http://www.stadiogoal.it/sgoal.pdf
Lettera aperta dei tifosi granata
La solita commedia all’italiana: dichiarazioni di facciata, scadenze non rispettate, ipoteche che tardano ad essere ‘purgate’, disponibilità economiche limitate del Presidente Cairo
Le rovine del Filadelfia – come recita la 'lettera aperta' scritta in settimana dalle associazioni di tifosi granata che compongono il 'tavolo del Fila’ - sono ancora lì, ormai dal 1997, e se non fosse per l'impegno disinteressato di un gruppo di "irriducibili" l'intera area sarebbe ridotta in condizioni di degrado ancora più vergognose. Il comunicato rispecchia purtroppo l’amara realtà.
Tra periodiche dichiarazioni ‘di facciata’, scadenze non rispettate, ipoteche che tardano ad essere ‘purgate’, volontà politiche (soprattutto comunali ma anche provinciali e regionali) piuttosto ondivaghe e – dulcis in fundo - disponibilità limitate di Urbano Cairo (e pensare che in un colpo solo e con poco più di una decina di milioni il Presidente potrebbe farsi perdonare tutti gli errori commessi ed entrare nella storia del Torino), i problemi di ricostruzione inerenti la ‘vera casa granata’ tardano – per usare un eufemismo - ad essere risolti. Anzi, ora sembra se ne aggiungano altri. Il sospetto di molti tifosi torinisti è infatti che, approfittando del guazzabuglio inestricabile in cui versa la situazione dell'impianto, alcuni soggetti potrebbero candidarsi (chissà per quale scopo?) ad occuparsi della ricostruzione senza trasparenza alcuna. Gli attenti 'custodi' della tradizione hanno quindi ribadito, con la missiva di cui sopra, la volontà di veder ricostruito il glorioso stadio con regole e paletti ben precisi e inderogabili (stabiliti dallo Statuto della Fondazione: capienza 3.500 spettatori minimo, due campi a norma Uefa, quattro tribune di cui la principale dovrà essere ricostruita, per quanto possibile, seguendo il vecchio modello, ecc.) e il conseguente massimo rispetto della sacralità dell'area.
Ancora: si sottolinea come l’unico soggetto deputato alla questione sia la costituenda Fondazione Filadelfia.
Qualunque altro soggetto privato – continuano i tifosi delle due curve, il Cctc, il Comitato Dignità Granata, l’Associazione Memoria storica, il Circolo Soci del Torino e il Gruppo ‘pulitori’ del Filadelfia - che volesse partecipare alla ricostruzione dello Stadio, potrà farlo solo entrando in Fondazione in qualità di socio partecipante. E in nessun altro modo. Non ci sembrano richieste esagerate, al pari di quelle inerenti la riduzione degli spazi destinati alle aree commerciali. L ’ennesimo appello quindi, per ribadire quanto sia importante il Fila per il mondo granata e quanto costituisca una priorità per tutto l'ambiente del Toro. Inoltre, per uno stadio che rappresenta non soltanto la vera casa del Torino ma anche una parte importante della storia della nazione intera – nel resto d'Italia si stupiscono alquanto nel vedere come sia ridotta la gloriosa area del Filadelfia, da noi molto meno - alcune facoltose fondazioni (San Paolo, Crt) dovrebbero forse muoversi (sono o no enti morali?) con più solerzia. Per le istituzioni politiche invece siamo già abituati - purtroppo - al peggio.
Roberto Grossi
Lettera aperta dei tifosi granata
La solita commedia all’italiana: dichiarazioni di facciata, scadenze non rispettate, ipoteche che tardano ad essere ‘purgate’, disponibilità economiche limitate del Presidente Cairo
Le rovine del Filadelfia – come recita la 'lettera aperta' scritta in settimana dalle associazioni di tifosi granata che compongono il 'tavolo del Fila’ - sono ancora lì, ormai dal 1997, e se non fosse per l'impegno disinteressato di un gruppo di "irriducibili" l'intera area sarebbe ridotta in condizioni di degrado ancora più vergognose. Il comunicato rispecchia purtroppo l’amara realtà.
Tra periodiche dichiarazioni ‘di facciata’, scadenze non rispettate, ipoteche che tardano ad essere ‘purgate’, volontà politiche (soprattutto comunali ma anche provinciali e regionali) piuttosto ondivaghe e – dulcis in fundo - disponibilità limitate di Urbano Cairo (e pensare che in un colpo solo e con poco più di una decina di milioni il Presidente potrebbe farsi perdonare tutti gli errori commessi ed entrare nella storia del Torino), i problemi di ricostruzione inerenti la ‘vera casa granata’ tardano – per usare un eufemismo - ad essere risolti. Anzi, ora sembra se ne aggiungano altri. Il sospetto di molti tifosi torinisti è infatti che, approfittando del guazzabuglio inestricabile in cui versa la situazione dell'impianto, alcuni soggetti potrebbero candidarsi (chissà per quale scopo?) ad occuparsi della ricostruzione senza trasparenza alcuna. Gli attenti 'custodi' della tradizione hanno quindi ribadito, con la missiva di cui sopra, la volontà di veder ricostruito il glorioso stadio con regole e paletti ben precisi e inderogabili (stabiliti dallo Statuto della Fondazione: capienza 3.500 spettatori minimo, due campi a norma Uefa, quattro tribune di cui la principale dovrà essere ricostruita, per quanto possibile, seguendo il vecchio modello, ecc.) e il conseguente massimo rispetto della sacralità dell'area.
Ancora: si sottolinea come l’unico soggetto deputato alla questione sia la costituenda Fondazione Filadelfia.
Qualunque altro soggetto privato – continuano i tifosi delle due curve, il Cctc, il Comitato Dignità Granata, l’Associazione Memoria storica, il Circolo Soci del Torino e il Gruppo ‘pulitori’ del Filadelfia - che volesse partecipare alla ricostruzione dello Stadio, potrà farlo solo entrando in Fondazione in qualità di socio partecipante. E in nessun altro modo. Non ci sembrano richieste esagerate, al pari di quelle inerenti la riduzione degli spazi destinati alle aree commerciali. L ’ennesimo appello quindi, per ribadire quanto sia importante il Fila per il mondo granata e quanto costituisca una priorità per tutto l'ambiente del Toro. Inoltre, per uno stadio che rappresenta non soltanto la vera casa del Torino ma anche una parte importante della storia della nazione intera – nel resto d'Italia si stupiscono alquanto nel vedere come sia ridotta la gloriosa area del Filadelfia, da noi molto meno - alcune facoltose fondazioni (San Paolo, Crt) dovrebbero forse muoversi (sono o no enti morali?) con più solerzia. Per le istituzioni politiche invece siamo già abituati - purtroppo - al peggio.
Roberto Grossi
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