8 dicembre 2009, era una giornata fredda oggi, lo era fino all’arrivo nel Tempio, quando il mio furgone ha varcato le porte il calore di casa mi ha pervaso tutto il corpo, il sangue ribolliva nel vedere i monconi, ma gli occhi bagnati e il cuore trafitto non potevano cancellare quanto fatto dal “popolo granata” in questa giornata. È stato realizzato grazie ai cuori Toro a coloro i quali non si sono dimenticati MAI delle loro radici, della loro terra, di casa nostra e così l’amarezza ha lasciato spazio alla gratitudine, quella gratitudine che, l’ingrato tifoso manifesta oramai da dodici (12) anni a questa parte.
I banchetti adornati di cibarie e fiumi di vino (che fa cantà) erano gestiti a sinistra sotto il moncone da una donna, un’amica che del Fila ne ha fatto una scelta di vita o forse meglio dire che, la vita le è stata data affinché si occupasse del Fila, a destra un uomo, un amico che è il passato, il presente e il futuro della Curva, lui è l’esempio di come un Ultras è e deve essere.
Il campo da calcio che aveva visto le gesta degli Eroi ora veniva calpestato da chi voleva per un giorno fare qualcosa per poter dire noi ci siamo e il ricordo è sempre forte non dimentichiamo le nostre origini, siamo qui per quei valori che gli Invincibili ci hanno trasmesso: LA LOTTA E LA FRATELLANZA.
Il pubblico pagante, ma solo per una, anzi due cause giuste, rideva e “derideva” le gesta inguardabili dei calciamucche, ops calciatori, ma che a differenza dei tesserati Torino FC ci mettevano cuore e passione.
Tra un saluto e l’altro si facevano vivi i ricordi delle stagioni andate, il vino che fa cantà lo fa per davvero e giù cori, cin cin…, i granata sono qua…, ecc… E che dire dello show di un altro “vecchio” ultras che lanciava i cori degli anni 70 e 80, poi arrivano pure i babbi natale e qualcuno urla “carichiamoli”, entrano, degustano, mangiano e se ne vanno.
Il momento è catartico (cit.) mi attornio di persone con la P maiuscola, si discute di iniziative intraprese e da intraprendere e dal cancello appaiono una cinquina di tifosi del Bayer Monaco che, vengono accolti con cori e scambi di sciarpe, tutto bello, i sorrisi distesi sui volti di ognuno, ma quando si viene a conoscenza del loro arrivo un groppo al cuore e le lacrime sul viso, sostituiscono il momento catartico al momento nostalgico. Si perché quei perfetti 5 sconosciuti al mondo granata non erano lì di passaggio solo perché c’era la partita contro i gobbi e lo stadio era vicino, no loro si erano fatti portare con il taxi di proposito, volevano vedere il Filadelfia.
C’è chi vive a Torino, e del Fila se ne sbatte i coglioni (scusate il francesismo) e c’è chi a 634 km di distanza desidera visitare quello che è stato ed è la storia del calcio. Io ho provato vergogna ad accoglierli in un Filadelfia dove ci sono solo macerie, ho provato rabbia per quel che fino ad ora non ho fatto per gridare ai vari giullari di corte il mio dissenso, ma ho provato disgusto per chi del Fila se n’è sempre fregato e continua a fregarsene, a loro dico: se oggi anziché consumare le vostre dita sulla tastiera, andare in giro come schiavi del consumismo, poltronare come inermi inetti o tutto ciò che avete fatto, foste passati anche solo un attimo nella nostra casa, avreste dire anche voi “io respiravo bene, pulito, soltanto al Fila” (cit.).
Il resto come dice un mio caro amico è fuffa.
Grazie come sempre a chi c’era.
Simone Stara
http://www.simonestara.it/?p=210
I banchetti adornati di cibarie e fiumi di vino (che fa cantà) erano gestiti a sinistra sotto il moncone da una donna, un’amica che del Fila ne ha fatto una scelta di vita o forse meglio dire che, la vita le è stata data affinché si occupasse del Fila, a destra un uomo, un amico che è il passato, il presente e il futuro della Curva, lui è l’esempio di come un Ultras è e deve essere.
Il campo da calcio che aveva visto le gesta degli Eroi ora veniva calpestato da chi voleva per un giorno fare qualcosa per poter dire noi ci siamo e il ricordo è sempre forte non dimentichiamo le nostre origini, siamo qui per quei valori che gli Invincibili ci hanno trasmesso: LA LOTTA E LA FRATELLANZA.
Il pubblico pagante, ma solo per una, anzi due cause giuste, rideva e “derideva” le gesta inguardabili dei calciamucche, ops calciatori, ma che a differenza dei tesserati Torino FC ci mettevano cuore e passione.
Tra un saluto e l’altro si facevano vivi i ricordi delle stagioni andate, il vino che fa cantà lo fa per davvero e giù cori, cin cin…, i granata sono qua…, ecc… E che dire dello show di un altro “vecchio” ultras che lanciava i cori degli anni 70 e 80, poi arrivano pure i babbi natale e qualcuno urla “carichiamoli”, entrano, degustano, mangiano e se ne vanno.
Il momento è catartico (cit.) mi attornio di persone con la P maiuscola, si discute di iniziative intraprese e da intraprendere e dal cancello appaiono una cinquina di tifosi del Bayer Monaco che, vengono accolti con cori e scambi di sciarpe, tutto bello, i sorrisi distesi sui volti di ognuno, ma quando si viene a conoscenza del loro arrivo un groppo al cuore e le lacrime sul viso, sostituiscono il momento catartico al momento nostalgico. Si perché quei perfetti 5 sconosciuti al mondo granata non erano lì di passaggio solo perché c’era la partita contro i gobbi e lo stadio era vicino, no loro si erano fatti portare con il taxi di proposito, volevano vedere il Filadelfia.
C’è chi vive a Torino, e del Fila se ne sbatte i coglioni (scusate il francesismo) e c’è chi a 634 km di distanza desidera visitare quello che è stato ed è la storia del calcio. Io ho provato vergogna ad accoglierli in un Filadelfia dove ci sono solo macerie, ho provato rabbia per quel che fino ad ora non ho fatto per gridare ai vari giullari di corte il mio dissenso, ma ho provato disgusto per chi del Fila se n’è sempre fregato e continua a fregarsene, a loro dico: se oggi anziché consumare le vostre dita sulla tastiera, andare in giro come schiavi del consumismo, poltronare come inermi inetti o tutto ciò che avete fatto, foste passati anche solo un attimo nella nostra casa, avreste dire anche voi “io respiravo bene, pulito, soltanto al Fila” (cit.).
Il resto come dice un mio caro amico è fuffa.
Grazie come sempre a chi c’era.
Simone Stara
http://www.simonestara.it/?p=210
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