giovedì 31 marzo 2011

29/03/11 - "I tifosi investono nel calcio": così con l'azionariato popolare rinascerà lo Stadio Filadelfia



La rinascita del Filadelfia


" Qui si celebra la durata, la continuità, tutto quello che non passa mai, che ci rende immortali. Tutto quello che ci fa sentire ora e per sempre membri di qualcosa che non morirà mai… Amico mio, il tempo quando entra qui si ferma un attimo e si toglie il cappello. Anche tu avrai un posto simile da ricordare. Il mio è questo ". Sono le parole pronunciate da un commosso Giorgio Albertazzi, nei panni di un tifoso del Torino, mentre parla affettuosamente al suo cane, tra i ruderi del Filadelfia, lo stadio-tempio di quella che era la squadra denominata «Grande» per eccellenza. Si tratta di una scena del film Ora e per sempre del 2005, omaggio del regista Vincenzo Verdecchi alla squadra granata perita a seguito della tragedia aerea di Superga. Parzialmente abbattuto nel 1997, il leggendario impianto che fu la «Fossa dei leoni» di Valentino Mazzola e compagni, è stato per oltre un decennio oggetto di vane promesse di ricostruzione, pronunciate da presidenti di passaggio o politici che ne hanno adottato la causa per semplice convenienza e convenzione. Finalmente, dopo tanti anni di pressioni civili esercitate dalla tifoseria granata sulle istituzioni, si è arrivati a una svolta. Il Filadelfia verrà ricostruito. La data di ieri, 28 marzo 2011, è destinata a entrare nella storia: davanti al notaio, dopo 5001 giorni dalla demolizione, è stato firmato l’atto costitutivo della Fondazione Stadio Filadelfia, il primo passo verso la ricostruzione dello stadio del Grande Torino. I tifosi non hanno mai accettato che la casa granata non esistesse più, e sono riusciti a ottenere questo positivo epilogo. E proprio i tifosi, per una volta, sono emblema di un virtuosismo anche sotto il profilo organizzativo. La Fondazione, infatti, avrà come soci, oltre alla Regione Piemonte, al Comune di Torino e al Torino Football Club, il Comitato Dignità Granata, l’Associazione Memoria Storica Granata, i tifosi della Curva Primavera, il Centro Coordinamento Toro Clubs, i tifosi della Curva Maratona, il Circolo Soci Torino F.C. 1906 e l’Associazione Sportiva Dilettantistica Ex Calciatori Granata Onlus. I tifosi, per la prima volta in Italia, saranno quindi i garanti morali della trasparenza di tutti i passi che verranno compiuti per ricostruire il “Fila”, ma l’operatività spetta alle istituzioni, ovvero gli unici soggetti in grado di permettere il passaggio dalle intenzioni ai fatti. Un modello di partecipazione che, secondo alcuni, è destinato a far scuola, in tempi in cui è sempre maggiore l’attenzione per l’azionariato popolare applicato al mondo del calcio. «Mi piace l’idea dei tifosi che investono nel calcio», aveva detto, del resto, anche Michel Platini. «I tifosi sono la linfa vitale del calcio professionistico, sono l’identità dei club. Proprietari, allenatori e giocatori cambiano, ma i tifosi restano sempre»: il monito del presidente dell’Uefa fa un certo effetto nel giorno dello sbarco a Roma dell’imprenditore americano Thomas Di Benedetto. Ma, probabilmente, proprio perché è in pericolo «l’identità dei club», è il caso di prestare attenzione all’ambizioso progetto del neonato Coordinamento Azionariato Popolare Italia. «AzPop ha lo scopo di creare una rappresentanza responsabile e democratica di tifosi, i quali, attraverso la partecipazione al capitale sociale del proprio club, diventano parte attiva alla crescita sportiva e finanziaria dello stesso». Fondato di recente dagli Amici del Rimini calcio, dalla Cooperativa Modena Sport club, “Il mio Gallipoli”, Mantova United, My Roma e Toro Mio, il coordinamento si prefigge l’obiettivo «di divulgare sul territorio nazionale la cultura e la filosofia dell’azionariato popolare come modello di proprietà e gestione sostenibile di una società sportiva attraverso metodologie partecipative ponendo il tifoso in primo piano; di radicare, valorizzare, promuovere e diffondere l’educazione ad una dimensione etica e culturale della passione sportiva, ad un impegno civile contro la violenza, alla diffusione presso i giovani dell’amore per la pratica diretta dello sport, non solo del calcio, nonché l’educazione alla sportività e alla lealtà della competizione». Qualcosa di molto simile alla gestione dei grandi club spagnoli, come Barcellona e Real Madrid, i cui presidenti vengono addirittura eletti da un’assemblea di soci. Un’idea che continua a fare adepti dalle nostre parti, date le ultime adesioni dell’Azionariato Popolare Salernitana e dei club “Como Plus”, “Hellas col cuore”, “La Sampdoria ai Sampdoriani”. La mappa delle adesioni dimostra come di fatto si sia costituita una rete di tifosi che «dal basso» vuole riappropriarsi della propria passione. Che sia questa la via maestra per la rinascita del calcio italiano e per il ritorno di un tifo sano e «colorato»?


Secolo d’Italia 29/3/2011

Giovanni Tarantino

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