domenica 18 maggio 2014

10/04/14 - Vatta e il Fila conquistano New York

Stefano Scacchi
MILANO. Sergio Vatta sul grande schermo di New York. Ieri sera il documentario “L’allenatore dei sogni”, dedicato al mago del settore giovanile del Torino e realizzato dal regista genovese Christian Nicolet-ta, è stato proiettato in anteprima durante il “Kicking and Screening Film Festival”, prestigiosa rassegna che ospita opere cinematografiche internazionali sul calcio. Gli appassionati di pallone della Grande Mela conosceranno la storia di Vatta, l’uomo che da responsabile del vivaio del Torino ha lanciato oltre 60 giocatori: Dino Baggio, Benito Carbone, Cois, Cravero, Fuser, Lentini, Mandorlini, Sclosa, Venturin e Vieri per citare i più famosi. «Mi ricordo che dopo un primo tempo giocato veramente male mi nascosi in bagno per non farmi sgridare. Ma alla fine Vatta mi trovò e mi riempì di ombrellate. Nel secondo tempo ho fatto 3 gol - racconta divertito Baggio intervistato (oltre a Demetrio Albertini) dagli autori -: con lui chi aveva orecchini e tatuaggi era tagliato fuori. E sapeva come far tornare sulla terra i ragazzi della Primavera che andavano in prima squadra». E’ un saggio del “metodo Vatta”, il maestro di calcio innamorato dei suoi ragazzi del Filadelfia. «Che emozione tornare qui, non sembra possibile che adesso al posto del nostro campo ci sia questa boscaglia», dice Vatta a inizio documentario (il Dvd del film si può acquistare presso la Libreria Therese di Torino o ordinare su
www.allenatoredeisogni.it).
UNO SU 40 MILA Il tecnico, 76 anni, nato a Zara, ha gli occhi che brillano al ricordo degli allenamenti sui prati del complesso sportivo del “Grande Torino”: «Era bellissimo quando i ragazzi ti chiedevano se potevano restare un quarto d’ora in più sul campo. Non vedevo l’ora che arrivasse quella domanda. Era anche merito del pubblico del Filadelfia che restava a incitare i giovani dopo la fine del lavoro della prima squadra. I tifosi granata si attaccavano alla rete e sostenevano i giocatori del vivaio. Credo che i ragazzi volessero rimanere più a lungo anche per sentire quel calore». Queste soddisfazioni hanno spinto Vatta a rinunciare a un’offerta allettante del Milan: «Era una proposta enorme parlando di settore giovanile, degna di una prima squadra. Ma avevo appena firmato un contratto di otto anni col Torino. “Non preoccuparti, lo diciamo noi al tuo presidente”, mi dissero i dirigenti rossoneri. Ma non potevo. Se avessi accettato, come avrei potuto entrare in uno spogliatoio e dire ai ragazzi che i soldi non sono tutto? Così ho finito di pagare il mutuo della casa solo nel 2001. Ma ancora adesso i miei ragazzi mi invitano al matrimonio o mi chiamano quando hanno un bambino». Il Torino ha smesso di sfornare promesse con la frequenza dei tempi di Vatta, ma i suoi metodi sono ancora seguiti. «Cerca di divertirti, cerca la qualità, è un balletto questo, lo mettiamo in scena alla Scala di Milano», dice nel film un istruttore a un ragazzino che si sta esercitando a portare il pallone. Perché il calcio deve essere soprattutto un gioco. «Appena uno su 40 mila arriva in A, per questo il calcio deve essere organizzato pensando agli altri 39.999», spiega Vatta che seguendo questa massima è riuscito a portare il Filadelfia nel cuore di New York.
Foto: Sergio Vatta con i bambini granata sul prato del Filadelfia

Dalla pagina L'ALLENATORE DEI SOGNI-film documentario
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