STAMPA, TORINO, pag.35
SI dice che il tempo sia galantuomo, ma non avrei mai pensato che sul FILADELFIA i fatti mi avrebbero dato ragione cosi' presto. In campagna elettorale tutte le forze politiche, da quelli di Fiamma ai duri di Rifondazione Comunista, avevano solennemente promesso che il nuovo Consiglio comunale avrebbe subito approvato la delibera bloccata la sera del 28 marzo dai 530 emendamenti di Viale. Castellani sentenzio' lapidariamente: ''Prendetevela con Viale''. E tutti di corsa a rassicurare le corporazioni granata. Qualche dirigente del Torino Calcio SpA minaccio' pure una causa per danni, ma furono i Ds che, in occasione del 4 maggio, anniversario di Superga, decisero di sporgere davvero querela. Quel ''sento puzza di bruciato'' non era stato proprio digerito. Io sostenevo che prima di imbarcarsi nell'avventura di costruire un terzo STADIO per il calcio fosse necessario definire prima un percorso comune che portasse a due stadi per le due societa' di calcio torinesi. Pensavo poi che il sito del comunale fosse comunque preferibile al budello di via Giordano Bruno e che ci fosse il rischio di dover subire ulteriori modifiche di maggiore impatto ambientale e commerciale, una volta approvato l'avvio dell'operazione. I fatti sembrano dare ragione ai miei dubbi. Quella variante al Piano Regolatore avrebbe dovuto aprire la strada ad ulteriori varianti per aumentare la parte commerciale, soddisfacendo le pretese - allora solo sussurrate - del Torino Calcio SpA. Del resto la vicenda stadi torinese e' proprio tutta riconducibile ad un semplice contenzioso commerciale, con le societa' di calcio che ritengono di potere ottenere condizioni diverse da quelle delle altre imprese concorrenti. Forse la Citta' potrebbe anche decidere di concederle, ma la vicenda del FILADELFIA suona come un campanello d'allarme anche in chiave olimpica. E' possibile che alla fine della storia io sia smentito sia sul FILADELFIA sia sugli impianti olimpici, ma non mi stupirei che qualche nuovo carrozzone rimanga poi di nuovo sul groppone dei torinesi.
Silvio Viale
SI dice che il tempo sia galantuomo, ma non avrei mai pensato che sul FILADELFIA i fatti mi avrebbero dato ragione cosi' presto. In campagna elettorale tutte le forze politiche, da quelli di Fiamma ai duri di Rifondazione Comunista, avevano solennemente promesso che il nuovo Consiglio comunale avrebbe subito approvato la delibera bloccata la sera del 28 marzo dai 530 emendamenti di Viale. Castellani sentenzio' lapidariamente: ''Prendetevela con Viale''. E tutti di corsa a rassicurare le corporazioni granata. Qualche dirigente del Torino Calcio SpA minaccio' pure una causa per danni, ma furono i Ds che, in occasione del 4 maggio, anniversario di Superga, decisero di sporgere davvero querela. Quel ''sento puzza di bruciato'' non era stato proprio digerito. Io sostenevo che prima di imbarcarsi nell'avventura di costruire un terzo STADIO per il calcio fosse necessario definire prima un percorso comune che portasse a due stadi per le due societa' di calcio torinesi. Pensavo poi che il sito del comunale fosse comunque preferibile al budello di via Giordano Bruno e che ci fosse il rischio di dover subire ulteriori modifiche di maggiore impatto ambientale e commerciale, una volta approvato l'avvio dell'operazione. I fatti sembrano dare ragione ai miei dubbi. Quella variante al Piano Regolatore avrebbe dovuto aprire la strada ad ulteriori varianti per aumentare la parte commerciale, soddisfacendo le pretese - allora solo sussurrate - del Torino Calcio SpA. Del resto la vicenda stadi torinese e' proprio tutta riconducibile ad un semplice contenzioso commerciale, con le societa' di calcio che ritengono di potere ottenere condizioni diverse da quelle delle altre imprese concorrenti. Forse la Citta' potrebbe anche decidere di concederle, ma la vicenda del FILADELFIA suona come un campanello d'allarme anche in chiave olimpica. E' possibile che alla fine della storia io sia smentito sia sul FILADELFIA sia sugli impianti olimpici, ma non mi stupirei che qualche nuovo carrozzone rimanga poi di nuovo sul groppone dei torinesi.
Silvio Viale
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