lunedì 15 ottobre 2012

15/10/1967 - 15/10/2012... Ciao GIGI

... 45° anniversario dalla Sua scomparsa  :-(











 



Dedicato a...Gigi Meroni
 
GIGI MERONI*

Che dire di te,
quando anche il tempo
si è fermato nel tuo nome.


Pneumatici color ballila,
solcano le strade del ricordo,
occhiali scuri
celano dolcezza,
diverso per essere simile
urli il silenzio dell’anima,
scomodo per un mondo falso.


La giostra dell’amore,
una luce nel cuore di Cristiana
autoscontri di dolcezza
nel luna park del suo sguardo.


Una tela lunga una vita,
pennellate e cross
per dipingere l’impossibile,
abiti inediti indossano la tua fantasia….
In una sera di mezzo ottobre
il sorriso si stinse nel tramonto,
presto… troppo presto


Che dire di noi,
con il pennello dell’affetto
dipingiamo tele mai dipinte
per te
lariano dal cuore granata,
giocoliere di un attimo…
Gigi..
Gigi Meroni.


Ermanno Eandi

http://www.eandiermanno.it/gigi-meroni.html
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 

Gigi sempre nei nostri cuori!
45 anni fa in un rocambolesco, drammatico incidente stradale in corso Re Umberto moriva Gigi Meroni, la Farfalla Granata. Il suo talento, il suo estro e la sua personalità unica restano ancora oggi ben vivi e impressi nella testa e nel cuore di tutti i tifosi del Torino.
Noi, oggi, vogliamo ricordarlo anche così.  [ http://www.youtube.com/watch?v=NdQ9n7RoVTw ]
Per gentile concessione di Tuttosport pubblichiamo la pagina 3 del quotidiano andato in edicola martedì 17 ottobre 1967.
Clicca qui per leggerlo! [ http://www.torinofc.it/images/04_11_08/meroni.pdf ]

http://www.torinofc.it/content/view/10880/61/


In ricordo della Farfalla Granata     
http://www.torinofc.it/content/view/10882/61/

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Poesia e tragedia: la vita della farfalla
Calciatore-artista. Beatle italiano. Esteta. Bohemien. Ye-ye.
Impossibile imbrigliare Gigi Meroni in unica definizione. Impossibile portare dentro schemi precisi un personaggio così multiforme, per molti eroe omerico moderno di fama e destino controversi, che affascina e sbigottisce. Mai ci erano riusciti, durante il suo breve arco di vita, in campo e fuori, allenatori, compagni e critica. Solo una riduzione possibile: inquadrarlo in un periodo storico e farne interprete, seppur originalissimo.
Prima di lui, gli anni cinquanta di Marylin Monroe, la rivoluzione dei linguaggi del fascino sessuale come detonatore per la deflagrazione dei conformismi nel decennio successivo. Dopo, il mito di Che Guevara, la rivolta giovanile e le ideologie collettiviste del 68. Nel mezzo, la breve carriera di Gigi Meroni e le spinte di libertà individuale dei primi anni sessanta.
'Lei è di un'altra generazione e, forse, non può capirmi; io faccio così non per esibizionismo, ma perché sono così; perché anelo alla libertà assoluta e questi capelli, questa barba sono uno dei segni di libertà. Può darsi che un giorno cambierò quando la mia libertà sarà un'altra'. Parole di Gigi Meroni in risposta a un giornalista che lo incalza su presunte manie esibizioniste.
È questo Luigi Meroni, nato a Como il 24 febbraio del 1943, un ribelle atipico pure di natali, non il ghetto a far da scenario ma la tranquilla città di provincia. Qui, orfano di padre in tenerissima età, vive un'infanzia umile, resa dignitosa dai sacrifici della madre, a cui riserva un atteggiamento truffaldino ma sempre ubbidiente che sarà costante nei seguenti rapporti con gli allenatori.
Poca voglia di scuola, cresce 'a pane e pallone' nel cortile sotto casa e nel campetto dell'oratorio, superficie polverosa interrata, muretti di pietra a delimitare il campo e farsi complici di furbesche e precise triangolazioni dei più estrosi, solitamente 'innamorati' a tal punto della palla da preferire il duetto sicuro col muro, improbabile amante, a quello pericoloso del compagno a cui gelosamente si nega il passaggio: leggenda vuole abbia origine in questo posto il suo modo anarchico di aleggiare sulle fasce del campo.
Il ragazzo mingherlino inizia a farsi notare nelle giovanili del Como, arriva la chiamata dell'Inter ma la madre è irremovibile: troppa apprensione le avrebbero causato i viaggi settimanali per Milano, solo in treno, del figlio.
Non se ne fa nulla e il giovane Luigino inizia a lavorare come disegnatore di tessuti e cravatte: quel suo particolare modo di vestire degli anni successivi, per molti scandaloso, per altri bizzarro, per lui solo suo, troverà spunto in competenze e idee di questi tempi.
Appena maggiorenne esordisce col Como in serie B; un anno dopo, nell'estate del 62, viene acquistato dal Genoa.
È un continuo crescendo a caratterizzare poi la sua vita. Cresce il suo valore in campo, la sua valutazione economica fuori, diviene inarrestabile l'ascesa del personaggio e con questa la portata delle critiche. Non c?è atteggiamento del ragazzo che non faccia rumore.
Nel 1964 passa al Torino per una cifra mai pagata per un ventenne; con la maglia granata si consacra, amatissimo dal suo pubblico che per scongiurarne la partenza verso i rivali della Juventus scende in piazza e minaccia rivolte: afferma il giornalista Ormezzano che 'il polso della città batteva troppo' e così l'Avvocato Agnelli, patron della Juventus, rinuncia all'acquisto.
Il 15 Ottobre 67, al rientro a casa dopo una partita di campionato, muore investito. Dopo Superga, una nuova tragedia si abbatte sul popolo granata.
Alcuni particolari consegnano gli ultimi istanti di vita della farfalla granata alla storia e le danno il sapore dolce-amaro della favola: alla guida dell'auto che lo investe c?è Attilio Romero, giovane che Gigi ha come idolo, e che sarebbe divenuto poi presidente del Torino. La domenica successiva il Toro sfodera una prestazione maiuscola, tre reti di Combin, suo grande amico, inarrestabile nonostante la febbre; l'ultima rete è per tutti segnata non da un giocatore ma da una maglia, il numero 7 di Meroni. E da quel maledetto 15 ottobre, ogni qualvolta il Toro giochi in questa data non c?è altro risultato che la vittoria, omaggio alla figura di Luigi Meroni.
Questo il ricordo del giornalista Luigi Gianoli sulle pagine della Gazzetta dello Sport del 17 ottobre 1967: 'sia stato, pur così apparentemente truccato ed estroso, l'eroe nuovo, nuovo perché disinteressato e privo di invidia [..] uomo laconico e intelligente, ben diverso dagli abatini o dagli impiegati standardizzati del calcio moderno'.



http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/gigi-meroni/679/default.aspx

 

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