mercoledì 19 agosto 2009

Finché morte non ci separi

http://www.finchemortenoncisepari.it/presentazione.html

Una città e una squadra di calcio.

Una squadra che muore sulla sua città.

Uno scudetto.

Uno stadio demolito.

Morire e resuscitare in due mesi.

Chi sa racconta, chi ascolta capisce e tramanda.

Il perchè dei sentimenti non si spiega.

Per non guarire dalla malattia di Toro.


perchè

Può esistere una storia che descrive i tifosi di una squadra di calcio a Torino?

No. Perché a Torino di squadre di calcio ce ne sono due.
E Torino ha due modi di tifare, due modi di vincere, perdere, ricordare.

Due modi di intendere il calcio.


quando

Nella passata stagione calcistica, il Torino ha festeggiato l’anno del centenario in serie A, mentre l’altra squadra di calcio giocava in B per illeciti sportivi.

Abbiamo raccolto le testimonianze di tanti tifosi, in quell’anno particolare, per capire cosa vuol dire tifare toro.


come

Questo film è una auto-produzione; non troverete quindi nè sponsor, nè marchi o loghi (come in questo sito). Abbiamo così potuto mantenere integra la voce e il pensiero degli intervistati, che non hanno ricevuto compensi. A loro e a tutti quelli che hanno collaborato, il nostro ringraziamento.


una produzione 10/10 visual media

documentario, durata 60 min., formato hdv/dvd.
un film di fabiana antonioli
produzione diecidecimi visual.media (www.diecidecimi.tv)
musiche originali marco milanesio 9cento9 (www.off.to.it)
testi andrea roncaglione (www.andrearoncaglione.it)
grafica di copertina fabio sorano (www.lorem.it)
Hanno collaborato: Barbara Andriano, Maurizio Bonino, Elena Lucia Marcon.


http://www.finchemortenoncisepari.it/contatti-acquista.html



http://www.finchemortenoncisepari.it/trailer.html

“Finché morte non ci separi” è il racconto, attraverso i ricordi dei tifosi, di un legame contagioso che dal 1949 unisce molti torinesi, e non solo. Un legame che ha condotto alcuni intervistati a scelte di vita particolari: chi da anni lavora ad un museo di cimeli granata salvati in parte dai rifiuti, chi da anni combatte per la salvaguardia di un campo di calcio demolito quasi del tutto, chi da anni denuncia, a suo rischio e pericolo, quei poteri ingordi che hanno sperato a lungo che di squadra di calcio a Torino ne rimanesse solo una. Chi da anni semplicemente ha sofferto molto, perchè tifare Toro è un’attività per cuori robusti.
Non tutti possono vantare di aver conquistato la A, averla persa, essere morti e risorti in 2 mesi, come “in un brutto trip dell’orrore”. Ma il tifoso del Toro “sa perdere im modo divino”, e saperlo fare nella città dell’altra squadra, che per la propria ingordigia finisce in B, è un vanto. E richiede una dote oggi più che mai poco diffusa: quella di non stare dalla parte del padrone.
Così, di calcio si finisce per parlare ben poco, gli avversari sono sociali, etici, morali.
“Ma se un giorno vi raccontassero che 10.000 anni fa una squadra è morta sulla sua città, ci credereste?”. No. E non crediamo ancora oggi alle fatalità, ingiustizie ed errori che hanno caratterizzano la storia del Toro.
“Finché morte non ci separi” racconta questo, nell’anno del centenario, e della Juve, finalmente, in B.
Hanno raccontato e si sono sfogati, tra gli altri e in ordine sparso:
Mecu Beccaria, Beppe Turletti, Michele Monteleone, Michele Ferrero, Luisa Bergoglio, Manlio Collino, Vincenzo il cazolaio del Filadelfia, Gian Paolo Ormezzano, Sauro Tomà, Ginetto Trabaldo, Secondo Perona, Maurizio Ferrarotti, Gian Luca Favetto, Naska e Oscar degli Statuto, un sarto, un ultras, Sergio e Magali Berardo, Carla Maroso, Susanna Egri, Piero Gay, Vanni e Fabio,...
Per non guarire dalla malattia di Toro.



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