Il mito del Toro vuole parlare dell’impianto da ricostruire: «Niente affari lì»
«Va rifatto senza secondi fini e poi riempito con quei valori che lo resero grande»
MAR.BON.
BALANGERO ( Torino). « Per me è più facile fare gol alla Juve che parlare al microfono » , dice Pulici al culmine di una festa straordinaria costruita e intessuta attorno a lui dal Toro club Punt Masin, 17 anni di vita, quasi 500 soci ( naturalmente tutti presenti all’adunata: manco a dirlo) e sul podio nell’Italia granata anche per numero di abbonati. « Hanno cercato di farci sparire, ma siamo rinati grazie a voi, fratelli tifosi, che sostenete sempre la squadra. Noi tifosi siamo il Toro, noi andiamo in campo. E io che oggi sono un tifoso, non posso comunque mai dimenticare di essere anche stato un giocatore. E un giocatore deve essere al servizio dei tifosi, perché senza i tifosi il giocatore non è nessuno. Vale per qualsiasi squadra in qualsiasi tempo. Spero che non passino 27 anni prima di raggiungere certi traguardi, intanto guardo alla prossima stagione: perché dovremo vincere entrambi i derby » . Immaginate il boato del salone, a quel punto. Con Emiliano Saracco, organizzatore principe tra gli organizzatori, che intanto abbracciava Carla Maroso, vedova di uno degli Angeli di Superga, sempre splendidamente baldanzosa. Mentre il portiere granata Fontana saliva su un tavolo, sostenuto da Rosina e Balestri. E si metteva a gridare: « Ho fatto un sogno. Io che paro un tiro della Juve e rilancio sulla fascia, Balestri che dribbla tutti, cross, tiro al volo di Rosina, traversa, ma arriva Pupi... Pupi... ribattuta... gooool, goool! » . Godevano anche i muri del ristorante “ La pace”, mica solo le anime granata.
Pulici, perché adesso vuole parlare del Filadelfia?
« Perché l’argomento è, come si suol dire, di nuovo caldo, dopo tutto quello che è venuto fuori nelle ultime settimane. E perché adesso sono 10 anni che l’hanno demolito. Perché si respira di nuovo la speranza che nasca un centro sportivo per gli allenamenti del Toro, perché nel contempo si è anche di nuovo propagata la sensazione che qualcuno possa utilizzare il Fila per altri fini. E questo sarebbe assolutamente intollerabile » .
Secondi fini: di lucro?
« Di lucro, certo. Oppure vanagloria personale. Ambizioni. Quando dico che sul Fila bisogna fare solo dei discorsi puliti, completamente puri, è perché questo chiedono i tifosi. Ma lo pretende anche la morale, dopo tutto lo scempio e il mercato degli anni scorsi. E lo pretendono le tradizioni. Un ex giocatore del Toro, visto che io sono tale, in realtà sarà sempre un giocatore del Toro. E allora anche noi granata che sul Fila si ci siamo allenati, e per tanti anni, dobbiamo sentire l’esigenza assoluta di collaborare senza mai anteporre interessi personali. Così come Cairo sente la responsabilità di dover innanzi tutto rafforzare la squadra. Così come il governo cittadino, la Città, ha il dovere di tradurre i propositi in realtà » .
La vergogna è sotto gli occhi di tutti.
« Non si può continuare ad andare avanti così, col Fila ridotto a una discarica. Uno scandalo, a maggior ragione 10 anni dopo. Ma riqualificare quell’area può significare veder nascere anche dei business. Non vorrei che qualcuno pensasse a far nascere una macelleria, al Fila, prima che i campi di allenamento. Oppure che attraverso il Fila intendesse ritagliarsi posizioni di visibilità, crediti, affermazioni personali. No grazie, la gente non lo tollera. E poi c’è un’altra cosa che mi turba » .
Ovvero?
« Bisogna ricostruire il Fila, ma anche la mentalità che per 70 anni ha dato vita a quei muri. Non basta la scatola: bisogna riempirla di valori. Se no si fa un Fila finto che non serve a niente, tantomeno al Toro. Per dire: io a Trezzo seguo da anni, solo per passione, quasi 100 bambini della mia scuola calcio. E li allevo seguendo gli insegnamenti che per anni mi avevano trasmesso i maestri del Fila, a Torino. Ebbene, oggi posso dire con orgoglio che da me, a 180 chilometri da Torino, un piccolo Filadelfia è nato. Ecco perché dico che con la rinascita dell’impianto devono rinascere anche certi valori. Un punto di partenza può essere anche coinvolgere qualche ex giocatore che può davvero insegnare molto. A parte il sottoscritto, immaginate Zaccarelli, Salvadori, Claudio Sala... e potrei citarne altri... che ogni tanto vadano a spiegare ai giocatori di oggi che cos’erano per loro il Toro e il Fila. E come sono diventati uomini, al Toro e al Fila. Si tratta di gettare semi. In modo generoso, disinteressato. E se qualcuno si può sentire offeso dalle mie parole, i problemi sono solo suoi: se non hai la coda di paglia, non puoi arrabbiarti quando dico che nessun politico, nessun imprenditore, nessun ex giocatore, nessuno tifoso cosiddetto vip o chissà che può permettersi di pensare al Fila per business o vanagloria. E’ un grido di allarme il mio: è troppo delicato questo momento » .
«Per capirci: io allevo piccoli calciatori con gli insegnamenti trasmessi a me dai maestri che animavano quello stadio. Adesso posso dirlo: a Trezzo un piccolo Fila è già nato» «Non basta la scatola vuota, ci vuole anche la mentalità che per 70 anni ha dato vita a quei muri, altrimenti si fa un Fila finto che non serve a nessuno» «Noi ex abbiamo l’obbligo di collaborare senza anteporre interessi personali, così come Cairo deve potenziare la squadra e il Comune tradurre i propositi in realtà»
«Va rifatto senza secondi fini e poi riempito con quei valori che lo resero grande»
MAR.BON.
BALANGERO ( Torino). « Per me è più facile fare gol alla Juve che parlare al microfono » , dice Pulici al culmine di una festa straordinaria costruita e intessuta attorno a lui dal Toro club Punt Masin, 17 anni di vita, quasi 500 soci ( naturalmente tutti presenti all’adunata: manco a dirlo) e sul podio nell’Italia granata anche per numero di abbonati. « Hanno cercato di farci sparire, ma siamo rinati grazie a voi, fratelli tifosi, che sostenete sempre la squadra. Noi tifosi siamo il Toro, noi andiamo in campo. E io che oggi sono un tifoso, non posso comunque mai dimenticare di essere anche stato un giocatore. E un giocatore deve essere al servizio dei tifosi, perché senza i tifosi il giocatore non è nessuno. Vale per qualsiasi squadra in qualsiasi tempo. Spero che non passino 27 anni prima di raggiungere certi traguardi, intanto guardo alla prossima stagione: perché dovremo vincere entrambi i derby » . Immaginate il boato del salone, a quel punto. Con Emiliano Saracco, organizzatore principe tra gli organizzatori, che intanto abbracciava Carla Maroso, vedova di uno degli Angeli di Superga, sempre splendidamente baldanzosa. Mentre il portiere granata Fontana saliva su un tavolo, sostenuto da Rosina e Balestri. E si metteva a gridare: « Ho fatto un sogno. Io che paro un tiro della Juve e rilancio sulla fascia, Balestri che dribbla tutti, cross, tiro al volo di Rosina, traversa, ma arriva Pupi... Pupi... ribattuta... gooool, goool! » . Godevano anche i muri del ristorante “ La pace”, mica solo le anime granata.
Pulici, perché adesso vuole parlare del Filadelfia?
« Perché l’argomento è, come si suol dire, di nuovo caldo, dopo tutto quello che è venuto fuori nelle ultime settimane. E perché adesso sono 10 anni che l’hanno demolito. Perché si respira di nuovo la speranza che nasca un centro sportivo per gli allenamenti del Toro, perché nel contempo si è anche di nuovo propagata la sensazione che qualcuno possa utilizzare il Fila per altri fini. E questo sarebbe assolutamente intollerabile » .
Secondi fini: di lucro?
« Di lucro, certo. Oppure vanagloria personale. Ambizioni. Quando dico che sul Fila bisogna fare solo dei discorsi puliti, completamente puri, è perché questo chiedono i tifosi. Ma lo pretende anche la morale, dopo tutto lo scempio e il mercato degli anni scorsi. E lo pretendono le tradizioni. Un ex giocatore del Toro, visto che io sono tale, in realtà sarà sempre un giocatore del Toro. E allora anche noi granata che sul Fila si ci siamo allenati, e per tanti anni, dobbiamo sentire l’esigenza assoluta di collaborare senza mai anteporre interessi personali. Così come Cairo sente la responsabilità di dover innanzi tutto rafforzare la squadra. Così come il governo cittadino, la Città, ha il dovere di tradurre i propositi in realtà » .
La vergogna è sotto gli occhi di tutti.
« Non si può continuare ad andare avanti così, col Fila ridotto a una discarica. Uno scandalo, a maggior ragione 10 anni dopo. Ma riqualificare quell’area può significare veder nascere anche dei business. Non vorrei che qualcuno pensasse a far nascere una macelleria, al Fila, prima che i campi di allenamento. Oppure che attraverso il Fila intendesse ritagliarsi posizioni di visibilità, crediti, affermazioni personali. No grazie, la gente non lo tollera. E poi c’è un’altra cosa che mi turba » .
Ovvero?
« Bisogna ricostruire il Fila, ma anche la mentalità che per 70 anni ha dato vita a quei muri. Non basta la scatola: bisogna riempirla di valori. Se no si fa un Fila finto che non serve a niente, tantomeno al Toro. Per dire: io a Trezzo seguo da anni, solo per passione, quasi 100 bambini della mia scuola calcio. E li allevo seguendo gli insegnamenti che per anni mi avevano trasmesso i maestri del Fila, a Torino. Ebbene, oggi posso dire con orgoglio che da me, a 180 chilometri da Torino, un piccolo Filadelfia è nato. Ecco perché dico che con la rinascita dell’impianto devono rinascere anche certi valori. Un punto di partenza può essere anche coinvolgere qualche ex giocatore che può davvero insegnare molto. A parte il sottoscritto, immaginate Zaccarelli, Salvadori, Claudio Sala... e potrei citarne altri... che ogni tanto vadano a spiegare ai giocatori di oggi che cos’erano per loro il Toro e il Fila. E come sono diventati uomini, al Toro e al Fila. Si tratta di gettare semi. In modo generoso, disinteressato. E se qualcuno si può sentire offeso dalle mie parole, i problemi sono solo suoi: se non hai la coda di paglia, non puoi arrabbiarti quando dico che nessun politico, nessun imprenditore, nessun ex giocatore, nessuno tifoso cosiddetto vip o chissà che può permettersi di pensare al Fila per business o vanagloria. E’ un grido di allarme il mio: è troppo delicato questo momento » .
«Per capirci: io allevo piccoli calciatori con gli insegnamenti trasmessi a me dai maestri che animavano quello stadio. Adesso posso dirlo: a Trezzo un piccolo Fila è già nato» «Non basta la scatola vuota, ci vuole anche la mentalità che per 70 anni ha dato vita a quei muri, altrimenti si fa un Fila finto che non serve a nessuno» «Noi ex abbiamo l’obbligo di collaborare senza anteporre interessi personali, così come Cairo deve potenziare la squadra e il Comune tradurre i propositi in realtà»
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