Il sindaco Chiamparino “benedice” la trattativa in corso con l’Agenzia delle Entrate
L'INCHIESTA
Ormai in Municipio sono convinti che il denaro proposto (quasi 500 mila euro) sia sufficiente: anche l’Agenzia ha interesse a chiudere la partita. Se no...
MARCO BONETTO
TORINO. Qualcosa si muove per il Filadelfia, si scriveva sul giornale di ieri: dopo anni di rinvii, la Giunta Chiamparino si è finalmente decisa a presentare un’offerta (la prima offerta ufficiale scritta) all’Agenzia delle Entrate, con l’obiettivo di estinguere le due ipoteche iscritte nel 2005 sull’area del Grande Torino. Ipoteche risalenti al tempo di Cimminelli, che impediscono di muovere qualsiasi passo concreto per la riqualificazione del quadrilatero della leggenda, diventato della vergogna dal 1997, cioè da quando lo stadio fu raso al suolo, lasciando una discarica a cielo aperto. Mai dimenticare da dove si è partiti e dove si è (non) arrivati, almeno ad oggi. Mai dimenticare, ma sempre seguire anche la stella cometaper cui si battono da oltre due lustri tifosi e cittadini, insieme con Tuttosport: la realizzazione di un centro sportivo per gli allenamenti del Toro e le partite della Primavera, come ripetutamente promesso dal sindaco Chiamparino, dai suoi assessori e pure da Cairo, una volta entrato in scena.
PERIZIE. Sotto la supervisione del sindaco e dopo lunghe analisi dei tecnici comunali e dell’avvocatura municipale, l’assessore all’Urbanistica e Patrimonio ( Viano) e il suo collega allo Sport ( Sbriglio) hanno steso la lettera spedita all’Agenzia. Bocche cucite sulla cifra offerta. Ma, come annunciato ieri, già si sa che in ballo vi è poco meno di 500 mila euro. E 500 mila euro sono anche i soldi accantonati fin dal 2006 dal curatore fallimentare del vecchio Torino, Cerri, giust’appunto per cancellare quelle ipoteche. La coincidenza non è casuale: innanzi tutto è opportuno ribadire che per ora il Comune non offre denaro proprio, ma altrui; in secondo luogo va sottolineato come già tre anni fa le indicazioni lasciassero intendere che, per l’estinzione di quei vincoli, non servissero cifre plurimilionarie. Evidentemente, nell’ottica del Comune, la situazione non è cambiata nemmeno da questo punto di vista. La discarica del Fila, ora che non presenta più supermercati e palazzi da costruire, vale ben poco (volendo, anche solo 10 euro, è arrivata a sancire una perizia in mano al Comune, controbilanciata da un’altra da 1,5 milioni, che però considera tutto il quadrilatero e non solo le parti ipotecate, ovvero circa tre quarti dell’intera area). Come è prassi, l’Agenzia iscrisse le due ipoteche (una delle quali contempla anche l’Olimpico) per un importo pari al doppio dei debiti del Toro, riconosciuti nel 2005, l’anno del fallimento. Il club aveva in mano quei beni immobili, in diritto di superficie e gestione: ecco perché l’Agenzia vincolò “solo” i ruderi del Fila e lo stadio, appiccicandogli quell’etichetta eccezionale da 76 milioni, riconducibile non al valore in sé dei beni, ma al credito vantato nei confronti del vecchio Torino.
«TUTTI A ROMA!». Si può desumere che in Comune siano convinti che per bonificare il Fila dalle ipoteche (esclusivamente il Fila, almeno per ora) sia più che sufficiente una cifra non superiore a quella stanziata dal curatore fallimentare. E questo, al di là delle perizie, anche perché, presumibilmente, la stessa Agenzia delle Entrate avrebbe ora tutto l’interesse di incassare quel cumulo di denaro, per quanto non enorme: sempre meglio che il niente di questi anni. Il Comune è pronto pure ad affrontare un contenzioso, in caso di mancato accordo, che potrebbe anche risolversi, dopo altri anni infiniti, in una bocciatura per l’Agenzia («Sono disposto anche ad andare a Roma al Ministero per far sentire le nostre ragioni», ha già preannunciato, d’altra parte, l’assessore Viano). Dopo tutte le polemiche che hanno investito pure l’Agenzia e con il rischio che non passi di mano neanche un euro, converrebbe davvero a tutti, a questo punto, trovare un accordo e chiudere una buona volta la partita: così ragionano in Comune, speranzosi.
L’ACCELERATA. «Stiamo trattando e ho ragioni per essere moderatamente ottimista», ha già dichiarato Chiamparino. «Quel che manca», però, «è sempre uno o più privati disposti a investire almeno 10 milioni di euro» per realizzare il centro sportivo, ha aggiunto il sindaco di Torino. Ma questo è un altro discorso: ovviamente fondamentale, ma pur sempre successivo alla cancellazione delle ipoteche da parte del Comune, proprietario del Fila e dell’Olimpico. In attesa della risposta dell’Agenzia e dello sviluppo delle trattative (un ulteriore tira e molla non è certo escluso), si può infine sottolineare come l’ingresso in Giunta dell’assessore Sbriglio, avvenuto in estate al posto di Montabone, abbia sicuramente dato un’accelerata: è stato infatti Sbriglio, in questi mesi, a riannodare i fili, a riaprire il dialogo e a esercitare pressioni affinché il Comune sfornasse, una buona volta, almeno una prima offerta ufficiale all’Agenzia. Ma per i complimenti c’è tempo: nel caso, a posteriori, cioè solo dopo l’avvenuta cancellazione delle ipoteche. Perché ora servono fatti, non le solite promesse, le solite parole, le solite buone intenzioni.
QUANTE CONTRADDIZIONI
La Fondazione non esiste ancora
TORINO. Giorni fa, durante il sopralluogo nel cantiere del Delle Alpi juventino, Chiamparino disse anche: «Sinceramente... per essere onesto... non credo che la prima pietra del Filadelfia verrà messa prima della scadenza del mio mandato (estate 2011, ndr). Noi non mettiamo prime pietre. Noi abbiamo predisposto tutti gli strumenti perché un privato possa investire, se lo vuole». E quello per il Fila «è un investimento che nel modo più assoluto non può essere retto solo sulle spalle pubbliche. Lo strumento per intervenire, cioè la Fondazione, è predisposto: è lì pronta a ricevere gli investimenti di quei privati che vogliano essere protagonisti della ricostruzione del Filadelfia»: Chiamparino dixit. Ma non è così: finora il Comune ha approvato solo lo statuto di una futura Fondazione, che per adesso non potrebbe ricevere proprio un bel niente, visto che non esiste ancora...
M.BON.
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