Repubblica — pagina 40
TORINO - Il tempio del calcio granata andrà in pensione dopo sessantotto anni di servizio: il Torino sta per perdere anche il vecchio Filadelfia, il monumento alla squadra che morì a Superga, il luogo della memoria, semplicemente "la casa" per quelli del Toro di oggi. Il "Campo Torino" chiuderà, in attesa di conoscere il suo destino. L' ha deciso Calleri, il presidente delle decisioni impopolari: "Il Filadelfia sta cadendo a pezzi, è in condizioni di estremo rischio. Mi sta bene pagare i debiti degli altri, un po' meno rischiare la galera perché casca un cornicione in testa a qualcuno. Ci alleneremo altrove, sto studiando qualche soluzione". La più probabile conduce al centro Sisport (cioè Fiat) di Orbassano, dal quale traslocherà la Juventus. Le alternative sono campetti di periferia: Venaria, Borgaro. Lontano da Torino, soprattutto lontano dal tempio. Il Filadelfia è un impianto in condizioni molto critiche, al punto che qualche mese fa la commissione di vigilanza ha negato l' agibilità delle tribune. Funzionano invece gli spogliatoi e i due terreni di gioco, l' appartamento della custode e gli uffici del settore giovanile. Lì si allenano ogni giorno prima squadra e Primavera, e il cortile del vecchio stadio è luogo di ritrovo per centinaia di tifosi, la maggior parte anziani. "E se ci togliete il Filadelfia, ci togliete la vita". Malgrado tutto, al "Fila" non ci sono mai stati incidenti, a parte la morte di un gatto sotto un albero abbattuto da un fulmine. Calleri passerà oltre. Non ha i soldi per inaugurare lavori di restauro, del resto promessi e mai realizzati da Borsano e Goveani, i cui progetti (ampliamento delle tribune, trasferimento della sede sociale, creazione di un museo del calcio) sono rimasti intenzioni. Fra l' altro, al Torino il Filadelfia non costa nulla, essendo di sua proprietà: lo acquistò dalla Federcalcio per una cifra simbolica l' ex presidente Gerbi. Le spese derivano dai lavori di manutenzione ordinaria, che però devono essere continui, quasi quotidiani. Calleri non ha progetti, né promesse. Ha già detto con largo anticipo di non avere i mezzi per finanziare alcun lavoro. Ma il rischio è che il Filadelfia venga chiuso e abbandonato a se stesso. "Parlerò con le autorità, vedrò. Per il momento non ho ancora deciso cosa fare. Ho problemi più urgenti: la Torino dal cuore granata non mi offre nemmeno uno sponsor per questa squadra salvata dal fallimento". E per il momento è più urgente una scritta sulle magliette che la protezione della memoria, e della storia.
- emanuele gamba
TORINO - Il tempio del calcio granata andrà in pensione dopo sessantotto anni di servizio: il Torino sta per perdere anche il vecchio Filadelfia, il monumento alla squadra che morì a Superga, il luogo della memoria, semplicemente "la casa" per quelli del Toro di oggi. Il "Campo Torino" chiuderà, in attesa di conoscere il suo destino. L' ha deciso Calleri, il presidente delle decisioni impopolari: "Il Filadelfia sta cadendo a pezzi, è in condizioni di estremo rischio. Mi sta bene pagare i debiti degli altri, un po' meno rischiare la galera perché casca un cornicione in testa a qualcuno. Ci alleneremo altrove, sto studiando qualche soluzione". La più probabile conduce al centro Sisport (cioè Fiat) di Orbassano, dal quale traslocherà la Juventus. Le alternative sono campetti di periferia: Venaria, Borgaro. Lontano da Torino, soprattutto lontano dal tempio. Il Filadelfia è un impianto in condizioni molto critiche, al punto che qualche mese fa la commissione di vigilanza ha negato l' agibilità delle tribune. Funzionano invece gli spogliatoi e i due terreni di gioco, l' appartamento della custode e gli uffici del settore giovanile. Lì si allenano ogni giorno prima squadra e Primavera, e il cortile del vecchio stadio è luogo di ritrovo per centinaia di tifosi, la maggior parte anziani. "E se ci togliete il Filadelfia, ci togliete la vita". Malgrado tutto, al "Fila" non ci sono mai stati incidenti, a parte la morte di un gatto sotto un albero abbattuto da un fulmine. Calleri passerà oltre. Non ha i soldi per inaugurare lavori di restauro, del resto promessi e mai realizzati da Borsano e Goveani, i cui progetti (ampliamento delle tribune, trasferimento della sede sociale, creazione di un museo del calcio) sono rimasti intenzioni. Fra l' altro, al Torino il Filadelfia non costa nulla, essendo di sua proprietà: lo acquistò dalla Federcalcio per una cifra simbolica l' ex presidente Gerbi. Le spese derivano dai lavori di manutenzione ordinaria, che però devono essere continui, quasi quotidiani. Calleri non ha progetti, né promesse. Ha già detto con largo anticipo di non avere i mezzi per finanziare alcun lavoro. Ma il rischio è che il Filadelfia venga chiuso e abbandonato a se stesso. "Parlerò con le autorità, vedrò. Per il momento non ho ancora deciso cosa fare. Ho problemi più urgenti: la Torino dal cuore granata non mi offre nemmeno uno sponsor per questa squadra salvata dal fallimento". E per il momento è più urgente una scritta sulle magliette che la protezione della memoria, e della storia.
- emanuele gamba
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