STAMPA, TORINO, pag.39
"Risaniamo la citta', insieme" Il sindaco: il Comune da solo non basta
Sulla scrivania di Valentino Castellani i ritagli di giornale raccontano una citta' lontana dalle ambizioni di un sindaco. Una "Torino da salvare" sta scritto in capo a ogni articolo dell'inchiesta condotta da "La Stampa" in queste settimane: lo sfacelo di villa Capriglio e villa Genero, il malinconico tramonto dello stadio FILADELFIA, le fontane sporche o a pezzi, i parchi aggrediti dai vandali e devastati dall'incuria. Altri beni vengono meno anche perche' se ne perdono poco per volta il ricordo e la cognizione del loro passato. Come la fonte Santa Barbara, in corso Regina, che per secoli ha fornito acqua ai volontari antincendio e oggi e' usata quasi come pattumiera. O come l'antico imbarco del Re, dietro la reggia del Valentino. Le piene del Po l'hanno sommerso di sabbia: e' solo un approdo, ma ha conosciuto le epopee di Emanuele Filiberto e Napoleone. Forse fra una generazione piu' nessuno lo ricordera'. Cosi' l'incuria avra' ingoiato anche frammenti di memoria e identita' torinese. SINDACO, l'inchiesta de "La Stampa" da' conto di un pezzo di Torino. La punta di un iceberg. Tra un anno, due al massimo, una grande fetta del centro sara' svuotata dal trasferimento degli uffici giudiziari in corso Vittorio Emanuele. Non teme che via Tasso e via Corte d'Appello diventino altri punti neri nella mappa del degrado? "Certo che lo temo, che lo temiamo noi della giunta. Cercheremo di prevenire i problemi". Puo' essere piu' concreto? "Va bene, del resto non penso di svelare un segreto. Fin dall'autunno istituiro' una commissione con il compito specifico di studiare il riutilizzo dei palazzi oggi adibiti a uffici giudiziari. Naturalmente ci metteremo pezzi di Comune, quelli che oggi sono ritagliati in altre parti della citta', spesso in affitto. Ma non basta. E' indispensabile che gli edifici ospitino anche negozi, alloggi, caffe' e ristoranti. Insomma che siano vivi anche dopo le 18. Tra l'altro venderne una parte potrebbe rivelarsi anche un affare economico per la citta'". E' il solito discorso dei pri vati? In realta' i risultati delle vendite comunali non sono brillantissimi. "Lo so, e ho presentato il problema al ministro Maroni. Recentemente ho visitato Chambery, una citta' che ha saputo rivalutare splendidamente il centro storico. Sa come hanno fatto i francesi? Meta' delle spese a carico dei privati, un quarto allo Stato, l'altro 25 per cento agli Enti locali. Non mi pare impossibile copiare questo metodo anche da noi. Non sempre e' il caso di inventare nuove formule". La nostra inchiesta ha mes so a fuoco alcune emergen ze, avvertendo che non so no le sole. Iniziamo dal Fila delfia. E' un monumento non solo sportivo, visto il bagaglio di affetti e senti menti che conservano gli spalti del vecchio stadio. E sta morendo. "Lei sa che il FILADELFIA non e' proprieta' del Comune. Ma poco importa, perche' il problema si potrebbe riproporre per il Motovelodromo o il Palazzo a Vela. Stiamo scontando gli Anni Ottanta, quando tutti pensarono ai nuovi stadi per il Mondiale 1990 e nessuno si occupo' dell'esistente. Per tornare al FILADELFIA noi abbiamo fatto la nostra parte, prevedendone ancora un uso sportivo anche nel futuro disegnato dal piano regolatore. Non basta, e' ovvio: a ottobre incontrero' le societa' sportive, a iniziare da Juve e Toro, e insieme discuteremo del domani di questi impianti. Delle Alpi incluso". Emergenze cui e' difficile ri spondere. Molto meno, se guendo l'esempio che ab biamo fatto, rispondere al le giuste aspettative di chi vorrebbe frequentare il Lungopo' Sardegna, o vede re le fontane torinesi in funzione. "Per Lungopo' Sardegna abbiamo previsto un cantiere di lavoro, ossia degli operai che cercheranno di rimetterlo all'onor del mondo. Sono d'accordo con voi, che un pezzo di Torino, nemmeno periferico, sia in queste condizioni e' uno scandalo. Si puo' rimediare, e lo dimostra il parco Michelotti, all'ex zoo, dove abbiamo iniziato, e in parte concluso, una importante opera di bonifica. Non e' finita, vogliamo ancora spenderci 400 milioni per fogne, luce, strutture interne". Ci siamo anche occupati di due ville, Capriglio e Gene ro. Scoprendo una situazio ne a dir poco allarmante. "E' vero. Per villa Capriglio abbiamo in progetto il parziale utilizzo del Sermig. Mi pare un'iniziativa lodevole e la seguiremo con grande attenzione. Per villa Genero abbiamo serie difficolta'. I parchi periferici sono stati oggetto di studio, e bellissimi disegni. Tutti rimasti nel cassetto. In quelle zone e' molto difficile difenderci dal cannibalismo dei vandali. Insomma, dovremo rivedere gli obbiettivi. Onestamente non so individuare una soluzione, non ancora almeno". Sindaco, lei traccia un qua dro dove a qualche luce corrispondono ancora mol te ombre. "Sono stato onesto. Faccio un appello, forse ovvio ma indispensabile: da soli non ce la faremo, lo dimostrano tutte le esperienze italiane ed europee. Non sono dispiaciuto perche' i giornali raccontano i buchi neri di Torino. Anzi, e' bene parlarne. Il vero e irrimediabile guaio sarebbe un altro: che questi problemi, del resto visibili a tutti, cadessero nel dimenticatoio".
Giampiero Paviolo
"Risaniamo la citta', insieme" Il sindaco: il Comune da solo non basta
Sulla scrivania di Valentino Castellani i ritagli di giornale raccontano una citta' lontana dalle ambizioni di un sindaco. Una "Torino da salvare" sta scritto in capo a ogni articolo dell'inchiesta condotta da "La Stampa" in queste settimane: lo sfacelo di villa Capriglio e villa Genero, il malinconico tramonto dello stadio FILADELFIA, le fontane sporche o a pezzi, i parchi aggrediti dai vandali e devastati dall'incuria. Altri beni vengono meno anche perche' se ne perdono poco per volta il ricordo e la cognizione del loro passato. Come la fonte Santa Barbara, in corso Regina, che per secoli ha fornito acqua ai volontari antincendio e oggi e' usata quasi come pattumiera. O come l'antico imbarco del Re, dietro la reggia del Valentino. Le piene del Po l'hanno sommerso di sabbia: e' solo un approdo, ma ha conosciuto le epopee di Emanuele Filiberto e Napoleone. Forse fra una generazione piu' nessuno lo ricordera'. Cosi' l'incuria avra' ingoiato anche frammenti di memoria e identita' torinese. SINDACO, l'inchiesta de "La Stampa" da' conto di un pezzo di Torino. La punta di un iceberg. Tra un anno, due al massimo, una grande fetta del centro sara' svuotata dal trasferimento degli uffici giudiziari in corso Vittorio Emanuele. Non teme che via Tasso e via Corte d'Appello diventino altri punti neri nella mappa del degrado? "Certo che lo temo, che lo temiamo noi della giunta. Cercheremo di prevenire i problemi". Puo' essere piu' concreto? "Va bene, del resto non penso di svelare un segreto. Fin dall'autunno istituiro' una commissione con il compito specifico di studiare il riutilizzo dei palazzi oggi adibiti a uffici giudiziari. Naturalmente ci metteremo pezzi di Comune, quelli che oggi sono ritagliati in altre parti della citta', spesso in affitto. Ma non basta. E' indispensabile che gli edifici ospitino anche negozi, alloggi, caffe' e ristoranti. Insomma che siano vivi anche dopo le 18. Tra l'altro venderne una parte potrebbe rivelarsi anche un affare economico per la citta'". E' il solito discorso dei pri vati? In realta' i risultati delle vendite comunali non sono brillantissimi. "Lo so, e ho presentato il problema al ministro Maroni. Recentemente ho visitato Chambery, una citta' che ha saputo rivalutare splendidamente il centro storico. Sa come hanno fatto i francesi? Meta' delle spese a carico dei privati, un quarto allo Stato, l'altro 25 per cento agli Enti locali. Non mi pare impossibile copiare questo metodo anche da noi. Non sempre e' il caso di inventare nuove formule". La nostra inchiesta ha mes so a fuoco alcune emergen ze, avvertendo che non so no le sole. Iniziamo dal Fila delfia. E' un monumento non solo sportivo, visto il bagaglio di affetti e senti menti che conservano gli spalti del vecchio stadio. E sta morendo. "Lei sa che il FILADELFIA non e' proprieta' del Comune. Ma poco importa, perche' il problema si potrebbe riproporre per il Motovelodromo o il Palazzo a Vela. Stiamo scontando gli Anni Ottanta, quando tutti pensarono ai nuovi stadi per il Mondiale 1990 e nessuno si occupo' dell'esistente. Per tornare al FILADELFIA noi abbiamo fatto la nostra parte, prevedendone ancora un uso sportivo anche nel futuro disegnato dal piano regolatore. Non basta, e' ovvio: a ottobre incontrero' le societa' sportive, a iniziare da Juve e Toro, e insieme discuteremo del domani di questi impianti. Delle Alpi incluso". Emergenze cui e' difficile ri spondere. Molto meno, se guendo l'esempio che ab biamo fatto, rispondere al le giuste aspettative di chi vorrebbe frequentare il Lungopo' Sardegna, o vede re le fontane torinesi in funzione. "Per Lungopo' Sardegna abbiamo previsto un cantiere di lavoro, ossia degli operai che cercheranno di rimetterlo all'onor del mondo. Sono d'accordo con voi, che un pezzo di Torino, nemmeno periferico, sia in queste condizioni e' uno scandalo. Si puo' rimediare, e lo dimostra il parco Michelotti, all'ex zoo, dove abbiamo iniziato, e in parte concluso, una importante opera di bonifica. Non e' finita, vogliamo ancora spenderci 400 milioni per fogne, luce, strutture interne". Ci siamo anche occupati di due ville, Capriglio e Gene ro. Scoprendo una situazio ne a dir poco allarmante. "E' vero. Per villa Capriglio abbiamo in progetto il parziale utilizzo del Sermig. Mi pare un'iniziativa lodevole e la seguiremo con grande attenzione. Per villa Genero abbiamo serie difficolta'. I parchi periferici sono stati oggetto di studio, e bellissimi disegni. Tutti rimasti nel cassetto. In quelle zone e' molto difficile difenderci dal cannibalismo dei vandali. Insomma, dovremo rivedere gli obbiettivi. Onestamente non so individuare una soluzione, non ancora almeno". Sindaco, lei traccia un qua dro dove a qualche luce corrispondono ancora mol te ombre. "Sono stato onesto. Faccio un appello, forse ovvio ma indispensabile: da soli non ce la faremo, lo dimostrano tutte le esperienze italiane ed europee. Non sono dispiaciuto perche' i giornali raccontano i buchi neri di Torino. Anzi, e' bene parlarne. Il vero e irrimediabile guaio sarebbe un altro: che questi problemi, del resto visibili a tutti, cadessero nel dimenticatoio".
Giampiero Paviolo
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