lunedì 25 gennaio 2010

05/06/06 - GRANATISSIMO - Lunedì 5 giugno 2006 - anno IV – numero 20

by Domenico Beccaria

IL CASO FILADELFIA – Diego Novelli risponde alle accuse e rilancia

“Molte stranezze intorno al fallimento del Torino Calcio”


IL FUTURO DELLO STADIO – Sergio Chiamparino chiama il presidente

“Adesso ci vuole una nuova fondazione con Urbano Cairo”

A. Colombo pagine 2-3




“Cimminelli è stato fatto fallire, Giovannone un affare politico”

" Una nuova Fondazione per il Filadelfia? A noi al momento non è stato comunicato nulla. I cimeli dispersi? Sono conservati in un magazzino a spese nostre "

" La scorsa estate mi ha colpito l’atteggiamento del quotidiano La Stampa, che ha emesso una sentenza quando c’erano ancora tutti i ricorsi da fare "


Alessandro Colombo

“L’unica cosa che mi auguro è che il Torino vinca i playoff e che salga in serie A. Questo lo dico perché tutti sappiano che io sono e rimango un tifoso del Torino. Uno che ha giocato nei Pulcini del Torino nel 44 sotto i bombardamenti, non può essere trattato in questo modo”. Diego Novelli non ci sta. Dopo aver letto le numerose repliche alla sua intervista – nel corso della quale aveva cercato di chiarire gli aspetti più controversi della vicenda Filadelfia – pubblicate su Granatissimo la settimana scorsa, l’ex sindaco di Torino, è tornato, sia pur con infastidita ritrosia, sulla questione, dando nuovamente sfogo a tutta la sua indignazione e amarezza.

Onorevole Novelli, come era prevedibile la sua intervista ha sollevato polemiche, e soprattutto molte critiche nei suoi confronti. Cosa risponde?
“Vorrei solamente far notare che sono stato nuovamente fatto oggetto di denigrazione, e che si continua a raccontare tutta una serie di falsità sul Filadelfia”.

Andiamo per gradi. Il Presidente dell’Associazione Memorie Storiche Granata: Domenico Beccaria, nelle sue dichiarazioni rilasciate a Granatissimo, ha nuovamente ricordato lo spiacevole episodio dei cimeli granata gettati nell’immondizia durante la demolizione del Fila. Vogliamo spiegare bene com’è andata?
“Innanzitutto Beccaria, nella sua replica, conferma che i lavori di recupero del materiale iniziarono un anno prima della demolizione, come del resto io stesso avevo detto nell’intervista. Vennero a casa mia accompagnati dall’amico Claudio Stroppiana, vecchio tifoso del Torino, e sono venuti diverse volte, e come torno a ripetere, hanno iniziato la raccolta dei vecchi cimeli dietro mia autorizzazione. Perché avrei dovuto concederla, come dice Beccaria: “per togliermeli dai piedi”? È un’affermazione del tutto gratuita, come può testimoniare lo stesso Stroppiana. È tuttavia vero quanto accaduto durante la demolizione, con un irresponsabile intervento da parte dell’impresa, avvenuto però a totale insaputa della Fondazione, tanto è vero che non appena avvertiti, siamo intervenuti immediatamente poche ore dopo per bloccare il misfatto”.

È vero quello che dice Beccaria sul fatto che Lei non ha mai dato una mano per la realizzazione del Museo del Grande Torino a Superga?
“È falso. Il museo provvisorio allestito a Superga è stato possibile realizzarlo grazie al prestito di una parte del materiale da parte del Torino Calcio dopo un mio intervento sul patron Cimminelli, che non ne voleva sapere, e grazie all’intervento di Romero”.

Altra questione evocata da Beccaria è quella riguardante le targhe e le lapidi commemorative, un tempo situate all’interno e nel sottoscala della tribuna, e delle quali, secondo lui, non si sa più nulla. Che fine hanno fatto?
“Le lapidi e le targhe commemorative sono state rimosse dal Filadelfia e attualmente sono conservate a spese della Fondazione in un magazzino saranno ricollocate nel Filadelfia quando sarà ricostruito”.

Molti si sono ancora domandati la ragione per cui Lei ha ceduto il Fila a Cimminelli.
“Come torno a ripetere, noi chiedevamo garanzie. Ad esempio, se Vidulich mi avesse fornito le garanzie economiche necessarie, non avrei avuto problemi a cedergli il Fila, ma non lo fece, addirittura, in una sua dichiarazione riportata in un articolo su Tuttosport del 21 Luglio 98, sostenendo che il campo era sempre stato di proprietà del Toro, pretendeva prima la restituzione del campo e solo dopo la concessione delle garanzie alla Fondazione. Roba da matti. Io ho ceduto a Cimminelli perché in data 25 Marzo 99 ricevetti una lettera dal Sig. Giuseppe Aghemo, che all’epoca era a tutti gli effetti presidente del Torino Calcio, nella quale mi informava che erano state date istruzioni alla banca Crt di Torino di mettere a nostra disposizione un affidamento di 70 miliardi finalizzato al finanziamento della ricostruzione dello stadio Filadelfia.
Non fidandomi di Aghemo, interpellai direttamente la Cassa di Risparmio di Torino, la quale il 27 Marzo mi rispose con una lettera nella quale mi confermava la deliberazione, da parte degli organi amministrativi, della condizione di un affidamento fino all’importo di 70 miliardi finalizzati al finanziamento della ricostruzione dello stadio Fialdelfia. A quel punto io avevo le garanzie e potevo cedere a Cimminelli. E quando Beccaria venne qui a casa mia, gli mostrai entrambe le lettere”.

Passiamo alle repliche del quotidiano Tuttosport. Il giornalista Marco Bonetto si domanda come mai i bilanci della fondazione non sono mai stati resi pubblici. Cosa risponde?
“I bilanci della fondazione sono sempre stati approvati all’unanimità dal consiglio di amministrazione in cui siedono due rappresentanti del Comune di Torino nelle persone dell’Assessore allo sport, Montabone e del prof. Giovanni Zanetti, docente alla facoltà di Economia e Commercio. I bilanci sono stati regolarmente sottoscritti dai revisori dei conti, e sono depositati, come prescrive la legge, presso il competente ufficio della Regione Piemonte: organo di vigilanza sulle Fondazioni. Chiunque voglia vedere i bilanci non ha che andare lì e guardarseli”.

Altra questione, sempre sollevata da Tuttosport, riguarda gli esposti in Procura presentati contro di lei per far sequestrare il Filadelfia.
“Sono qui a domandarmi anche io che fine abbiano fatto. Non si è mai più saputo nulla”.

È vero quello che dichiarò Pianelli, sul fatto che Lei non lo aiutò mai a ristrutturare il Filadelfia?
“Pianelli non mi ha mai parlato di questa cosa. A parte il fatto che quando Pianelli parla dell’idea di rimettere a posto il Filadelfia, fa riferimento ad un periodo in cui io non ero ancora sindaco. E anche quando mi si domanda come mai da sindaco non mi occupai mai del Filadelfia per evitare che andasse in rovina, rispondo semplicemente che il Comune non poteva intervenire su una proprietà privata”.

Ma è vero che Lei si recò in redazione a Tuttosport per domandare pietà?
“Mi sorprende che su Tuttosport esca una frase così offensiva, del tutto gratuita e di una bassezza unica. Soprattutto se si tiene conto che è diretto da una persona che ha sempre avuto la mia massima considerazione che ho sempre apprezzato per l’autonomia di pensiero nei confronti dei padroni del Calcio. Io ricordo addirittura che mi recai a Tuttosport assieme a don Ciotti per chiedere al direttore Padovan una rubrica sui giovani non tifosi. Fu un incontro cordialissimo al punto che alla fine lo stesso direttore mi regalò il servizio di posate del Torino Calcio. Quindi non posso che rimanere esterrefatto quando poi leggo certe cose”.

Sempre in quell’articolo si legge che Lei era un fedelissimo di Cimminelli.
“Anche quando si dice che io ero un fedelissimo di Cimminelli si dice una cattiveria. Io ero nel consiglio di amministrazione del Torino Calcio in quanto presidente della Fondazione, mi hanno messo lì perché io volevo controllare che l’operazione Filadelfia andasse in porto. Io non ero assolutamente il suo consigliere personale. Ricordo inoltre che quando Cimminelli diventò padrone del Torino Calcio, fui io il primo a dire che era un personaggio che c’entrava...

( segue a pag 3 )

...poco con il mondo del calcio. Addirittura lo giudicai un dissociato quando il primo giorno da presidente del Torino disse di essere tifoso della Juventus e lo criticai aspramente quando chiamò rompicoglioni quelli che andavano a Superga”.

Ciononostante Lei continua a sostenere che Cimminelli è stato fatto fallire.
“E non smetterò mai di ripeterlo. Cimminelli è l’unico presidente del Torino che ha rimesso di tasca propria oltre 100 miliardi di lire. Hanno voluto il fallimento del Torino Calcio, a differenza della Lazio, che aveva un debito molto più elevato con le agenzie. È intervenuto personalmente Berlusconi da Palazzo Chigi, dicendo che si trattava di un problema di ordine pubblico. E non dimentichiamo poi l’atteggiamento della Stampa di Torino”.

Scusi, ma che cosa c’entra il quotidiano La Stampa?
“Io ricordo ancora quel titolo a nove colonne: “ Fuori tempo massimo” , uscito il primo giorno, quando c’erano ancora tutti i ricorsi da fare. C’era una evidente discrasia fra le pagine della Stampa dello sport e le pagine della Stampa della cronaca, e questo perché la pagina dello sport della Stampa aveva un filo diretto con la Figc. Non solo, chi ha voluto il Lodo Petrucci…? Chi ha portato a Torino Giovannone…? E soprattutto qual è il giornale di Torino che per primo ha fatto il nome di Giovannone? Guarda caso Torino Cronaca, il quale è legato a determinati ambienti che si rifanno alla destra. Dietro Giovannone, come è noto, c’era Lotito, il quale aveva già dato a Giovannone la lista di tutti quei giocatori della Lazio dei quali voleva liberarsi, scaricandoli al Torino Calcio”.

Dunque secondo Lei esiste anche una ragione politica dietro la vicenda?
“Secondo me sì”.

Tornando al discorso delle critiche, c’è un’ altra persona che è rimasta a dir poco perplessa di fronte alla sua intervista: la vedova di Pietro Bonetto, l’uomo al quale Lei sostiene di aver dato alcuni milioni di liquidazione. La signora Maria Luisa Sabarini ha negato che il marito abbia ricevuto questi soldi.
“C’è un documento datato 26 Settembre 2000 in cui c’è scritto: “Pietro Bonetto mio avere una tantum quale amministratore unico della società Civile campo Torino 25 milioni”. Inoltre ho una fotocopia di un assegno circolare n° 4300108818/05 della banca Popolare di Bergamo compilato in data 2/10/2000, e compilato sul retro con data 4/10/2000, con scritto: “Per ricevuta Pietro Bonetto”, un assegno riferito alla fattura che lui ci ha rilasciato dove dice che riceve dalla Società Civile Campo Torino la somma di 25 milioni”.

Il presidente del Toro Club Fedelissimi Granata di Roma è tornato sulla questione demolizione, sostenendo che poteva essere evitata utilizzandondo materiali speciali. Cosa risponde?
“Ricordo che questo signore mi tenne fermo un’ora davanti al Tar del Lazio spiegandomi che si poteva ristrutturare. Io continuo a ribadire che ero in mano ai tecnici, i quali mi continuavano a ripetere che non si poteva fare più nulla, del resto ci sono i buchi nel cemento a dimostrarlo, il legno della tribuna era marcio. Io non sono né un architetto né un ingegnere, ho fatto fare una perizia, avevo tutte queste diffide, queste ordinanze che richiamavano la responsabilità civile e penale della proprietà, il che significava che qualunque cosa fosse successa, io sarei stato il responsabile e sarei finito in galera e quel che è peggio avrei avuto sulla coscienza la morte di un uomo o di un bambino. E ribadisco che la manutenzione spettava al Torino Calcio che ne era il proprietario. Per anni non è stato steso il manto di catrame che è previsto per legge e parliamo dei tempi di Pianelli. L’unico che mi parlò del Filadelfia fu Gerbi, il quale appunto mi chiese, quando ero sindaco, di intervenire, ma io risposi che il Comune non poteva intervenire su di una proprietà privata”.

Le diffide e le ordinanze di cui Lei parla, sono documenti pubblici a disposizione dei cittadini?
“Certo, sono documenti del Comune e sono consultabili da chiunque”.

Sembra che costituiranno una nuova Fondazione per la ricostruzione del Filadelfia. Qual è il suo commento?
“Io non sono stato ancora informato di nulla, e come me lo stesso Zanetti e gli altri consiglieri della Fondazione” .

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IL SINDACO E IL FILA – Sergio Chiamparino, appena rieletto, pensa allo storico stadio

“Per festeggiare la A, Cairo entri nella Fondazione”

Alessandro Colombo

“Chiamparino chiama Cairo”. All’indomani della travolgente vittoria che lo ha portato ad essere riconfermato sindaco della città di Torino, grazie anche certamente ai voti granata, Sergio Chiamparino è tornato a parlare del Filadelfia. L’occasione è stata la prima conferenza stampa che il rieletto primo cittadino ha tenuto martedì mattina in Comune. Chiamparino ha ribadito ciò che era già uscito dall’ultima riunione di giunta prima delle elezioni: l’accordo con il curatore fallimentare: Angelo Cerri, e i privati, per la ricostruzione del Filadelfia, aggiungendo però un richiamo a Cairo: “Noi abbiamo fatto un’intesa con il curatore fallimentare e i con privati: l’uno mette a disposizione il diritto di superficie che noi avevamo ceduto al Torino Calcio, gli altri un po’ di soldi, che aggiunti a quelli che noi, recuperando dalle ipoteche di Cimminelli potremmo mettere a disposizione, con un’integrazione di Cairo, potrebbe dar vita a una fondazione nuova che realizzi il Filadelfia, anzi credo che sarebbe per Cairo un bel modo di coronare la vittoria ai playoff quella di partecipare alla fondazione per costruire il Filadelfia”. Chiamparino ha poi confermato la data dell’inizio lavori: “La data prevista da noi per l’inizio dei lavori è quella del primo ottobre, è chiaro che la condizione allo stato attuale è quella che ci sia una disponibilità ad entrare pro quota – ma stiamo parlando di cifre basse – da parte di Cairo, e come ripeto io mi auguro che la vittoria ai playoff rappresenti una spinta in questa direzione”

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