giovedì 24 dicembre 2009

23/12/09 - La Notte "tanta"

Note di Manlio Collino.
Nell'autunno del 1993 il Comune notificò al Presidente Goveani la famosa ordinanza che dichiarava il Filadelfia inagibile (costringendo il Toro a cercarsi un altro impianto dove allenarsi) e che indusse Calleri, mesi dopo, a "dismettere" l'impianto. Contro quella sciagurata decisione mi battei a sangue sul mio mensile satirico "Fegato Granata", unica arma di cui disponessi. E quando nel '94 Novelli, offertosi a Calleri con la promessa di risolvergli la grana del Fila, decise di abbatterlo per fare al suo posto un campetto da allenamento circondato da negozi e grandi alberghi, mi opposi con rabbia ancor maggiore. Novelli mi diede del "feticista" e del "piagnone" perché mi ostinavo a considerare il Fila come il più vero e più sacro monumento al Grande Torino rimasto sulla terra. Ma io lo penso ancora oggi. E non mi sento strano o fuori dai tempi, anche se "faccia da loculo" mi ha definito su Repubblica "personaggio folkloristico che gira col mantello". Navigo in rete, ma adoro la storia perchè non credo ad una umanità senza radici. Mi emoziona il Fila come mi emoziona il Partenone, o quel poco che resta delle postazioni sabaude sull'Assietta. Non ho certezze sull'al di là, ma solo sensazioni di "presenze" che mi guidano (ci guidano) in particolari momenti. Gli indiani d'america, popolo fortemente legato alla terra, credevano negli spiriti, li onoravano, e dicevano che persino le cose, l'erba, i sassi, conservano il ricordo e l'eco dei grandi avvenimenti a cui hanno assitito. E il Fila ha assistito ad imprese epiche. Ha visto record ancora oggi imbattuti. Per ciò lo onoro come i pellirosse. Non solo per nostalgia di gioventù e di passati trionfi. Quindi lasciatemi salutare i suoi resti, oggi che ho capito che non risorgerà mai più com'era prima, ripubblicando la parodia gozzaniana che gli dedicai a Natale del '93, quando Mondonico non sapeva dove allenare la squadra e noi di Fegato facemmo dire una messa all'aperto nel cortile. Allestimmo sotto la tettoia un presepio di cinque grandi statue (la sacra famiglia, il bue e l'asino) usando come capanna una porta da calcetto. Nonostante il gelo, vennero in tantissimi. Passò anche Goveani. Dopo la messa bevemmo il vin brulé davanti a un gran falò, per il quale ognuno aveva portato un pezzetto di legno da casa. Tutti avevano in mano il numero natalizio di Fegato, che riportava in prima pagina, accanto al tradizionale augurio ai gobbi, questo mio contrafactum della poesia "La Notte Santa" di Gozzano.


Consolati, Emiliano, del tuo pellegrinare!
Siam giunti al Delle Alpi, sede di gran tornei.
Su quest’erbetta fine li potrai allenare,
tu che scacciato adesso dal Filadelfia sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

- Avete un po’ di posto, o voi del Delle Alpi
per far due tiri in porta, per metterci in braghette?
- Signori, ce ne duole, deve cantare Scialpi
e dopo lui Madonna, che mostra anche le tette

il campanile scocca
lentamente le sette.

- O voi del Comunale, solo lo spogliatoio!
La squadra più non regge, ed io mi sono rotto:
ci alleneremo in strada, oppure in corridoio!
- Vietato dentro e fuori, vietato sopra e sotto!

il campanile scocca
lentamente le otto.


- Custode del Ruffini, almeno nel parcheggio
lasciateci allenare: non ci mandate altrove!
- Non vi posso far fare manco un po’ di palleggio
quei dell’atletica hanno da fare gare e prove

Il campanile scocca
lentamente le nove.


- O voi del Velodromo, pietà di ‘sti ragazzi!
mi manda il presidente, o chi ne fa le veci!
- Football americano, e stop. Non ci son cazzi:
vi mandasse anche il papa, sarebber vane preci.

il campanile scocca
lentamente le dieci.


- Notabili del Combi... - Il Toro? Che coraggio!
Far giocare i granata? Qui dentro? Veramente?
Qui dove giocò Sivori? Qui dove suda Baggio?
Potrebbe immaginarlo soltanto un deficiente!

Il campanile scocca
le undici lentamente

- Che freddo! - Andiamo al Fila - L’avranno già murato?
- Solo un lucchetto - Fòrzalo! - ...ma... quanta gente, quanta!
Gli spalti sono colmi! - Avranno scavalcato?
Si accendono le torce, la folla adesso canta...

Il campanile scocca
la Mezzanotte Santa


E’ nato! Alleluja! alleluja!
E’ nato il Sovrano Bambino.
E il popolo che ama Gianduja,
il popolo che ama il Torino,
esulta. Squillate campane,
garrite, bandiere granata!
venite da terre lontane
tifosi di fede provata!
Venite a passare Natale
tra i ruderi del vecchio Fila.
Passiamo una notte speciale:
c’è posto per quarantamila,
e non solo i novantanove
che vuole la legge imbecille,
venite, facciamo le prove
di gole, polmoni e tonsille!
Lodiamo il Signore che è nato,
sul fieno, nell’umil capanno:
è giusto che un tetto sia dato
a tutti color che non l’hanno.
Ma noi l’avevamo, quel tetto,
per noi era come una chiesa,
e un giorno - Sloggiate! - ci han detto
- mettetevi in lista d’attesa.
Mandate il vivaio a giocare
sui campi di periferia,
andatevi ad allenare
a Borgaro od a Venaria.
Eh, no! Questa è proprio la goccia
che il vaso può far traboccare
stavolta vi andiamo in saccoccia,
e ci riprendiamo l’altare!

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