STAMPA, NAZIONALE, pag.32
RADUNO MATTUTINO AL FILADELFIA TRA PROTESTE, INSULTI, PROCLAMI E LACRIME DI COMMOZIONE
TORINO «Riprendiamoci il Toro». Cosi' l'enorme striscione che ha accolto ieri mattina piu' di settecento irriducibili alle rovine del vecchio FILADELFIA, trascinati da una fede incrollabile e dalla convinzione che il Toro appartenga in primis ai tifosi. I cancelli dello STADIO «dei sogni e della gloria» granata si sono aperti con un leggero ritardo sulla tabella di marcia, che prevedeva per le 9 l'inizio del sit-in di protesta. Attimi di profonda commozione quando i tifosi sono potuti entrare nell'antiSTADIO, completamente ripulito dagli ultra' che hanno organizzato la lunga giornata granata. Volti rigati dalle lacrime, occhi arrossati dall'emozione di poter respirare nuovamente l'aria di quel tempio che rese invincibile e immortale la squadra italiana piu' forte di tutti i tempi. Qualcuno ha superato i cordoni che delimitavano l'antiSTADIO per recarsi in campo: letteralmente inghiottito dalle altissime sterpaglie quello che fu un terreno di gioco verdissimo. Gli onori di casa, ovviamente, spettavano agli ultra' che da una settimana, giorno e sera, hanno preparato l'appuntamento per dare voce al popolo torinista, il quale ha risposto con una presenza numerica al di sotto delle attese, ma assolutamente forte e dura nel trasmettere un decalogo comportamentale per tutti i club organizzati, della curva Maratona e non solo. Questi i nuovi comandamenti: 1. Sfilare ai giocatori il colore granata dalle maglie; 2. FILADELFIA al Torino Calcio; 3. No ad alberghi o centri commerciali; 4. Contestazione continua verso Cimminelli; 5. Se la classifica peggiorasse, avanti con la Primavera e Giacomo Ferri; 6. Ripulire anche senza permessi il FILADELFIA diventato un luogo di disperati; 7. Il Toro a Mazzola e Zaccarelli; 8. Basta invocare ancora Asta; 9. Contattare e invitare imprenditori di rovata fede granata ad intervenire subito; 10. Non andare piu' al «Delle Alpi» bensi' a Superga quando gioca questa squadra. Dictat durissimi. Ad aprire il dibattito, Paolo degli Ultras che ha subito spiegato il primo «comandamento»: «Tiferemo solo per le maglie e per il nome che portiamo, perche' il Toro e' e sara' sempre nostro. Nessun rispetto per quegli undici sacchi di m... che scendono in campo tutte le domeniche. Basta anche con il rievocare sempre Antonino Asta. Mica e' Paolo Pulici o Ciccio Graziani». Tocca poi a Renato (applauditissimo dai presenti): «Via immediatamente le maglie granata. Che si cerchino un altro colore, consiglierei un marroncino pallido, tanto per essere in tema, ma non piu' granata. Non sono degni di questa casacca, cosi' come l'attuale societa'. Sono venuti solo per prenderci per i fondelli. Aghemo ci disse che mai aveva visto un presidente con cosi' tanti soldi. E chi li ha visti sti soldi?». Una dolcissima signora ha provocato, con il suo intervento breve ma sincero e profondo, attimi di commozione: «Proporrei una forma di protesta civile e in sintonia con questo magnifico posto. Quando gioca questa squadra che non riconosciamo piu', non andiamo a seguirla allo STADIO ma tutti insieme rechiamoci a Superga: staremo 90' davanti alla lapide dei nostri eroi immortali, loro si' che meritano il nostro ricordo, non questi pseudogiocatori». Quindi tocca a Roby dei «Ragazzi della Maratona»: «Sara' contestazione durissima. Cimminelli e Romero se ne devono andare. Subito. Immediatamente. Sensibilizziamo gli imprenditori piemontesi, mobilitiamoci nei nostri limiti a cercare qualcuno che li sostituisca. Si', signori, preferisco la C2 che scomparire poco alla volta in questo modo. Meglio ripartire da zero ma da Toro. Via i ''gobbi''. Non li vogliamo in casa nostra». Il proscenio passa ad un anziano tifoso che al FILADELFIA ci andava per vedere Mazzola e Gabetto; adesso deve convivere con lo squallore che lo circonda: «Vorrei avere la vostra eta' per contestare. Cimminelli ci sta rubando anche i nostri ricordi. Mandiamolo via e rupuliamo tutti insieme questo tempio del calcio». Poi tutti a mangiare: carne alla brace e panini assortiti, bagnati da buon barbera. Infine il trasferimento al «Delle Alpi». Ai cancelli, pero', la notizia del rinvio: la tristezza aumenta, nella giornata dedicata ai ricordi.
Aurelio Benigno
RADUNO MATTUTINO AL FILADELFIA TRA PROTESTE, INSULTI, PROCLAMI E LACRIME DI COMMOZIONE
TORINO «Riprendiamoci il Toro». Cosi' l'enorme striscione che ha accolto ieri mattina piu' di settecento irriducibili alle rovine del vecchio FILADELFIA, trascinati da una fede incrollabile e dalla convinzione che il Toro appartenga in primis ai tifosi. I cancelli dello STADIO «dei sogni e della gloria» granata si sono aperti con un leggero ritardo sulla tabella di marcia, che prevedeva per le 9 l'inizio del sit-in di protesta. Attimi di profonda commozione quando i tifosi sono potuti entrare nell'antiSTADIO, completamente ripulito dagli ultra' che hanno organizzato la lunga giornata granata. Volti rigati dalle lacrime, occhi arrossati dall'emozione di poter respirare nuovamente l'aria di quel tempio che rese invincibile e immortale la squadra italiana piu' forte di tutti i tempi. Qualcuno ha superato i cordoni che delimitavano l'antiSTADIO per recarsi in campo: letteralmente inghiottito dalle altissime sterpaglie quello che fu un terreno di gioco verdissimo. Gli onori di casa, ovviamente, spettavano agli ultra' che da una settimana, giorno e sera, hanno preparato l'appuntamento per dare voce al popolo torinista, il quale ha risposto con una presenza numerica al di sotto delle attese, ma assolutamente forte e dura nel trasmettere un decalogo comportamentale per tutti i club organizzati, della curva Maratona e non solo. Questi i nuovi comandamenti: 1. Sfilare ai giocatori il colore granata dalle maglie; 2. FILADELFIA al Torino Calcio; 3. No ad alberghi o centri commerciali; 4. Contestazione continua verso Cimminelli; 5. Se la classifica peggiorasse, avanti con la Primavera e Giacomo Ferri; 6. Ripulire anche senza permessi il FILADELFIA diventato un luogo di disperati; 7. Il Toro a Mazzola e Zaccarelli; 8. Basta invocare ancora Asta; 9. Contattare e invitare imprenditori di rovata fede granata ad intervenire subito; 10. Non andare piu' al «Delle Alpi» bensi' a Superga quando gioca questa squadra. Dictat durissimi. Ad aprire il dibattito, Paolo degli Ultras che ha subito spiegato il primo «comandamento»: «Tiferemo solo per le maglie e per il nome che portiamo, perche' il Toro e' e sara' sempre nostro. Nessun rispetto per quegli undici sacchi di m... che scendono in campo tutte le domeniche. Basta anche con il rievocare sempre Antonino Asta. Mica e' Paolo Pulici o Ciccio Graziani». Tocca poi a Renato (applauditissimo dai presenti): «Via immediatamente le maglie granata. Che si cerchino un altro colore, consiglierei un marroncino pallido, tanto per essere in tema, ma non piu' granata. Non sono degni di questa casacca, cosi' come l'attuale societa'. Sono venuti solo per prenderci per i fondelli. Aghemo ci disse che mai aveva visto un presidente con cosi' tanti soldi. E chi li ha visti sti soldi?». Una dolcissima signora ha provocato, con il suo intervento breve ma sincero e profondo, attimi di commozione: «Proporrei una forma di protesta civile e in sintonia con questo magnifico posto. Quando gioca questa squadra che non riconosciamo piu', non andiamo a seguirla allo STADIO ma tutti insieme rechiamoci a Superga: staremo 90' davanti alla lapide dei nostri eroi immortali, loro si' che meritano il nostro ricordo, non questi pseudogiocatori». Quindi tocca a Roby dei «Ragazzi della Maratona»: «Sara' contestazione durissima. Cimminelli e Romero se ne devono andare. Subito. Immediatamente. Sensibilizziamo gli imprenditori piemontesi, mobilitiamoci nei nostri limiti a cercare qualcuno che li sostituisca. Si', signori, preferisco la C2 che scomparire poco alla volta in questo modo. Meglio ripartire da zero ma da Toro. Via i ''gobbi''. Non li vogliamo in casa nostra». Il proscenio passa ad un anziano tifoso che al FILADELFIA ci andava per vedere Mazzola e Gabetto; adesso deve convivere con lo squallore che lo circonda: «Vorrei avere la vostra eta' per contestare. Cimminelli ci sta rubando anche i nostri ricordi. Mandiamolo via e rupuliamo tutti insieme questo tempio del calcio». Poi tutti a mangiare: carne alla brace e panini assortiti, bagnati da buon barbera. Infine il trasferimento al «Delle Alpi». Ai cancelli, pero', la notizia del rinvio: la tristezza aumenta, nella giornata dedicata ai ricordi.
Aurelio Benigno
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