giovedì 1 ottobre 2009

18/07/97 - FORSE NON CE NE SIAMO NEMMENO ACCORTI

Struggente ricordo del Filadelfia nel giorno della sua demolizione , da parte di Giulio R.
- webmaster di A.C. Torino 1906 ( http://digilander.libero.it/actorino/home.html ) e forumista di Toronews -

Sono le 10,45 di venerdì 18 luglio (1997). Parcheggiata la macchina poco distante, mi fermo proprio davanti al portone di ferro del vecchio Filadelfia, alzo gli occhi in alto, sulla destra e vedo due grossi cartelli sui quali c'è scritto: “Recupero urbanistico ed edilizio dell'area del campo Filadelfia, e opere di demolizione e consolidamento”. Capannelli di tifosi, come me, prima alzano la testa, poi la scuotono sicuri ormai che, comunque, il tempo ha chiuso un'era. Mestamente entriamo. Vedere quella tribuna sostenuta dai ponteggi, la buca dalla quale spuntavano i nostri campioni, quelle gradinate ormai in rovina, calpestare quel prato ormai sconnesso, insomma respiarre quell'aria è stato come avvertire le sensazioni, i sentimenti, le nostalgie che si provano tornando al proprio paese dopo anni di assenza; un qualcosa che ti gonfia i polmoni di ossigeno ed il cuore di gioia. Al centro del terreno campeggiano due strutture in tela e metallo; una ospita il plastico del nuovo Filadelfia, l'altro un piccolo palco ed alcune file di sedie per il pubblico. Intanto la gente si raduna in crocchi di cinque o sei ed ognuno dice la sua. “Ma il denaro è a disposizione per l'intera cifra necessaria!” Dice un signore elegantemente vestito di chiaro, “..l'unico problema è trovare l'accordo per la restituzione, anzi vi dico di più..” prosegue abbastanza infervorato: “..il progetto del Toro per il Fila, è più avanzato di quello della Juve per il Comunale..” e si allontana. Chiedo allora al mio vicino chi fosse quel signore così bene informato: “E' l'Architetto Renacco, incaricato del progetto” mi rispondono cortesemente. Ore 12,00, c'è un certo trambusto in mezzo al campo, arriva l'On.Novelli, tallonato da un gremito codazzo, insieme si dirigono verso il gazebo dove gli spettatori nel frattempo hanno preso posto. Superato il momento di sincera commozione per la presenza di Mario Bo (classe 1911) e delle signore Gabetto e Maroso, vedove dei mitici granata, l'On.Novelli inizia a fare il suo mestiere di politico ringraziando le autorità presenti, la Fiat per averci portato i tendoni (una qualsiasi Pro - loco poteva fare lo stesso) e, (udite udite), l'ex Presidente Calleri e bontà sua, dopo un pistolotto a Pajetta, a Vidulich ed al suo staff i quali come ospiti della fondazione ringraziano. Ore 12,15, arriva il Sindaco Castellani. Pur non avendo la capacità del suo predecessore di calamitare l'attenzione del pubblico, anche lui fa il suo compitino: ci racconta come tre anni fa nacque la Fondazione Filadelfia, i personaggi che vi partecipano, le sue finalità; non solo la ricostruzione dello stadio, ma anche quello di creare un centro di vita sociale per i giovani e i non più giovani riqualificando urbanisticamente la zona. Oggi, dice, inizia l'abbattimento dello stadio, come promesso il nuovo conserverà alcune parti storiche e, terminato, sarà a disposizione del Torino Calcio a partire dal 4/5/1999, cioè a 50 anni da Superga. Abbracci e baci e tutti al buffet! Anch'io, devo confessarlo, abbastanza rincuorato da queste belle parole e promesse, mi avvicino a uno dei tanti capannelli di tifosi ed ascolto attento uno di loro che sta dicendo: “Ma questi chi credono di prendere in giro?” “Perché à dis parei, monsù?” (perché dice così signore?) ribatte uno vicino a lui. “Perché? Glielo dico subito perché: Ventroni, Carraro, Nizzola, tanto strombazzati all'inizio, poi alla fine non si sono fatti vedere, perché?”. “Ah, mi sai nen!” Ribatte quell'altro, “Gnanca mi”. “E poi..”, prosegue il signore con tanto di sigaro e maglia granata “..le licenze di demolizione ci sono, ma quelle di ricostruzione no, come mai? Ma che razza di progetto é mai questo in cui mancano le licenze, mancano i soldi, mancano gli sponsor?”. “Ai manca tüt!”. “Ecco, brau, ai manca propi tüt, però ai smïa cha mancha nen la buna vuluntà” • ecco, bravo, manca proprio tutto, però sembra che non manchi la buona volontà •. Azzardo timidamente, “Sa come andrà a finire?”, mi chiede arrabbiato il signore, “No”, rispondo sempre timidamente. “Andrà a finire che demoliranno tutto, poi ci diranno che il denaro necessario non è arrivato in modo che l'albergo nel frattempo costruito godrà di una vista impareggiabile”. “A l'ha rasun c'hiel monssù, à la fin, a'ndra propi pareij” (Ha ragione quel signore, vedrai che finirà proprio così) , aggiunge un altro. “Bé, nonostante le vostre buone ragioni io rimango ottimista ed a questi signori voglio ancora credere”. Ormai sono le 12,45, i crocchi si scolgono e tutti si dirigono verso le gradinate dirimpetto la tribuna. Improvvisamente la ruspa allenta il maglio che apre uno squarcio di circa tre metri mentre 15 razzi rossi si accendono lungo il perimetro della gradinata. Un brivido mi corre lungo la schiena. Vedo molti tifosi con gli occhi lucidi, Cravero, Pastine, Mercuri osservano in silenzio mentre di lì a poco passa Gian Paolo Ormezzano carico di sassi raccolti sotto la ruspa. Ma sì, forse avranno ragione loro, forse il nuovo Filadelfia risorgerà ma quel colpo di maglio è affondato nel nostro cuore, portandosi via una parte della nostra vita. E per sempre. [Gian Maria Depauli, tratto dal mensile Il Filadelfia, n°2, agosto 1997]. Stai a vedere che sapevano già tutto, che era già tutto programmato. Non so come andrà a finire con Basharins, ma ho la sensazione, anzi la convinzione, che la nostra fine c'é già stata e non ce ne siamo nemmeno accorti. Chi vivrà vedrà, e se vivremo ancora l'unica certezza sarà che il Toro, quello che abbiamo conosciuto, se n'é andato per sempre in un giorno di luglio di sette anni fa.
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GRAZIE a Bolmida per averlo pubblicato sul sito : "LA CITTA' GRANATA" il : 30/5/2004
http://cittagranata.forumfree.net/?t=1454387

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