venerdì 13 novembre 2009

13/11/09 - Fila: il valzer delle ipoteche

TS - pag. 19

Viaggio nello scandalo dello storico impianto demolito nel 1997 e mai rifatto

Nel 2004-2005 furono tolte e rimesse per tre volte, ora bloccano la ricostruzione

Le ipoteche “a comando” inframmezzate da continui atti del Comune. Che però dal 2006 deve pagare: e da allora è tutto fermo...

MARCO BONETTO
TORINO. Scandalo Filadelfia, siamo al punto di non ritorno. Scandalo, certo. Per quanto sia tutto lecito, è scandaloso che dopo la sciagurata demolizio­ne nel 1997 del leggendario stadio del Grande Torino, inau­gurato nel ’26, una discarica a cielo aperto ferisca ancora tan­to profondamente il tessuto ur­bano, sociale, storico e senti­mentale di una città come To­rino. E’ fondamentale soffer­marci sull’ennesimo ostacolo che da anni blocca sul nascere ogni possibile passo in avanti. Signore e signori, ecco a voi un prodigio dello Stato italiano: le ipoteche a intermittenza. Le ipoteche (sul Filadelfia e sul­l’ex stadio Comunale, l’attuale Olimpico) che vanno e vengo­no. Iscritte e cancellate a ripe­tizione. Attenzione, però: tutto ciò accade solo dall’estate del 2004 a quella del 2005. Quan­do, cioè, le ipoteche compariva­no e scomparivano di continuo come un misterioso fiume car­sico. Dopo, si sono trasformate in montagne intoccabili, da esi­li fuscelli che erano. Nell’epoca delle ipoteche a intermittenza, il Comune non doveva tirare fuori un soldo. Da quando inve­ce sono diventate inamovibili, cioè dopo il fallimento del Toro di Cimminelli nel 2005, il Co­mune dovrebbe pagare ecco­me, per rimuoverle. Questo è il primo dato che viene a galla dalla vergogna. Ma dopo 12 anni di omissioni e clamorose scoperte, di manifestazioni di piazza, di firme raccolte, di esposti in Procura senza rispo­sta, di promesse e impegni cal­pestati, si può tollerare? No: una città e un Paese civile non possono.

CHIAMPA E CIMMI. Lo ri­corderete, Cimminelli. Non pa­gava le tasse, accumulava de­biti su debiti in capo al suo To­ro: ma intanto, grazie al Toro, era divenuto proprietario del Fila e dei diritti di superficie del Comunale, da ristruttura­re per le Olimpiadi invernali del 2006. Intanto la Juventus aveva già in mano il Delle Al­pi. Il Fisco lo stava inseguendo da anni, Cimminelli. Tanto che il 1° luglio 2004, visto che non saldava i debiti, procedeva alla «riscossione coattiva» del cre­dito, oltre 18 milioni di euro, ipotecando per un importo pa­ri al doppio (36 milioni) il Co­munale e il Fila: prima tappa verso il fallimento del Toro. Ma anche le Olimpiadi erano a ri­schio, ora: a rischio pignora­mento dello stadio in mondovi­sione. Però tutto restava una vicenda privata. Fino all’8 set­tembre 2004, quando Tutto­sport scoprì e rivelò l’esistenza di quelle ipoteche. La Giunta, pubblicamente, cascò dal pero: il sindaco Chiamparino, gli assessori chiave Peveraro, Viano e Montabone. Agitati, chiesero a Cimminelli «spiega­zioni urgenti». E Cimmi, assi­stito nelle trattative e messo sotto pressione dai poteri forti, ingoiò l’antifona: cominciò a muoversi per metterci una top­pa, fornendo garanzie sostitu­tive. Il 21 settembre 2004 le ipoteche furono cancellate.

MILIONI BENNET. Subito dopo il governo cittadino acce­lerò per sfornare nuovi cam­biamenti di proprietà al Fila. Con Cimminelli, da anni, Chiamparino e alcuni suoi as­sessori avevano trovato accor­di (poi rivelatisi nefasti) su tut­to e il contrario di tutto, per gli stadi. Ormai, però, il rischio mondiale dell’Olimpico era di­ventato troppo pericoloso. E il 17 dicembre, senza pubblicità, i vertici del Toro e del Comune corsero dal notaio torinese Mazzucco a stipulare una permuta: il Comune diveniva proprietario del Fila, ma lo ri­consegnava subito al Toro in diritto di superficie. Il Toro ac­quisiva anche il diritto di su­perficie di un’area vicina, l’ex Chinino. Tutto sembrava an­dare di nuovo a dama, non so­lo nei piani di Cimmi e del Co­mune: la Bennet vedeva riav­vicinarsi la possibilità di edifi­care un (contestato) centro commerciale, grazie al prece­dente inserimento del suo desi­derio immobiliare nella vicen­da del Fila: un supermercato, non più sul campo del Toro ma appunto sull’ex Chinino (e la Bennet aveva già garantito a Cimminelli 20 milioni...).

IL FISCO A SINGHIOZZO.
Tutti di nuovo felici e contenti, insomma. Così, appena 3 gior­ni dopo, il 20 dicembre 2004, in Comune veniva deliberata an­che la variante al piano regola­tore per trasformare la desti­nazione d’uso dell’area, dove ora doveva venir costruito il supermercato. Col cerino in mano restava però il Fisco. E il Fisco, nel suo piccolo, s’incaz­zava di nuovo: 13 gennaio 2005, seconda iscrizione delle ipoteche sul Fila e sul Comu­nale, per un debito del Toro ar­rivato a sfiorare i 19 milioni. Ma anche questa svolta clamo­rosa veniva taciuta, pubblica­mente. La scoprì e la rivelò an­cora Tuttosport, tanto per cam­biare: 20 gennaio 2005.

PALAZZI E OLIMPIADI. Si passa poi al 21 marzo 2005. In Comune viene approvato un nuovo atto: il piano esecutivo del progetto del supermercato Bennet (e di due palazzi, conte­stati anch’essi, da costruire al­l’interno del Fila). Un trionfo. Ma non basta: ci sono passag­gi burocratici decisivi ancora da superare. E danno forse fa­stidio le ipoteche resuscitate a gennaio? Toh: le ipoteche ven­gono di nuovo cancellate! E di­re che il Toro, travolto da debi­ti giganteschi e con alla guida un Cimminelli ormai scaricato dal sistema, era ormai a un passo dal fallimento sportivo, materializzatosi tra luglio e agosto. Ma il Fisco, evidente­mente, sentiva il bisogno di compiere un estremo atto di generosità nei confronti di quell’incorreggibile pluridebi­tore.
Nuova data, 22 giugno 2005: seconda cancellazione delle ipoteche. E casualmente, proprio nello stesso giorno, da­vanti a un altro notaio torine­se,
Marocco, viene stipulata una convenzione edilizia deli­berata in Municipio: cessioni, passaggi di particelle, servitù di uso pubblico tra Comune, Bennet, Torino (e Dasit: i co­struttori dei palazzi). Tutti tor­narono a vivere felici e conten­ti: ma ora il cerino ce l’aveva in mano anche Cimmi, oltre al Fi­sco. E il Fisco (pentito per tan­ta bontà non ricambiata?) s’in­cazza di nuovo, sempre nel suo piccolo. Così, il 2 luglio 2005, ri­pristina per la terza volta le ipoteche sul Comunale e, sta­volta, solo una piccola parte del Fila. Ipoteche decollate a 38 milioni. Poi arriva il 9 agosto 2005: Consiglio di Stato, falli­mento sportivo del Toro (se­guirà quello in Tribunale). Al­tri 10 giorni, e il 19 agosto spunta a sorpresa una nuova ipoteca, stavolta su gran parte del Fila, da altri 38 milioni: i debiti raddoppiano in un istan­te. E qui tutto si ferma.

CHI PAGA? Dal 2006 l’Agen­zia delle Entrate pretende che il Comune (proprietario di Olimpico e Fila) paghi moneta, per estinguere le ipoteche. E se non si estinguono, mai il Fila tornerà a vivere. Da tre anni, di trimestre in trimestre, il sinda­co Chiamparino e l’assessore Viano promettono di farcela: «Al più presto». Ma non ci rie­scono: è finita l’età dell’oro del­le ipoteche a intermittenza?


Sotto la foto:
Il sindaco di Torino Chiamparino con Romero e Cimminelli, presidente e padrone del Toro poi fallito (Studio 4)
_______________________________________


Le tappe della vicenda:

1997
Il Filadelfia, inaugurato nel 1926 ma ora diventato inagibile e “re­galato” dal Torino di Calleri alla Fondazione di Novelli, ex sinda­co di Torino, viene demolito, tra promesse di ricostruzione imme­diata.

2000
Cimminelli diventa proprietario del Torino: il Filadelfia comincia a cambiare di continuo proprietà, ma resta una discarica. Nella vi­cenda, spuntano, improvvisa­mente connessi, anche un super­mercato Bennet e due palazzi da costruire. Vengono presi accordi da decine di milioni di euro. Le proteste e le pressioni dell’opi­nione pubblica sono sempre più forti.

Luglio-settembre 2004
Prime ipoteche sul Filadelfia e sull’ex stadio Comunale, l’attua­le Olimpico, e prima cancellazio­ne delle stesse.

Gennaio-giugno 2005
Nuove ipoteche sul Filadelfia e sull’Olimpico e seconda cancel­lazione.

Luglio-agosto 2005
Nuove ipoteche da 38 milioni sul Filadelfia e sull’Olimpico: è la terza volta. Il Torino scompare, poi fallirà. Un’ulteriore ipoteca piomba sul Filadelfia: da altri 38 milioni.



L'INCHIESTA - 1.continua

Nessun commento:

Posta un commento