mercoledì 22 dicembre 2010

21/12/10 - Ciao Vecio ( Enzo Bearzot )

..." l'Inter resterà il primo amore della mia vita e il Torino il più forte. Ci sono arrivato dopo Superga, facevano fatica a pagarci lo stipendio, le docce al Filadelfia erano gelate, ma quando vedevi la scritta "Ex igne fax ardet nova" ti sentivi dentro un orgoglio, un senso di appartenenza, una cosa da brividi. "

Bearzot: oramai il calcio lo sento lontano - 26 Settembre 2007


http://www.ilfriuli.it/udineseblog/index.php?view=article&id=4074








I gradini del Filadelfia e la maglia granata

A Torino arrivai nell’estate del ’54. Ero reduce da Catania, tre campionati culminati nella prima, storica promozione in serie A. Entrai per la prima volta nel cortile dello stadio Filadelfia con un’emozione sottile, era il giorno del raduno, delle presentazioni ufficiali e dei buoni propositi. Ricordo che mi feci largo a fatica tra la gente granata che affollava il cortile, ansiosa di riabbracciare i vecchi giocatori e di far la conoscenza dei nuovi. E senza dir nulla a nessuno attraversai un breve corridoio e imboccai il sottopassaggio: quello da dove sino a cinque anni prima sbucavano Mazzola e Gabetto, Castigliano e Maroso. Salii quei gradini col respiro affannato. Una volta in campo, lessi sulla vecchia tribuna di legno la scritta: ex igne fax ardet nova.

Era una giornata di luglio, caldissima. Ma io avevo la pelle d’oca. Dal cortile, oltre la gradinata dei distinti, saliva il vociare dei tifosi. Io deglutii a vuoto, diedi un ultimo sguardo panoramico per imprimermi bene i contorni di quell’arena della leggenda e quando entrai in spogliatoio per conoscere i miei nuovi compagni sentivo già, dentro di me, che quella squadra, quella maglia non me le sarei più sfilate dal cuore. Durò dieci anni la mia avventura granata: da ultimo arrivato a capitano. In un’altra squadra avrei certamente smesso prima, dai 35 anni in su quasi mi vergognavo di farmi ancora vedere in calzoncini: ma l’idea dell’abbandono mi suonava come un tradimento. Oggi a distanza di tanti anni sono il primo a riconoscere la componente di retorica. Ma era inevitabile che ci fosse, lì era nato il Grande Torino, lì non aveva mai perso una partita dal giorno della Liberazione a quello della Tragedia. Persino le maglie erano le stesse, noi indossavamo ancora, cinque, sei, sette anni dopo, le maglie di quei fantastici giocatori che il destino si era portati via. Tecnicamente non li avremmo mai potuti uguagliare, lo sapevamo. Potevamo soltanto provare ad esserne degni sul piano della dedizione, della serietà professionale. Anche del sacrificio, perché la società continuava a scontare i danni economici di Superga e noi i quattrini li vedevamo quando li vedevamo. Anni eroici, da tutti i punti di vista. Fino al ’56 il riscaldamento in spogliatoio non c’era, solo una stufetta a legna in un angolo dello stanzone. D’inverno ci toglievamo le maglie gelate e zuppe di fango già sotto la doccia, tremando dal freddo. Eppure non ricordo un solo mio compagno che non fosse fiero di dover sopportare questi disagi. Era il prezzo da pagare per tener viva la fiammella di capitan Valentino.
Enzo Bearzot


ENZO BEARZOT giocò tanti anni nel Torino, in certe partite di cuore e muscoli, anima e polmoni, fu “il” Torino. E trasfuse questo suo spirito nella Nazionale azzurra che guidò, anzi spinse al titolo mondiale 1982. Una testimonianza breve e intensa la sua, un amore liofilizzato in poche righe: a noi farlo espandere con le lacrime di vita e di morte che la vicenda granata porta in sé.
Gian Paolo Ormezzano

Dare spazio a questo commovente racconto pubblicato nel meraviglioso volume "Il Toro e il Giglio" dedicato nel 2000 dall'Associazione Giglio Amico all'amore fraterno tra Granata e Viola è il minimo gesto che può compiere il Museo della Fiorentina per rendere omaggio alla figura del grande tecnico iridato Enzo Bearzot. Qualche anno addietro in un'intervista rilasciata nel giorno del suo compleanno, Gianni Mura ebbe a chiedergli: "Come le piacerebbe essere ricordato, tra un po' d'anni?". La risposta fu: "Come una persona perbene". Siamo più poveri e soli senza di lui ma anche certi che così sarà ricordato. Ti sia lieve la terra, Vecio.

http://fiorentinamuseo.org/news/museo-viola-news/258-i-gradini-del-filadelfia-saliti-in-maglia-granata.html

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