domenica 27 marzo 2011

25/03/11 - Le firme per la lista di Rabellino? "Pensavamo fossero per il Filadelfia"

Con i commercianti si andava sul sicuro.
«I fogli? Petizioni contro le strisce blu»
al.ga. - Torino
Sottoscrissero una delle liste d’appoggio alla candidatura di Renzo Rabellino alla presidenza della Regione Piemonte ma credevano di aver firmato petizioni per l’abolizione delle strisce blu o del canone Rai o per far risorgere lo stadio Filadelfia dalle macerie del tempo. La sfilata degli ignari fans del consigliere provinciale alla scalata della Regione è iniziata ieri in tribunale. Nelle indagini preliminari il pm Patrizia Caputo ne aveva convocati trecento - tra cui Luciana Littizzetto -, il numero magico per far scendere il numero legale di firme valide sotto la soglia delle 2000 che consentiva la partecipazione alla corsa elettorale. La maggior parte cadde dalle nuvole: «La firma è mia, ma non so nemmeno chi sia questo Rabellino». Risposte su queste corde.
Aperto il processo contro Rabellino per violazione dell’articolo 90 della legge elettorale - la medesima imputazione di Michele Giovine, uno che invece ce l’ha fatta a diventare consigliere regionale - il giudice Giuseppe Casalbore ha applicato il metodo di sentirne 50. Scelti per metà dall’accusa, per l’altro cinquanta per cento dalla difesa. Poi si vedrà se sarà stato sufficiente. Sotto con i primi dieci, tutti citati dal pm: commercianti, pensionati, impiegati. Primo flash: i banchetti, privi di alcun simboli inneggiante a Rabellino presidente, venivano allestiti allo stadio Olimpico, quando giocavano i granata, e facevano riferimento alla lista «Forza Toro». Ma sul foglio che i veri fans di Rabellino mettevano sotto il naso ai tifosi si faceva riferimento alla ricostruzione del Filadelfia. Un granata al cento per cento poteva non firmare? Firmava, eccome se firmava.
Rabellino è difeso dall’avvocato Maria Clotilde Ingrassia: «Ad un certo punto mi sono arrabbiata. Dico io: “Prima di firmare uno legge bene, volta anche la pagina, legge pure il retro”. Adesso ci vengono a dire che non sapevano. Insomma, le firme sono comunque autentiche». Anche al mercato di piazza Madama Cristina le «petizioni» pro Rabellino ebbero un certo e rapido successo. Con i commercianti, poi, si andava sul sicuro a metterli contro i parcheggi a pagamento. Un negoziante di via Po ne fu così entusiasta che si offrì di raccogliere altre firme per la causa. «Chiesi i moduli e li feci girare, ma non vennero a riprenderseli. “Strano”, pensai. Venni a sapere la verità quando fui convocato in procura. E dire che io non avevo mai messo la mia firma su una sola petizione prima di allora. Figuriamoci per una lista elettorale».
Si deve dar atto a Rabellino di essere stato un precursore nel gioco della confusione elettorale. Per le ultime Regionali aveva sfornato una lista «Cota-Pdl», fatta modificare dalla commissione elettorale in lista «Cota-liberali», cancellata definitivamente dal Tar in due circoscrizioni. L’elettore padano avrebbe dovuto controllare il nome di battesimo del capolista: Nadia. Un classico del Rabellinese. Ma c’erano pure la Lega Padana Piemont, i «Grillo no-euro», il doppio «No nucleare - no Tav». Mix di temi di destra e sinistra. Alle provinciali 2009 il metodo Rabellino aveva raccolto 40 mila voti, il 3,6. Il candidato presidente si vedeva già a Palazzo Lascaris l’anno dopo. Ma a Torino non ha potuto presentarsi con le liste di disturbo e non ha raccolto quasi niente.


http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/politica/articolo/lstp/394948/


Vedi anche: http://purple66.blogspot.com/2010/03/160310-lista-granata-forza-toro.html

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