domenica 5 aprile 2009

28-02-1996, Cattedrali dello sport da salvare Comunale e Filadelfia, perso gia' troppo tempo

STAMPA, TORINO, pag.40

INCHIESTA IMPIANTI SPORTIVI E' ALLARME
La soluzione dei molti problemi viene ritardata da burocrazia e difficolta' economiche

QUATTRO cattedrali dello sport da salvare. A Torino ci sono impianti piccoli con sovraffollamento e impianti grandi inutilizzabili, o quasi, perche' appena tocchi qualcosa rischi che ti cada tutto addosso. Qualcuno li chiama monumenti, perche' sono protetti dalle Belle Arti: ma i monumenti servono ad abbellire le citta', mentre lo stato di degrado in cui si trovano il vecchio STADIO Comunale, il glorioso FILADELFIA, il Motovelodromo e il Palazzo a Vela e' una vergogna per Torino. Stanno li', immobili nel tempo. Non si sa che cosa farne, perche' mancano i soldi per farne qualcosa di veramente utile. Sono delle enormi patate bollenti, ti avvicini e gia' rischi di scottarti. E' uno spreco che Torino non puo' permettersi. Da un'indagine del Censis di un paio d'anni fa, condotta per "Il Sole-24 ore", si e' scoperto che nella nostra citta' la "qualita' dello sport" e' pessima: solo 264 impianti ogni centomila abitanti. Ad Aosta sono 777: poco piu' di un'ora d'auto, ma la distanza e' di anni luce per chi ha voglia di mettersi una tuta addosso. E ancora: se l'Italia e' un Paese di poeti, di santi e di navigatori, Torino e' soprattutto una citta' di bocciodromi (se in citta' non ce ne fossero in abbondanza, la media degli impianti sarebbe quasi da Terzo Mondo). Eppure quasi tutti i ragazzi della nostra citta' dichiarano di voler fare dello sport: ma ci riescono soltanto il 47, 2 per cento dei maschi ed il 55 per cento delle femmine (l'indagine e' dell'Istituto di Medicina dello Sport). Gli altri magari ci provano, poi si trovano davanti a muri di gomma, si sentono respinti e si scoraggiano. E allora accendono la televisione, non la spengono piu' e diventano sportivi da poltrona. Soprattutto per questo le cattedrali dello sport non possono essere lasciate al loro destino. Lo STADIO Comunale, attualmente, e' usato dalla Juventus per gli allenamenti ed ospita l'Istituto di Medicina dello Sport. E poi: tre palestre vengono utilizzate da Sportinsieme, una dal Boxing Club, una dalla Bocciofila STADIO, due per Yoshin Ryu e Kodokan Club (arti marziali). Troppo poco, per un impianto cosi' grande, quasi nel cuore della citta'. Ma allora, che cosa si puo' fare? Spiega Domenico Pavarin, dirigente del Servizio dello Sport presso l'assessorato: "Il Comunale dovrebbe diventare uno STADIO alternativo al Delle Alpi. La convenzione trentennale che regola i rapporti tra Acqua Marcia e Citta' di Torino scadra' nel 2020: fino ad allora, quindi, niente partite di A e B, ne' gare internazionali, ne' grossi concerti. Ma il vecchio STADIO tornerebbe a vivere: potrebbe servire per incontri di calcio della A femminile, il football americano, il rugby. Adesso si puo' giocare, in teoria: ma senza pubblico. Cioe', anche senza sponsor: chi e' cosi' generoso da finanziare una squadra senza ottenere nulla in cambio?". "Bisognerebbe ottenere l'agibilita' per la tribuna autorita' e una parte di quella numerata, diciamo per almeno un migliaio di persone: i lavori di ristrutturazione e di rifacimento della tettoia erano gia' in bilancio nel '95, forse quest'anno finalmente si riuscira' ad eseguirli, la spesa prevista e' di seicento milioni". Ed e' questo il progetto che, quasi certamente, andra' in porto. Ma e' ancora troppo poco: e' inutile pensare in grande se le tasche sono quasi vuote, e' vero, ma mille spettatori per il Comunale non risolvono il problema. Chi ha voglia di recitare in un grande teatro sapendo che potra' riempire solo le prime due file? Un'altra idea, realizzabile, portava la firma di Alberto Ferrero, presidente del Coni regionale: "Pensavamo di ristrutturare il Comunale facendolo diventare l'unica sede di tutte le Federazioni regionali: alcune non hanno neppure un luogo di ritrovo, come quella del golf, o quella dei disabili. Avremmo creato ambienti nuovi, usando un prestito del Credito sportivo a tasso molto agevolato. Alla societa' costruttrice si sarebbe potuto dare degli spazi, come compenso, per tirare fuori meno quattrini. Ne abbiamo parlato col sindaco Castellani e con l'assessore Baffert, ma il progetto si e' arenato perche' l'ufficio legale del Comune ha detto: "Occorre lanciare un bando di concorso". Sarebbe stato un iter burocratico pazzesco. Ci sono leggi dello Stato troppo rigide, ci si sente con le mani legate". Il vecchio Comunale sede delle Federazioni? Una buona idea, ma soprattutto per chi segue lo sport dietro una scrivania. Demolirlo, comunque, non si puo': "Fu fatto costruire in soli otto mesi da Mussolini - spiega Franco Ormezzano, direttore della Sovraintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici - ed e' soggetto a vincolo, in base alla legge 1089 del 1o gennaio '39, in quanto e' ritenuto di interesse storico-artistico. In sostanza: si puo' trasformare, ristrutturare: ma non buttare giu'". Per il FILADELFIA, com'e' noto, e' partita la Grande Scommessa: la Fondazione presieduta dall'ex sindaco Novelli ha acquisito la proprieta' di tutta l'area e vuol trasformarla nel salotto della citta'. I lavori dovrebbero cominciare entro fine anno e concludersi nel maggio '99 per l'inaugurazione, in concomitanza con il cinquantenario della scomparsa del Grande Torino. La nuova struttura dovrebbe essere da 15.000-18.000 posti, ovviamente tutti a sedere e al coperto. Nessuna barriera di protezione tra gli spettatori e il campo, che verrebbe utilizzato per partite di Coppa Italia, amichevoli, tornei, allenamenti. E in teoria, non trattandosi di un impianto comunale, il Torino potrebbe persino tornare al FILADELFIA per gli incontri di campionato. "Il vecchio FILADELFIA - spiega Novelli - ha assunto, a causa di un lento ma progressivo degrado, un aspetto spettrale che ha ferito non solo la tifoseria granata, ma tutti i torinesi. Il nostro obiettivo e' quello di cancellare questa vergognosa ferita dal volto della citta'. E' un sogno, lo so. Ma e' realizzabile. Il vecchio cuore granata non muore mai".
Maurizio Caravella (1 - continua)

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