TS - pag. 19
Viaggio nello scandalo dello storico impianto demolito nel 1997 e mai rifatto
Nel 2004-2005 furono tolte e rimesse per tre volte, ora bloccano la ricostruzione
Le ipoteche “a comando” inframmezzate da continui atti del Comune. Che però dal 2006 deve pagare: e da allora è tutto fermo...
MARCO BONETTO
Viaggio nello scandalo dello storico impianto demolito nel 1997 e mai rifatto
Nel 2004-2005 furono tolte e rimesse per tre volte, ora bloccano la ricostruzione
Le ipoteche “a comando” inframmezzate da continui atti del Comune. Che però dal 2006 deve pagare: e da allora è tutto fermo...
MARCO BONETTO
TORINO. Scandalo Filadelfia, siamo al punto di non ritorno. Scandalo, certo. Per quanto sia tutto lecito, è scandaloso che dopo la sciagurata demolizione nel 1997 del leggendario stadio del Grande Torino, inaugurato nel ’26, una discarica a cielo aperto ferisca ancora tanto profondamente il tessuto urbano, sociale, storico e sentimentale di una città come Torino. E’ fondamentale soffermarci sull’ennesimo ostacolo che da anni blocca sul nascere ogni possibile passo in avanti. Signore e signori, ecco a voi un prodigio dello Stato italiano: le ipoteche a intermittenza. Le ipoteche (sul Filadelfia e sull’ex stadio Comunale, l’attuale Olimpico) che vanno e vengono. Iscritte e cancellate a ripetizione. Attenzione, però: tutto ciò accade solo dall’estate del 2004 a quella del 2005. Quando, cioè, le ipoteche comparivano e scomparivano di continuo come un misterioso fiume carsico. Dopo, si sono trasformate in montagne intoccabili, da esili fuscelli che erano. Nell’epoca delle ipoteche a intermittenza, il Comune non doveva tirare fuori un soldo. Da quando invece sono diventate inamovibili, cioè dopo il fallimento del Toro di Cimminelli nel 2005, il Comune dovrebbe pagare eccome, per rimuoverle. Questo è il primo dato che viene a galla dalla vergogna. Ma dopo 12 anni di omissioni e clamorose scoperte, di manifestazioni di piazza, di firme raccolte, di esposti in Procura senza risposta, di promesse e impegni calpestati, si può tollerare? No: una città e un Paese civile non possono.
CHIAMPA E CIMMI. Lo ricorderete, Cimminelli. Non pagava le tasse, accumulava debiti su debiti in capo al suo Toro: ma intanto, grazie al Toro, era divenuto proprietario del Fila e dei diritti di superficie del Comunale, da ristrutturare per le Olimpiadi invernali del 2006. Intanto la Juventus aveva già in mano il Delle Alpi. Il Fisco lo stava inseguendo da anni, Cimminelli. Tanto che il 1° luglio 2004, visto che non saldava i debiti, procedeva alla «riscossione coattiva» del credito, oltre 18 milioni di euro, ipotecando per un importo pari al doppio (36 milioni) il Comunale e il Fila: prima tappa verso il fallimento del Toro. Ma anche le Olimpiadi erano a rischio, ora: a rischio pignoramento dello stadio in mondovisione. Però tutto restava una vicenda privata. Fino all’8 settembre 2004, quando Tuttosport scoprì e rivelò l’esistenza di quelle ipoteche. La Giunta, pubblicamente, cascò dal pero: il sindaco Chiamparino, gli assessori chiave Peveraro, Viano e Montabone. Agitati, chiesero a Cimminelli «spiegazioni urgenti». E Cimmi, assistito nelle trattative e messo sotto pressione dai poteri forti, ingoiò l’antifona: cominciò a muoversi per metterci una toppa, fornendo garanzie sostitutive. Il 21 settembre 2004 le ipoteche furono cancellate.
MILIONI BENNET. Subito dopo il governo cittadino accelerò per sfornare nuovi cambiamenti di proprietà al Fila. Con Cimminelli, da anni, Chiamparino e alcuni suoi assessori avevano trovato accordi (poi rivelatisi nefasti) su tutto e il contrario di tutto, per gli stadi. Ormai, però, il rischio mondiale dell’Olimpico era diventato troppo pericoloso. E il 17 dicembre, senza pubblicità, i vertici del Toro e del Comune corsero dal notaio torinese Mazzucco a stipulare una permuta: il Comune diveniva proprietario del Fila, ma lo riconsegnava subito al Toro in diritto di superficie. Il Toro acquisiva anche il diritto di superficie di un’area vicina, l’ex Chinino. Tutto sembrava andare di nuovo a dama, non solo nei piani di Cimmi e del Comune: la Bennet vedeva riavvicinarsi la possibilità di edificare un (contestato) centro commerciale, grazie al precedente inserimento del suo desiderio immobiliare nella vicenda del Fila: un supermercato, non più sul campo del Toro ma appunto sull’ex Chinino (e la Bennet aveva già garantito a Cimminelli 20 milioni...).
IL FISCO A SINGHIOZZO.
Tutti di nuovo felici e contenti, insomma. Così, appena 3 giorni dopo, il 20 dicembre 2004, in Comune veniva deliberata anche la variante al piano regolatore per trasformare la destinazione d’uso dell’area, dove ora doveva venir costruito il supermercato. Col cerino in mano restava però il Fisco. E il Fisco, nel suo piccolo, s’incazzava di nuovo: 13 gennaio 2005, seconda iscrizione delle ipoteche sul Fila e sul Comunale, per un debito del Toro arrivato a sfiorare i 19 milioni. Ma anche questa svolta clamorosa veniva taciuta, pubblicamente. La scoprì e la rivelò ancora Tuttosport, tanto per cambiare: 20 gennaio 2005.
PALAZZI E OLIMPIADI. Si passa poi al 21 marzo 2005. In Comune viene approvato un nuovo atto: il piano esecutivo del progetto del supermercato Bennet (e di due palazzi, contestati anch’essi, da costruire all’interno del Fila). Un trionfo. Ma non basta: ci sono passaggi burocratici decisivi ancora da superare. E danno forse fastidio le ipoteche resuscitate a gennaio? Toh: le ipoteche vengono di nuovo cancellate! E dire che il Toro, travolto da debiti giganteschi e con alla guida un Cimminelli ormai scaricato dal sistema, era ormai a un passo dal fallimento sportivo, materializzatosi tra luglio e agosto. Ma il Fisco, evidentemente, sentiva il bisogno di compiere un estremo atto di generosità nei confronti di quell’incorreggibile pluridebitore.
Nuova data, 22 giugno 2005: seconda cancellazione delle ipoteche. E casualmente, proprio nello stesso giorno, davanti a un altro notaio torinese,
Marocco, viene stipulata una convenzione edilizia deliberata in Municipio: cessioni, passaggi di particelle, servitù di uso pubblico tra Comune, Bennet, Torino (e Dasit: i costruttori dei palazzi). Tutti tornarono a vivere felici e contenti: ma ora il cerino ce l’aveva in mano anche Cimmi, oltre al Fisco. E il Fisco (pentito per tanta bontà non ricambiata?) s’incazza di nuovo, sempre nel suo piccolo. Così, il 2 luglio 2005, ripristina per la terza volta le ipoteche sul Comunale e, stavolta, solo una piccola parte del Fila. Ipoteche decollate a 38 milioni. Poi arriva il 9 agosto 2005: Consiglio di Stato, fallimento sportivo del Toro (seguirà quello in Tribunale). Altri 10 giorni, e il 19 agosto spunta a sorpresa una nuova ipoteca, stavolta su gran parte del Fila, da altri 38 milioni: i debiti raddoppiano in un istante. E qui tutto si ferma.
CHI PAGA? Dal 2006 l’Agenzia delle Entrate pretende che il Comune (proprietario di Olimpico e Fila) paghi moneta, per estinguere le ipoteche. E se non si estinguono, mai il Fila tornerà a vivere. Da tre anni, di trimestre in trimestre, il sindaco Chiamparino e l’assessore Viano promettono di farcela: «Al più presto». Ma non ci riescono: è finita l’età dell’oro delle ipoteche a intermittenza?
Sotto la foto:
Il sindaco di Torino Chiamparino con Romero e Cimminelli, presidente e padrone del Toro poi fallito (Studio 4)
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Le tappe della vicenda:
1997
Il Filadelfia, inaugurato nel 1926 ma ora diventato inagibile e “regalato” dal Torino di Calleri alla Fondazione di Novelli, ex sindaco di Torino, viene demolito, tra promesse di ricostruzione immediata.
2000
Cimminelli diventa proprietario del Torino: il Filadelfia comincia a cambiare di continuo proprietà, ma resta una discarica. Nella vicenda, spuntano, improvvisamente connessi, anche un supermercato Bennet e due palazzi da costruire. Vengono presi accordi da decine di milioni di euro. Le proteste e le pressioni dell’opinione pubblica sono sempre più forti.
Luglio-settembre 2004
Prime ipoteche sul Filadelfia e sull’ex stadio Comunale, l’attuale Olimpico, e prima cancellazione delle stesse.
Gennaio-giugno 2005
Nuove ipoteche sul Filadelfia e sull’Olimpico e seconda cancellazione.
Luglio-agosto 2005
Nuove ipoteche da 38 milioni sul Filadelfia e sull’Olimpico: è la terza volta. Il Torino scompare, poi fallirà. Un’ulteriore ipoteca piomba sul Filadelfia: da altri 38 milioni.
CHIAMPA E CIMMI. Lo ricorderete, Cimminelli. Non pagava le tasse, accumulava debiti su debiti in capo al suo Toro: ma intanto, grazie al Toro, era divenuto proprietario del Fila e dei diritti di superficie del Comunale, da ristrutturare per le Olimpiadi invernali del 2006. Intanto la Juventus aveva già in mano il Delle Alpi. Il Fisco lo stava inseguendo da anni, Cimminelli. Tanto che il 1° luglio 2004, visto che non saldava i debiti, procedeva alla «riscossione coattiva» del credito, oltre 18 milioni di euro, ipotecando per un importo pari al doppio (36 milioni) il Comunale e il Fila: prima tappa verso il fallimento del Toro. Ma anche le Olimpiadi erano a rischio, ora: a rischio pignoramento dello stadio in mondovisione. Però tutto restava una vicenda privata. Fino all’8 settembre 2004, quando Tuttosport scoprì e rivelò l’esistenza di quelle ipoteche. La Giunta, pubblicamente, cascò dal pero: il sindaco Chiamparino, gli assessori chiave Peveraro, Viano e Montabone. Agitati, chiesero a Cimminelli «spiegazioni urgenti». E Cimmi, assistito nelle trattative e messo sotto pressione dai poteri forti, ingoiò l’antifona: cominciò a muoversi per metterci una toppa, fornendo garanzie sostitutive. Il 21 settembre 2004 le ipoteche furono cancellate.
MILIONI BENNET. Subito dopo il governo cittadino accelerò per sfornare nuovi cambiamenti di proprietà al Fila. Con Cimminelli, da anni, Chiamparino e alcuni suoi assessori avevano trovato accordi (poi rivelatisi nefasti) su tutto e il contrario di tutto, per gli stadi. Ormai, però, il rischio mondiale dell’Olimpico era diventato troppo pericoloso. E il 17 dicembre, senza pubblicità, i vertici del Toro e del Comune corsero dal notaio torinese Mazzucco a stipulare una permuta: il Comune diveniva proprietario del Fila, ma lo riconsegnava subito al Toro in diritto di superficie. Il Toro acquisiva anche il diritto di superficie di un’area vicina, l’ex Chinino. Tutto sembrava andare di nuovo a dama, non solo nei piani di Cimmi e del Comune: la Bennet vedeva riavvicinarsi la possibilità di edificare un (contestato) centro commerciale, grazie al precedente inserimento del suo desiderio immobiliare nella vicenda del Fila: un supermercato, non più sul campo del Toro ma appunto sull’ex Chinino (e la Bennet aveva già garantito a Cimminelli 20 milioni...).
IL FISCO A SINGHIOZZO.
Tutti di nuovo felici e contenti, insomma. Così, appena 3 giorni dopo, il 20 dicembre 2004, in Comune veniva deliberata anche la variante al piano regolatore per trasformare la destinazione d’uso dell’area, dove ora doveva venir costruito il supermercato. Col cerino in mano restava però il Fisco. E il Fisco, nel suo piccolo, s’incazzava di nuovo: 13 gennaio 2005, seconda iscrizione delle ipoteche sul Fila e sul Comunale, per un debito del Toro arrivato a sfiorare i 19 milioni. Ma anche questa svolta clamorosa veniva taciuta, pubblicamente. La scoprì e la rivelò ancora Tuttosport, tanto per cambiare: 20 gennaio 2005.
PALAZZI E OLIMPIADI. Si passa poi al 21 marzo 2005. In Comune viene approvato un nuovo atto: il piano esecutivo del progetto del supermercato Bennet (e di due palazzi, contestati anch’essi, da costruire all’interno del Fila). Un trionfo. Ma non basta: ci sono passaggi burocratici decisivi ancora da superare. E danno forse fastidio le ipoteche resuscitate a gennaio? Toh: le ipoteche vengono di nuovo cancellate! E dire che il Toro, travolto da debiti giganteschi e con alla guida un Cimminelli ormai scaricato dal sistema, era ormai a un passo dal fallimento sportivo, materializzatosi tra luglio e agosto. Ma il Fisco, evidentemente, sentiva il bisogno di compiere un estremo atto di generosità nei confronti di quell’incorreggibile pluridebitore.
Nuova data, 22 giugno 2005: seconda cancellazione delle ipoteche. E casualmente, proprio nello stesso giorno, davanti a un altro notaio torinese,
Marocco, viene stipulata una convenzione edilizia deliberata in Municipio: cessioni, passaggi di particelle, servitù di uso pubblico tra Comune, Bennet, Torino (e Dasit: i costruttori dei palazzi). Tutti tornarono a vivere felici e contenti: ma ora il cerino ce l’aveva in mano anche Cimmi, oltre al Fisco. E il Fisco (pentito per tanta bontà non ricambiata?) s’incazza di nuovo, sempre nel suo piccolo. Così, il 2 luglio 2005, ripristina per la terza volta le ipoteche sul Comunale e, stavolta, solo una piccola parte del Fila. Ipoteche decollate a 38 milioni. Poi arriva il 9 agosto 2005: Consiglio di Stato, fallimento sportivo del Toro (seguirà quello in Tribunale). Altri 10 giorni, e il 19 agosto spunta a sorpresa una nuova ipoteca, stavolta su gran parte del Fila, da altri 38 milioni: i debiti raddoppiano in un istante. E qui tutto si ferma.
CHI PAGA? Dal 2006 l’Agenzia delle Entrate pretende che il Comune (proprietario di Olimpico e Fila) paghi moneta, per estinguere le ipoteche. E se non si estinguono, mai il Fila tornerà a vivere. Da tre anni, di trimestre in trimestre, il sindaco Chiamparino e l’assessore Viano promettono di farcela: «Al più presto». Ma non ci riescono: è finita l’età dell’oro delle ipoteche a intermittenza?
Sotto la foto:
Il sindaco di Torino Chiamparino con Romero e Cimminelli, presidente e padrone del Toro poi fallito (Studio 4)
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Le tappe della vicenda:
1997
Il Filadelfia, inaugurato nel 1926 ma ora diventato inagibile e “regalato” dal Torino di Calleri alla Fondazione di Novelli, ex sindaco di Torino, viene demolito, tra promesse di ricostruzione immediata.
2000
Cimminelli diventa proprietario del Torino: il Filadelfia comincia a cambiare di continuo proprietà, ma resta una discarica. Nella vicenda, spuntano, improvvisamente connessi, anche un supermercato Bennet e due palazzi da costruire. Vengono presi accordi da decine di milioni di euro. Le proteste e le pressioni dell’opinione pubblica sono sempre più forti.
Luglio-settembre 2004
Prime ipoteche sul Filadelfia e sull’ex stadio Comunale, l’attuale Olimpico, e prima cancellazione delle stesse.
Gennaio-giugno 2005
Nuove ipoteche sul Filadelfia e sull’Olimpico e seconda cancellazione.
Luglio-agosto 2005
Nuove ipoteche da 38 milioni sul Filadelfia e sull’Olimpico: è la terza volta. Il Torino scompare, poi fallirà. Un’ulteriore ipoteca piomba sul Filadelfia: da altri 38 milioni.
L'INCHIESTA - 1.continua
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