lunedì 27 luglio 2009

27/07/09 - La vera storia del Fila



Egregio Signor Novelli,

leggo il Suo scritto sul Suo giornale on-line e La invito a ritrattare pubblicamente quanto da Lei asserito, visto che il gruppo di tifosi che dallo scorso mese di Marzo si occupa di tentare di tenere pulito il suolo del “Fila” non è affatto” manovrato da alcuni noti personaggi del sottobosco politico cittadino”..

Noi siamo manovrati solo dal cuore (e dal nostro cervello), e non abbiamo inscenato alcuna manifestazione: abbiamo solo voluto ricordare ai cittadini di Torino che sono passati 12 anni dalla demolizione dello Stadio Filadelfia e che oggi i ruderi sono praticamente sepolti dai rovi, dalle sterpaglie e dall’immondizia.
Quindi, per l’ennesima volta, ribadiamo anche a Lei le richieste di chiarimenti già più volte inoltrate all’attuale amministrazione comunale di Torino, senza peraltro aver mai avuto riscontri in merito, rispondendo ai suoi punti:

1) Il Fila è stato demolito, alla presenza dei tifosi, che hanno creduto alle Sue promesse di immediata ricostruzione Difatti come Lei stesso ammette nel suo scritto era addirittura già presente il plastico del nuovo stadio che doveva essere terminato per il ’99, cinquantenario della Tragedia di Superga. Se poi è vero che l’impianto era pericolante ( a noi risulta “inagibile” che è tutt’altra cosa) e che Lei è stato costretto a demolirlo a causa delle diffide ricevute dagli organi competenti, sarà ben lieto di RENDERE PUBBLICHE dette diffide. Riguardo alla copertura in eternit, Le evidenzio che anche la casa in montagna dei miei vicini aveva una copertura in eternit: è stata verniciata con le sostanze previste dalla legge, senza che nessuno li costringesse a demolirla. Mi stupisce peraltro moltissimo che una struttura da Lei definita” pericolosissima” nel ’97, sia (purtroppo solo nelle parti che si sono salvate dalle ruspe) dopo ben 12 anni di totale ed assoluto abbandono, ancora in piedi e ancora frequentata da bambini, senza-tetto e spacciatori.

2) Riguardo alla sottoscrizione dei mattoni, che secondo quanto da Lei asserito ha avuto 675 sottoscrizioni in tutta Italia, nonostante la campagna di comunicazione a supporto dell’iniziativa,che ricordo imponente e strutturata su più mezzi pubblicitari (sarebbe interessante che Lei ricordasse quanto è stato investito in merito) non sarà per Lei un problema RENDERE PUBBLICHE tutte le ricevute emesse e copia degli assegni di rimborso. Come penso non sarà per Lei un problema RENDERE PUBBLICI i bilanci della Fondazione in modo che venga reso noto a chiunque sia interessato alla vicenda le somme introitate oltre ai “mattoni” – i 600 milioni conferiti dal Comune di Torino, i 140 milioni incassati per la cessione della superficie del Filadelfia alla SIS di Cimminelli, i versamenti dei soci fondatori e, ovviamente, gli interessi maturati in tutti questi anni ,sulle cifre depositate. Al riguardo Le evidenzio che già nel 2006 si parlava di circa 200.000 Euro rimasti nella Sua fondazione: ora la somma è da Lei dettagliata in Euro 204.479. Ma non ha maturato alcun interesse in questi ultimi tre anni? Sarei poi molto interessata a comprendere per quale motivo la SIS di Cimminelli ha poi rivenduto al Torino Calcio di Cimminelli la superficie del Fila ( o per essere più precisi ha ceduto la Società Civile Campo Torino) per 750.000 euro. Come mai pochi mesi prima la stessa superficie, da Lei ceduta a Cimminelli, valeva un decimo?
Allo stesso modo, terrei a sottolineare quanto l’area del Filadelfia non sia stata da Lei fatta rientrare in capo al Torino Calcio (area che ricevette gratuitamente da Calleri qualche anno prima) ma ceduta direttamente nelle mani della famiglia Cimminelli.
Sarei inoltre lieta di sapere dove sono da Lei conservati i palloni in pietra e le lapidi della Tribuna dello Stadio Filadelfia. Non pensa starebbero meglio esposti al Museo del Grande Torino?

3) Non è informato sugli ultimi sviluppi della vicenda “Filadelfia”: sono stati nuovamente inseriti , con delibera comunale , 4.000 mq. di superficie sfruttabile a fini commerciali, lato Via Giordano Bruno, all’interno del perimetro dello Stadio. E inoltre il SindacoChiamparino ha dichiarato ai giornali l’esatto contrario di quanto da Lei asserito: ha detto che i tifosi dovranno accettare contropartite commerciali, se un imprenditore si farà avanti per la ricostruzione dello Stadio.

4) un fatto indiscutibile è che il Comune di Torino abbia già introitato dalla società Bennet un milione di Euro destinati alla ricostruzione del Filadelfia. Ha poi introitato, sempre dal Bennet e dai “palazzinari” gli oneri di urbanizzazione che dovevano invece essere “scomputati” a favore della costruzione di un posteggio sotterraneo, lato Giordano Bruno, utile al nuovo centro sportivo e di altre opere urbanistiche (2,3 milioni di Euro). Il Comune di Torino deve poi procedere all’escussione delle ipoteche iscritte a proprio favore sui beni della Ergom di Cimminelli. A queste poteche è stato dato un valore di mercato, stimato dai dai tecnici comunali, di 4,3 milioni di Euro. Noi pensiamo che tutte le somme già deliberate dall’amministrazione comunale a favore del Fila debbano essere messe a disposizione della ricostruzione, non i 3,5 milioni deliberati dal Consiglio Comunale al momento dell’approvazione dello Statuto della nuova fondazione, somme peraltro conferite solo a stato avanzato dei lavori.

Riguardo a tutto il resto, sinceramente non c’entra nulla con la vicenda Filadelfia.
Marina Cismondi, una dei tifosi che puliscono il Fila.

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Prendo atto volentieri che non c’è nessun manovratore dietro di voi e che siete un nuovo gruppo di tifosi che non ha nulla a che spartire con quelli che fanno capo ad un giornalino legato a noti ambienti della destra che ben conosciamo. Mi scuso dunque per l’equivoco, anche se la esposizione dei «wanted» di sabato 19 luglio, poteva far pensare a certi metodi diffamatori già subiti.


1. L’impegno della ricostruzione del Fila fu assunto il giorno della demolizione dal Presidente del Torino Calcio davanti a 5 mila persone, il quale presentò il plastico del nuovo stadio (che noi conserviamo). Erano già arrivate le lettere del Credito Sportivo che garantiva un finanziamento e della CRT che garantiva il mutuo (70 miliardi) per la costruzione del nuovo Filadelfia. Chi mi conosce sa che nella mia attività di giornalista e successivamente di Sindaco, mi sono sempre battuto per la conservazione degli edifici che avevano un particolare significato per la città. Sarei impazzito improvvisamente per fare demolire il Filadelfia? Non sono un fanatico delle ruspe. L’impianto è stato definito pericolante e non “inagibile” come dimostrano le fotografie, i rilievi fatti sul posto da tecnici e come documentato dalla Sovrintendenza che ha definito “irreversibile” il degrado. Se fosse stato possibile restaurarlo lo avremo fatto ben volentieri. Come Fondazione avevamo la responsabilità civile e penale per quanto poteva accadere, come più volte ci è stato ricordato dalle Ordinanze del Comune. È tipico vizio italiano piangere i morti dopo le sciagure che si potevano evitare. La tribuna in legno era fradicia e veniva retta da tubolari in acciaio della Ditta Pederzoli che da sette anni sollecitava al Torino-Calcio il pagamento dell’affitto delle sue attrezzature, minacciando di smontarle da un momento all’altro. L’eternit presentava un pericolo serio di inquinamento perché tutta la tribuna era fatiscente. Parlai personalmente con il Magistrato che ci aveva segnalato il pericolo informandolo che stavamo provvedendo a rimuoverlo. La struttura pericolosissima dello Stadio era rappresentata dalle lunghe gradinate centrali e quelle delle due curve dove scorrazzavano i bambini del quartiere e sotto le quali trovavano rifugio notturno i senza fisa dimora e immigrati. Le parti rimaste in piedi, secondo le indicazioni della Sovrintendenza, sono rette da travi di cemento e rappresentano un determinato tipo di costruzione da conservare come modello architettonico e memoria collettiva del complesso.

2. Le ho inviato a parte: a) fotocopia dell’estratto conto della banca dove sono depositati i fondi residui della Fondazione; b) l’elenco dei sottoscrittori del mattone e quello di coloro che hanno richiesto la restituzione della somma versata; c) la lettera della Sovrintendenza, le lettere del Credito Sportivo e della CRT con le quali si garantiva il finanziamento dell’opera attraverso un mutuo. Fu Cimminelli a chiedere il passaggio alla SIS della Società Civile Campo Torino con l’impegno di ricostruire lo Stadio; la Fondazione aveva un solo scopo, quello di vedere rinascere il Fila: basta leggere l’elenco dei nomi dei soci fondatori e dei membri del Consiglio di Amministrazione per fugare ogni dubbio su eventuali pastette e tanto meno speculazioni. Le lapidi storiche delle Tribune sono da noi conservate in un magazzino di cui abbiamo pagato un modesto affitto. I palloni in pietra sono invece stati purtroppo rubati durante i lavori di demolizione. Non abbiamo difficoltà a consegnare, pro-tempore, le lapidi al Museo Storico con l’impegno di ritornarle al Fila appena sarà ricostruito (la speranza non è morta). Possiamo prestare al Museo, alle stesse condizioni, anche la grande statua in bronzo di Tarantino fatta appositamente per il Toro e da noi acquistata dagli eredi.

3. Di tutte le altre vicende ho seguito l’iter attraverso i giornali e sono stato invitato una sola volta ad una riunione svoltasi all’Assessorato allo Sport dove un gruppo di tifosi presentò una bozza di statuto per una Associazione (o Fondazione) creata ad hoc per la ricostruzione. Ricordo che erano presenti gli ex granata Cereser e Rampanti interessati a quella iniziativa. In quella occasione presi la parola soltanto per dire che se quel progetto avesse avuto uno sviluppo, la somma depositata in Banca dalla nostra Fondazione veniva messa a disposizione, altrimenti al momento dello scioglimento della medesima, avremmo versato il tutto al Comune di Torino come prevede il nostro Statuto. In quella riunione, se ben ricordo, fu proprio Cereser a farsi portavoce di un gruppo di imprenditori disposti a costruire la nuova struttura a condizione di poter realizzare sul fronte di via Giordano Bruno, sotto la gradinata, bassi fabbricati, ad uso commerciale, ed un parcheggio interrato. Nessuno fece obiezioni: non so però di quale gruppo di tifosi i presenti, facessero parte.

4. Non mi risulta che sia stata approvata una variante al Piano Regolatore per il cambiamento della destinazione di uso dell’area Filadelfia. Non più tardi di sei mesi fa, parlando con il Sindaco Chiamparino, mi è stata data la conferma che il Comune intende mantenere il vincolo a «verde-sportivo». Della vicenda della Agenzia delle imposte, dell’ipotetica vendita all’asta del terreno (fatto che ritengo impugnabile dal Comune) comunque vadano le cose, mi domando: chi è quel pazzo che va ad acquistare una area vincolata a verde-sportivo? Potrebbe soltanto costruire un impianto sportivo, ad esempio il Filadelfia. Ma di imprenditori-costruttori di questo genere non ne conosco.

5. I bilanci della Fondazione da me presieduta sono stati depositati ogni anno all’ufficio competente della Regione, come prescrive la legge: “Direzione risorse umane e patrimonio, Ufficio persone giuridiche” via Giovan Battista Viotti n.8.

Peccato che tutto il resto contenuto nel mio articolo non interessi a coloro che si proclamavano tifosi granata. Eppure fa parte della storia vera del Toro, mai scritta.

Non consideratevi i soli che hanno a cuore le sorti del Fila. Negli anni Quaranta su quel campo ho giocato con i “pulcini” del Toro, allenati dall’indimenticabile Mario Sperone.

Spero di essere stato esauriente.

Cordiali saluti

Diego Novelli

http://www.nuovasocieta.it/lettere/1388-vd.html

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