giovedì 11 giugno 2009

11/06/09 - Le ronze

Tratto da "Il Blog di Manlio Collino"

Non ho più voglia di arrabbiarmi per il Toro. Sono vecchio, e trovo la vita così bella che voglio viverne il poco o tanto che mi resta con le antenne ben sintonizzate sul bene. Soprattutto, dopo la morte di mia figlia sedicenne, non ho più la forza di lottare, né di rimettermi a scrivere il mio giornale "Fegato Granata". Quindi, invece delle solite polemiche su Cairo, sulla retrocessione, sulla squadra del prossimo anno, su chi è da cedere e chi da comprare, vi dirò la bella cosa che ho visto al Filadelfia (l'unica cosa granata che è sempre stata e sempre sarà nel mio cuore) tra maggio e giugno.

C’erano alcuni volonterosi, pieni di fede e ostinazione, che si facevano un mazzo così a strappare arbusti, tagliare l’erba, verniciare, spazzolare e sistemare quei pochi mozziconi che restano del vecchio Tempio. Ovviamente, gratis. Lo facevano con l’amore dei figli che, attendendo la visita di parenti in arrivo da lontano, sgurano la casa a fondo, anche se è vecchia, per non far fare brutta figura ai genitori. E lavano, e pettinano anche la nonna paralitica e demente, e le passano un po’ di trucco sulle gote, che tutti possano ricordarla com’era quand’era ancora in sé.

Loro lavoravano (e lavorano ancora) solo per tenerlo aperto, anche così com'è. Perché i vecchi nostalgici come me possano entrarci ogni tanto a respirare una boccata di ricordi. Perché chi non sa ancora, sappia. Perché i bambini possano tirare due calci al pallone sulla stessa erba calpestata 60 anni fa dai caduti di Superga. Voglio dire un grazie enorme, a quei pochi, tenaci druidi del Tempio in rovina. Mentre gli altri erano in vacanza o sdottoravano di calcio sui forum, loro avevano le mani graffiate dalle spine. Le “ronze”, come diceva un pensionato che lavorava con loro: «vènta pru gavéje, ‘ste ronze!»

Era un’agape fraterna nel silenzio della città deserta, nel cortile ripulito di un Fila che a guardarne i ruderi ci ricostruivo intorno tutto il resto, con la memoria. Gli spalti, le facce, le voci... E mi veniva lo s-ciupùn. Era bello che tutto questo accadesse in un momento così brutto per la squadra. Ma il cuore granata non retrocede. Mai. I veri granata, più li prendi a calci nei denti, più li rendi forti. Sono così abituati, a sanguinare, che non se ne accorgono neanche più. Come quel pensionato fra le ronze.


http://manliocollino.blog.com/

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