inter, Parma, Atalanta e Piacenza, eppure il calcio non muore, riesce a non farsi stritolare. Non come a Torino, dove la Juventus e la Fiat sono una morsa ma anche un alibi per troppi. Calleri sta sempre a Montecarlo, roulette e belle donne. "Me ne vado, la città non mi merita". Ha chiuso il Filadelfia, ha fatto a pezzi il vivaio migliore d' Italia, ha cambiato quattro allenatori in un anno e mezzo, perde sempre. Anche Luzzara perde spesso, ma almeno fa e dice cose grandi: "I miei scudetti sono i sette anni della Cremonese in A, dove in fondo è sempre festa". Poi racconta la sua morale: "Saper credere, saper soffrire, saper amare". Anche Calleri ama, altre cose però. Il Torino è una squadra smontata come un Lego da un bambino agitato, sarà difficile ricomporre i pezzi in B. E' in vendita per 25 miliardi, troppi, infatti nessuno lo compra, si parla di una cordata veneta (Sanson? Luxottica?) e di misteriosi emiri, intanto non ci sono neppure i soldi per pagare il Delle Alpi. Invece la Cremonese è di Luzzara da 29 magnifici anni (lui ne ha 73), i tifosi cantano a Simoni ' non ci lasciare' e ' grazie ragazzi' . E sono in B, proprio come i superstiti della curva Maratona che oggi appenderanno il solito e unico lenzuolo, ' Calleri vattene' . "Fatica sprecata, me ne vado davvero". Il Toro è una squadra allenata da una vecchia gloria amatissima, Lido Vieri, che però nella vita fa un altro mestiere, preparatore dei portieri. Finora ha conquistato un punto in quattro partite. La Cremonese ha in panchina Gigi Simoni, ex granata: "Tre anni con Nereo Rocco al Filadelfia ti segnano per sempre, quello era un mondo sacro, adesso il nostro vecchio stadio è un dormitorio di poveracci, non lo andrò a vedere, non voglio soffrire". Forse lascerà Luzzara e finirà al Napoli, non ha mai avuto grandi occasioni e le avrebbe meritate. Non come quelli del Toro di oggi, che le hanno avute e sprecate tutte. Se il Piacenza batte il Padova, Toro e Cremonese vanno in B. Matematico. L' attesa è stata consumata in modo diverso: a Orbassano, nel centro sportivo Fiat dove si allenano i granata (ai tifosi, essere ospiti di Agnelli piace da matti), ieri c' erano due sostenitori, due di numero. Giocavano a biliardino. A Cremona il centro coordinamento ha preparato la trasferta e nessuno ha dubbi, quando l' arbitro fischierà la fine i giocatori grigiorossi andranno verso il loro pubblico, saluteranno con la mano e tireranno le maglie in curva. In quel momento, Luzzara sarà felice e Calleri non sarà niente.
- di MAURIZIO CROSETTI
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