TS - pag. 21
Viaggio nello scandalo dello storico impianto demolito nel 1997 e mai rifatto
Perizie sul Fila da 10 euro a 1,5 milioni!
Valore dell’area: clamorosa differenza mentre il Comune tratta con il Fisco
In ballo la cifra da pagare per togliere le ipoteche. Che però restano sull’Olimpico: dove giocano Toro e Rube se viene pignorato?
MARCO BONETTO
TORINO. Questo è l’articolo dei perché. E’ la gente che da anni chiede perché, perché, perché. Perché, cioè, siano successi e continuino a succedere fatti anche incredibili, nella vergognosa vicenda del Filadelfia, come incredibili sono state tante, troppe decisioni fin da quando lo stadio del Grande Torino venne sciaguratamente demolito, nel 1997. Soprattutto: perché una deriva ancor più devastante (se possibile) della demolizione si è materializzata durante la gestione Cimminelli, dal 2000 al fallimento del suo Toro nel 2005? E’ tutto lecito: lo si è scritto e ribadito più volte. Ma, da 12 anni, resta lo scandalo di una discarica sotto il cielo su Torino. E non può essere tollerabile in un Paese civile.
LE LUCI DELL’ALBERO. Nell’altro articolo in questa pagina vengono ricordate le maggiori rivelazioni e le conferme, pubblicate ieri, sulla sconcertante questione delle ipoteche a intermittenza. A intermittenza, sì: manco fossero luci dell’albero di Natale (e dire che quelle attuali “pesano” 38 milioni l’una...). Ipoteche che, se non cancellate anche alla svelta dopo rinvii e ritardi abissali, impediranno definitivamente la riqualificazione del Fila (l’obiettivo: un centro sportivo per gli allenamenti del Toro, come convenuto anche dalla Giunta Chiamparino). Da una parte c’è l’Agenzia delle Entrate, che rivendica un credito. Dall’altra il Comune, proprietario del Filadelfia e dello stadio Olimpico, su cui pendono le ipoteche dell’Agenzia. Le parti stanno trattando per transare: da anni. Ma solo adesso, per la prima volta, il sindaco e i suoi assessori si sono impegnati a presentare al più presto un’offerta in soldoni (con tutti i crismi, finalmente), nella speranza che venga accettata dall’Agenzia delle Entrate- Equitalia: così da estinguere almeno le due ipoteche sul Filadelfia, tornando a muovere un fondamentale passo in avanti, dopo un triennio di sostanziale nulla.
PERCHE’ SOLO ORA? Il primo dei molteplici “perché” che è civile e doveroso porsi, col punto di domanda ben chiaro, è appunto questo: perché mai solo ora il Comune si è deciso a presentare un’offerta ufficiale scritta all’Agenzia delle Entrate, con tanto di firme anche dei vertici della Giunta? Perché tutto ciò non è stato fatto prima, visto che l’Agenzia delle Entrate (nonché Uniriscossioni, Equitalia...) ha scodellato il contenzioso sul tavolo del Comune da almeno 3 anni, per quanto è qui lecito sapere? Ma se invece altri passi ufficiali determinanti sono stati mossi dal Comune in questo ampio lasso di tempo, allora perché sono stati taciuti? Ammesso che esistano, certo...
BENNET & C. Un altro perché è questo: perché mai tra l’estate del 2004 e quella del 2005, come appunto spiegato sul giornale di ieri, le ipoteche venivano messe, tolte e rimesse a ripetizione? Perché il Fisco cancellava ipoteche a proprio favore da 38 milioni perfino nel giugno del 2005, quando ormai il Toro viaggiava verso il fallimento di luglio-agosto e non riusciva più a offrire, fino a prova contraria, garanzie sostitutive all’altezza, certe e sicure? Intanto, nei periodi temporali liberi da ipoteche, si inframmezzavano, anche con eccezionale tempismo, atti notarili, delibere, passaggi di proprietà e quant’altro: con in ballo il Comune, il Torino e la Bennet (che aveva già garantito a Cimminelli 20 milioni per costruirsi un bel supermercato, per quanto contestato), nonché i costruttori dei due palazzi infilati sempre negli accordi sul Fila (anch’essi contestati, ma anch’essi forti di intese plurimilionarie). Ebbene: perché? E perché dopo il fallimento del Torino e le ultime iscrizioni delle ipoteche sugli stadi (agosto 2005), la cancellazione a intermittenza si è improvvisamente arrestata? Di certo prima del fallimento era il Torino di Cimminelli a dover aprire il portafoglio nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Dopo il fallimento, invece, il compito toccava e ancora tocca al Comune. E il Comune, proprietario del Fila e dell’Olimpico, si è infine impegnato a risolvere il caso proprio così, transando con il Fisco: come promesso in continuazione, da anni ma finora invano, dal sindaco Chiamparino e dall’assessore Viano (e dall’ex collega Montabone, da qualche mese emigrato alla Federatletica).
DISCARICA DORATA? La Giunta Chiamparino sta dunque per offrire dei soldi, all’Agenzia delle Entrate, sperando che siano ritenuti sufficienti. Ma perché da tempo il Comune dispone di due perizie, quanto al valore dell’intero Filadelfia e delle sue parti ipotecate, delle quali una riporta un valore finale di circa 1,5 milioni e l’altra fa invece crollare il “prezzo” fino a 10 euro? Di qua il tutto, di là il niente. Com’è possibile capire, se la differenza è così clamorosa? Ma quanto diavolo vale realmente questa discarica a cielo aperto che da 12 anni è il Fila? Dieci euro? Davvero? Un milione e mezzo di euro? Davvero? Intanto, quanto alle ipoteche sull’Olimpico, non si muove una foglia né si distinguono venti in arrivo. Ma è vero o no che l’Agenzia delle Entrate, in qualsiasi momento, potrebbe anche chiedere l’escussione del credito e poi, in caso di risposte negative, il pignoramento dello stadio, pretendendo la messa all’asta dell’impianto nella speranza di recuperare dei soldi? L’impianto verrebbe sigillato per mesi: Toro e Juve dove andrebbero a giocare? Certo, certo: nel caso, il Comune chiederebbe subito al giudice una sospensione dell’esecuzione del pignoramento, in attesa di risolvere il contenzioso in sede giudiziaria. Ma è tutto normale anche questo? Tutto civile? Tutto gestito al meglio nell’interesse dei cittadini? E’ sempre tutto tollerabile, insomma? Si attendono risposte da chi di dovere. Come sempre, da 12 anni a questa parte.
L'INCHIESTA - 2. fine
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LE IPOTECHE “A INTERMITTENZA”
2005: il mistero del 22 giugno
TORINO. Ecco il succo di quanto pubblicato ieri. Nel 2000 Cimminelli diventa proprietario del Toro e del Filadelfia, demolito nel ’97. I ruderi cominciano a cambiare di continuo proprietà. Spuntano, improvvisamente, anche un supermercato Bennet e due palazzi da costruire (Dasit): accordi da decine di milioni. Poi arrivano le ipoteche a intermittenza sul Fila e sull’Olimpico (per i debiti del Toro col Fisco): 1° luglio 2004, ipoteche da 36 milioni; 21 settembre 2004, cancellazione; 13 gennaio 2005, reiscrizione delle ipoteche; 22 giugno 2005, nuova cancellazione (e giusto quel giorno Comune, Torino, Bennet e Dasit corrono da un notaio per stipulare cessioni, passaggi di particelle...); 2 luglio 2005, terza iscrizione delle ipoteche (da 38 milioni) sull’Olimpico e una parte del Fila; 9 agosto 2005, fallimento sportivo del Toro (seguirà quello in Tribunale); 19 agosto 2005, ulteriore ipoteca sul Fila da 38 milioni (il debito raddoppia in un istante). Ma perché mai il Fisco il 22 giugno 2005, col Toro moribondo e in stato pre-fallimentare, cancellò le ipoteche?
http://rassegnastampa.comune.torino.it/PDF/2009/2009-11-14/2009111414215275.pdf
Viaggio nello scandalo dello storico impianto demolito nel 1997 e mai rifatto
Perizie sul Fila da 10 euro a 1,5 milioni!
Valore dell’area: clamorosa differenza mentre il Comune tratta con il Fisco
In ballo la cifra da pagare per togliere le ipoteche. Che però restano sull’Olimpico: dove giocano Toro e Rube se viene pignorato?
MARCO BONETTO
TORINO. Questo è l’articolo dei perché. E’ la gente che da anni chiede perché, perché, perché. Perché, cioè, siano successi e continuino a succedere fatti anche incredibili, nella vergognosa vicenda del Filadelfia, come incredibili sono state tante, troppe decisioni fin da quando lo stadio del Grande Torino venne sciaguratamente demolito, nel 1997. Soprattutto: perché una deriva ancor più devastante (se possibile) della demolizione si è materializzata durante la gestione Cimminelli, dal 2000 al fallimento del suo Toro nel 2005? E’ tutto lecito: lo si è scritto e ribadito più volte. Ma, da 12 anni, resta lo scandalo di una discarica sotto il cielo su Torino. E non può essere tollerabile in un Paese civile.
LE LUCI DELL’ALBERO. Nell’altro articolo in questa pagina vengono ricordate le maggiori rivelazioni e le conferme, pubblicate ieri, sulla sconcertante questione delle ipoteche a intermittenza. A intermittenza, sì: manco fossero luci dell’albero di Natale (e dire che quelle attuali “pesano” 38 milioni l’una...). Ipoteche che, se non cancellate anche alla svelta dopo rinvii e ritardi abissali, impediranno definitivamente la riqualificazione del Fila (l’obiettivo: un centro sportivo per gli allenamenti del Toro, come convenuto anche dalla Giunta Chiamparino). Da una parte c’è l’Agenzia delle Entrate, che rivendica un credito. Dall’altra il Comune, proprietario del Filadelfia e dello stadio Olimpico, su cui pendono le ipoteche dell’Agenzia. Le parti stanno trattando per transare: da anni. Ma solo adesso, per la prima volta, il sindaco e i suoi assessori si sono impegnati a presentare al più presto un’offerta in soldoni (con tutti i crismi, finalmente), nella speranza che venga accettata dall’Agenzia delle Entrate- Equitalia: così da estinguere almeno le due ipoteche sul Filadelfia, tornando a muovere un fondamentale passo in avanti, dopo un triennio di sostanziale nulla.
PERCHE’ SOLO ORA? Il primo dei molteplici “perché” che è civile e doveroso porsi, col punto di domanda ben chiaro, è appunto questo: perché mai solo ora il Comune si è deciso a presentare un’offerta ufficiale scritta all’Agenzia delle Entrate, con tanto di firme anche dei vertici della Giunta? Perché tutto ciò non è stato fatto prima, visto che l’Agenzia delle Entrate (nonché Uniriscossioni, Equitalia...) ha scodellato il contenzioso sul tavolo del Comune da almeno 3 anni, per quanto è qui lecito sapere? Ma se invece altri passi ufficiali determinanti sono stati mossi dal Comune in questo ampio lasso di tempo, allora perché sono stati taciuti? Ammesso che esistano, certo...
BENNET & C. Un altro perché è questo: perché mai tra l’estate del 2004 e quella del 2005, come appunto spiegato sul giornale di ieri, le ipoteche venivano messe, tolte e rimesse a ripetizione? Perché il Fisco cancellava ipoteche a proprio favore da 38 milioni perfino nel giugno del 2005, quando ormai il Toro viaggiava verso il fallimento di luglio-agosto e non riusciva più a offrire, fino a prova contraria, garanzie sostitutive all’altezza, certe e sicure? Intanto, nei periodi temporali liberi da ipoteche, si inframmezzavano, anche con eccezionale tempismo, atti notarili, delibere, passaggi di proprietà e quant’altro: con in ballo il Comune, il Torino e la Bennet (che aveva già garantito a Cimminelli 20 milioni per costruirsi un bel supermercato, per quanto contestato), nonché i costruttori dei due palazzi infilati sempre negli accordi sul Fila (anch’essi contestati, ma anch’essi forti di intese plurimilionarie). Ebbene: perché? E perché dopo il fallimento del Torino e le ultime iscrizioni delle ipoteche sugli stadi (agosto 2005), la cancellazione a intermittenza si è improvvisamente arrestata? Di certo prima del fallimento era il Torino di Cimminelli a dover aprire il portafoglio nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Dopo il fallimento, invece, il compito toccava e ancora tocca al Comune. E il Comune, proprietario del Fila e dell’Olimpico, si è infine impegnato a risolvere il caso proprio così, transando con il Fisco: come promesso in continuazione, da anni ma finora invano, dal sindaco Chiamparino e dall’assessore Viano (e dall’ex collega Montabone, da qualche mese emigrato alla Federatletica).
DISCARICA DORATA? La Giunta Chiamparino sta dunque per offrire dei soldi, all’Agenzia delle Entrate, sperando che siano ritenuti sufficienti. Ma perché da tempo il Comune dispone di due perizie, quanto al valore dell’intero Filadelfia e delle sue parti ipotecate, delle quali una riporta un valore finale di circa 1,5 milioni e l’altra fa invece crollare il “prezzo” fino a 10 euro? Di qua il tutto, di là il niente. Com’è possibile capire, se la differenza è così clamorosa? Ma quanto diavolo vale realmente questa discarica a cielo aperto che da 12 anni è il Fila? Dieci euro? Davvero? Un milione e mezzo di euro? Davvero? Intanto, quanto alle ipoteche sull’Olimpico, non si muove una foglia né si distinguono venti in arrivo. Ma è vero o no che l’Agenzia delle Entrate, in qualsiasi momento, potrebbe anche chiedere l’escussione del credito e poi, in caso di risposte negative, il pignoramento dello stadio, pretendendo la messa all’asta dell’impianto nella speranza di recuperare dei soldi? L’impianto verrebbe sigillato per mesi: Toro e Juve dove andrebbero a giocare? Certo, certo: nel caso, il Comune chiederebbe subito al giudice una sospensione dell’esecuzione del pignoramento, in attesa di risolvere il contenzioso in sede giudiziaria. Ma è tutto normale anche questo? Tutto civile? Tutto gestito al meglio nell’interesse dei cittadini? E’ sempre tutto tollerabile, insomma? Si attendono risposte da chi di dovere. Come sempre, da 12 anni a questa parte.
L'INCHIESTA - 2. fine
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LE IPOTECHE “A INTERMITTENZA”
2005: il mistero del 22 giugno
TORINO. Ecco il succo di quanto pubblicato ieri. Nel 2000 Cimminelli diventa proprietario del Toro e del Filadelfia, demolito nel ’97. I ruderi cominciano a cambiare di continuo proprietà. Spuntano, improvvisamente, anche un supermercato Bennet e due palazzi da costruire (Dasit): accordi da decine di milioni. Poi arrivano le ipoteche a intermittenza sul Fila e sull’Olimpico (per i debiti del Toro col Fisco): 1° luglio 2004, ipoteche da 36 milioni; 21 settembre 2004, cancellazione; 13 gennaio 2005, reiscrizione delle ipoteche; 22 giugno 2005, nuova cancellazione (e giusto quel giorno Comune, Torino, Bennet e Dasit corrono da un notaio per stipulare cessioni, passaggi di particelle...); 2 luglio 2005, terza iscrizione delle ipoteche (da 38 milioni) sull’Olimpico e una parte del Fila; 9 agosto 2005, fallimento sportivo del Toro (seguirà quello in Tribunale); 19 agosto 2005, ulteriore ipoteca sul Fila da 38 milioni (il debito raddoppia in un istante). Ma perché mai il Fisco il 22 giugno 2005, col Toro moribondo e in stato pre-fallimentare, cancellò le ipoteche?
http://rassegnastampa.comune.torino.it/PDF/2009/2009-11-14/2009111414215275.pdf
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