giovedì 8 novembre 2012

08/11/1976 - 08/11/2012... Ciao Giorgio

RICORDANDO GIORGIO FERRINI - TORO AMORE MIO 04.03.10



 
 
 
 
 
 
08/11/2012
O capitano! Mio capitano!
Giorgio Ferrini, a trentasei anni dalla morte, rimane l'incarnazione di tutto ciò che il Toro è
di Andrea Piva - Triestino, occhi di ghiaccio, carattere schivo e introverso fuori dal campo, un concentrato di grinta e carisma dentro. Ben 443 presenze in campionato, 80 in coppa Italia, 43 in competizioni europeee. Un totale di 566 partite ufficiali con la maglia granata addosso. Tutto questo però non basta a spiegare chi era Giorgio Ferrini.
 Si sa, il tifoso del Toro è particolare. Si infiamma per una grande giocata, ma va in estasi per un pallone strappato dai piedi di un avversario quando ormai sembrava perso, magari negli ultimi minuti, con il risultato che sembra compromesso. Vedere un proprio giocatore lottare fino all'ultimo, crederci sempre, non arrendersi, lo fa inebriare. Questo era Ferrini, ma non solo.
 Ferrini era anche quello che, in allenamento, per insegnare a Pulici a tenere i gomiti alti gli tirava dei pugni sui fianchi. E quando Pupi un giornogli rispose con una gomitata sul naso Ferrini, sanguinante, gli disse: "ecco, adesso sei veramente del Toro". Era l'incarnazione del tanto invocato "vecchio cuore granata", il simbolo del tremendismo. Era colui che rincorse, in un  infuocato derby, Omar Sivori, uno dei simboli della Juventus, assestandogli un calcio. Un gesto diventato un simbolo della stracittadina, ricordato come i gol di Dossena, Torrisi e Bonesso e la rimonta firmata Lucarelli, Ferrante e Maspero, con tanto di buca di quest'ultimo.
 Ferrini è il capitano per eccellenza del Torino. Solo Mazzola gli è alla pari. Tra le due squadre in cui giocavano questi due calciatori c'è però un'abissale differenza. Quella di capitan Velantino era un concentrato di classe allo stato puro. Era, più semplicemente, la più forte. Quella di Ferrini no. Basti pensare che in sedici stagioni al Toro ha vinto solamente due coppe Italia, la prima nel '68, la seconda nel '71. Nonostante ciò ha voluto legare il suo nome al Toro per tutta la vita. Al di là dei risultati e delle cifre sul contratto, disposto a firmarne anche uno in bianco. "Presidente faccia lei, io firmo in bianco. Se ci mettiamo a discutere finisce che sarò io a dver tirare fuori i quattrini" - la frase rivolta a Pianelli, segno questo del grande rapporto di stima reciproca che legava i due. Appese le scarpette al chiodo nel '75, e visse la stagione successiva, come vice di Radice. Vinse lo scudetto, quello che non era riuscito a conquistare da giocatore. Fu l'ultima sua grande gioia sportiva. Un aneurisma, pochi mesi dopo, lo porto via ai parenti, agli amici, gli ex compagni di squadra, i tifosi. Era l'8 novembre del '76, esattamente 36 anni fa.
 Se qualche stagione fa all'Olimpico, oltre alle gigantografie di Mazzola, Meroni e Pulici c'era anche la sua non c'è quindi da stupirsi. Giorgio Ferrini era, ed è, il simbolo di ciò che è il Toro e di come lo vogliono i propri tifosi. Questo è Giorgio Ferrini.

http://www.toro.it/press/view/388


Giorgio Ferrini, l'ultimo grande Capitano del Torino Calcio-Torino Fc

 
 
 
Dal 3D " Il Capitano del Toro " aperto da bakunin sul forum ForzaToro.net ...


il "pass" dei Mondiali maledetti in Cile....


con i compagni di squadra Rosato, Sattolo, Cereser e e gli amici di sempre...
 
 
una pagina del suo diario/quaderno degli appunti, scritta quando era il "vice" di Radice durante il ritiro in Valle d'Aosta
nell'estate del '76: pochi mesi prima di morire





Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata
 
Siamo nell'estate del 1967. Dopo aver trattenuto Meroni al Toro, Pianelli prende anche un attaccante, Paolino Pulici, di cui si dice un gran bene. Giorgio gli dà un'occhiata nelle particelle, Giorgio segue molto i giovani, è sempre prodigo di consigli nei loro confronti e lo trova bravino: dice che su questo bocia si può puntare (tanto più che la farfalla granata ci ha appena lasciati), se solo si togliesse quel brutto vizio di stare con le braccia molli lungo il corpo e perdere un sacco di palloni. Quando Pupi (che non è ancora Pupi) non lo ascolta, Giorgio gli dà una gomitata nelle costole per farglielo capire, finché un giorno Pupi è nervoso di suo e, all'ennesima gomitata durante la partitella a ranghi misti, rifila a sua volta una gomitata a Giorgio, fratturandogli il setto nasale. Il bocia pensa che la sua avventura granata sia finita prima ancora di iniziare, anche perché Giorgio a fine partita gli consegna un biglietto da visita col suo indirizzo, dicendogli di presentarsi a casa sua quella sera stessa per parlare di ciò che era successo in campo. Pupi arriva, Giorgio lo fa entrare e gli intima di andare a sedersi in salotto e aspettare. Pupi pensa che stia per arrivare una scarica di botte mai vista al mondo… invece Giorgio si presenta sorridente con una bottiglia di spumante, dicendogli: "Benvenuto al Toro: ecco cosa volevo da te, anche se mi è costato il naso!". Nasce anche così l'eredità più grande lasciataci da Giorgio: il tremendismo, il vecchio cuore granata. Ciao, Capitano!


Vedi anche:

http://purple66.blogspot.it/2009/11/08111976-08112009-ciao-capitano.html

http://purple66.blogspot.it/2010/11/08111976-08112010ciao-giorgio.html

http://purple66.blogspot.it/2011/11/08111976-08112011ciao-giorgio.html

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