IL BANDO DI GARA IN ANTEPRIMA
Due campi, tribuna simile a quella storica
Il problema adesso riguarda i resti del ’26
Il problema adesso riguarda i resti del ’26
Obbligatorie le gradinate su ogni lato: capienza di 3.500 spettatori.
Dovranno esserci il museo del Toro e la foresteria del vivaio
MARCO BONETTO
TORINO. Due campi in erba regolamentari con sistema di riscaldamento, destinati agli allenamenti e alle amichevoli della prima squadra e alle partite più importanti del vivaio. Spalti su tutti e 4 i lati del campo principale. Una tribuna centrale il più possibile simile a quella originale, all’epoca in legno, che rappresentava una pietra preziosa in quel gioiello che era lo stadio realizzato negli Anni 20 e poi ampliato. Una capienza complessiva di 3.500 spettatori. Un sottopassaggio spogliatoi-campo chiamato anch’esso a riprodurre quello storico. Realizzazione di un cortile tra i due campi con libero accesso per il pubblico, i tifosi. Creazione di un museo dedicato alla storia del Torino. Uffici per le esigenze della società granata (sede o anche solo distaccamenti operativi). Spazi riservati per associazioni di tifosi. E anche una foresteria per ospitare i ragazzi del settore giovanile granata.
SALVATE I RUDERI!
Sembra il vecchio Filadelfia, a raccontarla così. Nessuna illusione, ci mancherebbe. Ma quanto si è scritto fin qui costituisce i paletti fondamentali cui dovranno attenersi tutti i progettisti che parteciperanno al bando di gara. O meglio, al concorso di idee (questa la denominazione corretta) che verrà diffuso ufficialmente entro la prima metà di novembre: un concorso stilato con tutti i crismi dei bandi pubblici a carattere internazionale. L’impostazione prevede che i progettisti puntino a presentare relazioni e planimetrie (non siamo ancora al progetto finale, ma a una sua prima elaborazione sintetica) il più possibile funzionali alle esigenze del Torino (che ha indicato con cura le proprie necessità) e rispettose della storia del luogo. In ballo un centro sportivo da 10, 12 milioni, secondo le prime proiezioni di massima: ma dovrà essere ciascun partecipante al concorso a indicare i costi di realizzazione della propria proposta e di gestione dell’impianto. Di certo questi paletti messi nero su bianco nella bozza del concorso, che sarà riveduta e corretta in minime parti formali nei prossimi giorni, dovrebbero garantire la condizione che alla fine sia scelto un progetto preliminare non solo all’altezza della modernità, ma anche in linea con la sensibilità dei tifosi, dei cittadini: nella tradizione del Fila. Uno stadio da 30 mila spettatori tra i palazzi non potrà più essere realizzato, date le leggi in materia urbanistica: si sa. Ma poi c’è modo e modo per realizzare un centro sportivo. E il fatto che i componenti della nuova Fondazione Filadelfia abbiano lottato, ottenuto e stabilito che il nuovo impianto dovrà ispirarsi a quanto esisteva fino a 3 lustri fa è sicuramente confortante. Specie se si pensa che meno di 10 anni fa c’era chi (in Giunta come ai vertici della società granata) progettava la realizzazione di un supermercato esattamente sul prato dove giocava il Grande Torino.
COSA E’ RIMASTO.
Il problema concerne i resti dell’impianto del ’26 ancora in piedi: parti delle curve e di una biglietteria, monconi di tribuna, ingresso. Il concorso di idee lascia campo libero: i progettisti potranno scegliere se mettere in sicurezza tutti o una parte dei resti storici, inserendoli armonicamente nel nuovo impianto. Sarebbe la soluzione migliore: recupero doveroso dei resti gloriosi, a perenne memoria di quello che fu (e della sciagurata demolizione), con la realizzazione di un funzionale centro sportivo. Il dibattito è già aperto. I progetti preliminari (da presentare entro 90 giorni dalla pubblicazione del concorso) saranno esaminati da una commissione di 5 “giudici” (tra cui ingegneri o architetti) nominata dal CdA della Fondazione. Entro 2 mesi la commissione giudicante stilerà poi la graduatoria dei progetti, valutando i vari aspetti (estetica, funzionalità, materiali, originalità, fattibilità, tempi e costi) e assegnando a ciascuno un punteggio. Anche tutti questi nodi decisivi per la trasparenza del concorso (ivi compreso il fatto che i “giudici” potranno visionare solo progetti preliminari anonimi) saranno delineati nel dettaglio nel bando. Tutto il resto lo dirà il tempo: insieme con la lotta civile dei tifosi per un nuovo Filadelfia all’altezza. Cioè realmente degno, non solo commercialmente funzionale.
Sotto la foto:
Una veduta del campo principale del Filadelfia, di parte del cortile e dei ruderi del 1926
Nessun commento:
Posta un commento