Scritto autunno 2005
Vedo che la porta è aperta, posso entrare?
Figurati, in casa mia c’è sempre posto per gli amici, entra pure.
Come va?
E come vuoi che vada?…sempre nello stesso modo, sono qui ad aspettare che il tempo passi.
Già, non fai altro che commiserarti.
Ti rendi almeno conto in che stato sei ridotto?
Ma guardati, non sei altro che un cumulo di macerie!
Lasciamelo dire, sei davvero irriconoscibile e ridotto in queste condizioni, non puoi certamente pensare che qualcuno possa degnarti di una benchè minima attenzione.
Davvero, dico sul serio, mi stai facendo perdere la voglia di venirti a trovare, sono anni che dici sempre le stesse identiche cose…
Ma senti, senti, bell’amico che sei, fai in fretta a criticare eh? Ti rendi conto che mi hanno rovinato, mettendomi in condizione di non potermi difendere?
Quel giorno maledetto non c’era nessuno a prendere le mie difese, soltanto io posso ricordare il dolore provato mentre cani con denti aguzzi me ne laceravano le carni con morsi rabbiosi!
Ma si, lo so bene, dai… stavo solo cercando di risvegliare il tuo orgoglio, guai lasciare spazio alla rassegnazione, se passo spesso a trovarti e come me moltissimi altri comuni amici, ci sarà pure una ragione, no?
Non lasciarti andare allo sconforto, la tua dignità sarà sempre più forte di qualsiasi tentativo di umiliazione.
Guardati attorno, ogni dove allunghi lo sguardo, tutto parla di te, anche lassù verso la collina la dove domina la Basilica di Superga, conosci bene quel luogo, no?
Eh…fratello, oggi tu vuoi farmi male.
Il tempo lassù, si è fermato alle 17,05 del 4 maggio 1949.
Quel giorno, ho visto e sentito tutto e qui in casa mia, con tanti amici, aspettavamo con impazzienza che i miei figli tornassero a casa…i miei figli, capisci?!…
Mi chiedete di resistere, di non arrendermi, di tener duro, ma vi rendete conto cosa ho dovuto sopportare in tutti questi anni?
Sono vecchio ormai, cosa vuoi che se ne facciano di me, il tempo cancella ogni cosa, certamente non il mio dolore.
E no amico mio, tu non sei vecchio e soprattutto non sei solo.
Il tuo dolore è quello di molti, pochi sono quelli che conoscono l’amore grazie al quale, nessuno ha mai smesso nemmeno per un’attimo di pensare a te.
La tua esistenza è fatta di notti passate sotto le stelle, di giornate assolate a riscaldarne la dimora, di piogge a lavarne le ferite, cori assordanti, battiti di mano, corse di bambini, miagolii di gatti in amore, sventolio di bandiere a un solo colore, calpestio di piedi a spaventarne gli intrusi, urla di gioia e braccia levate al cielo ad indicarne irripetibili vittorie!
Dici sul serio?
Davvero pensi che tutte queste cose mi appartengano?
Non lo stai dicendo soltanto per sollevarmi il morale, vero?
Rifletti, potrei mai mentirti amico mio?
Beh, ora si sta facendo tardi, devo proprio andare, ma tornerò presto a trovarti e mi raccomando…su con il morale!
Torna presto e grazie di tutto, oggi mi hai fatto proprio stare bene.
Se è per questo, caro amico, quando vengo a trovarti, sto sempre bene anch’io!
Fatti una decina di passi, mi sentii chiamare:” ei amico, scusami, ma non ricordo il tuo nome! “.
Girandomi d’istinto risposi:” Carlo! “, mi chiamo Carlo continuai a ripetere in sottovoce riprendendo a camminare.
” E’ un bel nome, sai? ” urlò mentre ero già lontano.
Sorrisi, fra me e me e attraversando la strada, mormorai a voce bassa:” fai i complimenti a me che ho un nome come tanti, cosa dovrei dire del tuo?.
Ciao Fila, sospirai, il tuo si, che è proprio un bel nome!.
Carlo Testa
publicato sul libro
Gian Maria De Pauli e Fabrizio Turco
” Filadelfia tra sogno e realtà ”
http://www.carlotesta.it/?p=624
Vedo che la porta è aperta, posso entrare?
Figurati, in casa mia c’è sempre posto per gli amici, entra pure.
Come va?
E come vuoi che vada?…sempre nello stesso modo, sono qui ad aspettare che il tempo passi.
Già, non fai altro che commiserarti.
Ti rendi almeno conto in che stato sei ridotto?
Ma guardati, non sei altro che un cumulo di macerie!
Lasciamelo dire, sei davvero irriconoscibile e ridotto in queste condizioni, non puoi certamente pensare che qualcuno possa degnarti di una benchè minima attenzione.
Davvero, dico sul serio, mi stai facendo perdere la voglia di venirti a trovare, sono anni che dici sempre le stesse identiche cose…
Ma senti, senti, bell’amico che sei, fai in fretta a criticare eh? Ti rendi conto che mi hanno rovinato, mettendomi in condizione di non potermi difendere?
Quel giorno maledetto non c’era nessuno a prendere le mie difese, soltanto io posso ricordare il dolore provato mentre cani con denti aguzzi me ne laceravano le carni con morsi rabbiosi!
Ma si, lo so bene, dai… stavo solo cercando di risvegliare il tuo orgoglio, guai lasciare spazio alla rassegnazione, se passo spesso a trovarti e come me moltissimi altri comuni amici, ci sarà pure una ragione, no?
Non lasciarti andare allo sconforto, la tua dignità sarà sempre più forte di qualsiasi tentativo di umiliazione.
Guardati attorno, ogni dove allunghi lo sguardo, tutto parla di te, anche lassù verso la collina la dove domina la Basilica di Superga, conosci bene quel luogo, no?
Eh…fratello, oggi tu vuoi farmi male.
Il tempo lassù, si è fermato alle 17,05 del 4 maggio 1949.
Quel giorno, ho visto e sentito tutto e qui in casa mia, con tanti amici, aspettavamo con impazzienza che i miei figli tornassero a casa…i miei figli, capisci?!…
Mi chiedete di resistere, di non arrendermi, di tener duro, ma vi rendete conto cosa ho dovuto sopportare in tutti questi anni?
Sono vecchio ormai, cosa vuoi che se ne facciano di me, il tempo cancella ogni cosa, certamente non il mio dolore.
E no amico mio, tu non sei vecchio e soprattutto non sei solo.
Il tuo dolore è quello di molti, pochi sono quelli che conoscono l’amore grazie al quale, nessuno ha mai smesso nemmeno per un’attimo di pensare a te.
La tua esistenza è fatta di notti passate sotto le stelle, di giornate assolate a riscaldarne la dimora, di piogge a lavarne le ferite, cori assordanti, battiti di mano, corse di bambini, miagolii di gatti in amore, sventolio di bandiere a un solo colore, calpestio di piedi a spaventarne gli intrusi, urla di gioia e braccia levate al cielo ad indicarne irripetibili vittorie!
Dici sul serio?
Davvero pensi che tutte queste cose mi appartengano?
Non lo stai dicendo soltanto per sollevarmi il morale, vero?
Rifletti, potrei mai mentirti amico mio?
Beh, ora si sta facendo tardi, devo proprio andare, ma tornerò presto a trovarti e mi raccomando…su con il morale!
Torna presto e grazie di tutto, oggi mi hai fatto proprio stare bene.
Se è per questo, caro amico, quando vengo a trovarti, sto sempre bene anch’io!
Fatti una decina di passi, mi sentii chiamare:” ei amico, scusami, ma non ricordo il tuo nome! “.
Girandomi d’istinto risposi:” Carlo! “, mi chiamo Carlo continuai a ripetere in sottovoce riprendendo a camminare.
” E’ un bel nome, sai? ” urlò mentre ero già lontano.
Sorrisi, fra me e me e attraversando la strada, mormorai a voce bassa:” fai i complimenti a me che ho un nome come tanti, cosa dovrei dire del tuo?.
Ciao Fila, sospirai, il tuo si, che è proprio un bel nome!.
Carlo Testa
publicato sul libro
Gian Maria De Pauli e Fabrizio Turco
” Filadelfia tra sogno e realtà ”
http://www.carlotesta.it/?p=624
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