TS - pag. 19
IL PRESIDENTE SI PRESENTO’ COSI’ NEL 2005:
«VORREI FAR NASCERE UN QUARTIER GENERALE GRANATA»
TORINO. Le responsabilità e le colpe del Comune da quando il Filadelfia fu sciaguratamente demolito (1997) sono state molte e gravi, persino in un contesto di recidività. Il lettore affezionato a questo giornale sa bene come Tuttosport, in tutti questi anni, abbia ripetutamente messo sotto accusa le istituzioni per le parole (infinite), le opere (?) e le omissioni (innumerevoli). E questo è un punto di partenza indubbio, incontrovertibile, oggettivo. Ricordato tutto ciò anche solo a scanso di equivoci, può essere utile, ora, ricordare alcune dichiarazioni cult di Cairo sul Filadelfia. Partendo da una sua frase pubblicata proprio su Tuttosport il 2 settembre 2005, pronunciata da neopresidente del Toro: «Vorrei far nascere un quartiere granata tra lo stadio Olimpico e il Filadelfia». Da quel momento, appunto fin dal suo insediamento, Cairo ha sempre promesso e ripromesso di occuparsi in prima persona del Filadelfia, pur tra polemiche ricorrenti con i vertici comunali. Si può tranquillamente saltare fino al 7 maggio del 2007, quando i giornali raccontarono gli esiti della “marcia dei 15 mila”: 15 mila tifosi con Cairo alla guida del corteo, fino all’adunata finale sotto le macerie del Fila. Proprio sui ruderi il presidente salì, per urlare al megafono: «Tifosi, vi voglio bene. Avrete il Filadelfia, ve lo prometto. Questa è stata la casa dei nostri eroi, questa tornerà a essere la casa per il nostro domani. Io non so quanto rimarrò al Torino. Probabilmente resterò fino al giorno in cui voi lo vorrete. Ma una cosa vi garantisco. Non me ne andrò via se non dopo aver restituito lo stadio del Toro al Toro e alla sua gente. Anche perché io faccio parte di questa gente. Faccio parte di voi».
FRONTI. Per non perderci dietro un’infinità di dichiarazioni simili, si può compiere un salto di altri 2 anni e approdare al 17 aprile 2009. Cairo: «Confermo la mia disponibilità a tutti i livelli per salvare il Filadelfia. I tifosi e i cittadini si aspettano fatti? E’ quello che penso anche io: meno chiacchiere, più azioni concrete. Lo ribadisco: il Toro è disponibile a investire nel Filadelfia». E poi: «Noi vogliamo che il Fila torni a essere la casa del Toro, il posto dove la prima squadra possa allenarsi e dove possano giocare le giovanili. Tutto quello che si può fare, lo faremo». Prima, però, «devono essere risolte le varie incombenze e di questo deve occuparsi il Comune», quale proprietario dell’area (allusione alle ipoteche da cancellare). Ma subito dopo Cairo si supera: «E’ il momento di accelerare. Voglio riaprire il dialogo con il sindaco Chiamparino ». In effetti si riparlarono, dopo. Ma cos’ha detto il sindaco appena l’altro giorno? «Non sento Cairo dallo scorso luglio». Non è facile accelerare? E ora concludiamo con queste dichiarazioni rilasciate da Cairo venerdì su La Stampa: «Il Filadelfia? L’Olimpico? Avevo altre priorità: la gestione sportiva. Non puoi tenere aperti tutti i fronti». A parole, però, l’ha fatto: per 5 anni. E il termine fronte, chissà perché, talvolta fa venire in mente la sfrontatezza.
M.BON.
IL PRESIDENTE SI PRESENTO’ COSI’ NEL 2005:
«VORREI FAR NASCERE UN QUARTIER GENERALE GRANATA»
TORINO. Le responsabilità e le colpe del Comune da quando il Filadelfia fu sciaguratamente demolito (1997) sono state molte e gravi, persino in un contesto di recidività. Il lettore affezionato a questo giornale sa bene come Tuttosport, in tutti questi anni, abbia ripetutamente messo sotto accusa le istituzioni per le parole (infinite), le opere (?) e le omissioni (innumerevoli). E questo è un punto di partenza indubbio, incontrovertibile, oggettivo. Ricordato tutto ciò anche solo a scanso di equivoci, può essere utile, ora, ricordare alcune dichiarazioni cult di Cairo sul Filadelfia. Partendo da una sua frase pubblicata proprio su Tuttosport il 2 settembre 2005, pronunciata da neopresidente del Toro: «Vorrei far nascere un quartiere granata tra lo stadio Olimpico e il Filadelfia». Da quel momento, appunto fin dal suo insediamento, Cairo ha sempre promesso e ripromesso di occuparsi in prima persona del Filadelfia, pur tra polemiche ricorrenti con i vertici comunali. Si può tranquillamente saltare fino al 7 maggio del 2007, quando i giornali raccontarono gli esiti della “marcia dei 15 mila”: 15 mila tifosi con Cairo alla guida del corteo, fino all’adunata finale sotto le macerie del Fila. Proprio sui ruderi il presidente salì, per urlare al megafono: «Tifosi, vi voglio bene. Avrete il Filadelfia, ve lo prometto. Questa è stata la casa dei nostri eroi, questa tornerà a essere la casa per il nostro domani. Io non so quanto rimarrò al Torino. Probabilmente resterò fino al giorno in cui voi lo vorrete. Ma una cosa vi garantisco. Non me ne andrò via se non dopo aver restituito lo stadio del Toro al Toro e alla sua gente. Anche perché io faccio parte di questa gente. Faccio parte di voi».
FRONTI. Per non perderci dietro un’infinità di dichiarazioni simili, si può compiere un salto di altri 2 anni e approdare al 17 aprile 2009. Cairo: «Confermo la mia disponibilità a tutti i livelli per salvare il Filadelfia. I tifosi e i cittadini si aspettano fatti? E’ quello che penso anche io: meno chiacchiere, più azioni concrete. Lo ribadisco: il Toro è disponibile a investire nel Filadelfia». E poi: «Noi vogliamo che il Fila torni a essere la casa del Toro, il posto dove la prima squadra possa allenarsi e dove possano giocare le giovanili. Tutto quello che si può fare, lo faremo». Prima, però, «devono essere risolte le varie incombenze e di questo deve occuparsi il Comune», quale proprietario dell’area (allusione alle ipoteche da cancellare). Ma subito dopo Cairo si supera: «E’ il momento di accelerare. Voglio riaprire il dialogo con il sindaco Chiamparino ». In effetti si riparlarono, dopo. Ma cos’ha detto il sindaco appena l’altro giorno? «Non sento Cairo dallo scorso luglio». Non è facile accelerare? E ora concludiamo con queste dichiarazioni rilasciate da Cairo venerdì su La Stampa: «Il Filadelfia? L’Olimpico? Avevo altre priorità: la gestione sportiva. Non puoi tenere aperti tutti i fronti». A parole, però, l’ha fatto: per 5 anni. E il termine fronte, chissà perché, talvolta fa venire in mente la sfrontatezza.
M.BON.
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