giovedì 9 aprile 2009

05-07-1998, Mondo: porto il Toro in A e al Filadelfia "La mia scelta dettata dall'amore"

STAMPA, TORINO, pag.31

Torna in granata un allenatore simbolo per ritentare subito la scalata al massimo campionato

TORINO. E' un caldo sabato d'estate, il centro di Torino e' quasi deserto. Ma d'improvviso la quiete si rompe. Sotto i portici di via Roma viene acceso un fumogeno, che manda in alto vapori granata. E sale un coro: "E-mi-lia-no, al-za la se-dia". Emiliano Mondonico e' sopra, nell'ammezzato; il presidente Vidulich lo sta presentando alla stampa. Gli irriducibili non hanno voluto mancare all'appuntamento. Mondonico alzo' quella famosa sedia in un gesto di ribellione quando il Torino per un soffio perse la finale di coppa Uefa contro l'Ajax: 2-2 al Delle Alpi, 0-0 ad Amsterdam. Il giorno della sedia, appunto. Era il 1992. Da allora, il lento declino del club granata. Ora e' tornato, Mondonico, dopo quattro anni all'Atalanta. Per mettere sulla buona rotta quella navicella che non riesce a traghettarsi fuori dal mare della serie B. I tifosi granata hanno bisogno di simboli. Mondonico e' l'ultimo legame con la storia di un Torino d'alta classifica. Ma e' stato scelto per le sue qualita' tecniche. Meglio se e' anche una bandiera. Ed eccoci ora ai molti concetti che ha espresso. Perche' e' tornato. "Avevo ancora un anno di contratto con l'Atalanta. Potevo prendermi una stagione di vacanza-studio, di quelle che fanno tanto bene agli allenatori ed evitano loro di prendere l'infarto. Oppure potevo andare in un club che mi offriva una barca di soldi. Ma non si sfugge al proprio destino. Ho ritenuto un dovere, prima di tutto, venire qui. Quando me ne andai, quattro anni fa, ai tifosi granata che mi chiedevano un autografo scrivevo vicino al mio nome la parola arrivederci. Non potevo rifiutare, soprattutto dopo lo spareggio fallito. Mi sento addosso una seconda pelle, e' un senso di responsabilita' verso i tifosi del Toro che vedono in me un punto importante della ricostruzione. E questo e' il momento di dare una svolta, anche se non potro' far nulla da solo. Ci vuole un gruppo, e mi pare di aver capito che qui c'e' un buon gruppo. C'erano gia' stati dei contatti un anno fa con i dirigenti del Torino, ma avevano acquistato la societa' una settimana troppo tardi, avevo appena firmato con l'Atalanta. Ora sono qui. Vi assicuro, non ho fatto una scelta di comodo, anche se il colore dei soldi e' sempre uguale". Gli obbiettivi. "Ovvio, bisogna tornare subito in serie A. E' la sede naturale del Toro. Ma io ho un contratto di tre anni, e il mio grande sogno e' di arrivarci, alla serie A, e poi restarci per giocare nel 2001 al FILADELFIA ricostruito. Appuntamento a tutti per quella data in quello STADIO. Prepariamoci alla battaglia. Abbiamo un Napoli favorito della B, poi sei o sette squadre piu' o meno sullo stesso piano. Cercheremo di essere i primi del gruppo, anche se tutti volevano battere il Toro ieri e tutti lo vorranno battere domani, anche perche' sono arrivato io con propositi dichiarati di promozione". La squadra. "Se togliamo le prime sette partite di campionato, e le ultime sette di grande sofferenza, il Torino gia' quest'anno ha dimostrato di essere squadra da serie A. Partiamo da una buona base, abbiamo un nucleo attorno al quale fare le giuste scelte. Parlo del portiere Bucci, dei due marcatori Bonomi e Maltagliati, del libero Fattori, di Ferrante, di Lentini. Occorre qualche ritocco intelligente, soprattutto una punta da affiancare a Ferrante. Purtroppo siamo sempre gli ultimi a partire nella campagna acquisti, abbiamo potuto iniziarla da dieci giorni. Pavarese mi ha detto che non verra' Iannuzzi, c'erano degli intoppi. Non e' un problema, rimedieremo". Lentini. "Penso che abbia ancora molte cose da dire. L'ho visto solo un paio di volte quest'anno, l'ultima nello spareggio, e non mi e' parso in condizioni cosi' disastrose come mi descrivono. Puo' dare quantita' alla squadra, non solo qualita', e la dara'. Ha bisogno di fiducia. Ma che sia tutto da ricostruire mi sembra troppo. Qui il presidente mi ha regalato la maglia numero 8, ma non c'e' nessun pericolo. Il numero resta di Gigi". Conclusione. " Noto in molti tifosi del Toro una tendenza positiva, sono abituati da sempre a soffrire ma stanno mettendo da parte il vittimismo, vedono il bicchiere mezzo pieno e non piu' mezzo vuoto. Devono fare tutti cosi'. Lo spareggio Perugia-Torino dev'essere il punto di partenza, non quello di arrivo, non un'occasione per disperarsi. E guai a pensare che basti il mio arrivo a risolvere tutto. Il Toro siamo tutti noi".
Gianni Romeo

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