Via libera per la Fondazione Campo FILADELFIA. Lunedi' scorso il Consiglio comunale ha approvato la delibera di adesione della citta' (con l'astensione di Ccd, Lega e popolari) all'atto costitutivo dell'associazione. Il Comune rinuncera' a un credito di 568 milioni nei confronti del Torino Calcio, societa' che a sua volta dona l'immobile alla Fondazione. Cosi' il progetto per la ristrutturazione del glorioso impianto del Torino puo' partire. Promotori dell'iniziativa sono alcuni eccellenti cuori granata, primo fra tutti quello del deputato Diego Novelli. L'ex sindaco ha coinvolto l'attuale presidente Calleri, i predecessori Rossi e Gerbi, altri sostenitori della societa' come l'imprenditore Giribaldi, l'avvocato Ferreri, l'ex general manager Bonetto, e operatori sociali, tra cui don Luigi Ciotti, don Isidoro, don Aldo Rabino. Aderiranno club di tifosi e la partecipazione e' aperta a quanti altri condividono l'iniziativa, ha spiegato Novelli. L'obiettivo e' di recuperare l'uso di un impianto oggi chiuso per degrado e di rivitalizzarlo con attivita' sportive e sociali, realizzando sotto le tribune, ristrutturate per ospitare 10-15 mila spettatori, sedi per tifosi, per il calcio giovanile, per gli appassionati dello sport. Una delle ipotesi prevede che al posto del piccolo campo di allenamento (di fronte allo stadio) vengano anche realizzati un parcheggio sotterraneo e un residence. E dalla commercializzazione di questo settore deriverebbero parte dei fondi per finanziare l'intervento complessivo sul FILADELFIA (si parla di una ventina di miliardi). La proposta ha sollevato critiche da parte di alcuni tifosi che si sono costituiti in un gruppo denominato "Sentinelle del FILADELFIA". "Vigileremo" annuncia il promotore Manlio Collino, direttore del periodico "Fegato Granata". "Sono centinaia i club dei tifosi - ha replicato Novelli in Sala Rossa -, il recupero del FILADELFIA lo chiedono tutti".
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Non c'è da stupirsi. Già nel 1995, esattamente il 30 di marzo, aveva detto di fronte alla Commissione Cultura del Comune di Torino, parlando del Filadelfia: "...venerdì della prossima settimana faremo un'assemblea con tutti i rappresentanti dei club granata...quindi, anche per dire, non è che andiamo lì a distruggere le memorie, salvaguardiamo tutte le cose che ricordano il Grande Torino...sì, perché son già arrivati, sono tutti lì, vogliono fotografare tutto....la panca dove si sedeva Valentino Mazzola....l'angolo dove starnutiva Gabetto..." Se non vi basta il testo, dovreste sentire il tono sprezzante con cui faccia da loculo pronuncia l'ultima frase, dal "sì, perché son già arrivati..." fino a quell'incredibile "...dove starnutiva Gabetto" a cui manca solo la chiosa "poveri scemi!"". Quei poveri scemi eravamo noi delle Sentinelle, ma non così scemi da non avere il nastro registrato, destramente passatoci da una nostra talpa al municipio. Lo manderemo in onda, amplificato, durante il festival del decennale perché, scritte, quelle parole fanno già un certo effetto, ma ascoltate sono impressionanti. Non si capisce come abbiano potuto affidare la sorte del Filadelfia ad uno che fin dall'inizio ne parlava in questi toni.
Oppure lo si capisce fin troppo, alla luce degli ultimi sviluppi della questione stadi. Novelli ha anche la faccia tosta di ripetere, adesso, che la soluzione finale proposta da Cimminelli (un campetto "della memoria" da 4000 posti con sede sociale e museo, naturalmente coi negozi intorno anche se, bontà sua, senza Hotel) era l'obbiettivo della Fondazione fin da quando nacque. Altra menzogna. La frattura insanabile fra l'ex sindaco e Fegato Granata si era verificata immediatamente, nei primi mesi del '95, proprio su questa ipotesi.
Fegato contestava il sacrificio del campetto in favore dell'albergo, e la spesa di 50/70 miliardi (era quella la previsione di allora) per un impianto che non solo non sarebbe servito alla prima squadra per giocarci in campionato, ma sarebbe stato profanato e strangolato da palazzi e cubature commerciali. Piccolo per piccolo, dicemmo fin da subito, tanto vale restaurare il Fila così com'è, valendoci del progetto Zavanella (già pagato e messo a disposizione da Gerbi), che prevede una spesa di soli nove miliardi.
Don Diego capì allora che per farci digerire il suo (suo?...) "contorno commerciale" doveva prometterci un impianto da campionato. Di fronte a quel sogno, che significava il ritorno alle origini e la garanzia di 7-10 punti in più per ogni campionato, la maggior parte dei tifosi si fidò di lui, che nel frattempo faceva il giro delle sette chiese (cioè visitava i club della curva, le circoscrizioni, i Rotary...) sciorinando disegni, plastici e progetti. La capienza passò (tanto, promettere non costra nulla) dai 7/12000 posti a sedere iniziali (con strizzatina d'occhio del crisantemo, come dire "poi vedrete che in corso d'opera.... sapete come vanno queste cose... lasciatemi lavorare..."), ai 15/21000 del secondo progetto Renacco, diventati 25000 sotto Vidulich con l'abbassamento del terreno, e 35000 nel cheeseburger a più strati di Cimminelli, quello con il tunnel su Via Giordano Bruno e l'entrata dal lato ferrovia.
Ma solo con il progetto Vidulich, ripeto, Novelli è riuscito a farci inghiottire il rospo della demolizione. Le sue balle tecniche per giustificarla, quelle sull'amianto, sui tubi e sui pericoli di crollo (mai partite ordinanze comunali che parlassero di crollo strutturale, abbiamo controllato), non le abbiamo mai bevute. Speravamo solo che il sacrificio servisse alla realizzazione del grande sogno.
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