mercoledì 18 marzo 2009

16/03/09 - Già, il Toro vero era al Filadelfia. Bimbi, radioline e tv sulla strada

TS - 16/03 - Sez. B2
ATALANTA-TORINO 2-0 / L’autocritica
«E’ stato solo mezzo Toro»
...
QUANTA PASSIONE SPRECATA
NON RESTANO che loro, i tifosi. Il Toro è questo. Il quale, nella desertica desolazione agonistica, si ritrova al Filadelfia per seguire quella pantomima di squadra che si ostinano a chiamare Toro. La comoda, un tempo storica, trasferta a Bergamo è vietata dall’Osservatorio del Viminale. E così la gente si dà appuntamento laddove sorgeva il simbolo popolare del Torino: lo stadio Filadelfia.Dove, tra il covo granata rappresentato dalla pizzeria Amore Mio, e quel che resta del mitico prato, la gente segue la partita con l’Atalanta. Alla fine saranno almeno 350, un numero a dir poco incredibile, che sottolinea come questa gente non meriti lo scempio cui è costretto. Lo sottolinea, il motivo, che però risiede nei volti, nella passione, nel vincolo di fratellanza che pervade quel tratto di strada comunale. Molti sono asserragliati dentro il covo e nel suo dehor, a trepidare davanti alle immagini tv; ma altrettanti si sono sparpagliati dentro l’ex impianto. Cercano la vecchia poesia del calcio che fu, ascoltando la radiocronaca mentre i bimbi giocano a pallone davanti allo spettro di un’antica porta.Il finale contiene la rabbia per l’ennesima figuraccia, che non sta nel risultato bensì nella mollezza menefreghistica di un 2° tempo da vergogna. Si vorrebbe fare qualcosa, c’è chi propone una simbolica marcia fino alla sede del club - assist al sarcasmo d’un disilluso: «Perché, ha una sede?» -, chi di attendere il ritorno della squadra al campo d’allenamento,e il disilluso completa l’opera: «Ad aspettare chi? Il povero Fontana, l’autista, il magazziniere e 3 o 4 sfigati? ». Ci si consola stando assieme, per sentirsi ancor più Toro.Quel Toro che non c’è più se non lì, tra la sua inimitabile gente. Quanta passione sprecata.
A.M.

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