martedì 26 marzo 2013

26/03/13 - Fila: la montagna partorirà un topolino?


In questi ultimi giorni, sulla vicenda Filadelfia si sono fatte montagne di parole e versati fiumi di inchiostro, che si vanno ad assommare a quelli che, in questi ultimi ormai quasi 16 anni, ci sono stati propinati dai vari personaggi avvicendatisi alla sempre e solo “presunta” opera di ricostruzione.
Dai quotidiani torinesi apprendiamo che i politici locali si sono ricordati del Fila, ma ovviamente, non trattandosi di regalie alla parte bianconera o automobilistica della città, per gridare allo scandalo. Sel e Moderati chiedono che i fondi comunali destinati al Fila (promessi dal 2006 e mai erogati) vengano utilizzati per altri scopi, dimenticandosi che NON sono soldi pubblici, ma derivanti dalla quantomeno poco chiara vicenda Cimminelli/Bennet/Città di Torino, soldi già introitati anni fa dal Comune e da destinarsi, nel rispetto di quanto fu deliberato, alla ricostruzione del Fila. I politici della Regione Piemonte, trasversalmente, chiedono invece che i soldi stanziati da Cota per il Fila (il pagamento di un mutuo per 275 mila euro all’anno) vengano utilizzati per altri fini culturali.
Non si contano più inoltre le prese di posizione dei cittadini (o presunti tali) che dichiarano la propria indignazione per la spesa pubblica destinata alla ricostruzione dello Stadio: madri che vogliono gli asili, parenti di disabili, cittadini preoccupati per le finanze comunali… tutte istanze che “stranamente” trovano ampio spazio sui giornali cittadini, spazio mai trovato da chi invece sottolineava lo scandaloso trattamento di favore per l’assegnazione della Continassa.
E fra i giornali cittadini si evidenzia in particolare la “campagna” portata avanti da Tuttosport, che sforna un susseguirsi di articoli atti a convincere che il Fila deve essere progettato al risparmio, che bisogna accontentarsi, che i milioni a disposizione sono 8 e con questi si deve ricostruire, senza una minima parola di critica nei confronti di chi questa situazione l’ha creata, non mantenendo fede alle proprie parole: Urbano Cairo, che l’ultima volta ha promesso di conferire 1 milione (meno di un terzo di quanto aveva solennemente giurato anni fa, come fra l’altro riportato proprio sulle pagine dello stesso giornale) e Cota, che aveva garantito almeno 3 milioni da parte delle Fondazioni bancarie (notizia che era apparsa con grande rilievo su tutti i giornali), senza poi dar alcun seguito concreto a quanto proclamato.
Sul fronte della Fondazione si sono susseguiti un paio di incontri del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Fondatori, oltre alla nuova fiammante “unità di crisi”, voluta dall’Assessore allo Sport Gallo: anche in questo caso si sprecano le montagne di parole dei vari membri, ad integrare – e a volte anche a contraddire – lo scarno comunicato ufficiale che – finalmente! – l’ultimo CdA ha deciso di diffondere.
Apprendiamo che sono stati presentati sei piani finanziari che, da quello che è dato sapere, sono modulati sulla base dell’ormai “famoso” progetto confezionato dallo studio di architetti del pinerolese. Non ci è dato però sapere come si sia arrivati all’incarico a questo studio e che professionalità ed esperienza abbia nella progettazione di impianti sportivi, come non ci è dato sapere a quale livello di definizione si spinga questo progetto, dato che i rappresentanti dei tifosi lo indicano come “disegnino” mentre i rappresentanti degli enti pubblici continuano a definirlo “progetto definitivo” pronto per il bando di costruzione. Progetto definitivo e piano finanziario da sottoporre al vaglio del “buon padre di famiglia” Fassino, che improvvisamente scopertosi particolarmente oculato ed impaziente, ha imposto – non si capisce in base a quale norma – il rispetto di una dead-line, il 15 maggio, pena il mancato versamento alla Fondazione dei fondi che le spettano di diritto.
Altra notizia che pare certa, ma anche no, è stata che l’uomo di Fassino alla presidenza della Fondazione è desaparecido, fra il giubilo degli altri componenti del CdA che ora dicono di poter finalmente lavorare. Sarà un nostro vizio, ma non riusciamo a non porci alcune domande: Chiabrera è stato designato a fine luglio 2011 presidente della Fondazione e solo dopo 20 mesi viene resa pubblica la sua inadeguatezza, palese da quasi subito ai più? E se è vero che darà, o ha già rassegnato, le dimissioni che succederà? La Fondazione potrà comunque operare?
Infine registriamo positivamente la “discesa in campo” del Gruppo Stendardi 1906 che ha diffuso e distribuito un comunicato davanti a Comune, Regione, Tribunale e Corte dei Conti: chiedono chiarezza e trasparenza sull’eventuale costruzione ed affidamento degli spazi commerciali previsti sul lato Via Giordano Bruno, denunciando la circolazione di voci di interessamenti e di trattative di affidamento svolte sotto traccia con privati, senza il rispetto dell’evidenza pubblica che deve adottare, per legge, la Fondazione.
Se siete arrivati alla fine di questo articolo e non ci capite più niente, non vi preoccupate: siete nella stessa nostra situazione, che è quella della stragrande maggioranza dei tifosi granata; se sono più di due mesi che molti tifosi sui social network continuano a chiedere – inascoltati – un incontro chiarificatore con tutti i membri della Fondazione, i motivi ci devono pur essere. E dovrebbe essere un’esigenza sentita ancor più forte da parte di chi rappresenta i tifosi, per sgombrare il campo da ogni dubbio, soprattutto se poi si chiede di essere supportati da una manifestazione di piazza.
Viceversa, non resta che attendere e sperare che questa “montagna” non partorisca un topolino, magari pure “light”, come suggerito con discutibile gusto, oggi da Tuttosport.
 

Posted in: FILADELFIA & Stadi, In primo piano

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