sabato 5 novembre 2011

04/11/11 - Cairo: «Io mi gioco la faccia»


CAIRO «Sulla ricostruzione del Filadelfia è in ballo la nostra credibilità»

«Quell’area gloriosa è una priorità anche per i tifosi. Invece l’Olimpico ha problemi strutturali: non vanta spazi commerciali»

MARCO BONETTO
TORINO

BUON GIORNO, Cairo. Le cose da fare: il Filadelfia.
«E’ una nostra assoluta priorità».
L’ha già detto tante volte.
«Allora lo ripeto. Perché è la verità. Dopo l’incontro che ho avuto col sindaco Fassino, la Fondazione Filadelfia ha mosso altri passi in avanti in vista del lancio del concorso di idee per la riqualificazione dell’area. A breve, forse già nella prossima settimana, organizzeremo un nuovo vertice col Comune, la Regione, noi, la Fondazione e il Credito Sportivo. Che si è già detto disposto a finanziare una parte significativa della ricostruzione».
Non tutto? Quanto allora?
«E’ prematuro discuterne. Quando ho parlato con il presidente del Credito, Cardinaletti, non si è entrati così nel dettaglio. Anche perché prima dovremmo avere in mano un progetto e dei preventivi di spesa. Ma la sua disponibilità a finanziare gran parte dell’opera è già molto importante. Mi ha spiegato cosa ha fatto a Catania, per esempio. Il nuovo centro sportivo del club siciliano. Bellissimo. Dai costi anche molto alti. Lì il Credito è entrato fino al 50%. Hanno voglia di dare una mano sul Filadelfia. Benissimo, siamo contenti. A Cardinaletti ho ripetuto che se il Fila effettivamente rinascerà anche grazie al Credito Sportivo, acquisiranno una notorietà che nessuna altra iniziativa può dar loro».
Anche lei passerebbe alla storia: è da anni che se lo sente ripetere.
«Ma è adesso che ci sono le condizioni per fare. Perché adesso c’è una chiara volontà politica. C’è anche la Regione, oltre al Comune. C’è la Fondazione. C’è tutto un fermento. Io dico: concentriamoci su questo. Partiamo velocemente. Gli investimenti in ballo sono anche abbordabili».
Si parla di una dozzina di milioni, a metà strada tra le proiezioni e le previsioni.
«Vediamo di far sì che tutti diano il giusto contributo: il Comune, la Regione, noi e il Credito Sportivo. Così da avere le risorse che servono».
Vietato creare illusioni.
«Con i tifosi, anche con quella parte di curva che ancora mi contesta, ho solo voglia di trovare punti di contatto. O meglio: di ritrovare quell’unità d’intenti che c’era tra tutti noi. Che mi emozionava. Mi commuoveva persino. Mi è dispiaciuta molto la lacerazione che si è originata due anni fa, con la retrocessione. La cosa più importante perché si torni a una bellissima sintonia è che ora non si facciano parole, ma le cose giuste per il Toro e la squadra. Come la ricostruzione del Filadelfia, per l’appunto. Che sta molto a cuore alla curva, alla gente del Toro in generale. E che davvero potrà essere uno dei modi più importanti per ritrovare... con calma, senza fretta... quell’unità totale d’intenti con la tifoseria. Ribadisco: con il Comune, la Regione, il Credito e la Fondazione Filadelfia stiamo portando avanti discorsi molto seri e costruttivi. Davvero spero che già nella prossima settimana ci si riveda tutti per andare ancor più sul concreto. E’ evidente che sul Fila ci giochiamo anche la credibilità».
Tutto un altro discorso è l’Olimpico.
«Esatto. Un discorso completamente diverso. Innanzi tutto non costituisce una priorità. Il Fila da ricostruire sì. Ma lo stadio no. E’ già nostro in affitto, sarà così anche il prossimo anno, ci giochiamo e ci giocheremo. Paghiamo pure alti costi di manutenzione. Dell’Olimpico se ne è parlato solo in modo incidentale col sindaco Fassino. Alla fine, in piedi sulla porta mentre lo salutavo».
Ma potreste parlare di concessione in diritto di superficie, un giorno. In pratica, lo stadio di proprietà. Il Comune sarebbe pronto a darvelo.
«Da parte mia c’è voglia di ragionare col Comune anche di questo. Ma bisogna ricordare di cosa si discute».
Infatti: una patata bollente, anche se lo stadio è stato radicalmente ristrutturato nel 2006. Che pesa sulle casse della Città.
«L’Olimpico è anche bello. Ma presenta importanti vizi strutturali. Non ha certo le caratteristiche che si ricercano oggi negli stadi nuovi. Penso agli spazi che purtroppo ci sono tra il campo e gli spalti. E penso agli spazi che invece non ci sono. Ristoranti, centro commerciale, cinema... Ciò che fa vivere lo stadio 7 giorni su 7. Come accade in Germania, Spagna, ovviamente Inghilterra. L’Olimpico può andare benino per il calcio, ma non è affatto adatto per creare introiti attraverso altre attività».
Nella città della Juve. Col suo nuovo stadio che invece produce denaro. Parliamo della palese disparità di trattamento? Una soluzione potrebbe essere individuare aree commercialmente interessanti anche non vicine allo stadio, visto che lì non ci sono spazi.
«Sono convinto che il Comune voglia concedere anche a noi aperture e opportunità. Ma ora anche per il bene del Fila è importante sottolineare le convergenze, non gli aspetti negativi. Lo stadio è di proprietà della Città, il Filadelfia è di proprietà della Città. E’ la Città che può darci delle possibilità».

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