STAMPA, TORINO, pag.49
IL PROGETTO DEL FILM DI VINCENZO VERDECCHI. Mario, trombettiere del Grande Torino
Il film si aprira' sul vecchio campo dello STADIO FILADELFIA, perfettamente ricostruito e completamente vuoto. In sottofondo la radiocronaca di una delle partite leggendarie del Grande Torino, di cui il regista Vincenzo Verdecchi fara' percepire come le ombre che ridiscendono sul terreno di gioco. Verdecchi abbassa gli occhi su un foglio, e legge poche righe. E' una dedica al FILADELFIA: «Qui si celebra la durata, la continuazione. Quello che non passa mai, e ci rende immortali. Quello che ci fa sentire per sempre parte della nostra memoria. Qui, amico mio, il tempo quando entra si ferma un attimo, e si toglie il cappello». Ha un budget gia' finanziato di quasi 5 milioni di euro, il suo film: il progetto, presentato al Torino Film Festival, ha ottenuto il riconoscimento di interesse culturale nazionale della Commissione cinema. Il film sara' distribuito nelle sale con il titolo «Ora e per sempre» e sara' interamente girato a Torino: nove settimane di riprese in primavera, quando interi angoli di citta' torneranno ad avere il volto del 1949. Sara' «un dramma sentimentale, o meglio una favola». Avra' una trama di finzione, e raccontera' la leggenda granata. Nato da un'idea dello sceneggiatore Carmelo Pennisi (siciliano trapiantato a Roma, ma granata da quando aveva 5 anni) «Il film - dice Verdecchi - e' per meta' ambientato ai giorni nostri, e per meta' nel '49. Raccontera' la storia di Mario, il trombettiere che suonava la carica al FILADELFIA quando la squadra sembrava scendere di tono. Allora capitan Mazzola si rimboccava le maniche della maglietta: da quel momento sembrava che le maglie granata si moltiplicassero in campo, e fioccavano i goal. Il giorno dopo la tragedia di Superga, la tromba suono' un'ultima volta, prima di tacere per sempre». Ad incontrare Mario sara' un funzionario della Federcalcio inglese, Michael Satten: «In quel momento - dice Pennisi, che firma la sceneggiatura con Massimiliano Durante - la nazionale inglese era e si sentiva tanto forte che non voleva giocare incontri ufficiali con nessuna squadra del mondo. Troppi articoli sulla stampa internazionale pero' decantavano in quei giorni, nell'aprile del '49, le gesta del Torino». Gli elogi, alla fine, mettono in dubbio la superiorita' degli inglesi, che, irritati, inviano Satten in citta', per organizzare una sfida e ristabilire la loro posizione di forza. «Raccontiamo - riprende il regista - in realta' anche il disprezzo, il senso di superiorita' degli inglesi di fronte a un popolo fascista e straccione, ancora in ginocchio dopo la guerra. Hanno in mente soldati italiani che scappavano come conigli, per di piu' figli d'una nazione alleata ai nazisti. Mario rappresenta l'orgoglio di una gente che non vuole piu' piegare la testa, che vuole rinascere: sembra quasi che gli inglesi, dopo aver vinto la guerra, vogliano infliggere l'ultima umiliazione rubando la gloria del Torino». Il filo della storia conduce all'appuntamento con il destino, quando la squadra ritorna dal Portogallo, e s'intreccia con un'altra trama, ambientata ai giorni nostri: «Valentino, manager di una casa editrice, si mette a cercare la tromba del FILADELFIA, per esaudire un desiderio del padre morto». Tra i rottami dell'aereo schiantatosi a Superga, trovera' la lettera di uno dei giocatori: «A volte ho l'impressione che per la gente abbiamo fatto qualcosa di importante, che restera' nel tempo». Il regista: «Ci preme raccontare soprattutto cio' che il Torino e' stato per i tifosi e per l'Italia. Non abbiamo voluto ritrarre direttamente quei campioni, che tanti hanno gia' narrato, anche se aleggiano su tutto il film ed anche se a loro e' dedicato il nostro lavoro. Raccontiamo le emozioni che hanno regalato, e cio' che ancora oggi significano le gesta di quegli eroi». Coproduzione inglese, cast d'attori ancora top-secret, il film e' prodotto dalla stessa sigla dell'«Educazione di Giulio» di Claudio Bondi' e di «Tosca> > di Benoit Jacquot, la «Verdecchifilm».
GIOVANNA FAVRO
IL PROGETTO DEL FILM DI VINCENZO VERDECCHI. Mario, trombettiere del Grande Torino
Il film si aprira' sul vecchio campo dello STADIO FILADELFIA, perfettamente ricostruito e completamente vuoto. In sottofondo la radiocronaca di una delle partite leggendarie del Grande Torino, di cui il regista Vincenzo Verdecchi fara' percepire come le ombre che ridiscendono sul terreno di gioco. Verdecchi abbassa gli occhi su un foglio, e legge poche righe. E' una dedica al FILADELFIA: «Qui si celebra la durata, la continuazione. Quello che non passa mai, e ci rende immortali. Quello che ci fa sentire per sempre parte della nostra memoria. Qui, amico mio, il tempo quando entra si ferma un attimo, e si toglie il cappello». Ha un budget gia' finanziato di quasi 5 milioni di euro, il suo film: il progetto, presentato al Torino Film Festival, ha ottenuto il riconoscimento di interesse culturale nazionale della Commissione cinema. Il film sara' distribuito nelle sale con il titolo «Ora e per sempre» e sara' interamente girato a Torino: nove settimane di riprese in primavera, quando interi angoli di citta' torneranno ad avere il volto del 1949. Sara' «un dramma sentimentale, o meglio una favola». Avra' una trama di finzione, e raccontera' la leggenda granata. Nato da un'idea dello sceneggiatore Carmelo Pennisi (siciliano trapiantato a Roma, ma granata da quando aveva 5 anni) «Il film - dice Verdecchi - e' per meta' ambientato ai giorni nostri, e per meta' nel '49. Raccontera' la storia di Mario, il trombettiere che suonava la carica al FILADELFIA quando la squadra sembrava scendere di tono. Allora capitan Mazzola si rimboccava le maniche della maglietta: da quel momento sembrava che le maglie granata si moltiplicassero in campo, e fioccavano i goal. Il giorno dopo la tragedia di Superga, la tromba suono' un'ultima volta, prima di tacere per sempre». Ad incontrare Mario sara' un funzionario della Federcalcio inglese, Michael Satten: «In quel momento - dice Pennisi, che firma la sceneggiatura con Massimiliano Durante - la nazionale inglese era e si sentiva tanto forte che non voleva giocare incontri ufficiali con nessuna squadra del mondo. Troppi articoli sulla stampa internazionale pero' decantavano in quei giorni, nell'aprile del '49, le gesta del Torino». Gli elogi, alla fine, mettono in dubbio la superiorita' degli inglesi, che, irritati, inviano Satten in citta', per organizzare una sfida e ristabilire la loro posizione di forza. «Raccontiamo - riprende il regista - in realta' anche il disprezzo, il senso di superiorita' degli inglesi di fronte a un popolo fascista e straccione, ancora in ginocchio dopo la guerra. Hanno in mente soldati italiani che scappavano come conigli, per di piu' figli d'una nazione alleata ai nazisti. Mario rappresenta l'orgoglio di una gente che non vuole piu' piegare la testa, che vuole rinascere: sembra quasi che gli inglesi, dopo aver vinto la guerra, vogliano infliggere l'ultima umiliazione rubando la gloria del Torino». Il filo della storia conduce all'appuntamento con il destino, quando la squadra ritorna dal Portogallo, e s'intreccia con un'altra trama, ambientata ai giorni nostri: «Valentino, manager di una casa editrice, si mette a cercare la tromba del FILADELFIA, per esaudire un desiderio del padre morto». Tra i rottami dell'aereo schiantatosi a Superga, trovera' la lettera di uno dei giocatori: «A volte ho l'impressione che per la gente abbiamo fatto qualcosa di importante, che restera' nel tempo». Il regista: «Ci preme raccontare soprattutto cio' che il Torino e' stato per i tifosi e per l'Italia. Non abbiamo voluto ritrarre direttamente quei campioni, che tanti hanno gia' narrato, anche se aleggiano su tutto il film ed anche se a loro e' dedicato il nostro lavoro. Raccontiamo le emozioni che hanno regalato, e cio' che ancora oggi significano le gesta di quegli eroi». Coproduzione inglese, cast d'attori ancora top-secret, il film e' prodotto dalla stessa sigla dell'«Educazione di Giulio» di Claudio Bondi' e di «Tosca> > di Benoit Jacquot, la «Verdecchifilm».
GIOVANNA FAVRO
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