mercoledì 11 marzo 2009

11/10/94 - ADDIO TORO, ANCHE VATTA ALLA RUBE

Repubblica — pagina 26

TORINO - Requiem per un derby, crollo del muro tra Juventus e Torino. La chiamano normalizzazione dei rapporti, ma sarebbe meglio dire migrazione. O colonizzazione. Dopo Moggi (ex dipendente granata), Giraudo (ex tifoso), Orlandini (ex osservatore), Jarni e Fusi (ex tesserati), Giunta (ex massaggiatore), sta per diventare bianconero anche Sergio Vatta, il magnifico artigiano del Filadelfia, il gran costruttore di campioni, il genio del vivaio, il produttore di atleti che riescono ad essere prima di tutto persone, individui capaci di non soffocare nella jungla del calcio. Ma anche una macchina tecnica perfetta, in grado di sfornare professionisti come la fabbrica di Charlot in Tempi moderni. Portieri, difensori, centrocampisti, attaccanti: un potenziale vortice per il mercato, dal gregario al fenomeno. Non è un caso che sia Moggi lo sponsor di Vatta juventino. Il Toro? Una società satellite. L' operazione è quasi conclusa, anche se Lucianone dovrà superare qualche resistenza interna: pare che Bettega sia il più perplesso, forse perchè è il più bianconero tra i dirigenti, forse perchè con Furino (capo del vivaio, dimissionario) e Cuccureddu (tecnico della Primavera scavalcato, dunque partente nonostante lo scudetto e il Viareggio) - due bonipertiani - lui ha giocato, sofferto e vinto. L' attuale responsabile delle giovanili azzurre avrà un contratto triennale, senza problemi di rapporto con la Figc. Vale un vecchio patto, una sorta di liberatoria sulla parola se l' allenatore lo avesse chiesto. Lo farà adesso, dopo una carriera in granata e una parentesi non proprio brillantissima in nazionale, ma proficua: secondo e terzo posto europei con l' under 16. Alla Juve, Vatta guadagnerà bene ma questa è sempre stata l' ultima delle sue preoccupazioni: "Ho dedicato una vita al Torino senza badare ai soldi. Siamo solo alle supposizioni, ma comunque non credo che mi possano essere mossi rilievi di ordine morale. Anche perchè sono cadute certe barriere". Nel Torino delle cessioni sistematiche, Vatta ha prodotto vittorie in quantità industriale. Due campionati Beretti, tre scudetti e quattro Coppe Italia Primavera, quattro tornei Viareggio. E ha creato decine di talenti da Francini a Cravero, da Fuser a Lentini, da Carbone a Dino Baggio, da Cois a Vieri. Sono passati dal vivaio in prima squadra 43 suoi allievi, un record. La chiamata della Juventus sorprende perchè per Vatta il granata è più di un colore, è il sottofondo di una vita. Osservatore dal ' 68, tecnico delle giovanili dal ' 78 al ' 90, parlava di schemi e di psicologo nello spogliatoio quando Sacchi vendeva ancora scarpe. E le scarpe non le ha mai fatte a nessuno, pur essendo un personaggio scomodo e duro, grandissimo tecnico e uomo non facile, non malleabile, profugo dalmata poi operaio Ceat, reparto vulcanizzazione gomme. Un anti-juventino alla Juve, stupisce ma è così: per anni ha osteggiato nei fatti il mercantilismo spinto, l' acquisto di campioni bambini a colpi di miliardi. Troppo comodo, troppo facile. Adesso i suoi nuovi capi provano a invertire la tendenza, vogliono creare una scuola per avere finalmente una base e per guadagnarci. Certo dev' essere dura per il tifoso granata, per il romantico: se proprio Vatta sceglie la Juve dopo le svendite di Calleri, i tagli al vivaio e la morte del Filadelfia, significa che un certo mondo è scomparso per sempre.
- di MAURIZIO CROSETTI

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