lunedì 26 maggio 2014

24/04/14 - La leggenda di Sergio Vatta, l'allenatore dei sogni

Un documentario firmato dal regista genovese Christian Nicoletta racconta la vita e la carriera dell'ex tecnico delle giovanili granata. Un maestro di calcio che ha lanciato più di 60 giocatori in serie A (Fuser, Dino Baggio, Cois, Lentini, Carbone...) e che è poi passato alle Under azzurre. Il suo metodo è ancora un modello di riferimento: "Molti ragazzi ancora mi invitano ai loro matrimoni, sono queste le vere soddisfazioni"

di STEFANO SCACCHI
 
MILANO - Dal Filadelfia a New York. E' il viaggio compiuto da Sergio Vatta grazie al documentario "L'allenatore dei sogni", realizzato dal regista genovese Christian Nicoletta e dedicato alla storia calcistica del tecnico del settore giovanile del Torino, poi passato alla guida delle Under azzurre. Il film su Vatta è stato proiettato in anteprima nella Grande Mela nell'ambito del festival internazionale "Kicking and Screening Film Festival", prestigiosa rassegna che ospita opere cinematografiche internazionali sul calcio (il dvd del film si può acquistare presso la Libreria Therese di Torino od ordinare su www.allenatoredeisogni.it). Un salto lungo migliaia di chilometri dai terreni spelacchiati sommersi da arbusti e piante incolte, la condizione alla quale sono ridotti i mitici campi del Filadelfia, dove iniziarono a giocare Dino Baggio, Benito Carbone, Cois, Cravero, Fuser, Lentini, Mandorlini, Sclosa, Venturin e Vieri. Sono i nomi più celebri della nidiata di 60 giocatori lanciati in Serie A quando Vatta era alla guida del vivaio granata.

"E' una grande emozione tornare qui, ma non posso credere che al posto dei nostri campi adesso ci sia questa boscaglia", dice in una delle scene iniziali l'allenatore 76enne, nato a Zara e cresciuto in Piemonte. Sarà proprio un'associazione di profughi dalmati (Anvgd) a organizzare la prima presentazione del documentario in Italia, il prossimo 8 maggio al Salone del Libro di Torino. Vatta è rimasto molto legato alla sua terra al punto da inseguire
con forza cinque anni fa il sogno di ricreare la Fiumana iscrivendola in Lega Pro, equivalente dell'ultima categoria disputata dalla squadra dove giocarono Volk, Loik e Varglien quando Fiume era ancora in Italia. Una richiesta affascinante che ha avuto scarso ascolto in Figc. Così "l'allenatore dei sogni" non ha potuto realizzare questo desiderio.

Nel corso della sua carriera da tecnico invece è riuscito a concretizzare quasi sempre i suoi propositi, come dimostra la regolarità con la quale i ragazzini del vivaio granata arrivavano in Serie A e Nazionale. Un mix di dolcezza e severità. "Mi ricordo che dopo un primo tempo giocato veramente male mi nascosi in bagno per non farmi sgridare. Ma alla fine Vatta mi ha trovato e mi ha riempito di ombrellate. Nel secondo tempo ho fatto 3 gol - racconta divertito Dino Baggio rispondendo alle domande degli autori (tra gli intervistati anche Demetrio Albertini) - con lui chi aveva orecchini e tatuaggi era tagliato fuori. E sapeva come far tornare sulla terra i ragazzi della Primavera che andavano in prima squadra". E sapeva come farli restare sul prato anche oltre l'orario previsto dall'allenamento. "Era bellissimo quando i ragazzi ti chiedevano se potevano restare un quarto d'ora in più sul campo. Non vedevo l'ora che arrivasse quella domanda. Era anche merito del pubblico del Filadelfia che restava a incitare i giovani calciatori dopo la fine del lavoro della prima squadra. I tifosi granata si attaccavano alla rete e sostenevano i giocatori del vivaio a ogni esercizio. Credo che i ragazzi volessero rimanere più a lungo anche per sentire quel calore".

Il rapporto con questo mondo era talmente forte da spingere Vatta a rinunciare a un'offerta economicamente allettante da parte del Milan nei primi anni della gestione Berlusconi: "Era una proposta enorme parlando di settore giovanile, degna di una prima squadra. Ma avevo appena firmato un contratto di otto anni col Torino. 'Non preoccuparti, ci pensiamo noi a dirlo al tuo presidente', mi dissero i dirigenti rossoneri. Ma non potevo. Se avessi accettato, come avrei potuto entrare in uno spogliatoio a dire ai ragazzi che i soldi non sono tutto? Così ho finito di pagare il mutuo della casa solo nel 2001. Ma ancora adesso i miei ragazzi mi invitano al matrimonio o mi chiamano quando hanno un bambino. Sono queste le soddisfazioni".

Sono passati i tempi di quel leggendario settore giovanile che sembrava una porta girevole che collegava con fluidità le speranze dei bambini al grande calcio dei professionisti. Ma l'eco del "metodo Vatta" è ancora seguito dagli istruttori granata: "Cerca di divertirti, cerca la qualità, è un balletto questo, lo mettiamo in scena alla Scala di Milano", dice nel documentario un tecnico del Torino a un ragazzino che si sta esercitando a portare il pallone. E' l'unico modo per non alimentare delusioni laceranti: "Appena uno su 40.000 arriva in Serie A - spiega Vatta - per questo motivo il calcio deve essere organizzato pensando agli altri 39.999". Numeri che hanno conosciuto un'eccezione: il Torino dell'allenatore dei sogni, dove andare in Serie A era più facile.

http://www.repubblica.it/rubriche/la-storia/2014/04/23/news/sergio_vatta_l_allenatore_dei_sogni-84280931/

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